Fassone:"Donnarumma? Abbiamo accordo solo con famiglia".

Splendidi Incisivi

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Marco Fassone, intervistato dal Corriere della Sera, ha fatto chiarezza sulla telenovela Donnarumma. Ecco le parole dell'AD rossonero..

Riportiamo l'intervista integrale:

Partiamo da Gigio. Accordo a un passo allora?
«Avevo anticipato che le porte del Milan sarebbero state riaperte qualora Gigio avesse voluto ripensarci. Qualche ripensamento c’è stato: ho la sensazione che siamo molto vicini all’accordo con il giocatore e la sua famiglia, fermo restando che non vogliamo scendere ad altri tipi di compromessi. Credo che siamo a un giorno o due dalla decisione, che spetta al giocatore».
A cosa si riferisce quando parla di compromessi?
«Queste decisioni non vengono mai prese dai giocatori da soli. Ci sono gli agenti, in questo caso ce n’è uno molto bravo, che ha sue idee e convinzioni, che sono un po’ lontane dalle nostre, quindi non so quale sarà la scelta finale».
Ma ha avuto l’impressione che la famiglia e Raiola abbiano linee diverse?
«No, fino a quando qualcuno non mi dice il contrario il mio interlocutore è Mino, con cui parlo più volte al giorno. Ripeto, credo che la parte di accordo che riguarda giocatore e famiglia sia vicina, l’altra è più complicata».
Ma quest’altra parte cosa comprende? Il nodo è la clausola rescissoria?
«Il pacchetto è ampio, comporta una retribuzione, dei benefit, delle clausole, una commissione, delle possibili clausole sulla futura vendita del giocatore».
Ha parlato di un paio di giorni, poi il Milan cercherà un altro portiere?
«Era una mia stima, non faccio più aut aut».
Mai avuto voglia di interrompere la trattativa?
«Credo di aver imparato a gestire situazioni come queste non con la pancia, ma con la razionalità. Ci sono due ragionamenti che mi hanno guidato. Gigio è uno dei migliori portieri al mondo; farlo andar via alla fine dell’anno comporterebbe la perdita di un patrimonio. Ecco perché ho scelto di andare avanti, fermo restando che a un certo punto si pone un’asticella, non si può andare oltre a un sano compromesso».
La precedente proprietà poteva fare di più?
«Non ho idea, ho trovato due giocatori importanti in scadenza nel 2018 (l’altro è De Sciglio, ndr), immagino che prima di aprile siano stati fatti tutti i tentativi per prolungare».
Ha parlato con Gigio degli esami di maturità saltati?
«Francamente davo per scontato che li avrebbe fatti».
Gli agenti hanno troppo potere?
«Un po’ di responsabilità ce l’hanno i club. Se una società non è strutturata, un agente bravo può influenzare le sue scelte di mercato. Se un club ha invece una policy chiara, l’agente svolge un servizio utile e se la commissione non è enorme, va bene. Il problema è se le percentuali sono troppo alte, ma di nuovo cediamo noi società, non ci obbliga nessuno ad accettare».
Che presidente è Yonghong Li?
«È molto diverso da quelli a cui siamo abituati. Sarà molto meno visibile. Non è un imprenditore con un’unica azienda, è un investitore, che ha asset importanti e diversificati tra loro, viaggia moltissimo e ha base in diverse città della Cina. Ha un team di lavoro che lo segue, il cui braccio destro è Li Han, che io sento tutti i giorni. Mr Li, invece, lo sento una volta al mese. È convinto che il Milan possa aiutarlo per gli affari nel suo Paese: è la squadra più amata in Cina».
Cosa le ha detto la prima volta?
«Era il 5 agosto, lui era reduce da Villa Certosa. Mi aveva già scelto senza vedermi. In 10 minuti mi ha spiegato il suo pensiero, mi ha detto che conosce poco il calcio, ma è molto bravo negli affari. Mi ha chiesto se potevo garantirgli in poco tempo un Milan che torni a giocare la Champions e mi ha detto che mi avrebbe supportato».
Ma se il Milan non raggiunge la Champions e i conseguenti proventi? Salta tutto?
«No certamente, il mio lavoro è proprio far sì che l’investimento non si bruci in virtù di un risultato sportivo che non arriva. Il nostro piano è cauto, prevede di metterci anche più tempo. Se mancassi la Champions per due anni di fila, avrei qualche grattacapo in più».
I sei acquisti hanno creato molto entusiasmo, il Milan è già l’anti-Juve?
«Non oso contare i punti di distacco che abbiamo preso negli ultimi anni. Mi piacerebbe che in due mesi si colmasse questa distanza, ma sappiamo che il primo anno è sempre irto di difficoltà».
E chi sarà allora l’anti-Juve?
«Il Napoli, perché non si è indebolita, è rodata, ha il gioco che mi ha divertito di più».
Si dice: il Milan è stato acquistato con un indebitamento troppo grande. Non reggerà.
«Il Milan che ho trovato io aveva 75 milioni di debiti che abbiamo trasferito dalle banche al fondo Elliott, che è un po’ più caro, gli interessi sono al 7,7%. Poi abbiamo emesso un bond di 50 milioni per far fronte alle esigenze del mercato estivo. In tutto 120 milioni di debito, su oltre 200 di fatturato: è estremamente contenuto rispetto ad altri club. Non solo. La stagione 2017-2018, visti gli ingenti investimenti, avrà ancora perdite significative e mr Li vi farà fronte con un aumento di capitale».
I dubbi, per la verità, più che sul Milan riguardano la tenuta della proprietà.
«L’acquisizione del Milan è costata oltre un miliardo. Pensare che possa essere fatta senza leve finanziarie mi sembra difficile. E poi mr Li ha dovuto cambiare in corsa il piano per gli ordini del governo».
Siete sempre stati convinti di tenere Vincenzo Montella?
«Sì, per noi è molto bravo: Mirabelli mi faceva notare che si vedeva la sua mano dal punto di vista tecnico, io vedevo come riusciva a tenere la barra dritta in una fase di transizione in cui venivano meno riferimenti trentennali».
Quanto avete speso fin qui di mercato? E quanto potete ancora spendere?
«Direi circa 100 milioni. Ora spero di prendere un altro giocatore (Conti, ndr), poi tireremo una linea e penseremo alle uscite. Una rosa ipertrofica non aiuta l’allenatore. Infine vedremo che budget resta».
I tifosi vogliono un regista e un altro attaccante. Si parla di Biglia, Kalinic e il sogno Belotti.
«Ci piacerebbe fare altre operazioni, ma non devono essere forzate. Biglia è in stand by, Kalinic ora lasciamo tranquilla la Fiorentina. E poi abbiamo già molti attaccanti».
Sente Silvio Berlusconi?
«Spesso, ed è molto prodigo di consigli».
In conclusione, che Milan ha trovato?
«Negli ultimi anni ha faticato, ma ha un dna da grande club, come una macchina molto potente che è stata in garage impolverata e ha voglia di tornare a correre».

Amo la parte sulle commissioni: perché? Perché le cita, le chiama per nome, le mette in ballo.
Nel mafioso sistema italiano di calcio non si parla mai di commissioni, non si dice mai che il problema sono quelle e che tutte le società preferiscono piegarsi, come dice lo stesso Fassone.
Commissioni, altrimenti dette mazzette: questo e null'altro; Raiola lo si deve mettere a nudo in pubblico, davanti ai microfoni e alle televisioni.
Per quanto riguarda la questione Donnarumma, non sono fiducioso: dice che c'è l'accordo con la famiglia ma non con Raiola; quindi? Dite voi che la famiglia Donnarumma sta per far fuori Raiola? Certo, Fassone non l'avrebbe potuto dire apertamente, ma ho come il presentimento che non abbiano intenzione di mollarlo e che, quindi, la trattativa naufragherà nuovamente.
Sarebbe troppo troppo troppo bello se i Donnarumma mollassero Raiola.
 
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Per quanto riguarda la questione Donnarumma, non sono fiducioso: dice che c'è l'accordo con la famiglia ma non con Raiola; quindi? Dite voi che la famiglia Donnarumma sta per far fuori Raiola? Certo, Fassone non l'avrebbe potuto dire apertamente, ma ho come il presentimento che non abbiano intenzione di mollarlo e che, quindi, la trattativa naufragherà nuovamente.
Sarebbe troppo troppo troppo bello se i Donnarumma mollassero Raiola.

A questo punto neanche mi interessa se i Donnarumma mollano Raiola, il Milan non
può stare dietro ai capricci di un bimbo, alle furbizie di un procuratore o al mal di
pancia di una famiglia, bisogna soltanto rinnovare in modo da venderlo per 70 milioni,
tanto non se ne esce con questi soggetti e ogni anno sarebbe sempre lo stesso tiramolla.
 

Casnop

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Marco Fassone, intervistato dal Corriere della Sera, ha fatto chiarezza sulla telenovela Donnarumma. Ecco le parole dell'AD rossonero..

Riportiamo l'intervista integrale:

Partiamo da Gigio. Accordo a un passo allora?
«Avevo anticipato che le porte del Milan sarebbero state riaperte qualora Gigio avesse voluto ripensarci. Qualche ripensamento c’è stato: ho la sensazione che siamo molto vicini all’accordo con il giocatore e la sua famiglia, fermo restando che non vogliamo scendere ad altri tipi di compromessi. Credo che siamo a un giorno o due dalla decisione, che spetta al giocatore».
A cosa si riferisce quando parla di compromessi?
«Queste decisioni non vengono mai prese dai giocatori da soli. Ci sono gli agenti, in questo caso ce n’è uno molto bravo, che ha sue idee e convinzioni, che sono un po’ lontane dalle nostre, quindi non so quale sarà la scelta finale».
Ma ha avuto l’impressione che la famiglia e Raiola abbiano linee diverse?
«No, fino a quando qualcuno non mi dice il contrario il mio interlocutore è Mino, con cui parlo più volte al giorno. Ripeto, credo che la parte di accordo che riguarda giocatore e famiglia sia vicina, l’altra è più complicata».
Ma quest’altra parte cosa comprende? Il nodo è la clausola rescissoria?
«Il pacchetto è ampio, comporta una retribuzione, dei benefit, delle clausole, una commissione, delle possibili clausole sulla futura vendita del giocatore».
Ha parlato di un paio di giorni, poi il Milan cercherà un altro portiere?
«Era una mia stima, non faccio più aut aut».
Mai avuto voglia di interrompere la trattativa?
«Credo di aver imparato a gestire situazioni come queste non con la pancia, ma con la razionalità. Ci sono due ragionamenti che mi hanno guidato. Gigio è uno dei migliori portieri al mondo; farlo andar via alla fine dell’anno comporterebbe la perdita di un patrimonio. Ecco perché ho scelto di andare avanti, fermo restando che a un certo punto si pone un’asticella, non si può andare oltre a un sano compromesso».
La precedente proprietà poteva fare di più?
«Non ho idea, ho trovato due giocatori importanti in scadenza nel 2018 (l’altro è De Sciglio, ndr), immagino che prima di aprile siano stati fatti tutti i tentativi per prolungare».
Ha parlato con Gigio degli esami di maturità saltati?
«Francamente davo per scontato che li avrebbe fatti».
Gli agenti hanno troppo potere?
«Un po’ di responsabilità ce l’hanno i club. Se una società non è strutturata, un agente bravo può influenzare le sue scelte di mercato. Se un club ha invece una policy chiara, l’agente svolge un servizio utile e se la commissione non è enorme, va bene. Il problema è se le percentuali sono troppo alte, ma di nuovo cediamo noi società, non ci obbliga nessuno ad accettare».
Che presidente è Yonghong Li?
«È molto diverso da quelli a cui siamo abituati. Sarà molto meno visibile. Non è un imprenditore con un’unica azienda, è un investitore, che ha asset importanti e diversificati tra loro, viaggia moltissimo e ha base in diverse città della Cina. Ha un team di lavoro che lo segue, il cui braccio destro è Li Han, che io sento tutti i giorni. Mr Li, invece, lo sento una volta al mese. È convinto che il Milan possa aiutarlo per gli affari nel suo Paese: è la squadra più amata in Cina».
Cosa le ha detto la prima volta?
«Era il 5 agosto, lui era reduce da Villa Certosa. Mi aveva già scelto senza vedermi. In 10 minuti mi ha spiegato il suo pensiero, mi ha detto che conosce poco il calcio, ma è molto bravo negli affari. Mi ha chiesto se potevo garantirgli in poco tempo un Milan che torni a giocare la Champions e mi ha detto che mi avrebbe supportato».
Ma se il Milan non raggiunge la Champions e i conseguenti proventi? Salta tutto?
«No certamente, il mio lavoro è proprio far sì che l’investimento non si bruci in virtù di un risultato sportivo che non arriva. Il nostro piano è cauto, prevede di metterci anche più tempo. Se mancassi la Champions per due anni di fila, avrei qualche grattacapo in più».
I sei acquisti hanno creato molto entusiasmo, il Milan è già l’anti-Juve?
«Non oso contare i punti di distacco che abbiamo preso negli ultimi anni. Mi piacerebbe che in due mesi si colmasse questa distanza, ma sappiamo che il primo anno è sempre irto di difficoltà».
E chi sarà allora l’anti-Juve?
«Il Napoli, perché non si è indebolita, è rodata, ha il gioco che mi ha divertito di più».
Si dice: il Milan è stato acquistato con un indebitamento troppo grande. Non reggerà.
«Il Milan che ho trovato io aveva 75 milioni di debiti che abbiamo trasferito dalle banche al fondo Elliott, che è un po’ più caro, gli interessi sono al 7,7%. Poi abbiamo emesso un bond di 50 milioni per far fronte alle esigenze del mercato estivo. In tutto 120 milioni di debito, su oltre 200 di fatturato: è estremamente contenuto rispetto ad altri club. Non solo. La stagione 2017-2018, visti gli ingenti investimenti, avrà ancora perdite significative e mr Li vi farà fronte con un aumento di capitale».
I dubbi, per la verità, più che sul Milan riguardano la tenuta della proprietà.
«L’acquisizione del Milan è costata oltre un miliardo. Pensare che possa essere fatta senza leve finanziarie mi sembra difficile. E poi mr Li ha dovuto cambiare in corsa il piano per gli ordini del governo».
Siete sempre stati convinti di tenere Vincenzo Montella?
«Sì, per noi è molto bravo: Mirabelli mi faceva notare che si vedeva la sua mano dal punto di vista tecnico, io vedevo come riusciva a tenere la barra dritta in una fase di transizione in cui venivano meno riferimenti trentennali».
Quanto avete speso fin qui di mercato? E quanto potete ancora spendere?
«Direi circa 100 milioni. Ora spero di prendere un altro giocatore (Conti, ndr), poi tireremo una linea e penseremo alle uscite. Una rosa ipertrofica non aiuta l’allenatore. Infine vedremo che budget resta».
I tifosi vogliono un regista e un altro attaccante. Si parla di Biglia, Kalinic e il sogno Belotti.
«Ci piacerebbe fare altre operazioni, ma non devono essere forzate. Biglia è in stand by, Kalinic ora lasciamo tranquilla la Fiorentina. E poi abbiamo già molti attaccanti».
Sente Silvio Berlusconi?
«Spesso, ed è molto prodigo di consigli».
In conclusione, che Milan ha trovato?
«Negli ultimi anni ha faticato, ma ha un dna da grande club, come una macchina molto potente che è stata in garage impolverata e ha voglia di tornare a correre».
Dalla abile comunicazione, chiara e coperta, del nostro CEO, emerge dunque il contenuto della proposta fatta dal club a Donnarumma: ampio ingaggio, ulteriormente aggiornato al rialzo per finanziare il compenso a Raiola, disponibilità alla sottoscrizione di clausole di libertà del giocatore, un compenso per il suo agente commisurato alla entità della operazione contrattuale. Su questo Fassone è stato drastico: il compenso diretto per l'agente vi sarà, ma sul punto le richieste folli di Raiola non saranno accettate. Sarà dunque Donnarumma, con il ricco ingaggio promessogli, a riconoscere a Raiola un compenso, il Milan vi contribuirà, ma solo in parte ed in misura equa. Fassone non mette contro giocatore ed agente, ma dice al giocatore: ti sto pagando oltre il tuo attuale valore di mercato, in quel surplus c'è anche l'incidenza del fattore Raiola, chiedo dunque a te di risolvere il problema, se problema esiste, e di fartene principalmente carico, oltre a quello che, nei limiti della decenza e della legalità, può fare direttamente il club. È su questo punto, sulla intesa tra Fassone e la famiglia Donnarumma, che c'è la svolta della trattativa, che ora gira tutta sulla capacità di Donnarumma di convincere Raiola di una decisione che lui ha già preso, o in alternativa di metterlo alla porta, aprendo un contenzioso con lui, cosa che, comprensibilmente, Alfonso Donnarumma non si sentirebbe allo stato di fare. Alternative non vi sono, il Milan non cede il giocatore per due ceci, semplicemente trova il suo sostituto e mette da parte il giovane Donnarumma, con grave disdoro economico di quest'ultimo, perché è del tutto ragionevole ritenere che, dopo un anno fuori squadra, nessun club, al di là della ricca commissione per Raiola, accetterebbe di fare il contratto che vorrebbe fare ora il Milan ad un portiere, allora di diciannove anni, senza reputazione sportiva, se non quella di una lunga sequela di prodezze ed errori in partita prima della lunga interruzione agonistica, segno di grande squilibrio tecnico, immaturità ed inesperienza, che non ne fa un campione affidabile e meritevole. Strategia limpida, dunque, quella di Fassone, tesa a far collidere naturalmente le parti in commedia, e a far produrre i risultati prevedibili secondo la strategia programmata, molti dei quali di contenuto favorevole agli interessi del Milan. Due giorni? Possiamo attendere. :)
 

Mika

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Il procuratore è un dipendente del giocatore e della famiglia del giocatore, se il giocatore vuole andare al Milan e la famiglia è d'accordo ma il procuratore impedisce questo esso va contro il volere del suo assistito mancando di professionalità e quindi dovrebbe essere licenziato.

Non ci sono ne se ne ma.
 
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Marco Fassone, intervistato dal Corriere della Sera, ha fatto chiarezza sulla telenovela Donnarumma. Ecco le parole dell'AD rossonero..

Riportiamo l'intervista integrale:

Partiamo da Gigio. Accordo a un passo allora?
«Avevo anticipato che le porte del Milan sarebbero state riaperte qualora Gigio avesse voluto ripensarci. Qualche ripensamento c’è stato: ho la sensazione che siamo molto vicini all’accordo con il giocatore e la sua famiglia, fermo restando che non vogliamo scendere ad altri tipi di compromessi. Credo che siamo a un giorno o due dalla decisione, che spetta al giocatore».
A cosa si riferisce quando parla di compromessi?
«Queste decisioni non vengono mai prese dai giocatori da soli. Ci sono gli agenti, in questo caso ce n’è uno molto bravo, che ha sue idee e convinzioni, che sono un po’ lontane dalle nostre, quindi non so quale sarà la scelta finale».
Ma ha avuto l’impressione che la famiglia e Raiola abbiano linee diverse?
«No, fino a quando qualcuno non mi dice il contrario il mio interlocutore è Mino, con cui parlo più volte al giorno. Ripeto, credo che la parte di accordo che riguarda giocatore e famiglia sia vicina, l’altra è più complicata».
Ma quest’altra parte cosa comprende? Il nodo è la clausola rescissoria?
«Il pacchetto è ampio, comporta una retribuzione, dei benefit, delle clausole, una commissione, delle possibili clausole sulla futura vendita del giocatore».
Ha parlato di un paio di giorni, poi il Milan cercherà un altro portiere?
«Era una mia stima, non faccio più aut aut».
Mai avuto voglia di interrompere la trattativa?
«Credo di aver imparato a gestire situazioni come queste non con la pancia, ma con la razionalità. Ci sono due ragionamenti che mi hanno guidato. Gigio è uno dei migliori portieri al mondo; farlo andar via alla fine dell’anno comporterebbe la perdita di un patrimonio. Ecco perché ho scelto di andare avanti, fermo restando che a un certo punto si pone un’asticella, non si può andare oltre a un sano compromesso».
La precedente proprietà poteva fare di più?
«Non ho idea, ho trovato due giocatori importanti in scadenza nel 2018 (l’altro è De Sciglio, ndr), immagino che prima di aprile siano stati fatti tutti i tentativi per prolungare».
Ha parlato con Gigio degli esami di maturità saltati?
«Francamente davo per scontato che li avrebbe fatti».
Gli agenti hanno troppo potere?
«Un po’ di responsabilità ce l’hanno i club. Se una società non è strutturata, un agente bravo può influenzare le sue scelte di mercato. Se un club ha invece una policy chiara, l’agente svolge un servizio utile e se la commissione non è enorme, va bene. Il problema è se le percentuali sono troppo alte, ma di nuovo cediamo noi società, non ci obbliga nessuno ad accettare».
Che presidente è Yonghong Li?
«È molto diverso da quelli a cui siamo abituati. Sarà molto meno visibile. Non è un imprenditore con un’unica azienda, è un investitore, che ha asset importanti e diversificati tra loro, viaggia moltissimo e ha base in diverse città della Cina. Ha un team di lavoro che lo segue, il cui braccio destro è Li Han, che io sento tutti i giorni. Mr Li, invece, lo sento una volta al mese. È convinto che il Milan possa aiutarlo per gli affari nel suo Paese: è la squadra più amata in Cina».
Cosa le ha detto la prima volta?
«Era il 5 agosto, lui era reduce da Villa Certosa. Mi aveva già scelto senza vedermi. In 10 minuti mi ha spiegato il suo pensiero, mi ha detto che conosce poco il calcio, ma è molto bravo negli affari. Mi ha chiesto se potevo garantirgli in poco tempo un Milan che torni a giocare la Champions e mi ha detto che mi avrebbe supportato».
Ma se il Milan non raggiunge la Champions e i conseguenti proventi? Salta tutto?
«No certamente, il mio lavoro è proprio far sì che l’investimento non si bruci in virtù di un risultato sportivo che non arriva. Il nostro piano è cauto, prevede di metterci anche più tempo. Se mancassi la Champions per due anni di fila, avrei qualche grattacapo in più».
I sei acquisti hanno creato molto entusiasmo, il Milan è già l’anti-Juve?
«Non oso contare i punti di distacco che abbiamo preso negli ultimi anni. Mi piacerebbe che in due mesi si colmasse questa distanza, ma sappiamo che il primo anno è sempre irto di difficoltà».
E chi sarà allora l’anti-Juve?
«Il Napoli, perché non si è indebolita, è rodata, ha il gioco che mi ha divertito di più».
Si dice: il Milan è stato acquistato con un indebitamento troppo grande. Non reggerà.
«Il Milan che ho trovato io aveva 75 milioni di debiti che abbiamo trasferito dalle banche al fondo Elliott, che è un po’ più caro, gli interessi sono al 7,7%. Poi abbiamo emesso un bond di 50 milioni per far fronte alle esigenze del mercato estivo. In tutto 120 milioni di debito, su oltre 200 di fatturato: è estremamente contenuto rispetto ad altri club. Non solo. La stagione 2017-2018, visti gli ingenti investimenti, avrà ancora perdite significative e mr Li vi farà fronte con un aumento di capitale».
I dubbi, per la verità, più che sul Milan riguardano la tenuta della proprietà.
«L’acquisizione del Milan è costata oltre un miliardo. Pensare che possa essere fatta senza leve finanziarie mi sembra difficile. E poi mr Li ha dovuto cambiare in corsa il piano per gli ordini del governo».
Siete sempre stati convinti di tenere Vincenzo Montella?
«Sì, per noi è molto bravo: Mirabelli mi faceva notare che si vedeva la sua mano dal punto di vista tecnico, io vedevo come riusciva a tenere la barra dritta in una fase di transizione in cui venivano meno riferimenti trentennali».
Quanto avete speso fin qui di mercato? E quanto potete ancora spendere?
«Direi circa 100 milioni. Ora spero di prendere un altro giocatore (Conti, ndr), poi tireremo una linea e penseremo alle uscite. Una rosa ipertrofica non aiuta l’allenatore. Infine vedremo che budget resta».
I tifosi vogliono un regista e un altro attaccante. Si parla di Biglia, Kalinic e il sogno Belotti.
«Ci piacerebbe fare altre operazioni, ma non devono essere forzate. Biglia è in stand by, Kalinic ora lasciamo tranquilla la Fiorentina. E poi abbiamo già molti attaccanti».
Sente Silvio Berlusconi?
«Spesso, ed è molto prodigo di consigli».
In conclusione, che Milan ha trovato?
«Negli ultimi anni ha faticato, ma ha un dna da grande club, come una macchina molto potente che è stata in garage impolverata e ha voglia di tornare a correre».

Fassone ha sputt..to il pizzaiolo e fatto capire, ancora una volta, che non si scende a compromessi.
Quindi niente commissioni e, per quel che ho capito, forse neanche clausole (notizie fatte filtrare dal panzone?).

Certo, resta la sensazione di squallore nel leggere che un tuo giocatore non rinnova nonostante l'accordo con lui e la famiglia, purtroppo oggigiorno subentrano anche altri fattori quali appunto i procuratori...ma questo è un altro discorso.
 
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Il procuratore è un dipendente del giocatore e della famiglia del giocatore, se il giocatore vuole andare al Milan e la famiglia è d'accordo ma il procuratore impedisce questo esso va contro il volere del suo assistito mancando di professionalità e quindi dovrebbe essere licenziato.

Non ci sono ne se ne ma.

La logica direbbe questo.
Ma poi commissioni de che?
Il Milan vorrebbe tenere il giocatore, se verrà venduto attraverso la clausola non sarà per volontà del Milan ma contro il suo volere, per cui perché il procuratore dovrebbe ricevere un premio?
Al limite farei, in caso di rivendita oltre gli 80 milioni, sull'eccedenza gli si può dare il 10%.

Piuttosto, se a Raiola fosse dato mandato di vendere Bacca a 25 e ci riuscisse, 5 milioni se li meriterebbe tutti facendo un esempio.

Non so come finirà questa storia, se Donnarumma pensa di restare al Milan qualche anno allora dovrebbe cambiare procuratore. Se invece pensa di andare via tra un anno allora che se lo tenga e trovino un compromesso per il rinnovo.
 

MaschioAlfa

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Non so se amare di più fassone o yong Hong li, che lì c'è lo ha messo!! :blink:
 

sballotello

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Fassone ha sputt..to il pizzaiolo e fatto capire, ancora una volta, che non si scende a compromessi.
Quindi niente commissioni e, per quel che ho capito, forse neanche clausole (notizie fatte filtrare dal panzone?).

Certo, resta la sensazione di squallore nel leggere che un tuo giocatore non rinnova nonostante l'accordo con lui e la famiglia, purtroppo oggigiorno subentrano anche altri fattori quali appunto i procuratori...ma questo è un altro discorso.

Si può anche scendere a compromessi, l'importante è come dice fassone, che le richieste dei procuratori non siano esagerate.
 

Milanforever26

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Comunicazione a livelli Top dopo anni di "arrivederci arrivederci.."

Amo quest'uomo!
 

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Marco Fassone, intervistato dal Corriere della Sera, ha fatto chiarezza sulla telenovela Donnarumma. Ecco le parole dell'AD rossonero..

Riportiamo l'intervista integrale:

Partiamo da Gigio. Accordo a un passo allora?
«Avevo anticipato che le porte del Milan sarebbero state riaperte qualora Gigio avesse voluto ripensarci. Qualche ripensamento c’è stato: ho la sensazione che siamo molto vicini all’accordo con il giocatore e la sua famiglia, fermo restando che non vogliamo scendere ad altri tipi di compromessi. Credo che siamo a un giorno o due dalla decisione, che spetta al giocatore».
A cosa si riferisce quando parla di compromessi?
«Queste decisioni non vengono mai prese dai giocatori da soli. Ci sono gli agenti, in questo caso ce n’è uno molto bravo, che ha sue idee e convinzioni, che sono un po’ lontane dalle nostre, quindi non so quale sarà la scelta finale».
Ma ha avuto l’impressione che la famiglia e Raiola abbiano linee diverse?
«No, fino a quando qualcuno non mi dice il contrario il mio interlocutore è Mino, con cui parlo più volte al giorno. Ripeto, credo che la parte di accordo che riguarda giocatore e famiglia sia vicina, l’altra è più complicata».
Ma quest’altra parte cosa comprende? Il nodo è la clausola rescissoria?
«Il pacchetto è ampio, comporta una retribuzione, dei benefit, delle clausole, una commissione, delle possibili clausole sulla futura vendita del giocatore».
Ha parlato di un paio di giorni, poi il Milan cercherà un altro portiere?
«Era una mia stima, non faccio più aut aut».
Mai avuto voglia di interrompere la trattativa?
«Credo di aver imparato a gestire situazioni come queste non con la pancia, ma con la razionalità. Ci sono due ragionamenti che mi hanno guidato. Gigio è uno dei migliori portieri al mondo; farlo andar via alla fine dell’anno comporterebbe la perdita di un patrimonio. Ecco perché ho scelto di andare avanti, fermo restando che a un certo punto si pone un’asticella, non si può andare oltre a un sano compromesso».
La precedente proprietà poteva fare di più?
«Non ho idea, ho trovato due giocatori importanti in scadenza nel 2018 (l’altro è De Sciglio, ndr), immagino che prima di aprile siano stati fatti tutti i tentativi per prolungare».
Ha parlato con Gigio degli esami di maturità saltati?
«Francamente davo per scontato che li avrebbe fatti».
Gli agenti hanno troppo potere?
«Un po’ di responsabilità ce l’hanno i club. Se una società non è strutturata, un agente bravo può influenzare le sue scelte di mercato. Se un club ha invece una policy chiara, l’agente svolge un servizio utile e se la commissione non è enorme, va bene. Il problema è se le percentuali sono troppo alte, ma di nuovo cediamo noi società, non ci obbliga nessuno ad accettare».
Che presidente è Yonghong Li?
«È molto diverso da quelli a cui siamo abituati. Sarà molto meno visibile. Non è un imprenditore con un’unica azienda, è un investitore, che ha asset importanti e diversificati tra loro, viaggia moltissimo e ha base in diverse città della Cina. Ha un team di lavoro che lo segue, il cui braccio destro è Li Han, che io sento tutti i giorni. Mr Li, invece, lo sento una volta al mese. È convinto che il Milan possa aiutarlo per gli affari nel suo Paese: è la squadra più amata in Cina».
Cosa le ha detto la prima volta?
«Era il 5 agosto, lui era reduce da Villa Certosa. Mi aveva già scelto senza vedermi. In 10 minuti mi ha spiegato il suo pensiero, mi ha detto che conosce poco il calcio, ma è molto bravo negli affari. Mi ha chiesto se potevo garantirgli in poco tempo un Milan che torni a giocare la Champions e mi ha detto che mi avrebbe supportato».
Ma se il Milan non raggiunge la Champions e i conseguenti proventi? Salta tutto?
«No certamente, il mio lavoro è proprio far sì che l’investimento non si bruci in virtù di un risultato sportivo che non arriva. Il nostro piano è cauto, prevede di metterci anche più tempo. Se mancassi la Champions per due anni di fila, avrei qualche grattacapo in più».
I sei acquisti hanno creato molto entusiasmo, il Milan è già l’anti-Juve?
«Non oso contare i punti di distacco che abbiamo preso negli ultimi anni. Mi piacerebbe che in due mesi si colmasse questa distanza, ma sappiamo che il primo anno è sempre irto di difficoltà».
E chi sarà allora l’anti-Juve?
«Il Napoli, perché non si è indebolita, è rodata, ha il gioco che mi ha divertito di più».
Si dice: il Milan è stato acquistato con un indebitamento troppo grande. Non reggerà.
«Il Milan che ho trovato io aveva 75 milioni di debiti che abbiamo trasferito dalle banche al fondo Elliott, che è un po’ più caro, gli interessi sono al 7,7%. Poi abbiamo emesso un bond di 50 milioni per far fronte alle esigenze del mercato estivo. In tutto 120 milioni di debito, su oltre 200 di fatturato: è estremamente contenuto rispetto ad altri club. Non solo. La stagione 2017-2018, visti gli ingenti investimenti, avrà ancora perdite significative e mr Li vi farà fronte con un aumento di capitale».
I dubbi, per la verità, più che sul Milan riguardano la tenuta della proprietà.
«L’acquisizione del Milan è costata oltre un miliardo. Pensare che possa essere fatta senza leve finanziarie mi sembra difficile. E poi mr Li ha dovuto cambiare in corsa il piano per gli ordini del governo».
Siete sempre stati convinti di tenere Vincenzo Montella?
«Sì, per noi è molto bravo: Mirabelli mi faceva notare che si vedeva la sua mano dal punto di vista tecnico, io vedevo come riusciva a tenere la barra dritta in una fase di transizione in cui venivano meno riferimenti trentennali».
Quanto avete speso fin qui di mercato? E quanto potete ancora spendere?
«Direi circa 100 milioni. Ora spero di prendere un altro giocatore (Conti, ndr), poi tireremo una linea e penseremo alle uscite. Una rosa ipertrofica non aiuta l’allenatore. Infine vedremo che budget resta».
I tifosi vogliono un regista e un altro attaccante. Si parla di Biglia, Kalinic e il sogno Belotti.
«Ci piacerebbe fare altre operazioni, ma non devono essere forzate. Biglia è in stand by, Kalinic ora lasciamo tranquilla la Fiorentina. E poi abbiamo già molti attaccanti».
Sente Silvio Berlusconi?
«Spesso, ed è molto prodigo di consigli».
In conclusione, che Milan ha trovato?
«Negli ultimi anni ha faticato, ma ha un dna da grande club, come una macchina molto potente che è stata in garage impolverata e ha voglia di tornare a correre».

ancora una volta bravo Fassone! frecciate a Raiola ed anche alla vecchia proprietà. Non parla più di "aut aut" ma prima o poi se non arriva il rinnovo una decisione bisognerà prenderla.
Ci ha fatto capire comunque in maniera chiara che il problema è il pizzaiolo (ovvio), perchè con famiglia e giocatore l'accordo c'è già. Chissà magari stanno cercando una sorta di buonuscita per liberarsi di lui. Sarebbe fantastico!
 
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