Vercellone:"Milan, azienda poliedrica. Bisogna guardare oltre".

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Pier Donato Vercellone, responsabile della Comunicazone del Milan, a Forbes:"Attraverso la costruzione di una strategia di comunicazione e una narrativa che possano contribuire a considerare il Milan tra i club calcistici con la migliore reputazione al mondo”. Un’asticella fissata in alto, soprattutto in considerazione del rimodellamento delle relazioni interpersonali al quale si è stati costretti durante la pandemia ancora in corso.

"Nessun settore come questo mette alla prova la capacità e la preparazione di una struttura dedicata alla comunicazione. La gestione equilibrata della passione e dell’emotività, la capacità di attivare una comunicazione resiliente, maneggiando con cura i backlash e gli up&down nel mondo del calcio, sono elementi fondamentali per poter preservare la reputazione del club. Nessun settore come il calcio catalizza le passioni e le attenzioni di milioni di persone. Si trova costantemente sotto la lente di ingrandimento di media, stakeholder e milioni di tifosi”.

"Il calcio europeo in effetti sembra offrire una grande opportunità a chi è pronto a investire e forse anche a rischiare. Ovviamente, per riuscire a generare valore, bisogna anche lavorare sulla trasformazione della cultura organizzativa, sviluppando componenti ancora poco considerate fino ad oggi, ma straordinariamente rilevanti in un’ottica di evoluzione dell’economia globale. Come gli elementi valoriali correlati agli Esg, alla sostenibilità e alle dimensioni reputazionali. In Ac Milan abbiamo l’obiettivo di arrivare a essere percepiti come un brand sportivo con un’elevata reputazione globale, considerato innovativo e all’avanguardia, esprimendo una visione del calcio, dentro e fuori il terreno di gioco, che possiamo considerare ‘progressista’”.

"Un club come il Milan deve anche “avere la capacità di diventare un’azienda poliedrica e versatile, che sappia costruire la propria narrativa partendo da tante angolature differenti, stimolando le interazioni con altri settori, e intercettando gli interessi delle nuove generazioni. Il calcio è pura passione e legame emotivo, presupposti essenziali per una narrazione coinvolgente e accattivante. Ma dobbiamo avere la consapevolezza che, più che in altri ambiti, c’è bisogno di canalizzare tutta questa emotività, per strutturare un percorso che sia efficace nel medio-lungo termine, integrando i molteplici touchpoints, strumenti e canali, su scala globale”.

"Per un professionista della comunicazione è un’esperienza affascinante e entusiasmante, che permette di sviluppare tutte le proprie competenze e soft skill. Cercavo proprio questo, un completamento e una sintesi del patrimonio di esperienze che ho accumulato, una rigenerazione totale della mia cultura manageriale, una crescita esponenziale in termini di evoluzione del mio profilo. Nel calcio non basta essere considerati un lovemark perché a proprio modo tutti i marchi tendono a volerlo diventare. Per poter primeggiare bisogna essere capaci di fare innamorare più persone possibili attraverso modalità, approcci culturali e dinamiche di relazione differenti tra di loro. Ma, soprattutto, bisogna avere una ‘sensibilità aumentata’ per mantenere vivo il legame emotivo. Bisogna proiettarsi in avanti, senza timori, verso il futuro. Guardando oltre, con grande amore”.

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Pier Donato Vercellone, responsabile della Comunicazone del Milan, a Forbes:"Attraverso la costruzione di una strategia di comunicazione e una narrativa che possano contribuire a considerare il Milan tra i club calcistici con la migliore reputazione al mondo”. Un’asticella fissata in alto, soprattutto in considerazione del rimodellamento delle relazioni interpersonali al quale si è stati costretti durante la pandemia ancora in corso.

"Nessun settore come questo mette alla prova la capacità e la preparazione di una struttura dedicata alla comunicazione. La gestione equilibrata della passione e dell’emotività, la capacità di attivare una comunicazione resiliente, maneggiando con cura i backlash e gli up&down nel mondo del calcio, sono elementi fondamentali per poter preservare la reputazione del club. Nessun settore come il calcio catalizza le passioni e le attenzioni di milioni di persone. Si trova costantemente sotto la lente di ingrandimento di media, stakeholder e milioni di tifosi”.

"Il calcio europeo in effetti sembra offrire una grande opportunità a chi è pronto a investire e forse anche a rischiare. Ovviamente, per riuscire a generare valore, bisogna anche lavorare sulla trasformazione della cultura organizzativa, sviluppando componenti ancora poco considerate fino ad oggi, ma straordinariamente rilevanti in un’ottica di evoluzione dell’economia globale. Come gli elementi valoriali correlati agli Esg, alla sostenibilità e alle dimensioni reputazionali. In Ac Milan abbiamo l’obiettivo di arrivare a essere percepiti come un brand sportivo con un’elevata reputazione globale, considerato innovativo e all’avanguardia, esprimendo una visione del calcio, dentro e fuori il terreno di gioco, che possiamo considerare ‘progressista’”.

"Un club come il Milan deve anche “avere la capacità di diventare un’azienda poliedrica e versatile, che sappia costruire la propria narrativa partendo da tante angolature differenti, stimolando le interazioni con altri settori, e intercettando gli interessi delle nuove generazioni. Il calcio è pura passione e legame emotivo, presupposti essenziali per una narrazione coinvolgente e accattivante. Ma dobbiamo avere la consapevolezza che, più che in altri ambiti, c’è bisogno di canalizzare tutta questa emotività, per strutturare un percorso che sia efficace nel medio-lungo termine, integrando i molteplici touchpoints, strumenti e canali, su scala globale”.

"Per un professionista della comunicazione è un’esperienza affascinante e entusiasmante, che permette di sviluppare tutte le proprie competenze e soft skill. Cercavo proprio questo, un completamento e una sintesi del patrimonio di esperienze che ho accumulato, una rigenerazione totale della mia cultura manageriale, una crescita esponenziale in termini di evoluzione del mio profilo. Nel calcio non basta essere considerati un lovemark perché a proprio modo tutti i marchi tendono a volerlo diventare. Per poter primeggiare bisogna essere capaci di fare innamorare più persone possibili attraverso modalità, approcci culturali e dinamiche di relazione differenti tra di loro. Ma, soprattutto, bisogna avere una ‘sensibilità aumentata’ per mantenere vivo il legame emotivo. Bisogna proiettarsi in avanti, senza timori, verso il futuro. Guardando oltre, con grande amore”.

Ormai siamo nelle mani di tutti questi colletti bianchi che non sanno se il pallone sia tondo o quadrato.
 

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Pier Donato Vercellone, responsabile della Comunicazone del Milan, a Forbes:"Attraverso la costruzione di una strategia di comunicazione e una narrativa che possano contribuire a considerare il Milan tra i club calcistici con la migliore reputazione al mondo”. Un’asticella fissata in alto, soprattutto in considerazione del rimodellamento delle relazioni interpersonali al quale si è stati costretti durante la pandemia ancora in corso.

"Nessun settore come questo mette alla prova la capacità e la preparazione di una struttura dedicata alla comunicazione. La gestione equilibrata della passione e dell’emotività, la capacità di attivare una comunicazione resiliente, maneggiando con cura i backlash e gli up&down nel mondo del calcio, sono elementi fondamentali per poter preservare la reputazione del club. Nessun settore come il calcio catalizza le passioni e le attenzioni di milioni di persone. Si trova costantemente sotto la lente di ingrandimento di media, stakeholder e milioni di tifosi”.

"Il calcio europeo in effetti sembra offrire una grande opportunità a chi è pronto a investire e forse anche a rischiare. Ovviamente, per riuscire a generare valore, bisogna anche lavorare sulla trasformazione della cultura organizzativa, sviluppando componenti ancora poco considerate fino ad oggi, ma straordinariamente rilevanti in un’ottica di evoluzione dell’economia globale. Come gli elementi valoriali correlati agli Esg, alla sostenibilità e alle dimensioni reputazionali. In Ac Milan abbiamo l’obiettivo di arrivare a essere percepiti come un brand sportivo con un’elevata reputazione globale, considerato innovativo e all’avanguardia, esprimendo una visione del calcio, dentro e fuori il terreno di gioco, che possiamo considerare ‘progressista’”.

"Un club come il Milan deve anche “avere la capacità di diventare un’azienda poliedrica e versatile, che sappia costruire la propria narrativa partendo da tante angolature differenti, stimolando le interazioni con altri settori, e intercettando gli interessi delle nuove generazioni. Il calcio è pura passione e legame emotivo, presupposti essenziali per una narrazione coinvolgente e accattivante. Ma dobbiamo avere la consapevolezza che, più che in altri ambiti, c’è bisogno di canalizzare tutta questa emotività, per strutturare un percorso che sia efficace nel medio-lungo termine, integrando i molteplici touchpoints, strumenti e canali, su scala globale”.
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"Per un professionista della comunicazione è un’esperienza affascinante e entusiasmante, che permette di sviluppare tutte le proprie competenze e soft skill. Cercavo proprio questo, un completamento e una sintesi del patrimonio di esperienze che ho accumulato, una rigenerazione totale della mia cultura manageriale, una crescita esponenziale in termini di evoluzione del mio profilo. Nel calcio non basta essere considerati un lovemark perché a proprio modo tutti i marchi tendono a volerlo diventare. Per poter primeggiare bisogna essere capaci di fare innamorare più persone possibili attraverso modalità, approcci culturali e dinamiche di relazione differenti tra di loro. Ma, soprattutto, bisogna avere una ‘sensibilità aumentata’ per mantenere vivo il legame emotivo. Bisogna proiettarsi in avanti, senza timori, verso il futuro. Guardando oltre, con grande amore”.
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Pier Donato Vercellone, responsabile della Comunicazone del Milan, a Forbes:"Attraverso la costruzione di una strategia di comunicazione e una narrativa che possano contribuire a considerare il Milan tra i club calcistici con la migliore reputazione al mondo”. Un’asticella fissata in alto, soprattutto in considerazione del rimodellamento delle relazioni interpersonali al quale si è stati costretti durante la pandemia ancora in corso.

"Nessun settore come questo mette alla prova la capacità e la preparazione di una struttura dedicata alla comunicazione. La gestione equilibrata della passione e dell’emotività, la capacità di attivare una comunicazione resiliente, maneggiando con cura i backlash e gli up&down nel mondo del calcio, sono elementi fondamentali per poter preservare la reputazione del club. Nessun settore come il calcio catalizza le passioni e le attenzioni di milioni di persone. Si trova costantemente sotto la lente di ingrandimento di media, stakeholder e milioni di tifosi”.

"Il calcio europeo in effetti sembra offrire una grande opportunità a chi è pronto a investire e forse anche a rischiare. Ovviamente, per riuscire a generare valore, bisogna anche lavorare sulla trasformazione della cultura organizzativa, sviluppando componenti ancora poco considerate fino ad oggi, ma straordinariamente rilevanti in un’ottica di evoluzione dell’economia globale. Come gli elementi valoriali correlati agli Esg, alla sostenibilità e alle dimensioni reputazionali. In Ac Milan abbiamo l’obiettivo di arrivare a essere percepiti come un brand sportivo con un’elevata reputazione globale, considerato innovativo e all’avanguardia, esprimendo una visione del calcio, dentro e fuori il terreno di gioco, che possiamo considerare ‘progressista’”.

"Un club come il Milan deve anche “avere la capacità di diventare un’azienda poliedrica e versatile, che sappia costruire la propria narrativa partendo da tante angolature differenti, stimolando le interazioni con altri settori, e intercettando gli interessi delle nuove generazioni. Il calcio è pura passione e legame emotivo, presupposti essenziali per una narrazione coinvolgente e accattivante. Ma dobbiamo avere la consapevolezza che, più che in altri ambiti, c’è bisogno di canalizzare tutta questa emotività, per strutturare un percorso che sia efficace nel medio-lungo termine, integrando i molteplici touchpoints, strumenti e canali, su scala globale”.

"Per un professionista della comunicazione è un’esperienza affascinante e entusiasmante, che permette di sviluppare tutte le proprie competenze e soft skill. Cercavo proprio questo, un completamento e una sintesi del patrimonio di esperienze che ho accumulato, una rigenerazione totale della mia cultura manageriale, una crescita esponenziale in termini di evoluzione del mio profilo. Nel calcio non basta essere considerati un lovemark perché a proprio modo tutti i marchi tendono a volerlo diventare. Per poter primeggiare bisogna essere capaci di fare innamorare più persone possibili attraverso modalità, approcci culturali e dinamiche di relazione differenti tra di loro. Ma, soprattutto, bisogna avere una ‘sensibilità aumentata’ per mantenere vivo il legame emotivo. Bisogna proiettarsi in avanti, senza timori, verso il futuro. Guardando oltre, con grande amore”.
Ma che vuol dire tutto sto papiro?
 
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Pier Donato Vercellone, responsabile della Comunicazone del Milan, a Forbes:"Attraverso la costruzione di una strategia di comunicazione e una narrativa che possano contribuire a considerare il Milan tra i club calcistici con la migliore reputazione al mondo”. Un’asticella fissata in alto, soprattutto in considerazione del rimodellamento delle relazioni interpersonali al quale si è stati costretti durante la pandemia ancora in corso.

"Nessun settore come questo mette alla prova la capacità e la preparazione di una struttura dedicata alla comunicazione. La gestione equilibrata della passione e dell’emotività, la capacità di attivare una comunicazione resiliente, maneggiando con cura i backlash e gli up&down nel mondo del calcio, sono elementi fondamentali per poter preservare la reputazione del club. Nessun settore come il calcio catalizza le passioni e le attenzioni di milioni di persone. Si trova costantemente sotto la lente di ingrandimento di media, stakeholder e milioni di tifosi”.

"Il calcio europeo in effetti sembra offrire una grande opportunità a chi è pronto a investire e forse anche a rischiare. Ovviamente, per riuscire a generare valore, bisogna anche lavorare sulla trasformazione della cultura organizzativa, sviluppando componenti ancora poco considerate fino ad oggi, ma straordinariamente rilevanti in un’ottica di evoluzione dell’economia globale. Come gli elementi valoriali correlati agli Esg, alla sostenibilità e alle dimensioni reputazionali. In Ac Milan abbiamo l’obiettivo di arrivare a essere percepiti come un brand sportivo con un’elevata reputazione globale, considerato innovativo e all’avanguardia, esprimendo una visione del calcio, dentro e fuori il terreno di gioco, che possiamo considerare ‘progressista’”.

"Un club come il Milan deve anche “avere la capacità di diventare un’azienda poliedrica e versatile, che sappia costruire la propria narrativa partendo da tante angolature differenti, stimolando le interazioni con altri settori, e intercettando gli interessi delle nuove generazioni. Il calcio è pura passione e legame emotivo, presupposti essenziali per una narrazione coinvolgente e accattivante. Ma dobbiamo avere la consapevolezza che, più che in altri ambiti, c’è bisogno di canalizzare tutta questa emotività, per strutturare un percorso che sia efficace nel medio-lungo termine, integrando i molteplici touchpoints, strumenti e canali, su scala globale”.

"Per un professionista della comunicazione è un’esperienza affascinante e entusiasmante, che permette di sviluppare tutte le proprie competenze e soft skill. Cercavo proprio questo, un completamento e una sintesi del patrimonio di esperienze che ho accumulato, una rigenerazione totale della mia cultura manageriale, una crescita esponenziale in termini di evoluzione del mio profilo. Nel calcio non basta essere considerati un lovemark perché a proprio modo tutti i marchi tendono a volerlo diventare. Per poter primeggiare bisogna essere capaci di fare innamorare più persone possibili attraverso modalità, approcci culturali e dinamiche di relazione differenti tra di loro. Ma, soprattutto, bisogna avere una ‘sensibilità aumentata’ per mantenere vivo il legame emotivo. Bisogna proiettarsi in avanti, senza timori, verso il futuro. Guardando oltre, con grande amore”.
Il "club delle chiacchiere vuote" e dei venditori del nulla affumicato; che è un po' la conversione di un'intera società civile mondiale.
 
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Pier Donato Vercellone, responsabile della Comunicazone del Milan, a Forbes:"Attraverso la costruzione di una strategia di comunicazione e una narrativa che possano contribuire a considerare il Milan tra i club calcistici con la migliore reputazione al mondo”. Un’asticella fissata in alto, soprattutto in considerazione del rimodellamento delle relazioni interpersonali al quale si è stati costretti durante la pandemia ancora in corso.

"Nessun settore come questo mette alla prova la capacità e la preparazione di una struttura dedicata alla comunicazione. La gestione equilibrata della passione e dell’emotività, la capacità di attivare una comunicazione resiliente, maneggiando con cura i backlash e gli up&down nel mondo del calcio, sono elementi fondamentali per poter preservare la reputazione del club. Nessun settore come il calcio catalizza le passioni e le attenzioni di milioni di persone. Si trova costantemente sotto la lente di ingrandimento di media, stakeholder e milioni di tifosi”.

"Il calcio europeo in effetti sembra offrire una grande opportunità a chi è pronto a investire e forse anche a rischiare. Ovviamente, per riuscire a generare valore, bisogna anche lavorare sulla trasformazione della cultura organizzativa, sviluppando componenti ancora poco considerate fino ad oggi, ma straordinariamente rilevanti in un’ottica di evoluzione dell’economia globale. Come gli elementi valoriali correlati agli Esg, alla sostenibilità e alle dimensioni reputazionali. In Ac Milan abbiamo l’obiettivo di arrivare a essere percepiti come un brand sportivo con un’elevata reputazione globale, considerato innovativo e all’avanguardia, esprimendo una visione del calcio, dentro e fuori il terreno di gioco, che possiamo considerare ‘progressista’”.

"Un club come il Milan deve anche “avere la capacità di diventare un’azienda poliedrica e versatile, che sappia costruire la propria narrativa partendo da tante angolature differenti, stimolando le interazioni con altri settori, e intercettando gli interessi delle nuove generazioni. Il calcio è pura passione e legame emotivo, presupposti essenziali per una narrazione coinvolgente e accattivante. Ma dobbiamo avere la consapevolezza che, più che in altri ambiti, c’è bisogno di canalizzare tutta questa emotività, per strutturare un percorso che sia efficace nel medio-lungo termine, integrando i molteplici touchpoints, strumenti e canali, su scala globale”.

"Per un professionista della comunicazione è un’esperienza affascinante e entusiasmante, che permette di sviluppare tutte le proprie competenze e soft skill. Cercavo proprio questo, un completamento e una sintesi del patrimonio di esperienze che ho accumulato, una rigenerazione totale della mia cultura manageriale, una crescita esponenziale in termini di evoluzione del mio profilo. Nel calcio non basta essere considerati un lovemark perché a proprio modo tutti i marchi tendono a volerlo diventare. Per poter primeggiare bisogna essere capaci di fare innamorare più persone possibili attraverso modalità, approcci culturali e dinamiche di relazione differenti tra di loro. Ma, soprattutto, bisogna avere una ‘sensibilità aumentata’ per mantenere vivo il legame emotivo. Bisogna proiettarsi in avanti, senza timori, verso il futuro. Guardando oltre, con grande amore”.
Certo che sul fumo siamo i numeri uno.
 

Djici

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Ma che vuol dire tutto sto papiro?
Questo avrà detto la parola "narrativa" più spesso di Gazidis che dice "sostenibilità".

Non ha detto nulla. A parte che bisogna essere progressisti ...

Questi pensano che un giovane si innamora del Milan grazie ai Tik tok di Krunic o di Sale che scrive 2 parole su Instagram.

Maledetti incompetenti.
La base di tutto e ovviamente il lato sportivo.
Poi che bisogna ottimizzare tutte le risorse e sfruttare ogni possibilità e ovviamente vero... Tutto quello che non ha fatto Galliani.
Galliani negli ultimi anni non ha fatto nulla.
Ne il fumo ne l'arrosto.
Questo invece vogliono essere i numero uno sul fumo.
Per l'arrosto che si ne frega.

Sparissero tutti.
 
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Pier Donato Vercellone, responsabile della Comunicazone del Milan, a Forbes:"Attraverso la costruzione di una strategia di comunicazione e una narrativa che possano contribuire a considerare il Milan tra i club calcistici con la migliore reputazione al mondo”. Un’asticella fissata in alto, soprattutto in considerazione del rimodellamento delle relazioni interpersonali al quale si è stati costretti durante la pandemia ancora in corso.

"Nessun settore come questo mette alla prova la capacità e la preparazione di una struttura dedicata alla comunicazione. La gestione equilibrata della passione e dell’emotività, la capacità di attivare una comunicazione resiliente, maneggiando con cura i backlash e gli up&down nel mondo del calcio, sono elementi fondamentali per poter preservare la reputazione del club. Nessun settore come il calcio catalizza le passioni e le attenzioni di milioni di persone. Si trova costantemente sotto la lente di ingrandimento di media, stakeholder e milioni di tifosi”.

"Il calcio europeo in effetti sembra offrire una grande opportunità a chi è pronto a investire e forse anche a rischiare. Ovviamente, per riuscire a generare valore, bisogna anche lavorare sulla trasformazione della cultura organizzativa, sviluppando componenti ancora poco considerate fino ad oggi, ma straordinariamente rilevanti in un’ottica di evoluzione dell’economia globale. Come gli elementi valoriali correlati agli Esg, alla sostenibilità e alle dimensioni reputazionali. In Ac Milan abbiamo l’obiettivo di arrivare a essere percepiti come un brand sportivo con un’elevata reputazione globale, considerato innovativo e all’avanguardia, esprimendo una visione del calcio, dentro e fuori il terreno di gioco, che possiamo considerare ‘progressista’”.

"Un club come il Milan deve anche “avere la capacità di diventare un’azienda poliedrica e versatile, che sappia costruire la propria narrativa partendo da tante angolature differenti, stimolando le interazioni con altri settori, e intercettando gli interessi delle nuove generazioni. Il calcio è pura passione e legame emotivo, presupposti essenziali per una narrazione coinvolgente e accattivante. Ma dobbiamo avere la consapevolezza che, più che in altri ambiti, c’è bisogno di canalizzare tutta questa emotività, per strutturare un percorso che sia efficace nel medio-lungo termine, integrando i molteplici touchpoints, strumenti e canali, su scala globale”.

"Per un professionista della comunicazione è un’esperienza affascinante e entusiasmante, che permette di sviluppare tutte le proprie competenze e soft skill. Cercavo proprio questo, un completamento e una sintesi del patrimonio di esperienze che ho accumulato, una rigenerazione totale della mia cultura manageriale, una crescita esponenziale in termini di evoluzione del mio profilo. Nel calcio non basta essere considerati un lovemark perché a proprio modo tutti i marchi tendono a volerlo diventare. Per poter primeggiare bisogna essere capaci di fare innamorare più persone possibili attraverso modalità, approcci culturali e dinamiche di relazione differenti tra di loro. Ma, soprattutto, bisogna avere una ‘sensibilità aumentata’ per mantenere vivo il legame emotivo. Bisogna proiettarsi in avanti, senza timori, verso il futuro. Guardando oltre, con grande amore”.
Al momento non ho accesso al pc, appena potrò posterò in risposta la consueta pernacchia che si merita sta gente ogni volta che parla.
 

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