Fond.GIMBE:"Governo scarica responsabilità sui cittadini"

Andris

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Nino Cartabellotta,presidente di Fondazione GIMBE:

L’entità delle restrizioni stride con il mancato potenziamento dei servizi territoriali deputati al tracciamento, nonostante le risorse già assegnate dal Decreto Rilancio.
Ancora una volta, i ritardi burocratici e i conflitti tra Governo e Regioni scaricano sui cittadini la responsabilità del controllo epidemico attraverso restrizioni delle libertà personali


In un momento cruciale per l’evoluzione del quadro epidemico e, di fatto, per il futuro del Paese, la Fondazione GIMBE impegnata nel monitoraggio indipendente della pandemia sin dal suo esordio, sente il dovere civico di analizzare numeri e dinamiche che indicano nell’insufficiente capacità di tracciamento dei nuovi casi una delle determinanti del progressivo incremento dei casi iniziato a fine luglio, che dopo un mese ha innescato l’aumento dei ricoveri, e dopo circa 2 mesi quello dei decessi

Osservando il progressivo incremento dei nuovi casi, già da fine agosto la Fondazione GIMBE sollecitava le Regioni a potenziare le attività di testing & tracing, perché nella fase di lenta risalita della curva epidemica la battaglia con il virus si vince sul territorio

In ogni caso siamo molto lontani dai numeri del cosiddetto “Piano Crisanti” elaborato la scorsa estate, che prevedeva 300.000 tamponi al giorno, sulla scia di quanto già proposto dalla Fondazione GIMBE il 7 maggio: 200-250 casi testati per 100.000 abitanti.


Le soluzioni del Governo per potenziare la capacità di testing

Singolo tampone per confermare la guarigione virologica: permetterà di “recuperare” un certo numero di tamponi, non quantificabili con precisione ma stimabili intorno ai 20.000/die, visto che quelli di controllo rappresentano circa il 40% del totale.

Tamponi rapidi: oltre agli approvvigionamenti di alcune Regioni che si erano già mosse in autonomia, la richiesta pubblica di offerta del Commissario Arcuri, scaduta lo scorso 8 ottobre, prevede l’acquisto di 5 milioni di tamponi rapidi.


Tuttavia ad oggi:

non si conoscono né i tempi di approvvigionamento, né le tempistiche e i criteri di redistribuzione alle Regioni;

alcune difficoltà ostacolano l’utilizzo immediato dei tamponi rapidi, sia negli ambulatori di medici e pediatri di famiglia spesso strutturalmente inadeguati a garantire percorsi dedicati per sospetti casi COVID, sia nelle scuole dove la figura del “medico/infermiere di plesso” non risulta ancora sistematicamente implementata, sia più in generale per la necessità di un adeguato training dei professionisti destinati ad utilizzarli (medici di famiglia, pediatri, infermieri scolastici, etc.) perché la probabilità di risultati falsamente negativi al tampone rapido aumenta in mani non esperte.


Huffington Post
 

Andris

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con questa storia del singolo tampone,da cui dice il dottore si recuperano il 40% dei tamponi,sufficiente a dire di essere guariti rivoluzioni tutto.
non pensavo che fossero così tanti quelli di controllo,così ogni bollettino va letto diversamente
evidentemente non potevano essere tutti nuovi test ogni giorno,ma non credevo il 40% sinceramente

non capisco però perchè non lo abbiano fatto prima
 
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