Ci sono due equivoci gravi nella testa confusa di Ilaria D'Amico.
1: ho fatto un percorso con lo sport
Ma quando mai? Condurre trasmissioni sportive, per altro male visto che ha espresso come unico concetto l'intercalare "ehhhhhhhhhhhhhh" quando regolarmente si incarta e non sa cosa è previsto nella scaletta, non vuol dire affatto occuparsi di sport.
Per occuparsi di sport bisogna avere un pensiero, bisogna analizzare e capire cosa si sta vedendo e di cosa si sta parlando, non preoccuparsi dell'outfit e delle luci di scena sparate sulla faccia per far scomparire le rughe, che invece la povera Carolina Morace che almeno ci prova a parlare di calcio ha tutte in bella vista.
2: ho sdoganato il ruolo della donna in ambiente maschilista
Questa poi le batte tutte, ma quando mai? Lei è né più né meno come un Antonella Clerici o una Simona Ventura, che iniziando la carriera da giornaliste sportive sono poi finite a condurre Sanremo o a fare la soubrette, come pure la sua "sdoganata" Diletta Leotta. E Mai Dire Gol o La prova del cuoco sono esattamente alla stregua di Campioni col Cervia, altro che sport.
Carolina Morace parlava di calcio su Telemontecarlo 30 anni fa, e non ha mai avuto bisogno di andare a condurre Sanremo o di condurre talk show di attualità.
Se Ilaria vuole auto-convincersi di aver condotto trasmissioni sportive perché competente e preparata e non perché in qualche modo (misteri) attraente e dal bell'aspetto, libera di farlo. Ma almeno ci risparmi la pantomima, perché proprio Sky per altro perpetua un allucinante vizio maschilista di quel mondo, affidando rigorosamente le telecronache e gli approfondimenti del calcio femminile a donne. Ma guarda un po', come mai non Caressa, Compagnoni, Bergomi o Adani?
Non c'è niente di peggio del femminismo di donne inconsapevolmente succube ed alimentatrici del peggior maschilismo.
