Neil Ferguson, epidemiologo inglese, tra i più famosi al mondo, conferma le indiscrezioni lanciate (e riportate NDR) ieri dal Sun: i contagi da coronavirus, in Cina, sarebbero 50.000 al giorno. Ma le infezioni rilevate sarebbero solamente il 10%. Anche fuori dalla Cina i casi sarebbero sottostimati: i casi noti sarebbero solamente il 25%. Lo stesso Ferguson ha aggiunto che per un vaccino serviranno mesi se non anni.
Serve precisare che il prof. Ferguson, dell'Imperial College di Londra, non porta e non porterà alcun dato a conferma di questa asserzione. La sua carriera, soprattutto di recente, è basata sullo sviluppo di modelli matematici della diffusione geografica dei patogeni emergenti al fine di trovare per tempo strategie di contenimento.
E' stato uno dei primi, insieme al medico cinese morto, a segnalare la possibilità di una pandemia per coronavirus. Resta tuttavia uno statista nell'odierno campo di intervento, ovvero uno studioso che elabora teorie sulla diffusione di un batterio conoscendone la trasmissibilità teorica e solo quella.
Vanno ovviamente contestualizzate le sue parole al fine di capirne l'importanza e la veridicità, che ovviamente non può e non deve essere confermata.
Dovete anche sapere che in queste manifestazioni, solitamente è sempre una percentuale intorno al 10% quella realmente diagnosticata: non siamo necessariamente davanti a dati falsi, ma a dati che ovviamente seguono l'evolversi del virus con giorni di ritardo.
Da ultimo, e sul vaccino. Qui si esce fuori dal seminato, non essendo Ferguson assolutamente idoneo a conoscere le tempistiche per la realizzazione di un vaccino, sfera a lui totalmente estranea. L'organizzazione mondiale della sanità ha evidenziato la probabilità di avere il vaccino entro fine maggio (3 mesi dall'avvenuto isolamento del virus, circostanza verificatasi qualche giorno fa in Italia, ma anche in Francia e Cina), i problemi di eventuali slittamenti sono dovuti ovviamente alle burocrazie nazionali oltre che ai necessari test umani. Serve a tal fine segnalare che il coronavirus, come ogni altro patogeno di "stile influenzale", soffre le temperature elevate. L'arrivo dell'estate ridurrà e di molto la trasmissibilità del virus. E' necessario pertanto cercare in questi mesi di limitare i danni al massimo, confidando poi di avere un piccolo periodo di respiro per debellare il problema. Ovviamente in teoria.