Albertini:"Le litigate con gli allenatori. Milan, mancano due acquisti".

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Albertini alla GDS sul suo passato e sul Milan del presente:"

Le vittorie più belle?

«Quelle del ‘94 e lo scudetto del ‘99: talmente inaspettato che fe- steggiammo per dieci giorni».

La partita indimenticabile? «La finale di Atene, 4-0 al Barcellona, e un 3-3 sempre col Barça a San Siro, doppietta di Albertini».

La partita che rigiocherebbe? «La finale di Champions col Marsiglia nel ‘93 quella di Euro 2000».

I compagni più forti? «Van Basten e Maldini».

Gli avversari? «Ronaldo il Fenomeno e Zidane».

Il partner ideale? «Cito quelli con cui ho giocato di più. Rijkaard, straordinario, Desailly, col quale formavo una gran coppia, e Boban: meno continuo, ma il più completo in assoluto».

Gli amici? «Maldini, Costacurta e Ambrosi- ni: quando ci sentiamo sembra di stare ancora in squadra insieme. E poi Sheva e Puyol».

Litigate taciute? «Ho un piccolo record, penso di aver litigato praticamente con tutti i miei tecnici. Sacchi, Capello, Mancini, Trapattoni, Cesare Maldini... Non ero spigoloso, ma quando nasceva un problema chiarivo discutendo. Noi due soli nello spogliatoio. Poi uscivo e tornavo ad allenarmi».

Lo scontro più duro? «Con Ancelotti. Una volta gli dissi “Non voglio fare l’allenatore perché non vorrei diventare come te”. Ovviamente tutto chiarito. Carlo è il numero uno, è stato il mio maestro, a 20 anni andavo a pranzo da lui e mi trattava come un fratello. La sofferenza passa, l’aver sofferto mai: meglio discutere e risolvere che covare ranco-e».

Lei e il Milan: chi ha avuto di più? «Il Milan mi ha fatto crescere come calciatore e come uomo. Mi ha visto entrare cucciolo e mi ha salutato 30enne affermato, sposato, padre. Io, insieme ai compagni, ho dato credibilità al progetto: abbiamo creato un senso di appartenenza fondamentale per arrivare in cima al mondo. Circa 15 di noi erano milanesi cresciuti nel settore giovanile, io mi portavo il problema a casa, non so se mi spiego... Che orgoglio».

Il Milan debutta domani sera, nel giorno del suo compleanno. «E contro la Samp, la squadra a cui ho segnato più gol in carriera, 5... (risata, ndr)».

Che regalo chiede?«Di stupirmi ancora. Mi aspetto una squadra spavalda anche in Champions, come l’Atalanta di questi anni».

Sarà scudetto per 7 sorelle? «Sarà un campionato incerto. Juve e Inter sono leggermente davanti, ma tutto è possibile. Il Milan, per vincere, dovrà ripetere una stagione straordinaria».

Convinto dal loro mercato? «Si sono mossi bene, ma spero non sia finita qui. Mancano un trequartista e un mediano».

Ibra e Giroud possono coesistere? «Per spezzoni di partita».

Florenzi e Calabria? «Sì, Florenzi può giocare in più posizioni».

Bennacer veste il 4 di Albertini. «Caratteristiche diverse, ma ottimo giocatore».

Per Kessie vale la pena fare uno sforzo economico? «Il mercato lo fanno sempre più le scadenze di contratto...».

Tonali si è ridotto lo stipendio pur di restare. «La leggo come scelta ambiziosa: se ho paura di non impormi, mi tengo l’ingaggio che ho. Lui invece ha deciso diversamente».

Pellegri è il nome giusto? «Bisogna iniziare a costruire qualcosa per il dopo Ibra, no?».
 
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Albertini alla GDS sul suo passato e sul Milan del presente:"

Le vittorie più belle?

«Quelle del ‘94 e lo scudetto del ‘99: talmente inaspettato che fe- steggiammo per dieci giorni».

La partita indimenticabile? «La finale di Atene, 4-0 al Barcellona, e un 3-3 sempre col Barça a San Siro, doppietta di Albertini».

La partita che rigiocherebbe? «La finale di Champions col Marsiglia nel ‘93 quella di Euro 2000».

I compagni più forti? «Van Basten e Maldini».

Gli avversari? «Ronaldo il Fenomeno e Zidane».

Il partner ideale? «Cito quelli con cui ho giocato di più. Rijkaard, straordinario, Desailly, col quale formavo una gran coppia, e Boban: meno continuo, ma il più completo in assoluto».

Gli amici? «Maldini, Costacurta e Ambrosi- ni: quando ci sentiamo sembra di stare ancora in squadra insieme. E poi Sheva e Puyol».

Litigate taciute? «Ho un piccolo record, penso di aver litigato praticamente con tutti i miei tecnici. Sacchi, Capello, Mancini, Trapattoni, Cesare Maldini... Non ero spigoloso, ma quando nasceva un problema chiarivo discutendo. Noi due soli nello spogliatoio. Poi uscivo e tornavo ad allenarmi».

Lo scontro più duro? «Con Ancelotti. Una volta gli dissi “Non voglio fare l’allenatore perché non vorrei diventare come te”. Ovviamente tutto chiarito. Carlo è il numero uno, è stato il mio maestro, a 20 anni andavo a pranzo da lui e mi trattava come un fratello. La sofferenza passa, l’aver sofferto mai: meglio discutere e risolvere che covare ranco-e».

Lei e il Milan: chi ha avuto di più? «Il Milan mi ha fatto crescere come calciatore e come uomo. Mi ha visto entrare cucciolo e mi ha salutato 30enne affermato, sposato, padre. Io, insieme ai compagni, ho dato credibilità al progetto: abbiamo creato un senso di appartenenza fondamentale per arrivare in cima al mondo. Circa 15 di noi erano milanesi cresciuti nel settore giovanile, io mi portavo il problema a casa, non so se mi spiego... Che orgoglio».

Il Milan debutta domani sera, nel giorno del suo compleanno. «E contro la Samp, la squadra a cui ho segnato più gol in carriera, 5... (risata, ndr)».

Che regalo chiede?«Di stupirmi ancora. Mi aspetto una squadra spavalda anche in Champions, come l’Atalanta di questi anni».

Sarà scudetto per 7 sorelle? «Sarà un campionato incerto. Juve e Inter sono leggermente davanti, ma tutto è possibile. Il Milan, per vincere, dovrà ripetere una stagione straordinaria».

Convinto dal loro mercato? «Si sono mossi bene, ma spero non sia finita qui. Mancano un trequartista e un mediano».

Ibra e Giroud possono coesistere? «Per spezzoni di partita».

Florenzi e Calabria? «Sì, Florenzi può giocare in più posizioni».

Bennacer veste il 4 di Albertini. «Caratteristiche diverse, ma ottimo giocatore».

Per Kessie vale la pena fare uno sforzo economico? «Il mercato lo fanno sempre più le scadenze di contratto...».

Tonali si è ridotto lo stipendio pur di restare. «La leggo come scelta ambiziosa: se ho paura di non impormi, mi tengo l’ingaggio che ho. Lui invece ha deciso diversamente».

Pellegri è il nome giusto? «Bisogna iniziare a costruire qualcosa per il dopo Ibra, no?».
Grande Demetrio.
 
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