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Sandro Tonali intervistato dal Milan sui tatuaggi? Il numero? 4-9-1944:? E' quella di nascita di mia nonna. Non ho avuto motivo di pensare molto a lungo di tatuarmi, anche perché c'era un tatuatore nel mio paese, era quindi un'esperienza da fare, anche perché ci sono molti giocatori e molte persone che ne hanno. Alla mia famiglia non piace molto il corpo tatuato. Mia nonna è ancora la persona più importante, da piccolo e anche ora mi telefona dopo un gol o prima di un derby, mi dice che mi guarda in tv ed è lei che mi ha fatto diventare milanista ed è una cosa che apprezzo molto”.
"Poi mi è tornata la voglia e avendo un amico tatuatore... Ho deciso di tatuarmi il mio cane: l'ho fatto in una sessione sola, ma in più ore perché soffrivo. È stato molto doloroso perché quello è un punto della pelle particolarmente morbido”. Così anche Margot arriva, ma sul braccio destro. “A destra, ho fatto prima metà braccio, poi l'altro, poi anche dietro. Ho pensato che farlo tutto era meglio. A sinistra ho aggiunto me da piccolo con il numero 34, la mia prima maglia a Brescia. A destra c'è la croce con dentro un leone, poi mio padre, mia madre, un cuore per tutti. Mancano solo mio fratello e mia sorella. Sulla mano ho tatuato il mio numero, l'8, poi il 4 di quando ero a Brescia ed ero in spalla a Nik, il soprannome di mio padre, che mi portava a vedere la partita. La rosa c'è perché mia madre si chiama Maria Rosa. Poi tante sono idee del tatuatore”.
Se qualche affetto caro mi imponesse un tatuaggio? È un qualcosa che ti resta per tutta la vita, lo devi scegliere o magari ti entra in testa. Penso che lo farei, ma con qualche dubbio. Il futuro? Non tatuerei mai il mio nome. Farò invece un tatuaggio che segnerà per sempre il momento o gli anni al Milan. Significherà tanto per me e per i rossoneri”.
"Poi mi è tornata la voglia e avendo un amico tatuatore... Ho deciso di tatuarmi il mio cane: l'ho fatto in una sessione sola, ma in più ore perché soffrivo. È stato molto doloroso perché quello è un punto della pelle particolarmente morbido”. Così anche Margot arriva, ma sul braccio destro. “A destra, ho fatto prima metà braccio, poi l'altro, poi anche dietro. Ho pensato che farlo tutto era meglio. A sinistra ho aggiunto me da piccolo con il numero 34, la mia prima maglia a Brescia. A destra c'è la croce con dentro un leone, poi mio padre, mia madre, un cuore per tutti. Mancano solo mio fratello e mia sorella. Sulla mano ho tatuato il mio numero, l'8, poi il 4 di quando ero a Brescia ed ero in spalla a Nik, il soprannome di mio padre, che mi portava a vedere la partita. La rosa c'è perché mia madre si chiama Maria Rosa. Poi tante sono idee del tatuatore”.
Se qualche affetto caro mi imponesse un tatuaggio? È un qualcosa che ti resta per tutta la vita, lo devi scegliere o magari ti entra in testa. Penso che lo farei, ma con qualche dubbio. Il futuro? Non tatuerei mai il mio nome. Farò invece un tatuaggio che segnerà per sempre il momento o gli anni al Milan. Significherà tanto per me e per i rossoneri”.