Il primo ricordo personale da tifoso sono i suoi occhi azzurri e profondi a fianco a Bearzot nei giorni di Braga, nel premondiale '82, nei giorni della marea montante intorno a Bearzot, con Matarrese che invitava a prendere a calci gli azzurri, e Bettega e Beccalossi che non c'erano, e il "criminale" Rossi che invece c'era... Il vecio sempre più indurito con la stampa fino alla decisione del silenzio... In tutto questo caos, Cesarone, sereno, silenzioso e presente, a dialogare con i giocatori, a tenerli uniti tra loro e con Bearzot, a creare quella coscienza collettiva contro le parole ed il destino che un mese dopo li portò al trionfo... Cesarone è stato sempre così, da giocatore ed allenatore: uomo di campo, dalla parte di chi in campo ci va e non di chi ci parla sopra, modesto frequentatore di salotti, espressione di uno sport sano, vissuto davvero all'aria aperta e nella lotta leale con l'avversario, all'insegna della disciplina, semplicità ed educazione di comportamenti. Un modello trasmesso con la moglie a tutti i figli, in primis quello che così bene conosciamo e che ne ha moltiplicato, nella vita ed in campo, la lezione. E' motivo di orgoglio pensare che quest'uomo abbia contaminato per sempre le pagine di storia e la stile del nostro club, come pochissimi altri campioni eletti, prima con il comportamento che con le prodezze tecniche. Chi è capace di esprimere questo semplicemente non muore mai.