De Sciglio:"Col Milan finita male, accerchiato dai tifosi e depresso"

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L'ex Milan De Sciglio racconta la sua avventura al Milan finita male a Cronache di Spogliatoio i

"Alzo la testa e vedo che sulla lavagnetta luminosa c’è il numero 2. Il mio numero. "De Sciglio, esce De Sciglio", sento gridare. Non ho molto tempo per realizzare, perché in quel preciso istante 70mila persone iniziano a fischiare. Fortissimo. Non capisco: sono stato dato in pasto ai leoni. «Perché ca.. mi sta cambiando?», non riesco a chiedermi altro. Al 70’, mister Montella decide di cambiarmi. Quella è stata l’inizio della fine. La situazione era già compromessa, ma in quel preciso istante l’acqua ha traboccato dal vaso ed è diventata benzina sul fuoco. I fischi sono talmente forti che non riesco a pensare. Mi siedo in panchina e vengo sopraffatto da vampate di calore, di rabbia. Ribollo. Ero stato gettato nel vortice, messo nel mezzo e dato in pasto ai tifosi per lavarsene le mani. Ero incazzato"
"Raggiungo i miei genitori nel garage dello stadio, dove mi stanno aspettando per tornare a casa. Salgo in macchina e imbocchiamo il tunnel d’uscita. C’è un po’ di coda, mio padre frena e si mette in fila. Un tifoso, con in mano una birra e chissà quante altre bevute prima, si avvicina e grida: "Qui dentro c’è De Sciglio!". Inizia a insultarmi, si crea un capannello di persone. "Vattene alla Juventus". Mio padre scende dalla macchina e prova a calmarli, a fargli capire che non si può mortificare una persona. Niente, iniziano a spintonare. A quel punto non ci ho visto più. Buio, tutto nero. Sono sceso e ho fatto l’errore di reagire. Non sono riuscito a tenermi dentro tutte le emozioni negative che vivevo. Ho sbagliato, ma avevo visto i miei genitori tirati in mezzo a questa storia. Terribile".
Al Milan ho vissuto momenti bellissimi, uno dietro l’altro, che mi avevano riempito il cuore. Nessuno ti prepara al baratro. Ho iniziato ad avere problemi fisici che mi hanno condizionato. Non ho avuto problemi gravi, tutti stop di qualche settimana: tornavo, e dopo due partite mi fermavo nuovamente. Sono iniziate le critiche della stampa e dei tifosi. Mi hanno ferito, facevano male.Si era creata un’immagine distorta, e anche quando facevo delle partite positive, saltava fuori un pretesto per attaccarmi. Mi sono chiuso in casa. Vivevo in un vortice di pensieri negativi, dove mi sentivo in difetto anche nell’andare a cena con la mia fidanzata a metà settimana, oppure portare fuori mia madre. Mi mancava la felicità. Faticavo a sorridere. Sono un ragazzo solare, che cerca compagnia e scherza sempre. Mi ero trasformato nella mia nemesi. Mi ha detto che ho sfiorato la depressione, uno stato in cui nessuno si accorge di entrare. Ho imparato a lavorare con la testa attraverso un lungo percorso che mi ha permesso di capire chi sono veramente, e che sono arrivato a certi livelli è perché me lo merito.
Sicuramente le critiche arrivavano perchè spesso era inadeguato. Ma i tifosi a volte sono proprio stupidi
 

gabri65

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L'ex Milan De Sciglio racconta la sua avventura al Milan finita male a Cronache di Spogliatoio i

"Alzo la testa e vedo che sulla lavagnetta luminosa c’è il numero 2. Il mio numero. "De Sciglio, esce De Sciglio", sento gridare. Non ho molto tempo per realizzare, perché in quel preciso istante 70mila persone iniziano a fischiare. Fortissimo. Non capisco: sono stato dato in pasto ai leoni. «Perché ca.. mi sta cambiando?», non riesco a chiedermi altro. Al 70’, mister Montella decide di cambiarmi. Quella è stata l’inizio della fine. La situazione era già compromessa, ma in quel preciso istante l’acqua ha traboccato dal vaso ed è diventata benzina sul fuoco. I fischi sono talmente forti che non riesco a pensare. Mi siedo in panchina e vengo sopraffatto da vampate di calore, di rabbia. Ribollo. Ero stato gettato nel vortice, messo nel mezzo e dato in pasto ai tifosi per lavarsene le mani. Ero incazzato"
"Raggiungo i miei genitori nel garage dello stadio, dove mi stanno aspettando per tornare a casa. Salgo in macchina e imbocchiamo il tunnel d’uscita. C’è un po’ di coda, mio padre frena e si mette in fila. Un tifoso, con in mano una birra e chissà quante altre bevute prima, si avvicina e grida: "Qui dentro c’è De Sciglio!". Inizia a insultarmi, si crea un capannello di persone. "Vattene alla Juventus". Mio padre scende dalla macchina e prova a calmarli, a fargli capire che non si può mortificare una persona. Niente, iniziano a spintonare. A quel punto non ci ho visto più. Buio, tutto nero. Sono sceso e ho fatto l’errore di reagire. Non sono riuscito a tenermi dentro tutte le emozioni negative che vivevo. Ho sbagliato, ma avevo visto i miei genitori tirati in mezzo a questa storia. Terribile".
Al Milan ho vissuto momenti bellissimi, uno dietro l’altro, che mi avevano riempito il cuore. Nessuno ti prepara al baratro. Ho iniziato ad avere problemi fisici che mi hanno condizionato. Non ho avuto problemi gravi, tutti stop di qualche settimana: tornavo, e dopo due partite mi fermavo nuovamente. Sono iniziate le critiche della stampa e dei tifosi. Mi hanno ferito, facevano male.Si era creata un’immagine distorta, e anche quando facevo delle partite positive, saltava fuori un pretesto per attaccarmi. Mi sono chiuso in casa. Vivevo in un vortice di pensieri negativi, dove mi sentivo in difetto anche nell’andare a cena con la mia fidanzata a metà settimana, oppure portare fuori mia madre. Mi mancava la felicità. Faticavo a sorridere. Sono un ragazzo solare, che cerca compagnia e scherza sempre. Mi ero trasformato nella mia nemesi. Mi ha detto che ho sfiorato la depressione, uno stato in cui nessuno si accorge di entrare. Ho imparato a lavorare con la testa attraverso un lungo percorso che mi ha permesso di capire chi sono veramente, e che sono arrivato a certi livelli è perché me lo merito.

Non è bella la storia, umanamente.

Però fa parte del gioco.

Se intraprendi la professione di calciatore, sei in un mondo dorato, dove puoi comprarti macchine di lusso e non hai problemi a pagare le bollette o farti una casa.

Problemi che hanno i normali mortali tifosi, che fanno sì che questo avvenga a tuo vantaggio.

Capita e va accettato.
 
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Purtroppo o per fortuna, queste cose fanno parte del calcio.
Se sei forte, lasci scivolare e via... se sei un tipo emotivo, non ne esci più.
 

ilPresidente

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L'ex Milan De Sciglio racconta la sua avventura al Milan finita male a Cronache di Spogliatoio i

"Alzo la testa e vedo che sulla lavagnetta luminosa c’è il numero 2. Il mio numero. "De Sciglio, esce De Sciglio", sento gridare. Non ho molto tempo per realizzare, perché in quel preciso istante 70mila persone iniziano a fischiare. Fortissimo. Non capisco: sono stato dato in pasto ai leoni. «Perché ca.. mi sta cambiando?», non riesco a chiedermi altro. Al 70’, mister Montella decide di cambiarmi. Quella è stata l’inizio della fine. La situazione era già compromessa, ma in quel preciso istante l’acqua ha traboccato dal vaso ed è diventata benzina sul fuoco. I fischi sono talmente forti che non riesco a pensare. Mi siedo in panchina e vengo sopraffatto da vampate di calore, di rabbia. Ribollo. Ero stato gettato nel vortice, messo nel mezzo e dato in pasto ai tifosi per lavarsene le mani. Ero incazzato"
"Raggiungo i miei genitori nel garage dello stadio, dove mi stanno aspettando per tornare a casa. Salgo in macchina e imbocchiamo il tunnel d’uscita. C’è un po’ di coda, mio padre frena e si mette in fila. Un tifoso, con in mano una birra e chissà quante altre bevute prima, si avvicina e grida: "Qui dentro c’è De Sciglio!". Inizia a insultarmi, si crea un capannello di persone. "Vattene alla Juventus". Mio padre scende dalla macchina e prova a calmarli, a fargli capire che non si può mortificare una persona. Niente, iniziano a spintonare. A quel punto non ci ho visto più. Buio, tutto nero. Sono sceso e ho fatto l’errore di reagire. Non sono riuscito a tenermi dentro tutte le emozioni negative che vivevo. Ho sbagliato, ma avevo visto i miei genitori tirati in mezzo a questa storia. Terribile".
Al Milan ho vissuto momenti bellissimi, uno dietro l’altro, che mi avevano riempito il cuore. Nessuno ti prepara al baratro. Ho iniziato ad avere problemi fisici che mi hanno condizionato. Non ho avuto problemi gravi, tutti stop di qualche settimana: tornavo, e dopo due partite mi fermavo nuovamente. Sono iniziate le critiche della stampa e dei tifosi. Mi hanno ferito, facevano male.Si era creata un’immagine distorta, e anche quando facevo delle partite positive, saltava fuori un pretesto per attaccarmi. Mi sono chiuso in casa. Vivevo in un vortice di pensieri negativi, dove mi sentivo in difetto anche nell’andare a cena con la mia fidanzata a metà settimana, oppure portare fuori mia madre. Mi mancava la felicità. Faticavo a sorridere. Sono un ragazzo solare, che cerca compagnia e scherza sempre. Mi ero trasformato nella mia nemesi. Mi ha detto che ho sfiorato la depressione, uno stato in cui nessuno si accorge di entrare. Ho imparato a lavorare con la testa attraverso un lungo percorso che mi ha permesso di capire chi sono veramente, e che sono arrivato a certi livelli è perché me lo merito.

é un uomo quello che non si rivolge una critica ma che scarica le responsabilità su altri?

possibile ci fossero 1 milione di idioti a guidare contromano?

bambini mai cresciuti fuori dal Milan, please

e alla Juve il 99% pensano De Sciglio sia un rubastipendio
 
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Ibra coi fischi si gasa.
L'unica cosa sbagliata sono quelli che aggrediscono in strada, l'odio calcistico confiniamolo allo stadio
Altra mentalità i Serbi :lol:

Darko Pancev ai tifosi dell'Inter:"Voi fischiate io guido Ferrari. Voi fischiate ancora io guido altra Ferrari."
 
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L'ex Milan De Sciglio racconta la sua avventura al Milan finita male a Cronache di Spogliatoio i

"Alzo la testa e vedo che sulla lavagnetta luminosa c’è il numero 2. Il mio numero. "De Sciglio, esce De Sciglio", sento gridare. Non ho molto tempo per realizzare, perché in quel preciso istante 70mila persone iniziano a fischiare. Fortissimo. Non capisco: sono stato dato in pasto ai leoni. «Perché ca.. mi sta cambiando?», non riesco a chiedermi altro. Al 70’, mister Montella decide di cambiarmi. Quella è stata l’inizio della fine. La situazione era già compromessa, ma in quel preciso istante l’acqua ha traboccato dal vaso ed è diventata benzina sul fuoco. I fischi sono talmente forti che non riesco a pensare. Mi siedo in panchina e vengo sopraffatto da vampate di calore, di rabbia. Ribollo. Ero stato gettato nel vortice, messo nel mezzo e dato in pasto ai tifosi per lavarsene le mani. Ero incazzato"
"Raggiungo i miei genitori nel garage dello stadio, dove mi stanno aspettando per tornare a casa. Salgo in macchina e imbocchiamo il tunnel d’uscita. C’è un po’ di coda, mio padre frena e si mette in fila. Un tifoso, con in mano una birra e chissà quante altre bevute prima, si avvicina e grida: "Qui dentro c’è De Sciglio!". Inizia a insultarmi, si crea un capannello di persone. "Vattene alla Juventus". Mio padre scende dalla macchina e prova a calmarli, a fargli capire che non si può mortificare una persona. Niente, iniziano a spintonare. A quel punto non ci ho visto più. Buio, tutto nero. Sono sceso e ho fatto l’errore di reagire. Non sono riuscito a tenermi dentro tutte le emozioni negative che vivevo. Ho sbagliato, ma avevo visto i miei genitori tirati in mezzo a questa storia. Terribile".
Al Milan ho vissuto momenti bellissimi, uno dietro l’altro, che mi avevano riempito il cuore. Nessuno ti prepara al baratro. Ho iniziato ad avere problemi fisici che mi hanno condizionato. Non ho avuto problemi gravi, tutti stop di qualche settimana: tornavo, e dopo due partite mi fermavo nuovamente. Sono iniziate le critiche della stampa e dei tifosi. Mi hanno ferito, facevano male.Si era creata un’immagine distorta, e anche quando facevo delle partite positive, saltava fuori un pretesto per attaccarmi. Mi sono chiuso in casa. Vivevo in un vortice di pensieri negativi, dove mi sentivo in difetto anche nell’andare a cena con la mia fidanzata a metà settimana, oppure portare fuori mia madre. Mi mancava la felicità. Faticavo a sorridere. Sono un ragazzo solare, che cerca compagnia e scherza sempre. Mi ero trasformato nella mia nemesi. Mi ha detto che ho sfiorato la depressione, uno stato in cui nessuno si accorge di entrare. Ho imparato a lavorare con la testa attraverso un lungo percorso che mi ha permesso di capire chi sono veramente, e che sono arrivato a certi livelli è perché me lo merito.
...poi però sono un brocco.
 
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Non è bella la storia, umanamente.

Però fa parte del gioco.

Se intraprendi la professione di calciatore, sei in un mondo dorato, dove puoi comprarti macchine di lusso e non hai problemi a pagare le bollette o farti una casa.

Problemi che hanno i normali mortali tifosi, che fanno sì che questo avvenga a tuo vantaggio.

Capita e va accettato.
Fa parte del lavoro di calciatore, se giochi male a SanSiro ti fischiano in 50.000 però guadagni 1 milione, se giochi male a Frosinone ti fischiano in 2.000 però guadagni centomila, se giochi male nel Rezzato ti fischiano in 50 però guadagni 5000.
 

gabri65

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Fa parte del lavoro di calciatore, se giochi male a SanSiro ti fischiano in 50.000 però guadagni 1 milione, se giochi male a Frosinone ti fischiano in 2.000 però guadagni centomila, se giochi male nel Rezzato ti fischiano in 50 però guadagni 5000.

Esattamente. Lo sanno ed è inutile piangere. Ancora devo sentire qualche calciatore che dice "ho sbagliato, dovevo fare l'imbianchino" (con tutto il rispetto).
 
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