Gazidis:"Il Milan, Elliott, Maldini, Moncada...".

Registrato
8 Febbraio 2019
Messaggi
18,076
Reaction score
10,138
io lo ho sempre insultato e rimango ancora convinto che non abbia fatto chissà quale lavoro impossibile.
ha fatto un percorso logico e rigoroso e nulla più perchè per tirare su il MILAN non ci vuole chissà che, diverso tirare su altre squadre che non sono mai state top.

certo che appena ha mollato bisogna riconoscere che siamo ripiombati nel caos nel giro di pochi mesi, quindi il suo alla fine lo faceva eccome.
La normalità nella gestione nel mondo del calcio è già qualcosa da incorniciare visto gli improbabili rappresentati nel mondo dirigenziale che ci ritroviamo, sia a livello di club sia a livello di federazione. Gazidis mangia in testa al 95% di quelli esistenti, a mio avviso.
 
Registrato
8 Ottobre 2018
Messaggi
44,097
Reaction score
14,301
La normalità nella gestione nel mondo del calcio è già qualcosa da incorniciare visto gli improbabili rappresentati nel mondo dirigenziale che ci ritroviamo, sia a livello di club sia a livello di federazione. Gazidis mangia in testa al 95% di quelli esistenti, a mio avviso.
probabile che sia così, sembrano quasi tutti asini patentati.
 

Toby rosso nero

Moderatore
Membro dello Staff
Registrato
29 Agosto 2012
Messaggi
47,143
Reaction score
32,331
Gazidis a Business of Sport. Le dichiarazioni:

Sull’arrivo di Elliott al Milan: “Il club non era in condizioni ottimali da un po’ di tempo, non si qualificava in Champions League da sette anni e non vinceva lo scudetto da undici. Il Milan fu preso in carico dal fondo Elliott poiché la proprietà cinese non fu in grado o non volle ripagare i debiti che si era creata per acquistare il club e quindi il Milan era in una vera e propria crisi. Mi ricordo una delle prime partite, perdevamo 0-3 in casa e la curva sud abbandonò lo stadio durante la partita, quindi giocavamo con la parte di stadio in cui dovevamo segnare vuota. Il club perdeva circa 150 milioni di euro all’anno e c’era il rischio che si arrivasse a toccare i 200, poiché nonostante fecero un mercato molto costoso il rendimento della squadra in campo non era di alto livello, quindi ci furono un sacco di sfide per noi”.

Sugli sponsor e su San Siro: “C’erano pochi sponsor esteri, due terzi degli sponsor erano italiani e avevamo uno stadio che nonostante fosse bello e storico era in condizioni non eccellenti, con delle aree che per quanto pericolose erano e sono tutt’oggi chiuse al pubblico. Gli accessi per i disabili sono pochi e i bagni è meglio evitarli, specialmente se sei una donna”.

Sul suo arrivo: “La situazione non era rosea e io sono arrivato scelto da un fondo di New York e non conoscendo la lingua italiana, un fondo in cui la gente non credeva molto. Loro hanno ereditato il club non per scelta ma perché c’era il rischio di default e di conseguenza si sono trovati a dover gestire il Milan. Avrebbero potuto approcciarsi in vari modi a quest’avventura, avrebbero potuto tagliare i costi e vendere il club immediatamente così da ricavarci subito dei soldi, ma hanno deciso di non farlo. Hanno deciso di incaricare un amministratore delegato per ribaltare la situazione, io sono arrivato ed ho dovuto affrontare subito svariati problemi, ma l’ho fatto sempre con il loro pieno supporto”.

Sull’operato di Elliott: “Hanno rivoluzionato completamente il management, sia a livello sportivo che commerciale, e da lì abbiamo avuto subito tanto da fare per sistemare la squadra. Il primo pensiero è stato quello di abbassare il monte ingaggi, perché non potevamo permetterci di perdere tutti quei soldi, al contempo però dovevamo anche migliorare il rendimento in campo, quella era la vera sfida”.

E ancora sulle scelte del fondo americano: “Abbiamo assunto un capo scout di livello mondiale (Moncada, NDR), e un team di osservatori esperti, unendo queste due cose abbiamo ottenuto subito risultati eccellenti. Dopodiché abbiamo individuato Paolo Maldini come direttore sportivo, mi ha subito impressionato. Paolo non solo ha portato il suo carisma, ma è stato in grado di creare dei veri e propri rapporti padre-figlio con i giocatori più giovani. Paolo è stato bravissimo”.

Sulle difficoltà: “Non è stato facile. Il primo anno abbiamo venduto e addirittura lasciato andare via a 0 alcuni dei nostri giocatori. La gente era scettica, ma noi li abbiamo avvisati che avremmo comprato dei giocatori giovani che sarebbero diventati forti”.

Sulla pressione dei tifosi: “Ho sentito la pressione da parte dei tifosi, certo. Con il tempo però ho imparato che devi fare ciò in cui credi. Devi concentrarti su ciò che ritieni giusto e fare capire alla gente che stai facendo ciò che è giusto”.

gazidis-ivan-acm.jpg

Io non cambio idea solo perchè ora ne abbiamo di peggiori.

Un grande uomo, un pessimo dirigente. Mai e poi mai rimpiangerò chi aveva il feticcio Rangnick e chi ha messo alla porta Boban. Poi tutti questi sponsor e ricavi... mah...
 

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
235,254
Reaction score
41,456
Gazidis a Business of Sport. Le dichiarazioni:

Sull’arrivo di Elliott al Milan: “Il club non era in condizioni ottimali da un po’ di tempo, non si qualificava in Champions League da sette anni e non vinceva lo scudetto da undici. Il Milan fu preso in carico dal fondo Elliott poiché la proprietà cinese non fu in grado o non volle ripagare i debiti che si era creata per acquistare il club e quindi il Milan era in una vera e propria crisi. Mi ricordo una delle prime partite, perdevamo 0-3 in casa e la curva sud abbandonò lo stadio durante la partita, quindi giocavamo con la parte di stadio in cui dovevamo segnare vuota. Il club perdeva circa 150 milioni di euro all’anno e c’era il rischio che si arrivasse a toccare i 200, poiché nonostante fecero un mercato molto costoso il rendimento della squadra in campo non era di alto livello, quindi ci furono un sacco di sfide per noi”.

Sugli sponsor e su San Siro: “C’erano pochi sponsor esteri, due terzi degli sponsor erano italiani e avevamo uno stadio che nonostante fosse bello e storico era in condizioni non eccellenti, con delle aree che per quanto pericolose erano e sono tutt’oggi chiuse al pubblico. Gli accessi per i disabili sono pochi e i bagni è meglio evitarli, specialmente se sei una donna”.

Sul suo arrivo: “La situazione non era rosea e io sono arrivato scelto da un fondo di New York e non conoscendo la lingua italiana, un fondo in cui la gente non credeva molto. Loro hanno ereditato il club non per scelta ma perché c’era il rischio di default e di conseguenza si sono trovati a dover gestire il Milan. Avrebbero potuto approcciarsi in vari modi a quest’avventura, avrebbero potuto tagliare i costi e vendere il club immediatamente così da ricavarci subito dei soldi, ma hanno deciso di non farlo. Hanno deciso di incaricare un amministratore delegato per ribaltare la situazione, io sono arrivato ed ho dovuto affrontare subito svariati problemi, ma l’ho fatto sempre con il loro pieno supporto”.

Sull’operato di Elliott: “Hanno rivoluzionato completamente il management, sia a livello sportivo che commerciale, e da lì abbiamo avuto subito tanto da fare per sistemare la squadra. Il primo pensiero è stato quello di abbassare il monte ingaggi, perché non potevamo permetterci di perdere tutti quei soldi, al contempo però dovevamo anche migliorare il rendimento in campo, quella era la vera sfida”.

E ancora sulle scelte del fondo americano: “Abbiamo assunto un capo scout di livello mondiale (Moncada, NDR), e un team di osservatori esperti, unendo queste due cose abbiamo ottenuto subito risultati eccellenti. Dopodiché abbiamo individuato Paolo Maldini come direttore sportivo, mi ha subito impressionato. Paolo non solo ha portato il suo carisma, ma è stato in grado di creare dei veri e propri rapporti padre-figlio con i giocatori più giovani. Paolo è stato bravissimo”.

Sulle difficoltà: “Non è stato facile. Il primo anno abbiamo venduto e addirittura lasciato andare via a 0 alcuni dei nostri giocatori. La gente era scettica, ma noi li abbiamo avvisati che avremmo comprato dei giocatori giovani che sarebbero diventati forti”.

Sulla pressione dei tifosi: “Ho sentito la pressione da parte dei tifosi, certo. Con il tempo però ho imparato che devi fare ciò in cui credi. Devi concentrarti su ciò che ritieni giusto e fare capire alla gente che stai facendo ciò che è giusto”.
.
 

Sam

Junior Member
Registrato
16 Luglio 2018
Messaggi
3,684
Reaction score
4,677
io lo ho sempre insultato e rimango ancora convinto che non abbia fatto chissà quale lavoro impossibile.
ha fatto un percorso logico e rigoroso e nulla più perchè per tirare su il MILAN non ci vuole chissà che, diverso tirare su altre squadre che non sono mai state top.

certo che appena ha mollato bisogna riconoscere che siamo ripiombati nel caos nel giro di pochi mesi, quindi il suo alla fine lo faceva eccome.
Sai cosa, secondo me il suo più grande merito è stato riportare serietà e sobrietà dal punto di vista dirigenziale.

Venivamo dal Giannino e dal passare alle cose formali. Da questo punto di vista la sobrietà di Gazidis è stato un upgrade clamoroso per la reputazione del club.
 

gabri65

BFMI-class member
Registrato
26 Giugno 2018
Messaggi
23,935
Reaction score
21,806
Gazidis a Business of Sport. Le dichiarazioni:

Sull’arrivo di Elliott al Milan: “Il club non era in condizioni ottimali da un po’ di tempo, non si qualificava in Champions League da sette anni e non vinceva lo scudetto da undici. Il Milan fu preso in carico dal fondo Elliott poiché la proprietà cinese non fu in grado o non volle ripagare i debiti che si era creata per acquistare il club e quindi il Milan era in una vera e propria crisi. Mi ricordo una delle prime partite, perdevamo 0-3 in casa e la curva sud abbandonò lo stadio durante la partita, quindi giocavamo con la parte di stadio in cui dovevamo segnare vuota. Il club perdeva circa 150 milioni di euro all’anno e c’era il rischio che si arrivasse a toccare i 200, poiché nonostante fecero un mercato molto costoso il rendimento della squadra in campo non era di alto livello, quindi ci furono un sacco di sfide per noi”.

Sugli sponsor e su San Siro: “C’erano pochi sponsor esteri, due terzi degli sponsor erano italiani e avevamo uno stadio che nonostante fosse bello e storico era in condizioni non eccellenti, con delle aree che per quanto pericolose erano e sono tutt’oggi chiuse al pubblico. Gli accessi per i disabili sono pochi e i bagni è meglio evitarli, specialmente se sei una donna”.

Sul suo arrivo: “La situazione non era rosea e io sono arrivato scelto da un fondo di New York e non conoscendo la lingua italiana, un fondo in cui la gente non credeva molto. Loro hanno ereditato il club non per scelta ma perché c’era il rischio di default e di conseguenza si sono trovati a dover gestire il Milan. Avrebbero potuto approcciarsi in vari modi a quest’avventura, avrebbero potuto tagliare i costi e vendere il club immediatamente così da ricavarci subito dei soldi, ma hanno deciso di non farlo. Hanno deciso di incaricare un amministratore delegato per ribaltare la situazione, io sono arrivato ed ho dovuto affrontare subito svariati problemi, ma l’ho fatto sempre con il loro pieno supporto”.

Sull’operato di Elliott: “Hanno rivoluzionato completamente il management, sia a livello sportivo che commerciale, e da lì abbiamo avuto subito tanto da fare per sistemare la squadra. Il primo pensiero è stato quello di abbassare il monte ingaggi, perché non potevamo permetterci di perdere tutti quei soldi, al contempo però dovevamo anche migliorare il rendimento in campo, quella era la vera sfida”.

E ancora sulle scelte del fondo americano: “Abbiamo assunto un capo scout di livello mondiale (Moncada, NDR), e un team di osservatori esperti, unendo queste due cose abbiamo ottenuto subito risultati eccellenti. Dopodiché abbiamo individuato Paolo Maldini come direttore sportivo, mi ha subito impressionato. Paolo non solo ha portato il suo carisma, ma è stato in grado di creare dei veri e propri rapporti padre-figlio con i giocatori più giovani. Paolo è stato bravissimo”.

Sulle difficoltà: “Non è stato facile. Il primo anno abbiamo venduto e addirittura lasciato andare via a 0 alcuni dei nostri giocatori. La gente era scettica, ma noi li abbiamo avvisati che avremmo comprato dei giocatori giovani che sarebbero diventati forti”.

Sulla pressione dei tifosi: “Ho sentito la pressione da parte dei tifosi, certo. Con il tempo però ho imparato che devi fare ciò in cui credi. Devi concentrarti su ciò che ritieni giusto e fare capire alla gente che stai facendo ciò che è giusto”.

Eh, quello che dicevo, un amministratore condominiale.

Bravo, ma un amministratore condominiale.
 
Registrato
4 Dicembre 2013
Messaggi
5,102
Reaction score
573
Tutto vero ma a volte ho la sensazione che senza Ibra eravamo ancora in banter era, come sono convinto che con lo scambio Pato/Tévez non inizia il ciclo Juve, almeno non cosi. A volte ci sono delle sliding doors nel calcio.
 

Djici

Senior Member
Registrato
27 Agosto 2012
Messaggi
29,998
Reaction score
9,762
Gazidis, I risultati che ha ottenuto sono TUTTI figli della parte sportiva.
"Ha abbassato i costi e ha migliorato i risultati" ?
No.
Ha detto che non voleva spendere più di X mln. E chi si occupava della parte sportiva HA DOVUTO FARE IL MIRACOLO DI FARE MOLTO MEGLIO SPENDENDO MOLTO MENO.

Ci potevo essere pure io a dire a Boban-Maldini di dovere qualificarsi in Champions spendendo la metà.
Ma il merito non sarebbe di certo stato mio ma di chi è riuscito a centrare gli obiettivi sportivi NONOSTANTE i tagli imposti a livello economico.
 

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
235,254
Reaction score
41,456
Gazidis a Business of Sport. Le dichiarazioni:

Sull’arrivo di Elliott al Milan: “Il club non era in condizioni ottimali da un po’ di tempo, non si qualificava in Champions League da sette anni e non vinceva lo scudetto da undici. Il Milan fu preso in carico dal fondo Elliott poiché la proprietà cinese non fu in grado o non volle ripagare i debiti che si era creata per acquistare il club e quindi il Milan era in una vera e propria crisi. Mi ricordo una delle prime partite, perdevamo 0-3 in casa e la curva sud abbandonò lo stadio durante la partita, quindi giocavamo con la parte di stadio in cui dovevamo segnare vuota. Il club perdeva circa 150 milioni di euro all’anno e c’era il rischio che si arrivasse a toccare i 200, poiché nonostante fecero un mercato molto costoso il rendimento della squadra in campo non era di alto livello, quindi ci furono un sacco di sfide per noi”.

Sugli sponsor e su San Siro: “C’erano pochi sponsor esteri, due terzi degli sponsor erano italiani e avevamo uno stadio che nonostante fosse bello e storico era in condizioni non eccellenti, con delle aree che per quanto pericolose erano e sono tutt’oggi chiuse al pubblico. Gli accessi per i disabili sono pochi e i bagni è meglio evitarli, specialmente se sei una donna”.

Sul suo arrivo: “La situazione non era rosea e io sono arrivato scelto da un fondo di New York e non conoscendo la lingua italiana, un fondo in cui la gente non credeva molto. Loro hanno ereditato il club non per scelta ma perché c’era il rischio di default e di conseguenza si sono trovati a dover gestire il Milan. Avrebbero potuto approcciarsi in vari modi a quest’avventura, avrebbero potuto tagliare i costi e vendere il club immediatamente così da ricavarci subito dei soldi, ma hanno deciso di non farlo. Hanno deciso di incaricare un amministratore delegato per ribaltare la situazione, io sono arrivato ed ho dovuto affrontare subito svariati problemi, ma l’ho fatto sempre con il loro pieno supporto”.

Sull’operato di Elliott: “Hanno rivoluzionato completamente il management, sia a livello sportivo che commerciale, e da lì abbiamo avuto subito tanto da fare per sistemare la squadra. Il primo pensiero è stato quello di abbassare il monte ingaggi, perché non potevamo permetterci di perdere tutti quei soldi, al contempo però dovevamo anche migliorare il rendimento in campo, quella era la vera sfida”.

E ancora sulle scelte del fondo americano: “Abbiamo assunto un capo scout di livello mondiale (Moncada, NDR), e un team di osservatori esperti, unendo queste due cose abbiamo ottenuto subito risultati eccellenti. Dopodiché abbiamo individuato Paolo Maldini come direttore sportivo, mi ha subito impressionato. Paolo non solo ha portato il suo carisma, ma è stato in grado di creare dei veri e propri rapporti padre-figlio con i giocatori più giovani. Paolo è stato bravissimo”.

Sulle difficoltà: “Non è stato facile. Il primo anno abbiamo venduto e addirittura lasciato andare via a 0 alcuni dei nostri giocatori. La gente era scettica, ma noi li abbiamo avvisati che avremmo comprato dei giocatori giovani che sarebbero diventati forti”.

Sulla pressione dei tifosi: “Ho sentito la pressione da parte dei tifosi, certo. Con il tempo però ho imparato che devi fare ciò in cui credi. Devi concentrarti su ciò che ritieni giusto e fare capire alla gente che stai facendo ciò che è giusto”.
.
 
Alto