In generale invido il tuo ottimismo, speriamo che gli acquirenti siano affidabili, malgrado le apparenze. Infatti il problema non è il closing che prima o poi arriverà, ma il dopo. Se il fallimento di questa operazione portasse allo scoperto acquirenti migliori non sarebbe un male, ecco perché a sto punto non so cosa augurarmi.
Non sono animato da nessun ottimismo, bado ai fatti ed alla logica deterministica di tutti i fenomeni economici. Non si può non vendere, il livello di indebitamento mangia ormai il patrimonio netto del club, in queste condizioni, in un paio di esercizi, qualunque intervento esterno non potrebbe non comportare una liquidazione di valori immobiliari e/o sportivi. Non conosco i nuovi soci, ma valuto che il livello di investimento programmato non può non comportare una dinamica espansiva, che contenga l'ondata di marea montante degli oneri finanziari. Direzioni? Stadio, rete commerciale protetta da misure vere, spinta allo sfruttamento di nuove tecnologie di comunicazione, nuovi mercati. E finanza, che, tu sai, significa leva uno. Quindi, basso indebitamento, autofinanziamento tramite equity e cessioni di pezzi di capitale, gestione virtuosa del patrimonio immobiliare. Chi compra il Milan, e non vuole immolarlo nel debito, deve sapere camminare sul fuoco. E spingerlo poi dentro il mercato, a fondo, e lasciare che esso lo alimenti. Chi farà questo, per legittimo interesse di lucro, e chi se ne gioverà, per legittimo interesse di lucro, è irrilevante. Larry Fink non esiste, lo sai, solo un esercito di formiche e seimila miliardi di dollari dietro di lui, ma se domattina lo chiamano per aprire un fondo speculativo che gestisca il Milan, gli vendo l'anima.
