Theo: turbo spento col 4-3-3.

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Tuttosport: il derby in famiglia col fratello Lucas al Parco dei Principi in una serata di Champions League poteva essere un’occasione per tornare a mostrare all’Europa il repertorio migliore di Theo Hernandez, uno dei terzini sinistri più apprezzati della scena internazionale. Non capita tutti i giorni di poter affrontare il fratello a questi livelli nello stesso ruolo in una competizione così importante. Invece nemmeno questo confronto ha esaltato il numero 19 rossonero che finora sta vivendo una stagione meno brillante delle precedenti. Dalla sua parte ha incrociato il connazionale Dembélé al quale ha concesso diverse chance. Ma non è tanto questo che stupisce perché Theo tende a lasciare spazio: il suo punto forte non è la fase difensiva. Quello che sorprende è l’assenza delle sue celebri folate offensive. E non è successo solo mercoledì a Parigi, ma è una costante di questa prima parte di stagione. L’ex esterno del Real Madrid finora ha segnato solo un gol, al Torino alla 2ª di campionato. Ma è ancora a secco alla voce assist, una delle sue prerogative soprattutto in tandem con l’altro elemento forte della fascia sinistra milanista: Leao. Non sono numeri abituali per Hernandez. È possibile che possa influire anche un fattore tattico. Il cambio di modulo, deciso da Pioli in estate, ha posizionato una pedina davanti al francese. Il passaggio dal 4-2-3-1 al 4-3-3 ha prodotto una conseguenza. Prima non c’erano compagni davanti a Hernandez, tranne Leao nel ruolo di ala. Adesso c’è una mezzala sinistra, quasi sempre Reijnders. Inevitabilmente l’olandese finisce per collocarsi in quel binario semi-centrale che Hernandez aveva fatto suo senza offrire praticamente contromisure agli avversari. La sua azione preferita consiste proprio nel partire largo nella sua metà campo per poi convergere in quel tracciato dove non trova avversari in grado di fermarlo quando è lanciato. Ora lì finisce per esserci più traffico anche perché gli avversari mandano un controllore sulle tracce di Reijnders. Così il corridoio di Hernandez è diventato molto più intasato. Pioli cerca di svuotarlo con contromisure legate ai movimenti dei centrocampisti. Ma resta che il nuovo sistema di riferimento prevede la presenza di una mezzala che prima non c’era. Forse anche per questo motivo Theo sta facendo più fatica a mandare in scena il pezzo forte del suo repertorio.
 

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Tuttosport: il derby in famiglia col fratello Lucas al Parco dei Principi in una serata di Champions League poteva essere un’occasione per tornare a mostrare all’Europa il repertorio migliore di Theo Hernandez, uno dei terzini sinistri più apprezzati della scena internazionale. Non capita tutti i giorni di poter affrontare il fratello a questi livelli nello stesso ruolo in una competizione così importante. Invece nemmeno questo confronto ha esaltato il numero 19 rossonero che finora sta vivendo una stagione meno brillante delle precedenti. Dalla sua parte ha incrociato il connazionale Dembélé al quale ha concesso diverse chance. Ma non è tanto questo che stupisce perché Theo tende a lasciare spazio: il suo punto forte non è la fase difensiva. Quello che sorprende è l’assenza delle sue celebri folate offensive. E non è successo solo mercoledì a Parigi, ma è una costante di questa prima parte di stagione. L’ex esterno del Real Madrid finora ha segnato solo un gol, al Torino alla 2ª di campionato. Ma è ancora a secco alla voce assist, una delle sue prerogative soprattutto in tandem con l’altro elemento forte della fascia sinistra milanista: Leao. Non sono numeri abituali per Hernandez. È possibile che possa influire anche un fattore tattico. Il cambio di modulo, deciso da Pioli in estate, ha posizionato una pedina davanti al francese. Il passaggio dal 4-2-3-1 al 4-3-3 ha prodotto una conseguenza. Prima non c’erano compagni davanti a Hernandez, tranne Leao nel ruolo di ala. Adesso c’è una mezzala sinistra, quasi sempre Reijnders. Inevitabilmente l’olandese finisce per collocarsi in quel binario semi-centrale che Hernandez aveva fatto suo senza offrire praticamente contromisure agli avversari. La sua azione preferita consiste proprio nel partire largo nella sua metà campo per poi convergere in quel tracciato dove non trova avversari in grado di fermarlo quando è lanciato. Ora lì finisce per esserci più traffico anche perché gli avversari mandano un controllore sulle tracce di Reijnders. Così il corridoio di Hernandez è diventato molto più intasato. Pioli cerca di svuotarlo con contromisure legate ai movimenti dei centrocampisti. Ma resta che il nuovo sistema di riferimento prevede la presenza di una mezzala che prima non c’era. Forse anche per questo motivo Theo sta facendo più fatica a mandare in scena il pezzo forte del suo repertorio.

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Tuttosport: il derby in famiglia col fratello Lucas al Parco dei Principi in una serata di Champions League poteva essere un’occasione per tornare a mostrare all’Europa il repertorio migliore di Theo Hernandez, uno dei terzini sinistri più apprezzati della scena internazionale. Non capita tutti i giorni di poter affrontare il fratello a questi livelli nello stesso ruolo in una competizione così importante. Invece nemmeno questo confronto ha esaltato il numero 19 rossonero che finora sta vivendo una stagione meno brillante delle precedenti. Dalla sua parte ha incrociato il connazionale Dembélé al quale ha concesso diverse chance. Ma non è tanto questo che stupisce perché Theo tende a lasciare spazio: il suo punto forte non è la fase difensiva. Quello che sorprende è l’assenza delle sue celebri folate offensive. E non è successo solo mercoledì a Parigi, ma è una costante di questa prima parte di stagione. L’ex esterno del Real Madrid finora ha segnato solo un gol, al Torino alla 2ª di campionato. Ma è ancora a secco alla voce assist, una delle sue prerogative soprattutto in tandem con l’altro elemento forte della fascia sinistra milanista: Leao. Non sono numeri abituali per Hernandez. È possibile che possa influire anche un fattore tattico. Il cambio di modulo, deciso da Pioli in estate, ha posizionato una pedina davanti al francese. Il passaggio dal 4-2-3-1 al 4-3-3 ha prodotto una conseguenza. Prima non c’erano compagni davanti a Hernandez, tranne Leao nel ruolo di ala. Adesso c’è una mezzala sinistra, quasi sempre Reijnders. Inevitabilmente l’olandese finisce per collocarsi in quel binario semi-centrale che Hernandez aveva fatto suo senza offrire praticamente contromisure agli avversari. La sua azione preferita consiste proprio nel partire largo nella sua metà campo per poi convergere in quel tracciato dove non trova avversari in grado di fermarlo quando è lanciato. Ora lì finisce per esserci più traffico anche perché gli avversari mandano un controllore sulle tracce di Reijnders. Così il corridoio di Hernandez è diventato molto più intasato. Pioli cerca di svuotarlo con contromisure legate ai movimenti dei centrocampisti. Ma resta che il nuovo sistema di riferimento prevede la presenza di una mezzala che prima non c’era. Forse anche per questo motivo Theo sta facendo più fatica a mandare in scena il pezzo forte del suo repertorio.
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Tuttosport: il derby in famiglia col fratello Lucas al Parco dei Principi in una serata di Champions League poteva essere un’occasione per tornare a mostrare all’Europa il repertorio migliore di Theo Hernandez, uno dei terzini sinistri più apprezzati della scena internazionale. Non capita tutti i giorni di poter affrontare il fratello a questi livelli nello stesso ruolo in una competizione così importante. Invece nemmeno questo confronto ha esaltato il numero 19 rossonero che finora sta vivendo una stagione meno brillante delle precedenti. Dalla sua parte ha incrociato il connazionale Dembélé al quale ha concesso diverse chance. Ma non è tanto questo che stupisce perché Theo tende a lasciare spazio: il suo punto forte non è la fase difensiva. Quello che sorprende è l’assenza delle sue celebri folate offensive. E non è successo solo mercoledì a Parigi, ma è una costante di questa prima parte di stagione. L’ex esterno del Real Madrid finora ha segnato solo un gol, al Torino alla 2ª di campionato. Ma è ancora a secco alla voce assist, una delle sue prerogative soprattutto in tandem con l’altro elemento forte della fascia sinistra milanista: Leao. Non sono numeri abituali per Hernandez. È possibile che possa influire anche un fattore tattico. Il cambio di modulo, deciso da Pioli in estate, ha posizionato una pedina davanti al francese. Il passaggio dal 4-2-3-1 al 4-3-3 ha prodotto una conseguenza. Prima non c’erano compagni davanti a Hernandez, tranne Leao nel ruolo di ala. Adesso c’è una mezzala sinistra, quasi sempre Reijnders. Inevitabilmente l’olandese finisce per collocarsi in quel binario semi-centrale che Hernandez aveva fatto suo senza offrire praticamente contromisure agli avversari. La sua azione preferita consiste proprio nel partire largo nella sua metà campo per poi convergere in quel tracciato dove non trova avversari in grado di fermarlo quando è lanciato. Ora lì finisce per esserci più traffico anche perché gli avversari mandano un controllore sulle tracce di Reijnders. Così il corridoio di Hernandez è diventato molto più intasato. Pioli cerca di svuotarlo con contromisure legate ai movimenti dei centrocampisti. Ma resta che il nuovo sistema di riferimento prevede la presenza di una mezzala che prima non c’era. Forse anche per questo motivo Theo sta facendo più fatica a mandare in scena il pezzo forte del suo repertorio.

Insomma, anche il giornalismo sportiva ci sta arrivando finalmente, anche se tuttosport non ha capito l'intero problema, ovvero la collocazione di Theo in zona centrale come play, dove diventa pressoche nullo.
 
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