GdS: L’ Inter sta per passare in mani cinesi. Entro fine giugno, salvo colpi di scena, Suning rileverà il 70% delle azioni in un nuovo ribaltone a distanza di nemmeno tre anni dall’epocale ingresso dell’indonesiano Erick Thohir e dalla conseguente fine del mecenatismo di Massimo Moratti. Suning è un colosso dell’industria cinese, leader nel commercio dell’elettronica con un fatturato da 15,5 miliardi di euro, in pole position da tempo per l’Inter, come testimoniò il blitz milanese dei vertici del gruppo guidato da Zhang Jindong, poco più di un mese fa. La trattativa è ormai alle battute finali. I dirigenti dell’Inter potrebbero partire già sabato per Nanchino, sede del quartier generale di Suning, in vista delle firme. Di sicuro una bozza d’accordo c’è già. Lo scenario più probabile vede un’uscita di Moratti entro fine giugno, con Suning a rilevare il suo 29,5% e una fetta di Thohir per insediarsi subito al 70%. L’indonesiano rimarrebbe al 30% e assicurerebbe una continuità gestionale nella fase di transizione, magari mantenendo per un breve periodo la carica di presidente. Ma lo stadio finale prevede che Suning arrivi al 100% e che Thohir esca definitivamente di scena, nel giro di alcuni mesi.
Uno dei nodi della trattativa stava nella valutazione complessiva dell’Inter, oltre che nei patti parasociali tra Thohir e Moratti. Avendo immesso 75 milioni a fondo perduto e circa 100 in prestito, mai convertito in conto capitale (e con un interesse tra l’8 e il 9,5%, per arrivare ai 108 a bilancio al 30 giugno 2015), Thohir si aspettava di rientrare in tutto o in parte dall’investimento. Dovrebbe riuscirci. Se tre anni fa il 100% dell’Inter venne stimato 300-350 milioni, compresi i debiti, pare che Suning abbia valutato la società sui 500 milioni (dalla società trapela la cifra di 700-750). I cinesi si accollerebbero a regime debiti per 300 milioni (tra banche e fornitori) e rimborserebbero i 100 prestati da Thohir. In più verserebbero cash altri 100 milioni liquidando i rispettivi pacchetti azionari di Moratti e Thohir. Comunque a ottobre l’Inter avrà bisogno di un aumento di capitale, col bilancio 2014-15 atteso in perdita per 50 milioni. C’è poi il tema dei rapporti tra i due attuali soci.
A novembre scadrà il patto triennale ma se Moratti cederà prima il suo 29,5% i vincoli decadranno automaticamente. L’ex patron ha diritto a esercitare la prelazione a cedere la sua quota di fronte all’offerta di un compratore. E proprio questa sua facoltà è un elemento-chiave per capire cosa sta accadendo in queste ore e quali destini saranno riservati ai due condomini. L’addio imminente di Moratti sarebbe una sorta di put anticipata, vale a dire quell’opzione che il petroliere potrebbe esercitare, da metà novembre: cedere il suo 29,5% obbligando Thohir a rilevarlo a una cifra prefissata. Una spada di Damocle sulla testa dell’indonesiano. Anche per questo Suning è vista come il cavaliere bianco. Occhio, non è che i cinesi siano spendaccioni come gli sceicchi. Peraltro la tagliola del fair play Uefa incombe tuttora. È vero che l’arrivo di nuovi azionisti di maggioranza potrebbe cambiare le carte in tavola, ma solo in un secondo momento, di certo non in tempo per questo mercato, i cinesi avrebbero la facoltà di bussare alla porta di Nyon e discutere un voluntary agreement.
CorSera: Affare fatto: la Cina ha scelto l’Inter. Nel weekend il club nerazzurro diventerà di proprietà del gruppo Suning, guidato da Zhang Jindong presidente e fondatore del colosso di elettrodomestici e costruzioni che fattura più di 15 miliardi di euro. Suning e l’Inter hanno già una bozza d’accordo, sarà firmata nel fine settimana a Nanchino. È lì, nella città a Nordest della Cina, la sede centrale del gruppo e proprio a Nanchino meno di dieci giorni fa una delegazione di dirigenti dell’Inter, tra cui l’ad Michael Bolingbroke e il direttore generale Giovanni Gardini, è rimasta per cinque giorni per limare le ultime differenze e chiudere una trattativa che va avanti da mesi. Suning acquisirà il 70% del club pagandolo 525 milioni, all’attuale patron Erick Thohir resterà il 30% e l’indonesiano manterrà per il momento la carica di presidente. Dopo più di vent’anni, uscirà totalmente dal pianeta nerazzurro Massimo Moratti, cedendo per 157 milioni la sua quota del 29,5%: al netto dei debiti e di altre operazioni finanziarie incasserà 100 milioni liquidi. Suning ha deciso di accelerare dopo aver avuto il via libera dal governo di Pechino, ma la struttura dell’operazione che porterà alla cessione dell’Inter è piuttosto complessa. Thohir alla fine riuscirà a uscire di scena con una plusvalenza di circa 100 milioni, dopo appena tre anni di gestione dell’Inter, acquistata nel novembre del 2013 da Moratti. Suning ha valutato complessivamente il club 750 milioni, una cifra molto vicina a quella che Silvio Berlusconi sta chiedendo in queste settimane per il Milan. Suning entrerà prima con un aumento di capitale da 150 milioni per acquisire il 20% della società, si caricherà, per la sua percentuale, degli oltre 460 milioni di debiti e contestualmente indennizzerà Thohir e Moratti. I cinesi hanno voluto accelerare perché non gradivano una triade al comando che avrebbe rallentano non poco la gestione. Hanno così deciso di prendersi il pacchetto di maggioranza e liquidare Moratti, che sarebbe comunque potuto uscire il 15 novembre. Per ora Thohir rimane, è chiaro però che anche per l’indonesiano la via dell’addio è già tracciata: i tempi sono da decidere ma a giugno 2017 la rivoluzione potrebbe essere completa. Suning sarà il primo gruppo cinese a entrare in serie A, una novità non da poco per il nostro calcio. La pioggia di milioni che cadrà sull’Inter non cambierà nell’immediato la vita della squadra: non si potranno stravolgere i parametri del fair play finanziario imposto dall’Uefa. I vincoli però potrebbero essere parzialmente aggirati grazie a una collaborazione tra l’Inter e il Jiangsu, la squadra cinese di proprietà del gruppo Suning
Repubblica: Come anticipato da Repubblica un mese fa e come ribadito ieri, l’annuncio della trattativa sul 20% delle azioni era solo un diversivo, in realtà si era subito parlato di una maggioranza intorno al 70%. La vicenda si concluderà a fine estate per i tempi tecnici che un simile ribaltone comporta, ma il piano prevede che Suning rilevi il 70% in parte da Thohir (che un 70% lo detiene attualmente: scenderà intorno al 30) e in parte prelevando tutto il 29,45% ora detenuto da Moratti, che si prepara a uscire di scena definitivamente, chiudendo un’era.
C’è bisogno di alcuni passaggi tecnici, per questo parliamo di trattativa che si chiuderà non subito: deve esserci il via libera dal governo cinese, comunque sicuro, e del resto è notizia di pochi giorni fa che gli investimenti cinesi in Europa hanno toccato nuovi record; ci vorrà l’approvazione dell’assemblea dei soci interista; ci vorrà il semaforo verde dai creditori dell’Inter, Goldman Sachs e Unicredit, i due principali creditori per circa 230 milioni. A proposito di debiti, quelli dell’Inter ammontano a circa 400 milioni, contando anche i 184 che Thohir ha prestato al club. Al netto dei debiti, la valutazione del club, o almeno del 70% che entrerà in possesso di Suning e il relativo aumento di capitale, è intorno ai 150 milioni, quindi non si può certo parlare di valutazioni monstre intorno ai 6-700 milioni come è stato favoleggiato: si sfiorano o si superano i 600 milioni solo contando anche la situazione debitoria, che è assai pesante. Quanto a Suning, è un’azienda leader in Cina nella vendita al dettaglio di elettronica ed elettrodomestici con 1600 punti vendita in 700 città, ma anche attivissima nell’e-commerce, con 13mila dipendenti e un valore di 16miliardi di dollari. Il suo presidente, Zhang Jindong, è un tipico prodotto delle nuove economie mondiali: negli anni Ottanta era un operaio e ora è il 28esimo uomo più ricco della Cina e numero 403 al mondo.