Donnarumma:”Voglio diventare il migliore e sogno il pallone d’oro”

Milanforever26

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sampapot;2370910 ha scritto:
Pallone d'oro?!?!?!?!? lo ha vinto solo Yashin...e tanti altri non lo hanno neanche sfiorato...guarda te se lo vincerai!!!

Giusto se Raviolo smazza un po' di mazzette pure a france football...ma se non è riuscito a farlo prendere mango a Pogba dopo i mondiali figuriamoci Zizzo con le sue papere...
 

Ringhio8

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Admin;2370908 ha scritto:
Donnarumma, contrattualmente ancora del Milan, intervistato dal sito della Redbull. Nessuna parola
sulla squadra rossonera:” Il mio obiettivo è sempre stato quello di diventare il numero uno dei numeri uno. Abitavo a Pompei con mia sorella e in camera avevo i poster di Buffon e Dida. All'inizio non mi allenavo bene, era solo un divertimento. Avevo 5 anni quando mio zio ha iniziato a portarmi al campo e ho subito capito che mi sarebbe piaciuto fare il portiere. Non ho mai avuto paura ed ero spericolato. Non era facile buttarsi su in campo di terra battuta. Il calcio è sempre stato tutto per me, quando venivano annullati gli allenamenti piangevo sempre. Devo tutto a mio zio e a mio babbo, se sono qui è anche grazie ai miei genitori".

Qual era il suo sogno da bambino?
"Vincere Mondiale ed Europeo con la maglia dell'Italia. Questo è il sogno di ogni bambino. Mister Ernesto Ferraro ha sempre creduto in me, era convinto che sarei potuto arrivare in Serie A. A 13 anni ho lasciato casa, è stato emozionante ma duro. Mio zio piangeva sempre. Sono andato alla stazione e insieme ad altri tre compagni siamo partiti per andare al Milan. Ero emozionato perché andavo in una città nuova da solo, ero anche un po' giù di morale. Siamo andati poi subito in ritiro, eravamo in un residence e avevamo tutto il primo piano. I primi giorni svegliarsi e non trovarsi a casa è stata veramente dura. Mi mancava tantissimo casa a la mattina piangevo. Alla fine ce l'ho fatta. Al Milan ho trovato un ambiente incredibile, il settore giovanile è fantastico, senza regole rigidissime. Nei momenti di difficoltà di siamo sempre dati mano a vicenda con i compagni".

Come è arrivato in prima squadra?
"All'inizio ho giocato per metà anno con i giovanissimi nazionali e per l'altra metà con gli allievi regionali. Poi sono andato nella Beretti e in Primavera. Il terzo anno sono andato in ritiro con la prima squadra e a ottobre ho esordito in Serie A. Ho iniziato come terzo portiere, poi è successo quello che è successo. È stata una settimana che non dimenticherò mai, sentivo che c'era qualcosa di strano, poi il sabato sono arrivato al campo per la rifinitura e mi hanno detto che Mihajlovic voleva parlarmi. Quando ti chiama il mister nello spogliatoio capisci che c'è qualcosa. Mi chiese se avevo paura di giocare in Serie A e sapeva che gli avrei risposto di no, non potevo averne. Voleva che giocassi io perché ero il più forte. L'ho ringraziato tanto per la fiducia. C'era un po' di emozione durante la rifinitura, poi ho chiamato subito i miei genitori per dirglielo. Gli dissi di prendere il treno e di salire, non se l'è fatto dire due volte".

Che ricordi ha della prima partita?
"Ho preso gol da Berardi, contro il Sassuolo, sul mio palo. Dopo un errore fai sempre fatica a digerire tutto, continuavo a pensarci. Il giorno dopo ero un po' demoralizzato ma Mihajlovic mi chiamò e mi fece vedere un suo gol a Toldo, sempre sul suo palo, da più lontano. Mi disse che anche i migliori sbagliano, anche dopo anni di esperienza. Mi ribadì tutta la sua fiducia e quelle parole sono state molto importanti".

Come si arriva così in alto?
"Ho sempre pensato che il lavoro ripaga sempre, lavorando con umiltà, sacrificio e passione è tutto più facile. Ormai gioco in Serie A da 6 anni, c'è più rispetto. Mi faccio sentire e i miei compagni mi ascoltano anche. Il portiere deve comandare la difesa, ci dobbiamo trasmettere sicurezza e fiducia, sempre".

Rivede le partite?
"A volte sì, specie quando non prendo sonno. Mi piace rivedere quelle che sono andate bene però non le altre. Guardo sempre avanti, sia dopo gli errori che dopo le cose belle. Come si dice spesso, la miglior parata è sempre la prossima. Penso al presente".

E nel futuro cosa c'è?
"Spero di giocare il più a lungo possibile, fino a 40 anni, è la mia passione. Il mio obiettivo è vincere più trofei possibili, soprattutto con la Nazionale italiana. Il sogno incredibile è vincere il Pallone d'Oro, ce la metterò tutta, poi vedremo che cosa succederà. Ogni giorno si può imparare qualcosa di nuovo".

Di cosa ha paura Gigio Donnarumma?
"Delle lucertole (ride ndr). Parlando seriamente, ho un po' paura dell'aereo, ma la sto superando".

Lui uno scemo patentato, che crede dh valere qualcosa quando invece é nulla più di un immobile di raviolo, chissà se é pure invaghito come lele mora con corona ai tempi. Comunque non merita manco che ci incavoliamo, son sopravvissuti ad addii molto più illustri, supereremo pure l'addio di un verme
 
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Admin;2370908 ha scritto:
Donnarumma, contrattualmente ancora del Milan, intervistato dal sito della Redbull. Nessuna parola
sulla squadra rossonera:” Il mio obiettivo è sempre stato quello di diventare il numero uno dei numeri uno. Abitavo a Pompei con mia sorella e in camera avevo i poster di Buffon e Dida. All'inizio non mi allenavo bene, era solo un divertimento. Avevo 5 anni quando mio zio ha iniziato a portarmi al campo e ho subito capito che mi sarebbe piaciuto fare il portiere. Non ho mai avuto paura ed ero spericolato. Non era facile buttarsi su in campo di terra battuta. Il calcio è sempre stato tutto per me, quando venivano annullati gli allenamenti piangevo sempre. Devo tutto a mio zio e a mio babbo, se sono qui è anche grazie ai miei genitori".

Qual era il suo sogno da bambino?
"Vincere Mondiale ed Europeo con la maglia dell'Italia. Questo è il sogno di ogni bambino. Mister Ernesto Ferraro ha sempre creduto in me, era convinto che sarei potuto arrivare in Serie A. A 13 anni ho lasciato casa, è stato emozionante ma duro. Mio zio piangeva sempre. Sono andato alla stazione e insieme ad altri tre compagni siamo partiti per andare al Milan. Ero emozionato perché andavo in una città nuova da solo, ero anche un po' giù di morale. Siamo andati poi subito in ritiro, eravamo in un residence e avevamo tutto il primo piano. I primi giorni svegliarsi e non trovarsi a casa è stata veramente dura. Mi mancava tantissimo casa a la mattina piangevo. Alla fine ce l'ho fatta. Al Milan ho trovato un ambiente incredibile, il settore giovanile è fantastico, senza regole rigidissime. Nei momenti di difficoltà di siamo sempre dati mano a vicenda con i compagni".

Come è arrivato in prima squadra?
"All'inizio ho giocato per metà anno con i giovanissimi nazionali e per l'altra metà con gli allievi regionali. Poi sono andato nella Beretti e in Primavera. Il terzo anno sono andato in ritiro con la prima squadra e a ottobre ho esordito in Serie A. Ho iniziato come terzo portiere, poi è successo quello che è successo. È stata una settimana che non dimenticherò mai, sentivo che c'era qualcosa di strano, poi il sabato sono arrivato al campo per la rifinitura e mi hanno detto che Mihajlovic voleva parlarmi. Quando ti chiama il mister nello spogliatoio capisci che c'è qualcosa. Mi chiese se avevo paura di giocare in Serie A e sapeva che gli avrei risposto di no, non potevo averne. Voleva che giocassi io perché ero il più forte. L'ho ringraziato tanto per la fiducia. C'era un po' di emozione durante la rifinitura, poi ho chiamato subito i miei genitori per dirglielo. Gli dissi di prendere il treno e di salire, non se l'è fatto dire due volte".

Che ricordi ha della prima partita?
"Ho preso gol da Berardi, contro il Sassuolo, sul mio palo. Dopo un errore fai sempre fatica a digerire tutto, continuavo a pensarci. Il giorno dopo ero un po' demoralizzato ma Mihajlovic mi chiamò e mi fece vedere un suo gol a Toldo, sempre sul suo palo, da più lontano. Mi disse che anche i migliori sbagliano, anche dopo anni di esperienza. Mi ribadì tutta la sua fiducia e quelle parole sono state molto importanti".

Come si arriva così in alto?
"Ho sempre pensato che il lavoro ripaga sempre, lavorando con umiltà, sacrificio e passione è tutto più facile. Ormai gioco in Serie A da 6 anni, c'è più rispetto. Mi faccio sentire e i miei compagni mi ascoltano anche. Il portiere deve comandare la difesa, ci dobbiamo trasmettere sicurezza e fiducia, sempre".

Rivede le partite?
"A volte sì, specie quando non prendo sonno. Mi piace rivedere quelle che sono andate bene però non le altre. Guardo sempre avanti, sia dopo gli errori che dopo le cose belle. Come si dice spesso, la miglior parata è sempre la prossima. Penso al presente".

E nel futuro cosa c'è?
"Spero di giocare il più a lungo possibile, fino a 40 anni, è la mia passione. Il mio obiettivo è vincere più trofei possibili, soprattutto con la Nazionale italiana. Il sogno incredibile è vincere il Pallone d'Oro, ce la metterò tutta, poi vedremo che cosa succederà. Ogni giorno si può imparare qualcosa di nuovo".

Di cosa ha paura Gigio Donnarumma?
"Delle lucertole (ride ndr). Parlando seriamente, ho un po' paura dell'aereo, ma la sto superando".

Ma vi rendete conto che questo soggetto ha evitato di nominare il Milan in tutta l'intervista? Ringrazia Sinisa ma non la societa.
Questo non é un caso, qui parliamo di rancore e ingratitudine a livelli disumani.
 
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Igniorante;2370944 ha scritto:
Non a caso entrambi assistiti dal suino.
Sicuramente lui è bravo a farcirgli la testa di baggianate, però la strada per arrivare ad essere il numero uno è ancora moooolto lunga
Donnarumma numero 1 ?

In 5 anni non si se visto nessun miglioramento. Per fare un esempio 5 anni fa prendeva gol sul primo palo, 5 anni dopo prende lo stesso tipo di gol.



5 anni fa non aveva i tempi del uscita, 5 anni dopo idem.

Ero stato uno dei suoi primi estimatori al inizio, passando il tempo,e mentre la stampa cavalcava l'ignoranza del tifoso medio,il resto lo facevano questi ominicchi di opionisti che pur di mantenere la poltroncina si guardano bene di non attaccare il potente di turno, mi accorgevo che non correggeva i propri errori.

Se 5 anni non sono bastati a correggere le sue deficienze sarà sempre un portiere a metà

Se non annullavano il gol al Austria potevamo essere fuori, grazie a un errore del futuro pallone d'oro.
 
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Tifoso Di Tastiera;2370981 ha scritto:
Ma vi rendete conto che questo soggetto ha evitato di nominare il Milan in tutta l'intervista? Ringrazia Sinisa ma non la societa.
Questo non é un caso, qui parliamo di rancore e ingratitudine a livelli disumani.

Per cosa, poi, non si sa.
Dovrebbe baciare la terra su cui sorge CasaMilan. Ricoperto d'oro che non era neanche maggiorenne, questo lurido.
 
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rossonero71;2370995 ha scritto:
Donnarumma numero 1 ?

In 5 anni non si se visto nessun miglioramento. Per fare un esempio 5 anni fa prendeva gol sul primo palo, 5 anni dopo prende lo stesso tipo di gol.



5 anni fa non aveva i tempi del uscita, 5 anni dopo idem.

Ero stato uno dei suoi primi estimatori al inizio, passando il tempo,e mentre la stampa cavalcava l'ignoranza del tifoso medio,il resto lo facevano questi ominicchi di opionisti che pur di mantenere la poltroncina si guardano bene di non attaccare il potente di turno, mi accorgevo che non correggeva i propri errori.

Se 5 anni non sono bastati a correggere le sue deficienze sarà sempre un portiere a metà

Se non annullavano il gol al Austria potevamo essere fuori, grazie a un errore del futuro pallone d'oro.

E' un discorso troppo onesto intellettualmente il tuo e troppo complicato da recepire per molti.
Ci vuole relativamente poco a creare un fenomeno mediatico ed alimentarlo...
E in troppi ci sono cascati con entrambi i piedi nel trappolone.
 
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Admin;2370908 ha scritto:
Donnarumma, contrattualmente ancora del Milan, intervistato dal sito della Redbull. Nessuna parola
sulla squadra rossonera:” Il mio obiettivo è sempre stato quello di diventare il numero uno dei numeri uno. Abitavo a Pompei con mia sorella e in camera avevo i poster di Buffon e Dida. All'inizio non mi allenavo bene, era solo un divertimento. Avevo 5 anni quando mio zio ha iniziato a portarmi al campo e ho subito capito che mi sarebbe piaciuto fare il portiere. Non ho mai avuto paura ed ero spericolato. Non era facile buttarsi su in campo di terra battuta. Il calcio è sempre stato tutto per me, quando venivano annullati gli allenamenti piangevo sempre. Devo tutto a mio zio e a mio babbo, se sono qui è anche grazie ai miei genitori".

Qual era il suo sogno da bambino?
"Vincere Mondiale ed Europeo con la maglia dell'Italia. Questo è il sogno di ogni bambino. Mister Ernesto Ferraro ha sempre creduto in me, era convinto che sarei potuto arrivare in Serie A. A 13 anni ho lasciato casa, è stato emozionante ma duro. Mio zio piangeva sempre. Sono andato alla stazione e insieme ad altri tre compagni siamo partiti per andare al Milan. Ero emozionato perché andavo in una città nuova da solo, ero anche un po' giù di morale. Siamo andati poi subito in ritiro, eravamo in un residence e avevamo tutto il primo piano. I primi giorni svegliarsi e non trovarsi a casa è stata veramente dura. Mi mancava tantissimo casa a la mattina piangevo. Alla fine ce l'ho fatta. Al Milan ho trovato un ambiente incredibile, il settore giovanile è fantastico, senza regole rigidissime. Nei momenti di difficoltà di siamo sempre dati mano a vicenda con i compagni".

Come è arrivato in prima squadra?
"All'inizio ho giocato per metà anno con i giovanissimi nazionali e per l'altra metà con gli allievi regionali. Poi sono andato nella Beretti e in Primavera. Il terzo anno sono andato in ritiro con la prima squadra e a ottobre ho esordito in Serie A. Ho iniziato come terzo portiere, poi è successo quello che è successo. È stata una settimana che non dimenticherò mai, sentivo che c'era qualcosa di strano, poi il sabato sono arrivato al campo per la rifinitura e mi hanno detto che Mihajlovic voleva parlarmi. Quando ti chiama il mister nello spogliatoio capisci che c'è qualcosa. Mi chiese se avevo paura di giocare in Serie A e sapeva che gli avrei risposto di no, non potevo averne. Voleva che giocassi io perché ero il più forte. L'ho ringraziato tanto per la fiducia. C'era un po' di emozione durante la rifinitura, poi ho chiamato subito i miei genitori per dirglielo. Gli dissi di prendere il treno e di salire, non se l'è fatto dire due volte".

Che ricordi ha della prima partita?
"Ho preso gol da Berardi, contro il Sassuolo, sul mio palo. Dopo un errore fai sempre fatica a digerire tutto, continuavo a pensarci. Il giorno dopo ero un po' demoralizzato ma Mihajlovic mi chiamò e mi fece vedere un suo gol a Toldo, sempre sul suo palo, da più lontano. Mi disse che anche i migliori sbagliano, anche dopo anni di esperienza. Mi ribadì tutta la sua fiducia e quelle parole sono state molto importanti".

Come si arriva così in alto?
"Ho sempre pensato che il lavoro ripaga sempre, lavorando con umiltà, sacrificio e passione è tutto più facile. Ormai gioco in Serie A da 6 anni, c'è più rispetto. Mi faccio sentire e i miei compagni mi ascoltano anche. Il portiere deve comandare la difesa, ci dobbiamo trasmettere sicurezza e fiducia, sempre".

Rivede le partite?
"A volte sì, specie quando non prendo sonno. Mi piace rivedere quelle che sono andate bene però non le altre. Guardo sempre avanti, sia dopo gli errori che dopo le cose belle. Come si dice spesso, la miglior parata è sempre la prossima. Penso al presente".

E nel futuro cosa c'è?
"Spero di giocare il più a lungo possibile, fino a 40 anni, è la mia passione. Il mio obiettivo è vincere più trofei possibili, soprattutto con la Nazionale italiana. Il sogno incredibile è vincere il Pallone d'Oro, ce la metterò tutta, poi vedremo che cosa succederà. Ogni giorno si può imparare qualcosa di nuovo".

Di cosa ha paura Gigio Donnarumma?
"Delle lucertole (ride ndr). Parlando seriamente, ho un po' paura dell'aereo, ma la sto superando".

Puoi diventare il migliore degli uomini dimmè, ma superare il MAESTROH la vedo dura.
 
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diavoloINme;2371005 ha scritto:
E' un discorso troppo onesto intellettualmente il tuo e troppo complicato da recepire per molti.
Ci vuole relativamente poco a creare un fenomeno mediatico ed alimentarlo...
E in troppi ci sono cascati con entrambi i piedi nel trappolone.

Infatti.

Vale per tutte le cose della vita non solo per il calcio.



Sai perché non siamo in grado di dare giudizi razionali? Perche fin da piccoli siamo stati abituati a seguire le masse i Brand,la pubblicità.

Sono talmente ben fatti che alla fine pensiamo che quello che si fa viene partorito dalla nostra mente , invece lo partorisce qualcun altro per noi.
 
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