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Tuttosport in edicola: Arriva Antonio Conte. Quando in estate è stato sorteggiato il calendario di Serie A, sia sulla sponda interista che su quella milanista l’attenzione è caduta, oltreché sulle date del derby, sul giorno in cui il tecnico salentino sarebbero arrivato a San Siro col Napoli. Perché per l’Inter sarà la prima contro l’allenatore del penultimo scudetto; mentre per il Milan sarà l’incrocio con il sogno - non celato - della stragrande maggioranza della tifoseria rossonera. Antonio Conte, infatti, è stato fi n da fi ne dicembre il nome che il popolo del Diavolo aveva messo in cima alla lista dei desideri per il dopo Pioli. Le voci su possibili contatti e incontri si sono rincorse per mesi; la verità se ci siano stati davvero oppure no, non la sapremo probabilmente mai, però di sicuro le due parti non si sono piaciute.
Eppure Conte un pensiero alla squadra rossonera lo aveva fatto e come. Perché è vero che il Napoli lo aveva iniziato a cercare già in autunno per prendere il posto di Rudi Garcia, ma dopo l’esperienza al Tottenham, Antonio non voleva entrare in corsa e aspettare il progetto giusto. Che Conte sperasse però in una chiamata del Milan lo si è capito poi meglio il 13 maggio, ovvero una ventina di giorni prima della firma del contratto col Napoli (5 giugno), quando il suo storico vice, Christian Stellini - suo secondo anche oggi in azzurro - era intervenuto a TeleLombardia: «Tutte le grandi squadre, come il Milan, possono diventare dei progetti adatti a Conte: non c’è nessuna preclusione da parte di nessuno. Poi come fai a non associare una grande squadra a grandi allenatori? Il Milan è una squadra forte, che è seconda in classifi ca. Certo che c’è un gap con l’Inter da colmare, Pioli ha fatto grandissime cose e nella storia di Conte questi gap sono stati colmati. Leao? Penso che piaccia un po’ a tutti, i grandi giocatori piacciono sempre».
Niente da fare. Conte è rimasto il sogno della tifoseria, in particolare della Curva Sud che aveva fatto intendere a maggio con comunicati e striscioni contro Lopetegui come il preferito fosse l’ex bandiera della Juventus. Anzi, come si è scoperto dalle intercettazioni dell’inchiesta “Doppia Curva”, il leader della Sud Luca Lucci, oggi in carcere, aveva spiegato in modi duri alla figura storica della Curva, il “Barone”, come gli ultras stessero «premendo, stiamo premendo per Conte... ma sto facendo, sto facendo da 4 giorni robe con il Milan e mi vai a dire (in un’intervista, ndr) De Zerbi?». Stasera dai 72mila di San Siro arriveranno probabilmente fi schi per Conte, ma chissà. Di sicuro nei mesi scorsi non se le sono mandate a dire Ibrahimovic - ieri a Milanello per la rifi nitura - e lo stesso Conte. Zlatan il 13 giugno, quando annunciò Fonseca, parlò così: «Al Milan serve un allenatore, non un manager. Di Conte non ne abbiamo discusso perché con i criteri che avevamo, non era quello che cercavamo». Probabilmente troppo ingombrante la fi gura di Antonio per questo Milan, come spiegò senza giri di parole lo stesso Conte il 26 giugno, giorno della sua presentazione al Napoli: «Io rispetto tutti, non ricordo bene cosa abbia detto Ibra. Io mi considero un manager: da un punto di vista tecnico, gestionale, nell’allenamento, voglio avere voce in capitolo. Magari da qualche altra parte questo può dare fastidio». Arriva Conte, lo spacca San Siro.
Eppure Conte un pensiero alla squadra rossonera lo aveva fatto e come. Perché è vero che il Napoli lo aveva iniziato a cercare già in autunno per prendere il posto di Rudi Garcia, ma dopo l’esperienza al Tottenham, Antonio non voleva entrare in corsa e aspettare il progetto giusto. Che Conte sperasse però in una chiamata del Milan lo si è capito poi meglio il 13 maggio, ovvero una ventina di giorni prima della firma del contratto col Napoli (5 giugno), quando il suo storico vice, Christian Stellini - suo secondo anche oggi in azzurro - era intervenuto a TeleLombardia: «Tutte le grandi squadre, come il Milan, possono diventare dei progetti adatti a Conte: non c’è nessuna preclusione da parte di nessuno. Poi come fai a non associare una grande squadra a grandi allenatori? Il Milan è una squadra forte, che è seconda in classifi ca. Certo che c’è un gap con l’Inter da colmare, Pioli ha fatto grandissime cose e nella storia di Conte questi gap sono stati colmati. Leao? Penso che piaccia un po’ a tutti, i grandi giocatori piacciono sempre».
Niente da fare. Conte è rimasto il sogno della tifoseria, in particolare della Curva Sud che aveva fatto intendere a maggio con comunicati e striscioni contro Lopetegui come il preferito fosse l’ex bandiera della Juventus. Anzi, come si è scoperto dalle intercettazioni dell’inchiesta “Doppia Curva”, il leader della Sud Luca Lucci, oggi in carcere, aveva spiegato in modi duri alla figura storica della Curva, il “Barone”, come gli ultras stessero «premendo, stiamo premendo per Conte... ma sto facendo, sto facendo da 4 giorni robe con il Milan e mi vai a dire (in un’intervista, ndr) De Zerbi?». Stasera dai 72mila di San Siro arriveranno probabilmente fi schi per Conte, ma chissà. Di sicuro nei mesi scorsi non se le sono mandate a dire Ibrahimovic - ieri a Milanello per la rifi nitura - e lo stesso Conte. Zlatan il 13 giugno, quando annunciò Fonseca, parlò così: «Al Milan serve un allenatore, non un manager. Di Conte non ne abbiamo discusso perché con i criteri che avevamo, non era quello che cercavamo». Probabilmente troppo ingombrante la fi gura di Antonio per questo Milan, come spiegò senza giri di parole lo stesso Conte il 26 giugno, giorno della sua presentazione al Napoli: «Io rispetto tutti, non ricordo bene cosa abbia detto Ibra. Io mi considero un manager: da un punto di vista tecnico, gestionale, nell’allenamento, voglio avere voce in capitolo. Magari da qualche altra parte questo può dare fastidio». Arriva Conte, lo spacca San Siro.
