Come ho preso le cessioni illustri? Mi hanno allontanato dal calcio. Anzi, per essere più preciso, mi hanno fatto perdere il romanticismo e la purezza infantili che ancora mi legavano ai calciatori.
Avevo 21 anni quando Sheva è partito, ed era la prima volta che uno dei miei eroi veniva ceduto. Altri se n'erano già andati ma per ragioni di età. Con Sheva fu diverso, la fine di un'illusione.
Ero grande e quindi razionalmente consapevole dei meccanismi del calcio e del mercato, ero un superappassionato di calcio mercato e fantasticavo spesso di improbabili campagne di acquisti/cessioni, mi drogavo di Scudetto/Championship Manager, ma provarlo sulla mia pelle e, soprattutto, sul mio cuore, fu molto difficile.
Mi salvarono due cose: Kakà e calciopoli. Kakà perché era il mio preferito ancora più di Sheva, calciopoli perché mi diede una grossa spinta motivazionale. Non c'era tempo per piangersi addosso, dovevamo riconquistarci la dignità perduta: la Juve aveva rubato per anni scudetti a noi, ma anche noi eravamo stati giudicati colpevoli.
Odiavo l'Inter.
Vincere la Champions l'anno del loro primo scudetto fu qualcosa di incredibile.
Nel gennaio 2009, quando Kakà pareva vicinissimo al City, ammetto di aver pianto e di essere uscito di casa per distrarmi da Milanworld e da tutti i siti di calciomercato. Non esistevano ancora gli smartphone, o se esistevano io ne ero sprovvisto: in ogni caso, fu l'unico modo per allontanare l'ossessione.
La sua permanenza cambiò poco: ormai qualcosa si era rotto.
Nei restanti sei mesi provai ad attaccarmi al Papero. Fu un po' come quando superi una grossa crisi con la tua ragazza e anche se l'avete sistemata, anche che sembra che tutto sia passato, senti che non sei più felice come prima, che la favola è finita, e ti prepari lentamente all'addio. E' solo questione di tempo.
Con l'addio di Kakà per me l'epoca degli innamoramenti è finita. Pato è stato l'unico a cui mi sia davvero affezionato.
Con tutti gli altri, Thiago e Ibra compresi, il rapporto è stato più freddo, professionale. L'irrazionalità e la passione per i giocatori non c'erano più, solo per il Milan.