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Come riportato da Il Giornale, Sandro Tonali da Lodi,milanista nel midollo, capitano in pectore del gruppo, e voce narrante del recente scudetto, è il rivale di Barella che interpreta la vita da mediano quasi come una forma di missione umanitaria. La spiega ai ragazzi delle parrocchie, la racconta ai media, la ripete dentro il recinto di Milanello quando s’accorge che è l’occasione giusta. Così tutte le volte che il cielo sopra una partita del Milan minaccia tempesta, lui esce fuori dalla trincea mediana e si avventurain scatti prodigiosi dettati dall’istinto calcistico e dalle traiettorie geometriche disegnate col compasso da Leao o Rebic. Repetita iuvant direbbero i latini. Perché accadde anche l’8 maggio scorso col Verona di Tudor davanti nel risultato e poi ribaltato tra un tempo e l’altro con quell’uno-due che diede linfa vitale alla rincorsa tricolore. Le affinità elettive tra i due si rincorrono nei resoconti di chi lifrequenta e li conosce e servono anche a provocare l’inevitabile dibattito un po’ retrò tra opposte tifoserie su chi dei due è più “tutto”, più tifoso dei suoi colori, più bravo a calcio, più decisivo, più umile, più divertente (i siparietti tra Barella e Brozovic finiti sui social restano unici), più leader insomma a dispetto della etichetta del mediano di una volta, Oriali campione del mondo nell’82 in Spagna docet, che smise d’essere semplice operaio del pallone, magari identificandosi in Furino e divenne un inno alla vita e alla passione. Sia Tonali che Barella in Qatar avrebbero stupito proprio come stanno facendo con Milan e Inter. Il Mondiale è un rimpianto.
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