Ti scrivo qua a un pò in generale cosa penso della situazione in Medio Oriente partendo dai 2 dittatori da te citati, non soffermandomi troppo sulla ricostruzione storica che credo tu già conosca.
Gheddafi e Saddam hanno in comune l'esser stati prima di tutto leader militari, esempio di figure violente e carismatiche che si sono imposte tra l'altro nella maggior parte dei paesi islamici fin dalla fine della prima guerra mondiale (come lo stesso Ataturk, per molti Turchi visto ancora come una sorta di messia) sostenendo prima di tutto gli interessi di etnie o vere e proprie tribù all'interno di confini nazionali spesso inesistenti e tratteggiati da accordi post-bellici.
Riguardo all'orrore perpetrato da Saddam l'America e l'ex URSS ebbero grandissime responsabilità come ho scritto in un post precedente, armando 2 Paesi investiti dall'odio etnico e fomentando l'orgoglio iraniano, popolo ritrovatosi quasi per caso raccolto sotto l'egida dell'Islam. Tutto quello che è successo dopo fu semplicemente consequenziale ed inevitabile, i fautori della guerra fredda furono poco lungimiranti e sottostimarono l'odio generato.
Gheddafi invece nacque da un movimento, un odio "razziale" prima ancora che religioso, insito in quell'area, divenendo leader del pensiero panarabico in alternativa al duopolio russo-americano. Questa ideologia era e resta xenofoba e priva di valenze culturali o storiche, senza alcun sostegno religioso, diffusa ed esaltata in tutto l nord Africa (Egitto e Libia ed Algeria su tutti) e nell'area mediorientale.
Di questo, senza entrare nella questione israelo-palestinese, non si possono ritenere gli Americani o i Russi i soli colpevoli ed anzi le principali responsabilità le hanno avute i Paesi Arabi ed Africani carenti prima di tutto dei valori democratici che costituiscono la base per costruire Stati che non siano semplici monarchie o teocrazie.
Col Gheddafi degli ultimi anni si era comunque raggiunto un equilibrio e lui stesso aveva ammorbidito molte posizioni, riuscendo più o meno a gestire le tribù presenti nell'area: Berlusconi aveva stipulato accordi grazie ai quali l'Italia otteneva la fornitura di gas e petrolio, a vantaggio ovviamente libico, in cambio del controllo dei porti. Questo accordo deriso da molti radical chic sinistroidi, in realtà era una manna dal cielo per tutta l'Europa, visto che il dittatore libico garantiva, con metodi non ortodossi, il controllo del "mercato nero" che con direzione Lampedusa provava a sbarcare nel vecchio continente.
Il passato recente lo conosciamo tutti: l'ottusità americano-anglo-francese ha demolito ciò che si era faticosamente costruito e, oltre a fomentare l'idea del neocolonialismo europeo, ha liberato i porti libici senza controllo facendoli divenire porto franco per il traffico di esseri umani e rendendo impossibile la gestione ed il controllo degli sbarchi, siano essi persone disperate o fomentatori della causa islamofoba.
Per ritornare alla domanda iniziale, ritengo la caduta dei 2 leader causa del terrorismo attuale? Nel caso di Saddam no, era inevitabile ed i problemi erano più "antichi", tra l'altro paradossalmente l'unica vera e grande teocrazia islamica non esporta terroristi.
Nel caso di Gheddafi più che ravvivare la causa islamofoba abbiamo creato un corridoio nel quale da anni vi passa di tutto, ma ritengo che le radici dell'odio siano ben diverse e nascono soprattutto dalle spinte antidemocratiche guidate dagli establishment politico-religiosi presenti nei Paesi mussulmani , interessati a mantenere i privilegi acquisiti con ogni mezzo, anche attraverso l'esaltazione religiosa, vero e prorpio grimaldello medioevale strumentalizzato in società con tassi di alfabetizzazione bassissimi.
Per quanto riguarda il discorso su Gheddafi, posso essere d'accordo se si parla di una coscienza politica carente, nella misura in cui, come hai detto, non si riescono a costruire paesi che non siano "semplici monarchie o teocrazie"; tuttavia, andrei comunque cauto sull'odio razziale di cui sopra: cosa intendi con odio razziale? Io parlerei di odio proprio verso il duopolio russo-americano e non contro il mondo occidentale
tout court; un odio giustificato in questo caso, se ci si vede invadere un territorio per controllarlo a proprio discapito.
In ogni caso, posso dirmi d'accordo, in parte, ma come vedi stiamo discutendo di tutt'altro: parliamo di Iraq, di Libia e delle loro situazioni interne, non di terrorismo.
Un conto è venire a dirmi: "guarda, a me non convincono per nulla i loro modelli culturali e politici; non mi convince la Rivoluzione islamica; non mi convinceva Saddam; non mi convinceva Gheddafi; non mi convince Assad" e in tal caso ti parlerei, come ho scritto sopra, di autodeterminazione dei popoli; un altro conto è venirmi a parlare di terrorismo additando tutto il mondo islamico.
Mi dirai che il concetto di autodeterminazione è concetto vuoto, perché non si rispetta, ma io ti direi che andrebbe, comunque, tenuto presente nelle questioni geopolitiche; l'omicidio è illegale ovunque, eppure si uccide, no? Il principio è lo stesso.
Prendiamo la Siria: io stesso ho parecchi dubbi su Assad e sul partito ba'thista e so degli orrori perpetrati da Assad padre; tuttavia, quale sarebbe stata la cosa giusta da fare lì? Andare a sostenere i ribelli per far sì che rovesciassero Assad? Perché, per inciso, io a questi ribelli non ci ho mai creduto; ho sempre creduto, piuttosto, che questi ribelli fossero stati addirittura incoraggiati nella loro lotta, più di quanto volessero.
Oppure prendiamo un altro paese non in guerra: Iran; cosa sarebbe bene fare? In Iran non è giusto che il popolo si sia autodeterminato in qualche modo? Sacche di dissenso interne esisteranno sicuramente, ma sarebbe bene per i paesi occidentali andarle a sostenere per rovesciare la Rivoluzione islamica, con tutta la distruzione che porterebbe una guerra in Iran? O, geopoliticamente, sarebbe più saggio lasciare l'Iran così com'è, autodeterminatosi per l'appunto, ed instaurarci un dialogo?