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Il Milan, inteso come parco giocatori e allenatore, vive una situazione sospesa da diverse stagioni. Da una parte del filo c'è un passato glorioso, reso ancora più "pesante" da sopportare perchè i successi mondiali sono relativamente recenti, dall'altro un futuro tutto da scrivere.
In questo momento sono una squadra troppo grande (nome, fatturato, storia) per lottare a metà classifica ma ancora troppo piccola per lottare con le prime della classifica. Questa è una situazione di equilibrio molto precaria, smarginare da una parte o dall'altra è una questione di dettagli. Un gruppo di ragazzi anche molto giovani, un tecnico in difficoltà e privo di esperienza, un passato ingombrante che ogni giorno si presenta nei corridoi di Milanello. Questo siamo, adesso.
La componente psicologica è fondamentale. Testa a posto ma condizione fisica media ti permette di tenere 70/80 minuti anche se non sei al 100%, per contro una psicologia fragile e gambe che non rispondono portano alla confusione e all'impossibilità di ragionare in modo lucido. Siamo costretti, per una serie di motivi anche extra sportivi, a raggiungere l'obiettivo del quarto posto ma non siamo ancora pronti dal punto di vista emotivo e nervoso a farlo, intrappolati in una maglia e in colori così carichi di significato da risultare quasi insopportabili, come quei maglioni d'inverno di lana grezza che la mamma ci faceva indossare negli anni '80.
Il tifoso poi, abituato ad un livello molto alto, è frustrato e trasforma le sue emozioni in rabbia, così da risultare impulsivo e frenetico (sia chiaro, succede a tutti quelli che hanno una passione vera). Non è importante ma necessario, il calcio, e la spinta che dovrebbe aiutare i ragazzi si trasforma inevitabilmente in altra pressione.
Li capisco, per lavoro devo spesso avere a che fare con situazioni mentali molto fragili, con persone che non riescono a vincere il loro demone e a realizzarsi.
Come se ne esce? Con una iniezione di fiducia e consapevolezza. Ecco perchè ritengo che se riuscissimo a pareggiare o vincere a Torino (si può, in fin dei conti siamo 11 contro 11 seppur in condizioni base e mentali differenti) saremo i favoriti per i primi posti. Una scossa emotiva di tale portata riuscirebbe probabilmente a costruire una sorta di "io positivo" negli elementi che caratterialmente sono molto fragili, compreso il nostro allenatore.
Ecco perchè la gara di sabato rappresenta un punto di svolta potenziale molto di più della gara con la Lazio. I valori base, allo "Stadium", saranno sbilanciati mentre contro la squadra di Simone Inzaghi già sappiamo che più o meno siamo allo stesso livello.
Serve almeno un punto per svoltare, così come sarebbe servito almeno un pareggio nel derby. Quello è andato, l'altro speriamo arrivi, è tutta in quei 90' la nostra stagione.
In questo momento sono una squadra troppo grande (nome, fatturato, storia) per lottare a metà classifica ma ancora troppo piccola per lottare con le prime della classifica. Questa è una situazione di equilibrio molto precaria, smarginare da una parte o dall'altra è una questione di dettagli. Un gruppo di ragazzi anche molto giovani, un tecnico in difficoltà e privo di esperienza, un passato ingombrante che ogni giorno si presenta nei corridoi di Milanello. Questo siamo, adesso.
La componente psicologica è fondamentale. Testa a posto ma condizione fisica media ti permette di tenere 70/80 minuti anche se non sei al 100%, per contro una psicologia fragile e gambe che non rispondono portano alla confusione e all'impossibilità di ragionare in modo lucido. Siamo costretti, per una serie di motivi anche extra sportivi, a raggiungere l'obiettivo del quarto posto ma non siamo ancora pronti dal punto di vista emotivo e nervoso a farlo, intrappolati in una maglia e in colori così carichi di significato da risultare quasi insopportabili, come quei maglioni d'inverno di lana grezza che la mamma ci faceva indossare negli anni '80.
Il tifoso poi, abituato ad un livello molto alto, è frustrato e trasforma le sue emozioni in rabbia, così da risultare impulsivo e frenetico (sia chiaro, succede a tutti quelli che hanno una passione vera). Non è importante ma necessario, il calcio, e la spinta che dovrebbe aiutare i ragazzi si trasforma inevitabilmente in altra pressione.
Li capisco, per lavoro devo spesso avere a che fare con situazioni mentali molto fragili, con persone che non riescono a vincere il loro demone e a realizzarsi.
Come se ne esce? Con una iniezione di fiducia e consapevolezza. Ecco perchè ritengo che se riuscissimo a pareggiare o vincere a Torino (si può, in fin dei conti siamo 11 contro 11 seppur in condizioni base e mentali differenti) saremo i favoriti per i primi posti. Una scossa emotiva di tale portata riuscirebbe probabilmente a costruire una sorta di "io positivo" negli elementi che caratterialmente sono molto fragili, compreso il nostro allenatore.
Ecco perchè la gara di sabato rappresenta un punto di svolta potenziale molto di più della gara con la Lazio. I valori base, allo "Stadium", saranno sbilanciati mentre contro la squadra di Simone Inzaghi già sappiamo che più o meno siamo allo stesso livello.
Serve almeno un punto per svoltare, così come sarebbe servito almeno un pareggio nel derby. Quello è andato, l'altro speriamo arrivi, è tutta in quei 90' la nostra stagione.