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Paolo Condò a Repubblica:"Al di là dell’abiura di tutte le bel- le idee di gioco e atteggiamento che hanno portato al Milan l’ultimo scudetto, e in generale tre stagioni di crescita a petto in fuori, il calcolo che spinge Pioli a rinunciare all’intero primo tempo — e a una ripresa comunque gracile — gli costa anche il rendimento dei pilastri superstiti (Tonali, Theo, Giroud e il Leao trattenuto) e, se stasera la Lazio non perderà a Verona, l’uscita dal quartetto Champions. La china è pericolosa perché ieri il migliore è stato Tatarusanu, eppure; perché De Ketelaere non ha nemmeno visto il campo, eppure; perché la di- fesa a 5 è l’espediente più antitetico rispetto al dna del Milan, eppure. Gli “eppure” stanno lì a significare che malgrado le varie “concessioni” non c’è stata partita, e la vittoria dell’Inter non supera numercamente il semplice 1-0 per una serie di episodi, dalle buone parate del portiere sotto accusa al fuorigioco molecolare che ha impedito a Lautaro la meritata doppietta. Quando si parla della crisi di Milano si pratica un’ingiustizia, perché pur volando molto più basso del Napoli, Inzaghi sta riempiendo la sua stagione: la Supercoppa, lo scalpo del Barça in Champions, la semifinale di Coppa Italia con la Juve, il secondo posto consolidato in campionato. In più il convincente spezzone di Lukaku annuncia un’interessante primavera europea. No, una metà di Milano non è affatto in crisi.
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