Tonali:"Sogno di diventare bandiera". Leao:"Ibra fratello. Vincere il derby".

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Continua l'incredibile serie di interviste (a praticamente tutta la rosa) dei giocatori del Milan. Oggi è il turno di Tonali e di Leao. Le dichiarazioni

Tonali al CorSera

Sul Milan che arriva al derby a +7 sull'Inter: «Onestamente non me lo immaginavo. Ma noi pensiamo a noi stessi: la continuità sta facendo la differenza, siamo partiti come lo scorso anno con idee ben precise, grazie al lavoro di Pioli e alla vicinanza del club. La strada è quella giusta».

Sul voto che darebbe al Milan in questo inizio di stagione: «10 come le vittorie in campionato? Troppo alto. Anche perché in Champions non siamo andati bene. In campionato siamo da 9, per come stiamo giocando e dimostrando di essere una squadra in tutte le partite. Il 10 arriverà solo se vinciamo lo Scudetto».
Sulla possibilità di vincere il titolo: «Tutti crediamo nello Scudetto ed è giusto così. Se in 11 partite, non due, abbiamo dimostrato di potercela giocare, vuol dire che siamo una grande squadra. E quindi abbiamo il dovere di crederci».
Sulla differenza tra il Milan di Serie A e quello in Champions League: «Sono due competizioni completamente diverse, in tutto. Le prestazioni a volte ci sono state, non il risultato. Non cerco alibi ma con arbitraggi forse diversi e occasioni sfruttate meglio avremmo un’altra classifica».

Sul Milan favorito per lo Scudetto: «No, il campionato è lunghissimo ed è difficile dire se esiste davvero una favorita. Noi continuiamo sulla strada iniziata lo scorso anno. E non vogliamo fermarci».

Sul Milan che va molto bene negli scontri diretti: «Abbiamo capito che sono partite che vanno vinte e basta, come ha sempre fatto il Milan nella sua storia. Ora siamo cresciuti anche nelle sfide con le squadre della parte destra della classifica e questo era uno step fondamentale».

Sulla sua miglior partita: «Bisogna pensare sempre alla prossima, mai a quella prima. Solo così si cresce».
Sul Napoli e sulla Juventus: «Il Napoli aveva già dimostrato molto l’anno scorso, anche se poi ha fallito la Champions. La Juve fa un certo effetto vederla lì, ma resta un’avversaria fortissima».

Sul perché Tonali sia cambiato rispetto a quello visto l'anno scorso: «Non ho una risposta, a volte certe cose cambiano e basta. Ci sono degli scatti che ti fa fare la testa, il modo di allenarmi, di giocare, di vivere. Forse il fatto che quest’estate il Milan mi ha acquistato mi ha reso la mente più libera. Ma sono molti i particolari, i dettagli che ti aiutano a svoltare. I compagni sono stati preziosissimi. Come la famiglia e Giulia, la mia ragazza. Niente mental coach o psicologi, non mi servono».

Su Stefano Pioli: «Il mister è stato fondamentale e continua ad esserlo. Ha capito le mie difficoltà, mi ha aiutato a correggere gli errori. Grande persona».

Su Zlatan Ibrahimović: «Ti cambia la testa, perché sa sempre cosa fare, cosa dire. Ti fa fare il salto di qualità. La prima volta che l’ho visto, nello spogliatoio, sono tornato bambino: non smettevo di guardarlo. Pensare che ora è un compagno è pazzesco».

Su Ibra possibile uomo chiave nel derby: «È l’uomo chiave di tutto. Non importa quanti anni ha, in ogni istante può accendersi e cambiare la partita».

Sui favoriti nel derby di Milano: «Non esistono favoriti nel derby. C’è troppa carica, troppa tensione. Noi cercheremo di fare la partita senza snaturare il nostro modo di giocare, che è la nostra forza».
Tonali sull'Inter: «Grande squadra, sarà dura. Ma noi siamo il Milan».

Su Nicolò Barella: «Un amico e un ottimo giocatore. Lo ammiro molto».

Sulla possibilità che ha avuto di andare all'Inter nell'estate 2020: «Sentivo, ma non sapevo niente. Al Milan sono felicissimo, per me è un sogno essere qui, nella squadra per cui tifavo da bimbo e che vedevo allo stadio con papà».

Sulla possibilità di andare via dal Milan in caso di una grossa offerta: «So cosa ho fatto per arrivare a questa maglia e non farei mai l’errore di andarmene. So che è difficile, soprattutto nel calcio di oggi, ma il mio sogno è diventare una bandiera del Milan. Servirà sacrificio e impegno, devi essere davvero un grande giocatore in tutti i sensi, a Milanello, negli spogliatoi, in campo, a San Siro, a casa. Ma quello è l’obiettivo. E farò di tutto per riuscirci».

Sulla possibilità di andare ai Mondiali in Qatar con la Nazionale Italiana: «È il mio obiettivo».

Sulle sue passioni: «Amo Milano, anche se la sera sto soprattutto a casa. Ho solo 21 anni e magari rispetto ai miei coetanei esco poco, ma è giusto così. Mi piace informarmi, sapere cosa avviene nel mondo, ad esempio riguardo al rispetto per l’ambiente, la sostenibilità, un tema che finalmente inizia a essere affrontato sul serio».
Infine Tonali sullo Scudetto: «Sulla pelle ho tatuato mio padre, mia madre, mia nonna, il mio cane. Tutto ciò a cui tengo di più. E allo Scudetto ci tengo tantissimo, quindi …"

TONALI AL CORSPORT

"Cosa è cambiato dall'anno scorso? La verità è che non so spiegare di preciso cos’è successo, ma qualcosa nella mia testa è cambiato, sono tanti i particolari che ti aiutano a svoltare".


"Lo scudetto? Tutti crediamo nello scudetto ed è giusto così. Se in 11 partite, non due, abbiamo dimostrato di potercela giocare, vuol dire che siamo una grande squadra. E quindi abbiamo il dovere di crederci".


"Il derby? Non esistono favoriti nel derby. C’è troppa carica, troppa tensione. Noi cercheremo di fare la partita senza snaturare il nostro modo di giocare, che è la nostra forza".


Leao a Repubblica


Rafael Leao, com'è il derby da capolista, con l'Inter a 7 punti?

"Ricordo l'atmosfera unica del primo che ho giocato, peccato per la sconfitta, e quello vinto col mio assist a Ibra, peccato che non ci fosse il pubblico. Ora vogliamo vincere davanti ai tifosi".

Vale un pezzo di scudetto?
"È presto: l'ultimo se lo è preso l'Inter, va rispettata. Ma un derby è un derby, vincerlo è importante".

Com'era il suo a Lisbona?
"Sporting-Benfica era la stessa cosa grande. I due stadi sono vicini, i tifosi lo aspettano, i giocatori sono pronti alla battaglia".


È famosa la sua foto su Instagram coi palazzoni del Bairro da Jamaica: "Cresciuto qui come un topo per diventare un leone".
"Amora sta dall'altra parte del Tago, si può prendere il battello da Lisbona per Almada. Poi si scende un po' fino a Vale do Chicharos, la mia strada. Jamaica è tutto per me: è lì che ho cominciato a giocare, che ho la mia famiglia, i miei amici, le persone più importanti. Torno appena posso: è il mio cuore".

La trap, la sua musica, negli Usa ha anche il senso di trappola: la strada, le insidie del ghetto.
"Hip hop e trap sono il mio hob

Nome d'arte WAY 45 e un album, Beginning: quarta traccia Sacrificios, qual è il più grande?
"Way come cammino, 45 come il codice postale di Jamaica. Il sacrificio oggi è essere qui da solo, la mia famiglia è in Portogallo. È svegliarmi e non trovare la mia sorellina. Ma la cosa bella è che non hanno più nulla di cui preoccuparsi, posso dargli tutto".

Come il salone da parrucchiera che ha regalato a sua madre?
"Lo desiderava: non ci ho pensato due volte".

A suo padre dedicava i gol col gesto del telefono.
"Siamo mamma, papà e 7 tra fratelli e sorelle. Il più grande ha 33 anni, Mellany 8 mesi".

Con la Bgang, lei rappava "Longe", lontano: parlava di Champions come di un sogno.
"Lo era, fin da piccolo, e l'ho realizzato col Milan, la squadra delle 7 Coppe dei Campioni e di Kakà, Seedorf e Pirlo, che ammiravo, come Barcellona e United. Sono felice".

Ma rischiate di uscire subito.
"Mancano 2 partite, 2 finali. Un punto in classifica è poco, meritavamo di più".

Ancora da Longe: "Sono come Zlatan, mi fido di me stesso, figlio del ghetto".
"La fiducia in noi stessi, la mentalità sono fondamentali per il successo, che uno sia calciatore o cantante. Zlatan è un fratello maggiore, gli sto sempre vicino. Lui sa che posso fare la differenza con i piedi, ma mi mostra che l'importante è la testa, restare sempre concentrato".

I punti di riferimento per non sbagliare strada?
"Pioli, un allenatore esigente. Maldini, un idolo che parla con semplicità perché ognuno di noi dia il meglio. E Ibra, un esempio per il passato e per il presente: l'età per lui è un numero".

Il Milan è giovane: da qui lo stile di gioco nuovo?
"Ha il senso di libertà che l'allenatore ci insegna: siete giovani ma maturi in campo, ci dice, godetevi la gioventù ma onorate questa maglia".

Lei, per le statistiche, è il re del dribbling della Serie A.
"È una fase importante del gioco. Sento la fiducia dei compagni che mi danno la palla, dribblo per ritrovarmi davanti alla porta e fare l'assist o il gol".

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Il calcio è ormai sport all'americana o rimangono le scuole nazionali?
"È sempre uno sport unico, diverso dagli altri, però qualcosa è cambiato, coi social".

La scuola italiana?
"La prima stagione venivo dalla Francia, il calcio italiano era un po' difensivo. Ma ora la Serie A, con tanti giovani di valore è al livello della Premier o quasi".

Ad Almada c'è il Cristo Re come a Rio: lei, di padre angolano e madre di Sao Tomé, sente l'ascendenza africana o quella brasiliana?
"Ci sono grandi calciatori africani, ma io da piccolo mi ispiravo a Ronaldinho e a Robinho. Dicevo: 'Io sono Ronaldinho'. E dribblavo".

Il suo primo presidente, all'Amora, la scoprì dalla finestra.
"Abitava nel nostro condominio. Papà cercava un club per farmi allenare, un giorno lui mi vede giocare e mi chiede se volevo andare all'Amora. Avevo 8 anni, è cominciata così".

Lei ha segnato il gol più veloce della Serie A e il più bello del 2020-21: istinto?
"A volte la mia testa non so che cosa fa: magari davanti alla porta sbaglio gol facili o magari ne dribblo due o tre e segno come in strada, mi viene naturale".

Si sente un predestinato?
"Dio mi ha regalato il talento, la cosa più rara. Ma poi ci sono i sacrifici, il lavoro duro. A calcio non si gioca da soli. Ho un talento da coltivare".

Un mese fa il debutto nel Portogallo, in staffetta con Ronaldo.
"Aspettavo la Nazionale da tanto, mi mancava: nel Milan sto dimostrando quello che posso fare. Cristiano è un campione che si mette a disposizione dei giovani".

Una generazione di lusso: può arrivare al Mondiale sfuggito a quelle di Eusebio e Figo?
"Sono epoche diverse, ma certo oggi il Portogallo ha giocatori incredibili: il Mondiale non è impossibile, anche se ci sono altre grandi Nazionali".

La sua etichetta è eclettico: ruolo preferito?
"A sinistra posso puntare l'avversario, c'è più spazio. Da centravanti devi tenere palla, da solo è più difficile. Nel 4-4-2, con un'altra punta, ti muovi di più. Ma davvero gioco dove serve".

Farà il rapper dopo il calcio e intanto andrebbe a Sanremo come Ibra?
"Il rapper forse sì o forse no, vedremo: manca ancora un sacco di tempo, no? Per ora è un hobby. Non faccio musica per i concerti, ma per tirare fuori quello che ho dentro".
 

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Continua l'incredibile serie di interviste (a praticamente tutta la rosa) dei giocatori del Milan. Oggi è il turno di Tonali e di Leao. Le dichiarazioni

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Sul Milan che arriva al derby a +7 sull'Inter: «Onestamente non me lo immaginavo. Ma noi pensiamo a noi stessi: la continuità sta facendo la differenza, siamo partiti come lo scorso anno con idee ben precise, grazie al lavoro di Pioli e alla vicinanza del club. La strada è quella giusta».

Sul voto che darebbe al Milan in questo inizio di stagione: «10 come le vittorie in campionato? Troppo alto. Anche perché in Champions non siamo andati bene. In campionato siamo da 9, per come stiamo giocando e dimostrando di essere una squadra in tutte le partite. Il 10 arriverà solo se vinciamo lo Scudetto».
Sulla possibilità di vincere il titolo: «Tutti crediamo nello Scudetto ed è giusto così. Se in 11 partite, non due, abbiamo dimostrato di potercela giocare, vuol dire che siamo una grande squadra. E quindi abbiamo il dovere di crederci».
Sulla differenza tra il Milan di Serie A e quello in Champions League: «Sono due competizioni completamente diverse, in tutto. Le prestazioni a volte ci sono state, non il risultato. Non cerco alibi ma con arbitraggi forse diversi e occasioni sfruttate meglio avremmo un’altra classifica».

Sul Milan favorito per lo Scudetto: «No, il campionato è lunghissimo ed è difficile dire se esiste davvero una favorita. Noi continuiamo sulla strada iniziata lo scorso anno. E non vogliamo fermarci».
Sul Milan che va molto bene negli scontri diretti: «Abbiamo capito che sono partite che vanno vinte e basta, come ha sempre fatto il Milan nella sua storia. Ora siamo cresciuti anche nelle sfide con le squadre della parte destra della classifica e questo era uno step fondamentale».

Sulla sua miglior partita: «Bisogna pensare sempre alla prossima, mai a quella prima. Solo così si cresce».
Sul Napoli e sulla Juventus: «Il Napoli aveva già dimostrato molto l’anno scorso, anche se poi ha fallito la Champions. La Juve fa un certo effetto vederla lì, ma resta un’avversaria fortissima».
Sul perché Tonali sia cambiato rispetto a quello visto l'anno scorso: «Non ho una risposta, a volte certe cose cambiano e basta. Ci sono degli scatti che ti fa fare la testa, il modo di allenarmi, di giocare, di vivere. Forse il fatto che quest’estate il Milan mi ha acquistato mi ha reso la mente più libera. Ma sono molti i particolari, i dettagli che ti aiutano a svoltare. I compagni sono stati preziosissimi. Come la famiglia e Giulia, la mia ragazza. Niente mental coach o psicologi, non mi servono».
Su Stefano Pioli: «Il mister è stato fondamentale e continua ad esserlo. Ha capito le mie difficoltà, mi ha aiutato a correggere gli errori. Grande persona».

Su Zlatan Ibrahimović: «Ti cambia la testa, perché sa sempre cosa fare, cosa dire. Ti fa fare il salto di qualità. La prima volta che l’ho visto, nello spogliatoio, sono tornato bambino: non smettevo di guardarlo. Pensare che ora è un compagno è pazzesco».
Su Ibra possibile uomo chiave nel derby: «È l’uomo chiave di tutto. Non importa quanti anni ha, in ogni istante può accendersi e cambiare la partita».
Sui favoriti nel derby di Milano: «Non esistono favoriti nel derby. C’è troppa carica, troppa tensione. Noi cercheremo di fare la partita senza snaturare il nostro modo di giocare, che è la nostra forza».
Tonali sull'Inter: «Grande squadra, sarà dura. Ma noi siamo il Milan».

Su Nicolò Barella: «Un amico e un ottimo giocatore. Lo ammiro molto».
Sulla possibilità che ha avuto di andare all'Inter nell'estate 2020: «Sentivo, ma non sapevo niente. Al Milan sono felicissimo, per me è un sogno essere qui, nella squadra per cui tifavo da bimbo e che vedevo allo stadio con papà».
Sulla possibilità di andare via dal Milan in caso di una grossa offerta: «So cosa ho fatto per arrivare a questa maglia e non farei mai l’errore di andarmene. So che è difficile, soprattutto nel calcio di oggi, ma il mio sogno è diventare una bandiera del Milan. Servirà sacrificio e impegno, devi essere davvero un grande giocatore in tutti i sensi, a Milanello, negli spogliatoi, in campo, a San Siro, a casa. Ma quello è l’obiettivo. E farò di tutto per riuscirci».
Sulla possibilità di andare ai Mondiali in Qatar con la Nazionale Italiana: «È il mio obiettivo».

Sulle sue passioni: «Amo Milano, anche se la sera sto soprattutto a casa. Ho solo 21 anni e magari rispetto ai miei coetanei esco poco, ma è giusto così. Mi piace informarmi, sapere cosa avviene nel mondo, ad esempio riguardo al rispetto per l’ambiente, la sostenibilità, un tema che finalmente inizia a essere affrontato sul serio».
Infine Tonali sullo Scudetto: «Sulla pelle ho tatuato mio padre, mia madre, mia nonna, il mio cane. Tutto ciò a cui tengo di più. E allo Scudetto ci tengo tantissimo, quindi …"


Leao a Repubblica


Rafael Leao, com'è il derby da capolista, con l'Inter a 7 punti?

"Ricordo l'atmosfera unica del primo che ho giocato, peccato per la sconfitta, e quello vinto col mio assist a Ibra, peccato che non ci fosse il pubblico. Ora vogliamo vincere davanti ai tifosi".

Vale un pezzo di scudetto?
"È presto: l'ultimo se lo è preso l'Inter, va rispettata. Ma un derby è un derby, vincerlo è importante".

Com'era il suo a Lisbona?
"Sporting-Benfica era la stessa cosa grande. I due stadi sono vicini, i tifosi lo aspettano, i giocatori sono pronti alla battaglia".


È famosa la sua foto su Instagram coi palazzoni del Bairro da Jamaica: "Cresciuto qui come un topo per diventare un leone".
"Amora sta dall'altra parte del Tago, si può prendere il battello da Lisbona per Almada. Poi si scende un po' fino a Vale do Chicharos, la mia strada. Jamaica è tutto per me: è lì che ho cominciato a giocare, che ho la mia famiglia, i miei amici, le persone più importanti. Torno appena posso: è il mio cuore".

La trap, la sua musica, negli Usa ha anche il senso di trappola: la strada, le insidie del ghetto.
"Hip hop e trap sono il mio hob

Nome d'arte WAY 45 e un album, Beginning: quarta traccia Sacrificios, qual è il più grande?
"Way come cammino, 45 come il codice postale di Jamaica. Il sacrificio oggi è essere qui da solo, la mia famiglia è in Portogallo. È svegliarmi e non trovare la mia sorellina. Ma la cosa bella è che non hanno più nulla di cui preoccuparsi, posso dargli tutto".

Come il salone da parrucchiera che ha regalato a sua madre?
"Lo desiderava: non ci ho pensato due volte".

A suo padre dedicava i gol col gesto del telefono.
"Siamo mamma, papà e 7 tra fratelli e sorelle. Il più grande ha 33 anni, Mellany 8 mesi".

Con la Bgang, lei rappava "Longe", lontano: parlava di Champions come di un sogno.
"Lo era, fin da piccolo, e l'ho realizzato col Milan, la squadra delle 7 Coppe dei Campioni e di Kakà, Seedorf e Pirlo, che ammiravo, come Barcellona e United. Sono felice".

Ma rischiate di uscire subito.
"Mancano 2 partite, 2 finali. Un punto in classifica è poco, meritavamo di più".

Ancora da Longe: "Sono come Zlatan, mi fido di me stesso, figlio del ghetto".
"La fiducia in noi stessi, la mentalità sono fondamentali per il successo, che uno sia calciatore o cantante. Zlatan è un fratello maggiore, gli sto sempre vicino. Lui sa che posso fare la differenza con i piedi, ma mi mostra che l'importante è la testa, restare sempre concentrato".

I punti di riferimento per non sbagliare strada?
"Pioli, un allenatore esigente. Maldini, un idolo che parla con semplicità perché ognuno di noi dia il meglio. E Ibra, un esempio per il passato e per il presente: l'età per lui è un numero".

Il Milan è giovane: da qui lo stile di gioco nuovo?
"Ha il senso di libertà che l'allenatore ci insegna: siete giovani ma maturi in campo, ci dice, godetevi la gioventù ma onorate questa maglia".

Lei, per le statistiche, è il re del dribbling della Serie A.
"È una fase importante del gioco. Sento la fiducia dei compagni che mi danno la palla, dribblo per ritrovarmi davanti alla porta e fare l'assist o il gol".

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Sul Milan che arriva al derby a +7 sull'Inter: «Onestamente non me lo immaginavo. Ma noi pensiamo a noi stessi: la continuità sta facendo la differenza, siamo partiti come lo scorso anno con idee ben precise, grazie al lavoro di Pioli e alla vicinanza del club. La strada è quella giusta».

Sul voto che darebbe al Milan in questo inizio di stagione: «10 come le vittorie in campionato? Troppo alto. Anche perché in Champions non siamo andati bene. In campionato siamo da 9, per come stiamo giocando e dimostrando di essere una squadra in tutte le partite. Il 10 arriverà solo se vinciamo lo Scudetto».
Sulla possibilità di vincere il titolo: «Tutti crediamo nello Scudetto ed è giusto così. Se in 11 partite, non due, abbiamo dimostrato di potercela giocare, vuol dire che siamo una grande squadra. E quindi abbiamo il dovere di crederci».
Sulla differenza tra il Milan di Serie A e quello in Champions League: «Sono due competizioni completamente diverse, in tutto. Le prestazioni a volte ci sono state, non il risultato. Non cerco alibi ma con arbitraggi forse diversi e occasioni sfruttate meglio avremmo un’altra classifica».

Sul Milan favorito per lo Scudetto: «No, il campionato è lunghissimo ed è difficile dire se esiste davvero una favorita. Noi continuiamo sulla strada iniziata lo scorso anno. E non vogliamo fermarci».

Sul Milan che va molto bene negli scontri diretti: «Abbiamo capito che sono partite che vanno vinte e basta, come ha sempre fatto il Milan nella sua storia. Ora siamo cresciuti anche nelle sfide con le squadre della parte destra della classifica e questo era uno step fondamentale».

Sulla sua miglior partita: «Bisogna pensare sempre alla prossima, mai a quella prima. Solo così si cresce».
Sul Napoli e sulla Juventus: «Il Napoli aveva già dimostrato molto l’anno scorso, anche se poi ha fallito la Champions. La Juve fa un certo effetto vederla lì, ma resta un’avversaria fortissima».

Sul perché Tonali sia cambiato rispetto a quello visto l'anno scorso: «Non ho una risposta, a volte certe cose cambiano e basta. Ci sono degli scatti che ti fa fare la testa, il modo di allenarmi, di giocare, di vivere. Forse il fatto che quest’estate il Milan mi ha acquistato mi ha reso la mente più libera. Ma sono molti i particolari, i dettagli che ti aiutano a svoltare. I compagni sono stati preziosissimi. Come la famiglia e Giulia, la mia ragazza. Niente mental coach o psicologi, non mi servono».

Su Stefano Pioli: «Il mister è stato fondamentale e continua ad esserlo. Ha capito le mie difficoltà, mi ha aiutato a correggere gli errori. Grande persona».

Su Zlatan Ibrahimović: «Ti cambia la testa, perché sa sempre cosa fare, cosa dire. Ti fa fare il salto di qualità. La prima volta che l’ho visto, nello spogliatoio, sono tornato bambino: non smettevo di guardarlo. Pensare che ora è un compagno è pazzesco».

Su Ibra possibile uomo chiave nel derby: «È l’uomo chiave di tutto. Non importa quanti anni ha, in ogni istante può accendersi e cambiare la partita».

Sui favoriti nel derby di Milano: «Non esistono favoriti nel derby. C’è troppa carica, troppa tensione. Noi cercheremo di fare la partita senza snaturare il nostro modo di giocare, che è la nostra forza».
Tonali sull'Inter: «Grande squadra, sarà dura. Ma noi siamo il Milan».

Su Nicolò Barella: «Un amico e un ottimo giocatore. Lo ammiro molto».

Sulla possibilità che ha avuto di andare all'Inter nell'estate 2020: «Sentivo, ma non sapevo niente. Al Milan sono felicissimo, per me è un sogno essere qui, nella squadra per cui tifavo da bimbo e che vedevo allo stadio con papà».

Sulla possibilità di andare via dal Milan in caso di una grossa offerta: «So cosa ho fatto per arrivare a questa maglia e non farei mai l’errore di andarmene. So che è difficile, soprattutto nel calcio di oggi, ma il mio sogno è diventare una bandiera del Milan. Servirà sacrificio e impegno, devi essere davvero un grande giocatore in tutti i sensi, a Milanello, negli spogliatoi, in campo, a San Siro, a casa. Ma quello è l’obiettivo. E farò di tutto per riuscirci».

Sulla possibilità di andare ai Mondiali in Qatar con la Nazionale Italiana: «È il mio obiettivo».

Sulle sue passioni: «Amo Milano, anche se la sera sto soprattutto a casa. Ho solo 21 anni e magari rispetto ai miei coetanei esco poco, ma è giusto così. Mi piace informarmi, sapere cosa avviene nel mondo, ad esempio riguardo al rispetto per l’ambiente, la sostenibilità, un tema che finalmente inizia a essere affrontato sul serio».
Infine Tonali sullo Scudetto: «Sulla pelle ho tatuato mio padre, mia madre, mia nonna, il mio cane. Tutto ciò a cui tengo di più. E allo Scudetto ci tengo tantissimo, quindi …"


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Rafael Leao, com'è il derby da capolista, con l'Inter a 7 punti?

"Ricordo l'atmosfera unica del primo che ho giocato, peccato per la sconfitta, e quello vinto col mio assist a Ibra, peccato che non ci fosse il pubblico. Ora vogliamo vincere davanti ai tifosi".

Vale un pezzo di scudetto?
"È presto: l'ultimo se lo è preso l'Inter, va rispettata. Ma un derby è un derby, vincerlo è importante".

Com'era il suo a Lisbona?
"Sporting-Benfica era la stessa cosa grande. I due stadi sono vicini, i tifosi lo aspettano, i giocatori sono pronti alla battaglia".


È famosa la sua foto su Instagram coi palazzoni del Bairro da Jamaica: "Cresciuto qui come un topo per diventare un leone".
"Amora sta dall'altra parte del Tago, si può prendere il battello da Lisbona per Almada. Poi si scende un po' fino a Vale do Chicharos, la mia strada. Jamaica è tutto per me: è lì che ho cominciato a giocare, che ho la mia famiglia, i miei amici, le persone più importanti. Torno appena posso: è il mio cuore".

La trap, la sua musica, negli Usa ha anche il senso di trappola: la strada, le insidie del ghetto.
"Hip hop e trap sono il mio hob

Nome d'arte WAY 45 e un album, Beginning: quarta traccia Sacrificios, qual è il più grande?
"Way come cammino, 45 come il codice postale di Jamaica. Il sacrificio oggi è essere qui da solo, la mia famiglia è in Portogallo. È svegliarmi e non trovare la mia sorellina. Ma la cosa bella è che non hanno più nulla di cui preoccuparsi, posso dargli tutto".

Come il salone da parrucchiera che ha regalato a sua madre?
"Lo desiderava: non ci ho pensato due volte".

A suo padre dedicava i gol col gesto del telefono.
"Siamo mamma, papà e 7 tra fratelli e sorelle. Il più grande ha 33 anni, Mellany 8 mesi".

Con la Bgang, lei rappava "Longe", lontano: parlava di Champions come di un sogno.
"Lo era, fin da piccolo, e l'ho realizzato col Milan, la squadra delle 7 Coppe dei Campioni e di Kakà, Seedorf e Pirlo, che ammiravo, come Barcellona e United. Sono felice".

Ma rischiate di uscire subito.
"Mancano 2 partite, 2 finali. Un punto in classifica è poco, meritavamo di più".

Ancora da Longe: "Sono come Zlatan, mi fido di me stesso, figlio del ghetto".
"La fiducia in noi stessi, la mentalità sono fondamentali per il successo, che uno sia calciatore o cantante. Zlatan è un fratello maggiore, gli sto sempre vicino. Lui sa che posso fare la differenza con i piedi, ma mi mostra che l'importante è la testa, restare sempre concentrato".

I punti di riferimento per non sbagliare strada?
"Pioli, un allenatore esigente. Maldini, un idolo che parla con semplicità perché ognuno di noi dia il meglio. E Ibra, un esempio per il passato e per il presente: l'età per lui è un numero".

Il Milan è giovane: da qui lo stile di gioco nuovo?
"Ha il senso di libertà che l'allenatore ci insegna: siete giovani ma maturi in campo, ci dice, godetevi la gioventù ma onorate questa maglia".

Lei, per le statistiche, è il re del dribbling della Serie A.
"È una fase importante del gioco. Sento la fiducia dei compagni che mi danno la palla, dribblo per ritrovarmi davanti alla porta e fare l'assist o il gol".

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Sul Milan che arriva al derby a +7 sull'Inter: «Onestamente non me lo immaginavo. Ma noi pensiamo a noi stessi: la continuità sta facendo la differenza, siamo partiti come lo scorso anno con idee ben precise, grazie al lavoro di Pioli e alla vicinanza del club. La strada è quella giusta».

Sul voto che darebbe al Milan in questo inizio di stagione: «10 come le vittorie in campionato? Troppo alto. Anche perché in Champions non siamo andati bene. In campionato siamo da 9, per come stiamo giocando e dimostrando di essere una squadra in tutte le partite. Il 10 arriverà solo se vinciamo lo Scudetto».
Sulla possibilità di vincere il titolo: «Tutti crediamo nello Scudetto ed è giusto così. Se in 11 partite, non due, abbiamo dimostrato di potercela giocare, vuol dire che siamo una grande squadra. E quindi abbiamo il dovere di crederci».
Sulla differenza tra il Milan di Serie A e quello in Champions League: «Sono due competizioni completamente diverse, in tutto. Le prestazioni a volte ci sono state, non il risultato. Non cerco alibi ma con arbitraggi forse diversi e occasioni sfruttate meglio avremmo un’altra classifica».

Sul Milan favorito per lo Scudetto: «No, il campionato è lunghissimo ed è difficile dire se esiste davvero una favorita. Noi continuiamo sulla strada iniziata lo scorso anno. E non vogliamo fermarci».

Sul Milan che va molto bene negli scontri diretti: «Abbiamo capito che sono partite che vanno vinte e basta, come ha sempre fatto il Milan nella sua storia. Ora siamo cresciuti anche nelle sfide con le squadre della parte destra della classifica e questo era uno step fondamentale».

Sulla sua miglior partita: «Bisogna pensare sempre alla prossima, mai a quella prima. Solo così si cresce».
Sul Napoli e sulla Juventus: «Il Napoli aveva già dimostrato molto l’anno scorso, anche se poi ha fallito la Champions. La Juve fa un certo effetto vederla lì, ma resta un’avversaria fortissima».

Sul perché Tonali sia cambiato rispetto a quello visto l'anno scorso: «Non ho una risposta, a volte certe cose cambiano e basta. Ci sono degli scatti che ti fa fare la testa, il modo di allenarmi, di giocare, di vivere. Forse il fatto che quest’estate il Milan mi ha acquistato mi ha reso la mente più libera. Ma sono molti i particolari, i dettagli che ti aiutano a svoltare. I compagni sono stati preziosissimi. Come la famiglia e Giulia, la mia ragazza. Niente mental coach o psicologi, non mi servono».

Su Stefano Pioli: «Il mister è stato fondamentale e continua ad esserlo. Ha capito le mie difficoltà, mi ha aiutato a correggere gli errori. Grande persona».

Su Zlatan Ibrahimović: «Ti cambia la testa, perché sa sempre cosa fare, cosa dire. Ti fa fare il salto di qualità. La prima volta che l’ho visto, nello spogliatoio, sono tornato bambino: non smettevo di guardarlo. Pensare che ora è un compagno è pazzesco».

Su Ibra possibile uomo chiave nel derby: «È l’uomo chiave di tutto. Non importa quanti anni ha, in ogni istante può accendersi e cambiare la partita».

Sui favoriti nel derby di Milano: «Non esistono favoriti nel derby. C’è troppa carica, troppa tensione. Noi cercheremo di fare la partita senza snaturare il nostro modo di giocare, che è la nostra forza».
Tonali sull'Inter: «Grande squadra, sarà dura. Ma noi siamo il Milan».

Su Nicolò Barella: «Un amico e un ottimo giocatore. Lo ammiro molto».

Sulla possibilità che ha avuto di andare all'Inter nell'estate 2020: «Sentivo, ma non sapevo niente. Al Milan sono felicissimo, per me è un sogno essere qui, nella squadra per cui tifavo da bimbo e che vedevo allo stadio con papà».

Sulla possibilità di andare via dal Milan in caso di una grossa offerta: «So cosa ho fatto per arrivare a questa maglia e non farei mai l’errore di andarmene. So che è difficile, soprattutto nel calcio di oggi, ma il mio sogno è diventare una bandiera del Milan. Servirà sacrificio e impegno, devi essere davvero un grande giocatore in tutti i sensi, a Milanello, negli spogliatoi, in campo, a San Siro, a casa. Ma quello è l’obiettivo. E farò di tutto per riuscirci».

Sulla possibilità di andare ai Mondiali in Qatar con la Nazionale Italiana: «È il mio obiettivo».

Sulle sue passioni: «Amo Milano, anche se la sera sto soprattutto a casa. Ho solo 21 anni e magari rispetto ai miei coetanei esco poco, ma è giusto così. Mi piace informarmi, sapere cosa avviene nel mondo, ad esempio riguardo al rispetto per l’ambiente, la sostenibilità, un tema che finalmente inizia a essere affrontato sul serio».
Infine Tonali sullo Scudetto: «Sulla pelle ho tatuato mio padre, mia madre, mia nonna, il mio cane. Tutto ciò a cui tengo di più. E allo Scudetto ci tengo tantissimo, quindi …"

TONALI AL CORSPORT

"Cosa è cambiato dall'anno scorso? La verità è che non so spiegare di preciso cos’è successo, ma qualcosa nella mia testa è cambiato, sono tanti i particolari che ti aiutano a svoltare".


"Lo scudetto? Tutti crediamo nello scudetto ed è giusto così. Se in 11 partite, non due, abbiamo dimostrato di potercela giocare, vuol dire che siamo una grande squadra. E quindi abbiamo il dovere di crederci".


"Il derby? Non esistono favoriti nel derby. C’è troppa carica, troppa tensione. Noi cercheremo di fare la partita senza snaturare il nostro modo di giocare, che è la nostra forza".


Leao a Repubblica


Rafael Leao, com'è il derby da capolista, con l'Inter a 7 punti?

"Ricordo l'atmosfera unica del primo che ho giocato, peccato per la sconfitta, e quello vinto col mio assist a Ibra, peccato che non ci fosse il pubblico. Ora vogliamo vincere davanti ai tifosi".

Vale un pezzo di scudetto?
"È presto: l'ultimo se lo è preso l'Inter, va rispettata. Ma un derby è un derby, vincerlo è importante".

Com'era il suo a Lisbona?
"Sporting-Benfica era la stessa cosa grande. I due stadi sono vicini, i tifosi lo aspettano, i giocatori sono pronti alla battaglia".


È famosa la sua foto su Instagram coi palazzoni del Bairro da Jamaica: "Cresciuto qui come un topo per diventare un leone".
"Amora sta dall'altra parte del Tago, si può prendere il battello da Lisbona per Almada. Poi si scende un po' fino a Vale do Chicharos, la mia strada. Jamaica è tutto per me: è lì che ho cominciato a giocare, che ho la mia famiglia, i miei amici, le persone più importanti. Torno appena posso: è il mio cuore".

La trap, la sua musica, negli Usa ha anche il senso di trappola: la strada, le insidie del ghetto.
"Hip hop e trap sono il mio hob

Nome d'arte WAY 45 e un album, Beginning: quarta traccia Sacrificios, qual è il più grande?
"Way come cammino, 45 come il codice postale di Jamaica. Il sacrificio oggi è essere qui da solo, la mia famiglia è in Portogallo. È svegliarmi e non trovare la mia sorellina. Ma la cosa bella è che non hanno più nulla di cui preoccuparsi, posso dargli tutto".

Come il salone da parrucchiera che ha regalato a sua madre?
"Lo desiderava: non ci ho pensato due volte".

A suo padre dedicava i gol col gesto del telefono.
"Siamo mamma, papà e 7 tra fratelli e sorelle. Il più grande ha 33 anni, Mellany 8 mesi".

Con la Bgang, lei rappava "Longe", lontano: parlava di Champions come di un sogno.
"Lo era, fin da piccolo, e l'ho realizzato col Milan, la squadra delle 7 Coppe dei Campioni e di Kakà, Seedorf e Pirlo, che ammiravo, come Barcellona e United. Sono felice".

Ma rischiate di uscire subito.
"Mancano 2 partite, 2 finali. Un punto in classifica è poco, meritavamo di più".

Ancora da Longe: "Sono come Zlatan, mi fido di me stesso, figlio del ghetto".
"La fiducia in noi stessi, la mentalità sono fondamentali per il successo, che uno sia calciatore o cantante. Zlatan è un fratello maggiore, gli sto sempre vicino. Lui sa che posso fare la differenza con i piedi, ma mi mostra che l'importante è la testa, restare sempre concentrato".

I punti di riferimento per non sbagliare strada?
"Pioli, un allenatore esigente. Maldini, un idolo che parla con semplicità perché ognuno di noi dia il meglio. E Ibra, un esempio per il passato e per il presente: l'età per lui è un numero".

Il Milan è giovane: da qui lo stile di gioco nuovo?
"Ha il senso di libertà che l'allenatore ci insegna: siete giovani ma maturi in campo, ci dice, godetevi la gioventù ma onorate questa maglia".

Lei, per le statistiche, è il re del dribbling della Serie A.
"È una fase importante del gioco. Sento la fiducia dei compagni che mi danno la palla, dribblo per ritrovarmi davanti alla porta e fare l'assist o il gol".

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Toby rosso nero

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Penso anch'io che possa diventare bandiera, ma attenzione a proclamarlo ad alta voce.

Non è più il calcio romantico di una volta. Io stesso non mi affeziono più a certi giocatori come un tempo.
 

Jino

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Penso anch'io che possa diventare bandiera, ma attenzione a proclamarlo ad alta voce.

Non è più il calcio romantico di una volta. Io stesso non mi affeziono più a certi giocatori come un tempo.

Esatto, la smettessero con questa storia delle bandiere, nel calcio d'oggi ci sono i soldi non i sentimenti, quelli sono rimasti solamente ai tifosi.
 
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