Ennesima crisi di governo in Francia. Il governo molto probabilmente cadrà il prossimo 8 settembre.
Il premier Bayrou, dopo l'ok di Macron, ha annunciato " la finanziaria più importante della nostra storia" con misure altamente impopolari come la riduzione delle indennità di disoccupazione, e l' abolizione di due giorni festivi.
Dopo il no di Le Pen e Melenchon, arriva anche la conferma della sfiducia dei socialisti.
Due giorni dopo, il 10 settembre, ci sarà una mobilitazione generale in Francia, indetta dal movimento di estrema destra "
Nicolas qui paie" (come il nostro "paga Pantalone") alla quale però aderiranno tutti i partiti delle opposizioni.
Solo la caduta del governo due giorni prima potrebbe in qualche modo disinnescare la rivolta, che molti vedono simile a quella dei Gilet Gialli.
Faccio sommessamente notare qualche cosina.
Che l'europa (e Francia, Italia e Grecia in particolare) abbiano una crisi di iper indebitamento è un fatto.
Che i budget attuali delle democrazie europee non siano sostenibili è un fatto.
Che il welfare attuale (soprattutto pensioni) non siano sostenibili, ne come età di pensione, ne come consistenza delle pensioni, è un fatto.
Che esista una crisi demografica catastrofica che porterà questi trend e queste questioni ad aggravarsi sempre di più nei prossimi anni, è un fatto.
Che verrà completamente stravolto il welfare state e in gran parte smantellato da qui ai prossimi 10-15 anni, è un fatto.
Che i "diritti acquisiti"di welfare (pensioni di chi è andato a 40-50 anni...) verranno revocati, è un fatto.
Tutta questa roba qua NON è evitabile.
La parte della storia in cui potevamo evitare il tracollo totale l'abbiamo sprecata.
Ora quindi, c'è un politico che sceglie (perchè è arrivato alla fine della sua carriera...) di dire finalmente le cose come stanno, ovvero che l'attuale welfare state occidentale non è sostenibile e che se non si mette sotto controllo il debito pubblico verrà giu tutto, e la reazione del popolo francese è arrabbiarsi e fare una protesta per difendere questi diritti che NON sono sostenibile.
A me dispiace fare sempre la parte del "cattivo", eh, è che della politica gli slogan non mi sono mai interessati.
A me interessano i fatti, i dati.
Io credo che ci siano tantissime verità scomode, scomodissime a livello economico che semplicemente l'elettorato non vuole vedere, non vuole discutere, non vuole riconoscere, non vuole affrontare.
E da questo nascono a cascata tutti gli altri problemi.
Si preferisce far finta di nulla e votare non chi quel problema lo riconosce e propone un piano per gestirlo e risolverlo (e ovviamente quel piano prevede qualcosa di duro, doloroso, faticoso), ma chi ti rassicura dicendoti che il problema non esiste e va tutto bene.
Così, se nel 2000 serviva 10 per risolvere il problema, nel 2010 serviva 30, nel 2020 serviva 70 e nel 2030 servirà 150.
Più passa il tempo e noi guardiamo solo al presente, più doloroso sarà QUANDO (non se, quando) dovremo intervenire per riparare sto dannato casino in cui ci stiamo infilando.
Mi piacerebbe moltissimo un politico che, dati alla mano, mi dicesse "abbiamo il problema X, Y, Z. Farò la misura X, Y e Z per risolverlo, che comporterà questo, questo e quest'altro. Soffrirete. Sarete più poveri. Abbasserò le pensioni e aumenterò l'età pensionabile. Ma nel giro di 10-15 anni ci rimettiamo economicamente in carreggiata e risolviamo sto stillicidio economico e di debito".
Lo voterei solo io probabilmente, lo so benissimo.
Però poi, quando tutto verrà giu e la gente finirà davvero per la strada (abbiamo avuto un piccolo assaggio con la crisi del 2008, ma è nulla rispetto a cio che ci attende), almeno mi auguro che non si cada dal pero.
E questo discorso non vale solo per l'italia, ma praticamente per tutto l'occidente salvo gli USA (che hanno però altri problemi)