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Enrico Currò, giornalista di Repubblica, sul futuro del Milan:
La rivoluzione, al Milan, parrebbe ormai inevitabile: la sconfitta col Bologna può accelerare i tempi. E a questo punto, se avverrà (il se è sempre d'obbligo nelle insondabili vicende societarie), è difficile che si tratti di una rivoluzione gattopardesca. Rischiano tutti, stavolta non solo Conceiçao e i giocatori, ma anche i dirigenti, a cominciare dall'amministratore delegato Giorgio Furlani e da Zlatan Ibrahimovic, che formalmente non fa parte della dirigenza ma che si è voluto accreditare come compartecipe delle strategie del club e come tale è stato percepito dai milanisti e in generale nel mondo del calcio italiano.
Coppe europee appese a un filo La finale di Coppa Italia, il trofeo che la squadra non vince dal 2003 e che continua a restare un tabù, era più che mai lo spartiacque per il club, ora che l'Inter sta per giocarsi la Coppa Campioni col Psg e che il successo dei cugini contro il Barcellona ha accentuato il malcontento dei tifosi per una stagione contrassegnata dalla precoce uscita dalla Champions in corso e dalla qualificazione alla prossima edizione già praticamente sfumata: servirebbe un miracolo e anche il biglietto per l'Europa League (ci va direttamente il Bologna) e perfino per la Conference League è complicato da ottenere. Rimanere fuori da tutte le coppe europee, dopo avere speso 120 milioni sul mercato, sarebbe un autentico fallimento.
Dirigenza indebolita Prima della finale di Roma, che il Milan affrontava da favorito, si aprivano apparentemente due strade. In caso di conquista della Coppa Italia sarebbe stata possibile proprio una rivoluzione gattopardesca: tutti ancora al loro posto, dall'allenatore Conceiçao all'amministratore delegato Furlani, che nelle ultime ore aveva frenato pubblicamente sul casting per il nuovo direttore sportivo, sottolineando come il mercato per il 2025-26 fosse già cominciato sotto il marchio dell'attuale dirigenza sportiva: lui, il dt Moncada, l'azionista di controllo Cardinale e il suo consulente Ibrahimovic. Ma adesso la loro posizione è fortemente indebolita e la contestazione dei tifosi è scontata.
Sarri, Allegri e De Zerbi candidati, ipotesi Gasp Oltre all'allenatore, il quartetto sul ponte di comando, col presidente Scaroni al governo ombra, sembra ormai logorato dagli eventi e qualche cambiamento è logico. Ci si può aspettare subito una rivoluzione in piena regola, dalla panchina in su, con Sarri e Allegri tra gli autorevoli candidati, De Zerbi sogno da accarezzare e Gasperini ipotesi stuzzicante. Ma il ribaltone rischia di coinvolgere in primis proprio Furlani, l'uomo al quale il fondo Elliott della famiglia Singer affidò nel 2022 il ruolo di amministratore delegato al posto dell'uscente Ivan Gazidis. Calvelli, il manager rampante Dalle parti di Casa Milan c'è chi spiega che, indipendentemente dal ruolo presente e futuro di Furlani, una nuova presenza potrebbe materializzarsi presto nella sede del Portello o comunque diventare il classico consulente esterno molto influente. Il manager finanziario e sportivo
Massimo Calvelli, 50 anni, toscano di Montevarchi, ex tennista e amministratore dell’Atp, l’ente di governo del circuito professionistico della racchetta, si profila come il nome nuovo nell'orbita della dirigenza milanista per la prossima stagione. L’annunciato ingresso del braccio destro del presidente dell’Atp Andrea Gaudenzi, dal prossimo luglio, in RedBird Capital, la società dello statunitense Gerry Cardinale che dall’agosto 2022 è azionista di controllo del club, potrebbe infatti preludere a un incarico di responsabilità molto operativo nel Milan o vicinissimo al Milan: addirittura, si sussurra negli ambienti del tennis, da amministratore delegato.
Furlani non si arrende In apparenza è sempre meno forte la posizione di Giorgio Furlani, l’attuale ad che da un paio di mesi ha gestito in prima persona l’interminabile e inconsueto casting praticamente pubblico per il nuovo direttore sportivo, finora infruttuoso al di là dei ripetuti colloqui con Andrea Berta (che poi è finito all’Arsenal), Fabio Paratici, Igli Tare e Toni D’Amico. L’indebolimento di Furlani non sarebbe dovuto solo all’insoddisfazione dei tifosi per l’anonima classifica in campionato, per l’eliminazione ai play-off della Champions e per la scarsa efficacia della dirigenza Cardinale (azionista di controllo)-Furlani (ad)-Scaroni (presidente)-Moncada (direttore tecnico), con l’aggiunta di Zlatan Ibrahimovic socio e consulente personale di Cardinale: è indiscutibile il fatto che dal doppio licenziamento di Paolo Maldini e Ricky Massara, defenestrati nel giugno 2023 a dispetto dello scudetto 2022 e della semifinale di Champions 2023 raggiunti con un budget ridotto, le spese si siano moltiplicate, che i risultati sportivi siano peggiorati e che la decantata gestione collegiale abbia mostrato parecchie falle, a cominciare dal naufragio del progetto San Donato per il nuovo stadio. Ma Furlani non è certo il tipo che si arrende facilmente, come dimostrano le sue dichiarazioni prima di Milan-Bologna, anticipo di campionato e vittorioso prologo alla finale di Coppa Italia.
Il malcontento del fondo Elliott La novità è che le perplessità sulla gestione sportiva, adesso, sarebbero anche dei vertici del fondo Elliott, che nel dicembre 2022, quando l’ad sudafricano Ivan Gazidis abbandonò la poltrona, aveva caldeggiato appunto il passaggio di consegne con Furlani, già presente nel Cda del club e manager finanziario di punta in Italia del fondo angloamericano della famiglia Singer, la cui influenza sul Milan resta evidente. Elliott nell’agosto 2022 lasciò al manager americano dell’entertainment Cardinale il controllo del Milan anche in forza del maxi prestito concesso a RedBird – 560 milioni di euro, da restituire con gli interessi dell’8% in tre anni – e di recente ristrutturato fino al 2028 a un tasso più alto: rimane dunque difficile smentire il peso da New York di Paul Singer, il fondatore di Elliott, e di Gordon Singer, che governa da Londra gli investimenti del fondo. Tuttavia Furlani era già sembrato vicino a ricoprire nel Milan un ruolo meramente finanziario nel 2024, quando pareva imminente l’arrivo dal Tolosa di Damien Comolli, presidente del Tolosa, il club francese della Ligue 1 controllato da RedBird, uomo molto vicino a Cardinale e candidato a diventare il nuovo ad. Invece la tenacia del manager milanese, indagato nel marzo 2024 insieme al predecessore Gazidis nell’inchiesta della magistratura milanese (tuttora in corso) sulla proprietà del Milan, si è rivelata via via vincente, fino a valergli, insieme alla fine delle voci su Comolli, una sostanziale posizione di forza all’interno della società.
Bilancio in rosso, Leao in bilico Anche se ufficialmente è stato sempre smentito il contrasto tra Furlani e Cardinale, che rimane il principale bersaglio della contestazione degli ultrà allo stadio, emerge appunto in via ufficiosa il malcontento di Elliott. Il nodo della questione è la gestione della stagione in corso. Un’annata che, con l’esclusione dalla prossima Champions malgrado il ricco mercato estivo con bis invernale, può costare circa 100 milioni di euro di mancati introiti: senza cessioni dolorose di qualche stella (Maignan, Theo Hernandez e Reijnders sono i più richiesti), tra due esercizi finanziari il rosso sarà scontato. E Leao, il più appetibile, è in bilico. Ibrahimovic declassato ad ambasciatore Il gioco di forza e gli alterni equilibri tra Cardinale e Furlani sono stati svelati proprio dalla vicenda del casting per il ds, inizialmente gestito da Cardinale e poi avocato a sé da Furlani, nonché dall’altalenante presenza di Ibrahimovic, al quale viene addebitato il fallimento di Milan Futuro, la squadra B che al debutto in serie C è finita a giocarsi la salvezza ai play-out con la Spal: non sfugge agli osservatori assidui delle vicende milaniste che l'ex campione stia virando suo malgrado anche verso un ruolo di ambasciatore del club, come è avvenuto col presidente della Repubblica Mattarella e con gli sponsor prima della finale di Coppa Italia.
Uva lontano, Sogliano ds un'idea Nel frattempo le presunte schermaglie tra Furlani e Cardinale sono state derubricate a fake news, col silenzio-assenso dei Singer. Nelle ultime settimane qualcosa è cambiato? Cardinale, che allo stadio per le partite del Milan non si vede da novembre, conserva un certo potere di manovra, attestato tra l’altro proprio dalla scelta di cooptare in RedBird un manager sportivo e finanziario come l’ambizioso Calvelli. Il quale, confermano fonti a lui vicine, per abbandonare l’ascesa nel tennis in un ente cruciale come l’Atp e scegliere il calcio, deve avere un obiettivo preciso: che si tratti del Milan pare sottinteso, anche se l’eventuale posizione dirigenziale e l’avvicendamento di Furlani sono al momento due tra le indiscrezioni quotidiane. Alle ultime voci va aggiunta quella sul possibile ingresso nel Milan di Michele Uva, manager e dirigente sportivo di lungo corso e di consolidata esperienza internazionale, attualmente a capo del settore della sostenibilità e della responsabilità sociale dell'Uefa e del calcio europeo. Uva, in realtà, ha altre proposte. La più stimolante per lui potrebbe essere quella, sempre da dirigente Uefa, di diventare il responsabile dell'organizzazione dell'Europeo 2032, assegnato a Italia e Turchia. Con lui al Milan si era parlato di una nuova guida del mercato: Sean Sogliano, abile direttore sportivo del Verona. Se era un'idea o una suggestione, lo si capirà presto.
Sul mercato vietato partire in ritardo La cosa certa è che la squadra, perdendo la finale di Coppa Italia col Bologna, in questa sua scialba stagione ha vinto solo il titolo meno importante (la Supercoppa italiana) e ha confermato di non essere affatto impermeabile ai numerosi sommovimenti societari. Che rischiano di condizionare nuovamente tutto: la programmazione del mercato estivo, la scelta dell’allenatore e del ds e i rinnovi di contratto, in particolare di Maignan ed Hernandez (deludente spesso, anche nella finale di Roma), fin troppo slittati nei mesi. Partire ancora in ritardo sul mercato significa dovere inseguire gli avversari. Perseverare nell'errore sarebbe più che mai diabolico.
La rivoluzione, al Milan, parrebbe ormai inevitabile: la sconfitta col Bologna può accelerare i tempi. E a questo punto, se avverrà (il se è sempre d'obbligo nelle insondabili vicende societarie), è difficile che si tratti di una rivoluzione gattopardesca. Rischiano tutti, stavolta non solo Conceiçao e i giocatori, ma anche i dirigenti, a cominciare dall'amministratore delegato Giorgio Furlani e da Zlatan Ibrahimovic, che formalmente non fa parte della dirigenza ma che si è voluto accreditare come compartecipe delle strategie del club e come tale è stato percepito dai milanisti e in generale nel mondo del calcio italiano.
Coppe europee appese a un filo La finale di Coppa Italia, il trofeo che la squadra non vince dal 2003 e che continua a restare un tabù, era più che mai lo spartiacque per il club, ora che l'Inter sta per giocarsi la Coppa Campioni col Psg e che il successo dei cugini contro il Barcellona ha accentuato il malcontento dei tifosi per una stagione contrassegnata dalla precoce uscita dalla Champions in corso e dalla qualificazione alla prossima edizione già praticamente sfumata: servirebbe un miracolo e anche il biglietto per l'Europa League (ci va direttamente il Bologna) e perfino per la Conference League è complicato da ottenere. Rimanere fuori da tutte le coppe europee, dopo avere speso 120 milioni sul mercato, sarebbe un autentico fallimento.
Dirigenza indebolita Prima della finale di Roma, che il Milan affrontava da favorito, si aprivano apparentemente due strade. In caso di conquista della Coppa Italia sarebbe stata possibile proprio una rivoluzione gattopardesca: tutti ancora al loro posto, dall'allenatore Conceiçao all'amministratore delegato Furlani, che nelle ultime ore aveva frenato pubblicamente sul casting per il nuovo direttore sportivo, sottolineando come il mercato per il 2025-26 fosse già cominciato sotto il marchio dell'attuale dirigenza sportiva: lui, il dt Moncada, l'azionista di controllo Cardinale e il suo consulente Ibrahimovic. Ma adesso la loro posizione è fortemente indebolita e la contestazione dei tifosi è scontata.
Sarri, Allegri e De Zerbi candidati, ipotesi Gasp Oltre all'allenatore, il quartetto sul ponte di comando, col presidente Scaroni al governo ombra, sembra ormai logorato dagli eventi e qualche cambiamento è logico. Ci si può aspettare subito una rivoluzione in piena regola, dalla panchina in su, con Sarri e Allegri tra gli autorevoli candidati, De Zerbi sogno da accarezzare e Gasperini ipotesi stuzzicante. Ma il ribaltone rischia di coinvolgere in primis proprio Furlani, l'uomo al quale il fondo Elliott della famiglia Singer affidò nel 2022 il ruolo di amministratore delegato al posto dell'uscente Ivan Gazidis. Calvelli, il manager rampante Dalle parti di Casa Milan c'è chi spiega che, indipendentemente dal ruolo presente e futuro di Furlani, una nuova presenza potrebbe materializzarsi presto nella sede del Portello o comunque diventare il classico consulente esterno molto influente. Il manager finanziario e sportivo
Massimo Calvelli, 50 anni, toscano di Montevarchi, ex tennista e amministratore dell’Atp, l’ente di governo del circuito professionistico della racchetta, si profila come il nome nuovo nell'orbita della dirigenza milanista per la prossima stagione. L’annunciato ingresso del braccio destro del presidente dell’Atp Andrea Gaudenzi, dal prossimo luglio, in RedBird Capital, la società dello statunitense Gerry Cardinale che dall’agosto 2022 è azionista di controllo del club, potrebbe infatti preludere a un incarico di responsabilità molto operativo nel Milan o vicinissimo al Milan: addirittura, si sussurra negli ambienti del tennis, da amministratore delegato.
Furlani non si arrende In apparenza è sempre meno forte la posizione di Giorgio Furlani, l’attuale ad che da un paio di mesi ha gestito in prima persona l’interminabile e inconsueto casting praticamente pubblico per il nuovo direttore sportivo, finora infruttuoso al di là dei ripetuti colloqui con Andrea Berta (che poi è finito all’Arsenal), Fabio Paratici, Igli Tare e Toni D’Amico. L’indebolimento di Furlani non sarebbe dovuto solo all’insoddisfazione dei tifosi per l’anonima classifica in campionato, per l’eliminazione ai play-off della Champions e per la scarsa efficacia della dirigenza Cardinale (azionista di controllo)-Furlani (ad)-Scaroni (presidente)-Moncada (direttore tecnico), con l’aggiunta di Zlatan Ibrahimovic socio e consulente personale di Cardinale: è indiscutibile il fatto che dal doppio licenziamento di Paolo Maldini e Ricky Massara, defenestrati nel giugno 2023 a dispetto dello scudetto 2022 e della semifinale di Champions 2023 raggiunti con un budget ridotto, le spese si siano moltiplicate, che i risultati sportivi siano peggiorati e che la decantata gestione collegiale abbia mostrato parecchie falle, a cominciare dal naufragio del progetto San Donato per il nuovo stadio. Ma Furlani non è certo il tipo che si arrende facilmente, come dimostrano le sue dichiarazioni prima di Milan-Bologna, anticipo di campionato e vittorioso prologo alla finale di Coppa Italia.
Il malcontento del fondo Elliott La novità è che le perplessità sulla gestione sportiva, adesso, sarebbero anche dei vertici del fondo Elliott, che nel dicembre 2022, quando l’ad sudafricano Ivan Gazidis abbandonò la poltrona, aveva caldeggiato appunto il passaggio di consegne con Furlani, già presente nel Cda del club e manager finanziario di punta in Italia del fondo angloamericano della famiglia Singer, la cui influenza sul Milan resta evidente. Elliott nell’agosto 2022 lasciò al manager americano dell’entertainment Cardinale il controllo del Milan anche in forza del maxi prestito concesso a RedBird – 560 milioni di euro, da restituire con gli interessi dell’8% in tre anni – e di recente ristrutturato fino al 2028 a un tasso più alto: rimane dunque difficile smentire il peso da New York di Paul Singer, il fondatore di Elliott, e di Gordon Singer, che governa da Londra gli investimenti del fondo. Tuttavia Furlani era già sembrato vicino a ricoprire nel Milan un ruolo meramente finanziario nel 2024, quando pareva imminente l’arrivo dal Tolosa di Damien Comolli, presidente del Tolosa, il club francese della Ligue 1 controllato da RedBird, uomo molto vicino a Cardinale e candidato a diventare il nuovo ad. Invece la tenacia del manager milanese, indagato nel marzo 2024 insieme al predecessore Gazidis nell’inchiesta della magistratura milanese (tuttora in corso) sulla proprietà del Milan, si è rivelata via via vincente, fino a valergli, insieme alla fine delle voci su Comolli, una sostanziale posizione di forza all’interno della società.
Bilancio in rosso, Leao in bilico Anche se ufficialmente è stato sempre smentito il contrasto tra Furlani e Cardinale, che rimane il principale bersaglio della contestazione degli ultrà allo stadio, emerge appunto in via ufficiosa il malcontento di Elliott. Il nodo della questione è la gestione della stagione in corso. Un’annata che, con l’esclusione dalla prossima Champions malgrado il ricco mercato estivo con bis invernale, può costare circa 100 milioni di euro di mancati introiti: senza cessioni dolorose di qualche stella (Maignan, Theo Hernandez e Reijnders sono i più richiesti), tra due esercizi finanziari il rosso sarà scontato. E Leao, il più appetibile, è in bilico. Ibrahimovic declassato ad ambasciatore Il gioco di forza e gli alterni equilibri tra Cardinale e Furlani sono stati svelati proprio dalla vicenda del casting per il ds, inizialmente gestito da Cardinale e poi avocato a sé da Furlani, nonché dall’altalenante presenza di Ibrahimovic, al quale viene addebitato il fallimento di Milan Futuro, la squadra B che al debutto in serie C è finita a giocarsi la salvezza ai play-out con la Spal: non sfugge agli osservatori assidui delle vicende milaniste che l'ex campione stia virando suo malgrado anche verso un ruolo di ambasciatore del club, come è avvenuto col presidente della Repubblica Mattarella e con gli sponsor prima della finale di Coppa Italia.
Uva lontano, Sogliano ds un'idea Nel frattempo le presunte schermaglie tra Furlani e Cardinale sono state derubricate a fake news, col silenzio-assenso dei Singer. Nelle ultime settimane qualcosa è cambiato? Cardinale, che allo stadio per le partite del Milan non si vede da novembre, conserva un certo potere di manovra, attestato tra l’altro proprio dalla scelta di cooptare in RedBird un manager sportivo e finanziario come l’ambizioso Calvelli. Il quale, confermano fonti a lui vicine, per abbandonare l’ascesa nel tennis in un ente cruciale come l’Atp e scegliere il calcio, deve avere un obiettivo preciso: che si tratti del Milan pare sottinteso, anche se l’eventuale posizione dirigenziale e l’avvicendamento di Furlani sono al momento due tra le indiscrezioni quotidiane. Alle ultime voci va aggiunta quella sul possibile ingresso nel Milan di Michele Uva, manager e dirigente sportivo di lungo corso e di consolidata esperienza internazionale, attualmente a capo del settore della sostenibilità e della responsabilità sociale dell'Uefa e del calcio europeo. Uva, in realtà, ha altre proposte. La più stimolante per lui potrebbe essere quella, sempre da dirigente Uefa, di diventare il responsabile dell'organizzazione dell'Europeo 2032, assegnato a Italia e Turchia. Con lui al Milan si era parlato di una nuova guida del mercato: Sean Sogliano, abile direttore sportivo del Verona. Se era un'idea o una suggestione, lo si capirà presto.
Sul mercato vietato partire in ritardo La cosa certa è che la squadra, perdendo la finale di Coppa Italia col Bologna, in questa sua scialba stagione ha vinto solo il titolo meno importante (la Supercoppa italiana) e ha confermato di non essere affatto impermeabile ai numerosi sommovimenti societari. Che rischiano di condizionare nuovamente tutto: la programmazione del mercato estivo, la scelta dell’allenatore e del ds e i rinnovi di contratto, in particolare di Maignan ed Hernandez (deludente spesso, anche nella finale di Roma), fin troppo slittati nei mesi. Partire ancora in ritardo sul mercato significa dovere inseguire gli avversari. Perseverare nell'errore sarebbe più che mai diabolico.
