L'analisi del Corriere è condivisibile. Sala, con la sortita giornalistica di ieri, ha voluto tastare il gradimento del Milan alle proposte di aree comunali disponibili per l'impianto di uno stadio di calcio privato del Milan, ricevendone una risposta che, seppur piccata dal punto di vista formale, non avendo effettivamente il club rossonero mai rinunciato formalmente all'idea di reinvestire su San Siro, come avrebbe invece fatto intendere il Sindaco, tuttavia tradisce una non preferenza per le aree di Porta di Mare e Rogoredo, segnalate dalla Amministrazione. In questa premessa, al di là della attrattività di altri siti nel territorio cittadino (ex Piazza d'Armi, scalo Farini), resta il problema di una Amministrazione poco collaborativa con il club rispetto a soluzioni alternative, sulle quali il Comune non potrebbe escludere ostacoli burocratici ed urbanistici ai fini dei provvedimenti concessori, che potrebbero compromettere gli investimenti privati, con gravi pregiudizi. È ora che il club, nelle valutazioni di fattibilità che sta compiendo in queste settimane, ponga lo sguardo ad altre opportunità fuori dal contesto urbano milanese, ma pur sempre nell'ambito metropolitano, dialogando con altri privati e soprattutto con altre amministrazioni più disponibili, avendo chiari gli obiettivi di un impianto adeguato alle sue ambizioni sportive, ed ai suoi obiettivi imprenditoriali e commerciali, ma senza perdere, e neanche per un istante, la tensione verso la realizzazione di questo progetto, vitale come l'aria per un club che si sta mettendo sulla strada della espansione di fatturato, della patrimonializzazione, e della autonomia economica e finanziaria dagli apporti dei soci, elementi che connotano ovunque, in Europa e non solo, l'identità di una grande società sportiva. Avanti, dunque.