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Boteng a quotidiani unificati e il solito sindaco di Udine sui quotidiani in edicola oggi. Le dichiarazioni alla GDS al CorSport a Tuttosport Repubblica al CorSera
Boateng a Tuttosport
Sono passati undici anni dai fatti di razzismo di Pro Patria-Milan, con Kevin-Prince Boateng che lasciò il campo seguito da tutta la squadra. Le immagini di quel gesto fecero il giro del mondo. Oggi l’ex trequartista milanista, che svolge anche il ruolo di consulente del presidente Fifa Gianni Infantino in materia di razzismo e di salute mentale dei giocatori, torna a parlare di quanto accaduto a Maignan: «Non sono stati fatti passi in avanti. Se nel 2024 il portiere del Milan si trova a dover abbandonare il campo, vuol dire che non è cambiato nulla sul tema degli insulti razzisti. È una vergogna. Io capisco cos’ha provato. Sto collaborando con la Fifa per il problema del razzismo e per la salute mentale dei giocatori per dargli una mano perché tutti pensano che, siccome sono ricchi e famosi, i giocatori non abbiano problemi. Ne conosco tanti che soffrono di depressione: anche io ne ho sofferto, anche se non lo davo a vedere in campo».
Sarebbe importante che più giocatori trovassero il coraggio di fare gesti come quello di Maignan e non solo?
«Il problema è che parlano sempre e solo i giocatori di colore. Abbiamo bisogno di tutti. Perché se si parla della guerra in Ucraina o a Gaza, siamo in prima linea tutti a dire che son cose che devono smettere d’esistere. Anche sul razzismo c’è necessità che ci mettano la faccia tutti».
Ha sentito Maignan?
«Gli ho scritto due volte: una per dirgli che è fenomenale e una adesso dopo questo episodio. Ma non mi risponde mai... Sono passato di moda (ride ndr). Se lui vuole, io sono a sua disposizione per aiutarlo, perché so benissimo in che situazione è».
Vorrebbe incontrarlo per parlargli di persona?
«Io sono a disposizione. Penso che possa aver bisogno di una mano. Dobbiamo stargli vicino, perché non sai mai come affronti una situazione del genere. Appena torno da Sydney, sono disponibile a incontrarlo».
L’Udinese ha daspato a vita il primo tifoso identificato per i fatti di sabato sera.
«Un gesto molto importante, perché hanno agito senza aspettare nessuno. Devono essere appoggiati. Inoltre hanno segnato una linea di demarcazione fondamentale perché, adesso, chi farà meno di quello che hanno fatto loro, avrà sbagliato a livello di sanzioni».
Il 3-0 immediato potrebbe essere la mossa definitiva per debellare il problema del razzismo negli stadi?
«Se ci fosse questa regola, non lo farebbe più nessuno per non far perdere la squadra del cuore. Un turno a porte chiuse non serve a molto. Servono riscontri oggettivi con telecamere e microfoni per prendere subito chi fa queste cose e lasciarlo fuori dagli stadi per sempre».
Quanto può essere stato importante Ibrahimovic nel tenere calmo Maignan?
«Zlatan ha passato molti momenti del genere, ricevendo tanti insulti dai tifosi avversari che volevano disturbarlo. Lui è un uomo molto forte e ha messo la sua esperienza personale al servizio di Maignan. Ha una mentalità incredibile e avere una persona simile al tuo fianco ti aiuta tantissimo perché sai che ti puoi appoggiare a lui. Il suo ritorno al Milan è un fattore molto importante: per me è oggi la figura più importante dentro il club perché riesce a essere un bel collante tra squadra, allenatore e società».
Cosa direbbe al tifoso daspato?
«Che gli serve Gesù per cambiare».
Parlando di campo, rivede in Loftus-Cheek il primo Boateng?
«Ruben è fortissimo. Il campionato italiano è perfetto per lui. È un box-to-box fantastico, ma di Kevin-Prince ce n’è uno solo».
Boateng al CorSport:


Boateng a Tuttosport
Sono passati undici anni dai fatti di razzismo di Pro Patria-Milan, con Kevin-Prince Boateng che lasciò il campo seguito da tutta la squadra. Le immagini di quel gesto fecero il giro del mondo. Oggi l’ex trequartista milanista, che svolge anche il ruolo di consulente del presidente Fifa Gianni Infantino in materia di razzismo e di salute mentale dei giocatori, torna a parlare di quanto accaduto a Maignan: «Non sono stati fatti passi in avanti. Se nel 2024 il portiere del Milan si trova a dover abbandonare il campo, vuol dire che non è cambiato nulla sul tema degli insulti razzisti. È una vergogna. Io capisco cos’ha provato. Sto collaborando con la Fifa per il problema del razzismo e per la salute mentale dei giocatori per dargli una mano perché tutti pensano che, siccome sono ricchi e famosi, i giocatori non abbiano problemi. Ne conosco tanti che soffrono di depressione: anche io ne ho sofferto, anche se non lo davo a vedere in campo».
Sarebbe importante che più giocatori trovassero il coraggio di fare gesti come quello di Maignan e non solo?
«Il problema è che parlano sempre e solo i giocatori di colore. Abbiamo bisogno di tutti. Perché se si parla della guerra in Ucraina o a Gaza, siamo in prima linea tutti a dire che son cose che devono smettere d’esistere. Anche sul razzismo c’è necessità che ci mettano la faccia tutti».
Ha sentito Maignan?
«Gli ho scritto due volte: una per dirgli che è fenomenale e una adesso dopo questo episodio. Ma non mi risponde mai... Sono passato di moda (ride ndr). Se lui vuole, io sono a sua disposizione per aiutarlo, perché so benissimo in che situazione è».
Vorrebbe incontrarlo per parlargli di persona?
«Io sono a disposizione. Penso che possa aver bisogno di una mano. Dobbiamo stargli vicino, perché non sai mai come affronti una situazione del genere. Appena torno da Sydney, sono disponibile a incontrarlo».
L’Udinese ha daspato a vita il primo tifoso identificato per i fatti di sabato sera.
«Un gesto molto importante, perché hanno agito senza aspettare nessuno. Devono essere appoggiati. Inoltre hanno segnato una linea di demarcazione fondamentale perché, adesso, chi farà meno di quello che hanno fatto loro, avrà sbagliato a livello di sanzioni».
Il 3-0 immediato potrebbe essere la mossa definitiva per debellare il problema del razzismo negli stadi?
«Se ci fosse questa regola, non lo farebbe più nessuno per non far perdere la squadra del cuore. Un turno a porte chiuse non serve a molto. Servono riscontri oggettivi con telecamere e microfoni per prendere subito chi fa queste cose e lasciarlo fuori dagli stadi per sempre».
Quanto può essere stato importante Ibrahimovic nel tenere calmo Maignan?
«Zlatan ha passato molti momenti del genere, ricevendo tanti insulti dai tifosi avversari che volevano disturbarlo. Lui è un uomo molto forte e ha messo la sua esperienza personale al servizio di Maignan. Ha una mentalità incredibile e avere una persona simile al tuo fianco ti aiuta tantissimo perché sai che ti puoi appoggiare a lui. Il suo ritorno al Milan è un fattore molto importante: per me è oggi la figura più importante dentro il club perché riesce a essere un bel collante tra squadra, allenatore e società».
Cosa direbbe al tifoso daspato?
«Che gli serve Gesù per cambiare».
Parlando di campo, rivede in Loftus-Cheek il primo Boateng?
«Ruben è fortissimo. Il campionato italiano è perfetto per lui. È un box-to-box fantastico, ma di Kevin-Prince ce n’è uno solo».
Boateng al CorSport:



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