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Luigi Garlando dalla GDS in edicola:"Zlatan Ibrahimovic raccontava in “Adrenalina”: «Il primo anno, Sandro è rimasto intrappolato nel sogno. Si guardava attorno e si ripeteva: questa è la squadra che sognavo da bambino... Quest’anno è entrato nella vita vera. Ora si ripete: sono un giocatore del Milan e gioca. È un panzer lì in mezzo». E così, Sandro Tonali ha vinto lo scudetto. Sembrava predestinato a 10 anni di Diavolo con la fascia al braccio, per carisma e amore profondo, invece è volato in Premier. Al Milan servivano i 64 milioni del Newcastle, a Sandro non facevano schifo i 7 milioni di ingaggio. Sconcerto popolare: un giovane capitano innamorato dovrebbe essere un bene non commerciabile. Ma, nelle ultime ore, quello stesso popolo ha vibrato: «Sandro torna!». Per scatenare il sogno è bastata una mezza frase di Tonali («Non voglio dire che resterò al Newcastle per 10 anni...»). Ok, il principe Sandro, prigioniero nella torre del Nuovo Castello, è poco credibile con quel che guadagna, ma gli amici spifferano che tornerebbe di corsa e che l’antico amore non si è mai spento. Il Milan, costretto a cedere Reijnders, senza introiti di Champions, può permetterselo? Questo è un altro piano. Qui si ragiona di sogni. E allora immaginiamo Nicolò Barella da Casteddu e Sandro Tonali da Nuovo Castello, ex bambini innamorati dei rispettivi colori, pilastri azzurri, capitani italiani, che s’incamminano verso il centro del campo, in una appassionata cornice da derby , nel nuovo, sfavillante, San Siro. Ci sembrerebbero Sandro Mazzola e Gianni Rivera in quello vecchio, preceduti dall’arbitro Lo Bello e dal vigile urbano col cappotto".