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Prendo un paio di passaggi fondamentali dal libro di Carletto che mi hanno quasi commosso :
«L’estate 2003 è stata quella dello sbarco di un marziano. Un enfant prodige, nel parco giochi dei campioni d’Europa…»
Regina Brandao, psicologa ai tempi della Seleçao, quando lo incontrò per la prima volta: “Lo dissi subito ai dirigenti brasiliani che aveva qualcosa di speciale: la determinazione, l’autostima, la voglia di arrivare. Parlarci era meraviglioso, ti metteva di buon umore. A 14 anni lo convocarono nella selezione con i sedicenni. Aveva un bel carattere e nessuno se la prendeva quando Riki gli toglieva il posto: d’altronde, come fai ad arrabbiarti con uno tanto più dotato di te? ” Eh, appunto, come fai?
Carlo : " All’inizio per me stavamo parlando di un acquisto al buio, poiché non l’avevo mai visto, nemmeno in cassetta, e una punta di preoccupazione ovviamente c’era. Tutti mi dicevano la stessa cosa: “Si, ha delle potenzialità, però non è velocissimo. In italia potrebbe trovare difficoltà negli spazi stretti…” Non svelo i nomi dei miei informatori per evitare a tutti loro una brutta figura. Moggi poi da Torino iniziò a bombardare con battutine del tipo:”con quel nome lì in Italia è spacciato”, “non abbiamo voglia di Kakà”, “alla Juve siamo tutti stitici”… Era puro cabaret e mi venne un dubbio: stai a vedere che ha ragione Lucianone, e non sarebbe una novità.»
«Quando lo vidi la prima volta mi misi le mani nei capelli: occhialini, pettinatissimo, faccia da bravo ragazzo, solo non vedevo la cartella con i libri e la merendina. Oddio, abbiamo preso uno studente universitario. Benvenuto all’Erasmus.
Finalmente un bel giorno si presentò da noi per allenarsi. Prima domanda che avrei voluto fargli:’Hai avvertito papà e mamma che oggi non vai a scuola?’. Poi però è sceso in campo e… Apriti cielo. Ma apriti per davvero… Con il pallone tra i piedi era mostruoso. Uno dei giocatori più forti che abbia mai allenato.»
«Al primo contrasto si trovò di fronte Gattuso, che gli diede una spallata terrificante, ma non riuscì a rubargli il pallone. Rino la prese con estrema filosofia, allietandoci anche con un dolce pensiero, conseguente a quell’azione:”ma vaffancul!”. A modo suo stava promuovendo il suo nuovo compagno. Il quale, dopo aver tenuto il pallone, ha fatto un lancio di trenta metri, fregando anche Nesta che non riuscì a intercettarlo. “No, aspetta un attimo, c’è qualcosa che non va. Signore mio che calciatore ci hai spedito quaggiù?” Primo, secondo, quinto allenamento, sempre uguale. E ho pensato “Caro Moggi, sarà perché mangio tanto, ma a me piace Kakà!” Quando toglieva gli occhialini e infilava i mutandoni, diventava quello che non ti saresti mai aspettato: un fuoriclasse meraviglioso.»
Copyright dal libro di Carlo Ancelotti
«L’estate 2003 è stata quella dello sbarco di un marziano. Un enfant prodige, nel parco giochi dei campioni d’Europa…»
Regina Brandao, psicologa ai tempi della Seleçao, quando lo incontrò per la prima volta: “Lo dissi subito ai dirigenti brasiliani che aveva qualcosa di speciale: la determinazione, l’autostima, la voglia di arrivare. Parlarci era meraviglioso, ti metteva di buon umore. A 14 anni lo convocarono nella selezione con i sedicenni. Aveva un bel carattere e nessuno se la prendeva quando Riki gli toglieva il posto: d’altronde, come fai ad arrabbiarti con uno tanto più dotato di te? ” Eh, appunto, come fai?
Carlo : " All’inizio per me stavamo parlando di un acquisto al buio, poiché non l’avevo mai visto, nemmeno in cassetta, e una punta di preoccupazione ovviamente c’era. Tutti mi dicevano la stessa cosa: “Si, ha delle potenzialità, però non è velocissimo. In italia potrebbe trovare difficoltà negli spazi stretti…” Non svelo i nomi dei miei informatori per evitare a tutti loro una brutta figura. Moggi poi da Torino iniziò a bombardare con battutine del tipo:”con quel nome lì in Italia è spacciato”, “non abbiamo voglia di Kakà”, “alla Juve siamo tutti stitici”… Era puro cabaret e mi venne un dubbio: stai a vedere che ha ragione Lucianone, e non sarebbe una novità.»
«Quando lo vidi la prima volta mi misi le mani nei capelli: occhialini, pettinatissimo, faccia da bravo ragazzo, solo non vedevo la cartella con i libri e la merendina. Oddio, abbiamo preso uno studente universitario. Benvenuto all’Erasmus.
Finalmente un bel giorno si presentò da noi per allenarsi. Prima domanda che avrei voluto fargli:’Hai avvertito papà e mamma che oggi non vai a scuola?’. Poi però è sceso in campo e… Apriti cielo. Ma apriti per davvero… Con il pallone tra i piedi era mostruoso. Uno dei giocatori più forti che abbia mai allenato.»
«Al primo contrasto si trovò di fronte Gattuso, che gli diede una spallata terrificante, ma non riuscì a rubargli il pallone. Rino la prese con estrema filosofia, allietandoci anche con un dolce pensiero, conseguente a quell’azione:”ma vaffancul!”. A modo suo stava promuovendo il suo nuovo compagno. Il quale, dopo aver tenuto il pallone, ha fatto un lancio di trenta metri, fregando anche Nesta che non riuscì a intercettarlo. “No, aspetta un attimo, c’è qualcosa che non va. Signore mio che calciatore ci hai spedito quaggiù?” Primo, secondo, quinto allenamento, sempre uguale. E ho pensato “Caro Moggi, sarà perché mangio tanto, ma a me piace Kakà!” Quando toglieva gli occhialini e infilava i mutandoni, diventava quello che non ti saresti mai aspettato: un fuoriclasse meraviglioso.»
Copyright dal libro di Carlo Ancelotti