Ma si, come ti dicevo il loro problema è nell’ordine della percezione della realtà. Lo scorso anno, quando eravamo nella melma totale, in questo periodo, dicevano che dovevamo diventare nei loro confronti ciò che il Toro è nei confronti della Juve. E altri dicevano che in realtà lo siamo quasi sempre stati, nei loro confronti. Cioè, altri dicevano che noi siamo quasi sempre stati nella storia il Torino rispetto alla Juve, se paragonati a loro, e che loro sono da sempre la prima squadra di Milano.
Ripeto: alcuni di loro hanno seri problemi a distinguere la fantasia dalla realtà. E più che un problema a distinguere la fantasia dalla realtà, ora che ci penso, è un problema di conflitto tra io e super io. Questo perché, fondamentalmente, gli interisti si possono riassumere in un concetto: complesso di inferiorità.
Tifano una squadra che è la seconda squadra per importanza nella città di Milano, e bada bene, lo sanno benissimo anche loro.
Non c'è minimamente paragone, per titoli, trofei, storia, blasone, squadre leggendarie, allenatori, presidenti, campagne europee, fenomeni passati in squadra, numero di tifosi, notorietà all'estero.
Sono l'archetipo della "seconda squadra" di una città. Sono il Chievo rispetto al Verona, l'Everton rispetto al Liverpool, il Betis rispetto al Siviglia, l’Espanyol rispetto al Barcellona, l’Atletico Madrid rispetto al Real Madrid, il Manchester City rispetto al Manchester United. E ripeto, lo sanno benissimo.
Solo che non possono ammetterlo a se stessi, quindi vai di sfottò sulla serie B, di glorificazione del triplete e altre baggianate da bauscia che ostenta una spocchia nei nostri confronti francamente ridicola (i gobbi ad esempio, sebbene tifino un club che è il peggio del peggio del peggio, anche quando eravamo nella melma, hanno sempre ammesso la superiorità del blasone internazionale del Milan, e non hanno mai parlato di noi con il disprezzo e il senso di superiorità che ostentano alcuni interisti, loro invece fanno i bauscia quando manco in Italia ci sono superiori, figuriamoci a livello internazionale).
Ma la realtà purtroppo per loro è un'altra, loro giocano a fare gli sbruffoni ma sono ben consci della nostra superiorità.
Non esiste interista al mondo che non sappia di essere secondo al Milan. Come ciascuno di essi elabori questo dato, che è ineluttabile come la forza di gravità ( purtroppo per loro), varia da caso a caso. E in alcuni casi, per l’appunto, sfocia in una negazione totale della realtà e nel rifugio in un mondo di fantasia nel quale l’Inter è da sempre la prima squadra di Milano. Però ricordati, anche chi fa lo sbruffone in tale maniera, purtroppo per lui, SA.
E questa consapevolezza, fratello, è più dolorosa di qualunque bidone sia passato in squadra da noi negli ultimi anni, di qualunque decimo, ottavo, sesto posto, di qualunque umiliazione sportiva e societaria.
E pensa cosa accadrebbe, al povero interista, se il povero BBilan straccione, con 200 miseri milioni di fatturato e un passivo quasi pari al medesimo dovesse, per disgrazia, vincere qualcosa d’importante prima della cessione. In altre parole, pensa a cosa accadrebbe se dovessimo vincere qualcosa d’importante mentre siamo in mano ad un fondo speculativo e loro in mano ad un colosso come Suning.
Interista che leggi (perché so che mi leggi, anzi, che mi/ci leggete), ho una cosa da dirti: non succede, ma se succede... Dio mio, se succede... ti consiglio di rifugiarti in Indocina e nasconderti in una ciotola di riso, anche se nemmeno li potrai essere sicuro di trovare rifugio dalle mie (anzi dalle nostre, anzi da quelle di tutto il mondo, sportivo e non) perculate.
Però essendo tu un circense dal lontano 1908, se non altro, nel far ridere (non che ora tu non faccia ridere, intendiamoci, intendo “nel far ridere persino più del solito”) potrai dire di aver ritrovato il tuo posto nel mondo, la tua “dimensione”. Ad ognuno il suo. Ognuno ha il diritto di trovare un senso alla propria esistenza, il proprio fine, quello che i greci chiamavano telos, e un circense per nascita, storia, DNA e vocazione può trovarlo nel fare ciò che è appunto nato per fare: ossia far ridere il prossimo.