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Tomori al Corsera:"Il razzismo è ovunque. Italia o Inghilterra non fa differenza, ciò che conta è come lo combattiamo: con la cultura e con l’educazione. Il calcio può mandare messaggi importantissimi, ma serve coraggio".
Non possiamo che partire dalla finale di Wembley. Lei non c’era, ma con la Nazionale inglese ha già debuttato. Da fuori, che idea s’è fatto? Cosa è successo?
«È successo che siamo andati in vantaggio subito, dopo due minuti, la situazione era positiva. Ma credo che andando avanti con la partita ci siamo stancati e l’Italia è diventata più forte. L’Inghilterra ha fatto un grande Europeo, è andata vicino a vincerlo. Sfortunatamente non ci sono riusciti. Ma l’Italia ha meritato».
Troppo convinti di vincere, forse?
«Non credo. Giocavamo in casa nostra, purtroppo non siamo riusciti a sfruttare il vantaggio. Ma in una finale tutto può succedere, è diverso dal resto della competizione. Ai rigori poi è chiaro che un po’ è questione di fortuna. Noi non l’abbiamo avuta».
Come si riparte da una sconfitta così?
«Si deve continuare così. Arrivare in finale è stato un gran traguardo. Ora pensiamo ai Mondiali. Bisognerà avere la stessa mentalità, far leva sull’esperienza accumulata per crescere ancora. La squadra è molto giovane, i Mondiali sono tra un anno, ogni giocatore avrà tempo per migliorare e prepararsi».
E lei ci sarà?
«Spero di sì, è il mio obiettivo. Tutti i giocatori vorrebbero partecipare ai Mondiali, sarebbe un sogno per me. Il Milan è un’opportunità enorme. Mi sto concentrando su questo. Mi sento bene».
Nei giorni scorsi la polizia inglese ha arrestato alcuni dei tifosi, chiamiamoli così, che hanno lanciato insulti razzisti contro i giocatori che hanno sbagliato i rigori.
«C’è bisogno di un cambiamento culturale. È una minoranza di persone che vive sui social. Se giochi una partita e sbagli un rigore, inevitabilmente ti riempiono di insulti, ma non è giusto e credo che tutti siano d’accordo che c’è bisogno di fare qualcosa, c’è bisogno di un cambiamento. Che deve partire dai ragazzi, dai più giovani».
L’Italia è un Paese razzista?
«Anche qui parliamo di minoranze, il problema è che molta gente non conosce le altre culture e quindi ne ha paura. Viviamo in un mondo multiculturale, lo si vede sia a Milano che a Londra. Bisogna migliorare a partire dall’educazione, così da far conoscere a tutti cosa è il razzismo e perché va combattuto».
Come giudica la sua esperienza col Milan fino a ora?
«Alla grande. Qui mi hanno subito accolto tutti benissimo, fin dal primo giorno. Grande società, strutture eccezionali. C’è tutto per crescere e per vincere. Un sogno».
L’obiettivo di quest’anno è qualificarvi di nuovo alla Champions oppure è giusto puntare più in alto?
«Nulla è impossibile, si gioca sempre per vincere. Noi siamo una squadra giovane, stiamo crescendo, ma il secondo posto della stagione scorsa dice che siamo sulla strada giusta. Dobbiamo andare avanti così, step by step».
Il Milan crede molto in lei. Ha fatto un investimento importante per acquistarla dal Chelsea, 27 milioni. Una cifra che pesa o carica?
«Nessun peso, è una grande soddisfazione sentire questa fiducia attorno a me. Tutti mi stanno aiutando. L’ho capito subito: il Milan è il posto giusto per me».
Che rapporto ha con Kjaer e Romagnoli?
«Due grandi campioni, mi stanno aiutando moltissimo nella crescita personale. Dentro il campo ma anche fuori. Romagnoli è il capitano, mi parla in inglese in campo e questo mi aiuta. Ho un ottimo feeling con lui e Kjaer».
E con Pioli? Cosa sta imparando dall’allenatore?
«Mi insegna i segreti e i dettagli. Come vuole che giochi nel suo sistema, con il resto della squadra. Era un difensore, mi insegna molto su come difendere, sulla posizione da avere in campo. Ho un ottimo rapporto con lui».
A proposito di difensori: c’è anche un certo Maldini.
«A volte non mi sembra ancora vero quando ci parlo, sapendo la carriera che ha fatto. Un mito assoluto, una leggenda del calcio. Paolo è una di quelle persone che può aiutarti davvero, darti incredibili consigli. Sto provando a prendere quanto più posso da lui».
Capitolo Ibrahimovic. Lui dice che siete tutti figli suoi. Quanto è importante nello spogliatoio?
«Un leader vero, capace ti farti tirare fuori il meglio anche solo con una parola, uno sguardo. Un fuoriclasse».
Modelli?
«Terry, che ho ammirato fin da bambino quando ero nell’academy del Chelsea. Poi dico Sergio Ramos, ma anche Van Dijk. E tutti quelli forti».
A proposito di Chelsea, che ci dice di Giroud?
«Una persona molto gentile oltre che un grande attaccante. Ha un’esperienza immensa, ha giocato in grandi squadre segnando sempre molto e soprattutto vincendo molto. Ci aiuterà».
Non hai mai giocato a San Siro con il pubblico. Potrebbe succedere a settembre: come se lo aspetta?
«Non vedo l’ora. È uno stadio magnifico anche vuoto, chissà come sarà tutto pieno. Immagino la carica pazzesca».
I suoi compagni dicono che non gioca alla Playstation perché studia sempre.
«Era vero prima. Non avevo molto tempo per giocare alla Playstation. Ora sì: ho finito di studiare, mi sono laureato in Business Administration. Adesso sono concentrato solo sullo sport. A fine carriera mi piacerebbe diventare manager nel calcio. Certo, dopo il ritiro vorrei anche diventare padre, avere una bella famiglia. Vedremo cosa accadrà nel futuro. Ora però pensò solo al Milan: è la mia grande occasione, non la sprecherò».
Non possiamo che partire dalla finale di Wembley. Lei non c’era, ma con la Nazionale inglese ha già debuttato. Da fuori, che idea s’è fatto? Cosa è successo?
«È successo che siamo andati in vantaggio subito, dopo due minuti, la situazione era positiva. Ma credo che andando avanti con la partita ci siamo stancati e l’Italia è diventata più forte. L’Inghilterra ha fatto un grande Europeo, è andata vicino a vincerlo. Sfortunatamente non ci sono riusciti. Ma l’Italia ha meritato».
Troppo convinti di vincere, forse?
«Non credo. Giocavamo in casa nostra, purtroppo non siamo riusciti a sfruttare il vantaggio. Ma in una finale tutto può succedere, è diverso dal resto della competizione. Ai rigori poi è chiaro che un po’ è questione di fortuna. Noi non l’abbiamo avuta».
Come si riparte da una sconfitta così?
«Si deve continuare così. Arrivare in finale è stato un gran traguardo. Ora pensiamo ai Mondiali. Bisognerà avere la stessa mentalità, far leva sull’esperienza accumulata per crescere ancora. La squadra è molto giovane, i Mondiali sono tra un anno, ogni giocatore avrà tempo per migliorare e prepararsi».
E lei ci sarà?
«Spero di sì, è il mio obiettivo. Tutti i giocatori vorrebbero partecipare ai Mondiali, sarebbe un sogno per me. Il Milan è un’opportunità enorme. Mi sto concentrando su questo. Mi sento bene».
Nei giorni scorsi la polizia inglese ha arrestato alcuni dei tifosi, chiamiamoli così, che hanno lanciato insulti razzisti contro i giocatori che hanno sbagliato i rigori.
«C’è bisogno di un cambiamento culturale. È una minoranza di persone che vive sui social. Se giochi una partita e sbagli un rigore, inevitabilmente ti riempiono di insulti, ma non è giusto e credo che tutti siano d’accordo che c’è bisogno di fare qualcosa, c’è bisogno di un cambiamento. Che deve partire dai ragazzi, dai più giovani».
L’Italia è un Paese razzista?
«Anche qui parliamo di minoranze, il problema è che molta gente non conosce le altre culture e quindi ne ha paura. Viviamo in un mondo multiculturale, lo si vede sia a Milano che a Londra. Bisogna migliorare a partire dall’educazione, così da far conoscere a tutti cosa è il razzismo e perché va combattuto».
Come giudica la sua esperienza col Milan fino a ora?
«Alla grande. Qui mi hanno subito accolto tutti benissimo, fin dal primo giorno. Grande società, strutture eccezionali. C’è tutto per crescere e per vincere. Un sogno».
L’obiettivo di quest’anno è qualificarvi di nuovo alla Champions oppure è giusto puntare più in alto?
«Nulla è impossibile, si gioca sempre per vincere. Noi siamo una squadra giovane, stiamo crescendo, ma il secondo posto della stagione scorsa dice che siamo sulla strada giusta. Dobbiamo andare avanti così, step by step».
Il Milan crede molto in lei. Ha fatto un investimento importante per acquistarla dal Chelsea, 27 milioni. Una cifra che pesa o carica?
«Nessun peso, è una grande soddisfazione sentire questa fiducia attorno a me. Tutti mi stanno aiutando. L’ho capito subito: il Milan è il posto giusto per me».
Che rapporto ha con Kjaer e Romagnoli?
«Due grandi campioni, mi stanno aiutando moltissimo nella crescita personale. Dentro il campo ma anche fuori. Romagnoli è il capitano, mi parla in inglese in campo e questo mi aiuta. Ho un ottimo feeling con lui e Kjaer».
E con Pioli? Cosa sta imparando dall’allenatore?
«Mi insegna i segreti e i dettagli. Come vuole che giochi nel suo sistema, con il resto della squadra. Era un difensore, mi insegna molto su come difendere, sulla posizione da avere in campo. Ho un ottimo rapporto con lui».
A proposito di difensori: c’è anche un certo Maldini.
«A volte non mi sembra ancora vero quando ci parlo, sapendo la carriera che ha fatto. Un mito assoluto, una leggenda del calcio. Paolo è una di quelle persone che può aiutarti davvero, darti incredibili consigli. Sto provando a prendere quanto più posso da lui».
Capitolo Ibrahimovic. Lui dice che siete tutti figli suoi. Quanto è importante nello spogliatoio?
«Un leader vero, capace ti farti tirare fuori il meglio anche solo con una parola, uno sguardo. Un fuoriclasse».
Modelli?
«Terry, che ho ammirato fin da bambino quando ero nell’academy del Chelsea. Poi dico Sergio Ramos, ma anche Van Dijk. E tutti quelli forti».
A proposito di Chelsea, che ci dice di Giroud?
«Una persona molto gentile oltre che un grande attaccante. Ha un’esperienza immensa, ha giocato in grandi squadre segnando sempre molto e soprattutto vincendo molto. Ci aiuterà».
Non hai mai giocato a San Siro con il pubblico. Potrebbe succedere a settembre: come se lo aspetta?
«Non vedo l’ora. È uno stadio magnifico anche vuoto, chissà come sarà tutto pieno. Immagino la carica pazzesca».
I suoi compagni dicono che non gioca alla Playstation perché studia sempre.
«Era vero prima. Non avevo molto tempo per giocare alla Playstation. Ora sì: ho finito di studiare, mi sono laureato in Business Administration. Adesso sono concentrato solo sullo sport. A fine carriera mi piacerebbe diventare manager nel calcio. Certo, dopo il ritiro vorrei anche diventare padre, avere una bella famiglia. Vedremo cosa accadrà nel futuro. Ora però pensò solo al Milan: è la mia grande occasione, non la sprecherò».