Stadio: fine dibattito. Si accelera. Sesto alla finestra.

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
205,329
Reaction score
28,210
GDS: appuntamento è fissato per domani a mezzogiorno: a Palazzo Marino sarà presentata la relazione conclusiva relativa al dibattito pubblico sul nuovo stadio di San Siro. Se l’evento farà registrare il pienone lo vedremo (nella Sala Brigida del Comune saranno ammessi solo i giornalisti, ma tutti i cittadini interessati potranno seguire la presentazione in diretta streaming, sulla pagina Facebook del dibattito), quel che è certo è che Inter e Milan questa partita la giocheranno insieme, come del resto succede da quasi tre anni mezzo a questa parte: mentre Andrea Pillon, coordinatore del dibattito cominciato il 28 settembre scorso, illustrerà quanto emerso dai dieci incontri di questi quaranta giorni, i due club ascolteranno temi, posizioni e istanze per poi tirare le somme e prepararsi al prossimo passo. Ovvero avere un nuovo ok dal Comune ed entrare nel vivo del progetto esecutivo, previsto per l’inizio del 2023, per poi avviare i lavori del nuovo impianto nel 2024. E traslocare finalmente nella nuova casa, a partire dalla stagione 2027-2028.

IL DESTINO DI SAN SIRO Dall’estate del 2019 — momento in cui i due club hanno presentato lo studio di fattibilità per il nuovo San Siro — a oggi molte cose sono cambiate. Dalle volumetrie in ballo per il progetto di riqualificazione dell’area urbana (ridotte progressivamente sempre di più) alla forma della Cattedrale progettata dagli americani di Populous, prima squadrata e poi ovale, fino ovviamente al destino del Meazza così come lo conosciamo. Sull’argomento Milan, Inter e Comune si sono confrontati a lungo (basti pensare che il via libera iniziale di Palazzo Marino era stato vincolato alla necessità che una parte dello stadio di oggi restasse in vita, “rinfunzionalizzata”) ma calcoli e simulazioni alla fine hanno indicato un’unica via possibile, quella da sempre battuta dai due club. San Siro sarà demolito totalmente, «altrimenti c’è il rischio che i due club va- dano altrove», come ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala. A rimettere tutto in discussione è stato di recente Vittorio Sgarbi, neosottosegretario alla Cultura: «Il Meazza non si tocca, lo dice la legge. Servirebbe una decisione del Ministero per dire “abbattetelo” e non arriverà mai». Parole alle quali hanno fatto seguito quelle di Sala, messe per iscritto in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Queste dichiarazioni appaiono esorbitare dalle competenze del sottosegretario e sembrano piuttosto destinate ad alimentare confusione e disorientamento che nuocciono al corretto esercizio dei poteri pubblici nell’interesse della collettività. Faccio appello, pertanto, alla autorevolezza del suo ruolo per chiederle chiarezza su queste vicende».

Quello che è chiaro è che Inter e Milan non intendono andare oltre rispetto alla loro tabella di marcia: fra 5 anni vogliono giocare in uno stadio moderno, di proprietà, con una capienza di 65mila posti. La realizzazione dell’intero progetto (stadio più distretto urbano) costerà 1,3 miliardi di euro e potrà garantire un ricavo di circa 40 milioni all’anno ad ogni club.

E adesso? Gli intoppi burocratici, fino a oggi, non sono mancati. Ecco perché la chiusura del dibattito pubblico di domani dovrà aprire una nuova fase, quella dell’accelerata. Alla relazione sul dibattito seguirà il parere del Comune e quello di Inter e Milan. La giunta approverà una prima deli- bera e «a quel punto le società avranno il compito, da un lato di costruire il progetto esecutivo e dall’altro quello di spiegare me- glio come San Siro verrebbe smantellato», ha spiegato Sala di recente. Nel frattempo, a Sesto San Giovanni resteranno alla finestra, pronti a lanciarsi su l’eventuale “seconda palla” che la partita per il nuovo San Siro potrebbe regalare: Milan e Inter non lo hanno mai nascosto, andranno a giocare dove rifare casa sarà più semplice e più veloce. Prima di godersi lo spettacolo del suo primo derby al Meazza, il numero uno rossonero Gerry Cardinale aveva fatto visita all’area delle ex acciaierie Falck. Guai a farsi tro- vare impreparati.
 
Ultima modifica:

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
205,329
Reaction score
28,210
GDS: appuntamento è fissato per domani a mezzogiorno: a Palazzo Marino sarà presentata la relazione conclusiva relativa al dibattito pubblico sul nuovo stadio di San Siro. Se l’evento farà registrare il pienone lo vedremo (nella Sala Brigida del Comune saranno ammessi solo i giornalisti, ma tutti i cittadini interessati potranno seguire la presentazione in diretta streaming, sulla pagina Facebook del dibattito), quel che è certo è che Inter e Milan questa partita la giocheranno insieme, come del resto succede da quasi tre anni mezzo a questa parte: mentre Andrea Pillon, coordinatore del dibattito cominciato il 28 settembre scorso, illustrerà quanto emerso dai dieci incontri di questi quaranta giorni, i due club ascolteranno temi, posizioni e istanze per poi tirare le somme e prepararsi al prossimo passo. Ovvero avere un nuovo ok dal Comune ed entrare nel vivo del progetto esecutivo, previsto per l’inizio del 2023, per poi avviare i lavori del nuovo impianto nel 2024. E traslocare finalmente nella nuova casa, a partire dalla stagione 2027-2028.

IL DESTINO DI SAN SIRO Dall’estate del 2019 — momento in cui i due club hanno presentato lo studio di fattibilità per il nuovo San Siro — a oggi molte cose sono cambiate. Dalle volumetrie in ballo per il progetto di riqualificazione dell’area urbana (ridotte progressivamente sempre di più) alla forma della Cattedrale progettata dagli americani di Populous, prima squadrata e poi ovale, fino ovviamente al destino del Meazza così come lo conosciamo. Sull’argomento Milan, Inter e Comune si sono confrontati a lungo (basti pensare che il via libera iniziale di Palazzo Marino era stato vincolato alla necessità che una parte dello stadio di oggi restasse in vita, “rinfunzionalizzata”) ma calcoli e simulazioni alla fine hanno indicato un’unica via possibile, quella da sempre battuta dai due club. San Siro sarà demolito totalmente, «altrimenti c’è il rischio che i due club va- dano altrove», come ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala. A rimettere tutto in discussione è stato di recente Vittorio Sgarbi, neosottosegretario alla Cultura: «Il Meazza non si tocca, lo dice la legge. Servirebbe una decisione del Ministero per dire “abbattetelo” e non arriverà mai». Parole alle quali hanno fatto seguito quelle di Sala, messe per iscritto in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Queste dichiarazioni appaiono esorbitare dalle competenze del sottosegretario e sembrano piuttosto destinate ad alimentare confusione e disorientamento che nuocciono al corretto esercizio dei poteri pubblici nell’interesse della collettività. Faccio appello, pertanto, alla autorevolezza del suo ruolo per chiederle chiarezza su queste vicende».

Quello che è chiaro è che Inter e Milan non intendono andare oltre rispetto alla loro tabella di marcia: fra 5 anni vogliono giocare in uno stadio moderno, di proprietà, con una capienza di 65mila posti. La realizzazione dell’intero progetto (stadio più distretto urbano) costerà 1,3 miliardi di euro e potrà garantire un ricavo di circa 40 milioni all’anno ad ogni club.

E adesso? Gli intoppi burocratici, fino a oggi, non sono mancati. Ecco perché la chiusura del dibattito pubblico di domani dovrà aprire una nuova fase, quella dell’accelerata. Alla relazione sul dibattito seguirà il parere del Comune e quello di Inter e Milan. La giunta approverà una prima deli- bera e «a quel punto le società avranno il compito, da un lato di costruire il progetto esecutivo e dall’altro quello di spiegare me- glio come San Siro verrebbe smantellato», ha spiegato Sala di recente. Nel frattempo, a Sesto San Giovanni resteranno alla finestra, pronti a lanciarsi su l’eventuale “seconda palla” che la partita per il nuovo San Siro potrebbe regalare: Milan e Inter non lo hanno mai nascosto, andranno a giocare dove rifare casa sarà più semplice e più veloce. Prima di godersi lo spettacolo del suo primo derby al Meazza, il numero uno rossonero Gerry Cardinale aveva fatto visita all’area delle ex acciaierie Falck. Guai a farsi tro- vare impreparati.
.
 

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
205,329
Reaction score
28,210
GDS: appuntamento è fissato per domani a mezzogiorno: a Palazzo Marino sarà presentata la relazione conclusiva relativa al dibattito pubblico sul nuovo stadio di San Siro. Se l’evento farà registrare il pienone lo vedremo (nella Sala Brigida del Comune saranno ammessi solo i giornalisti, ma tutti i cittadini interessati potranno seguire la presentazione in diretta streaming, sulla pagina Facebook del dibattito), quel che è certo è che Inter e Milan questa partita la giocheranno insieme, come del resto succede da quasi tre anni mezzo a questa parte: mentre Andrea Pillon, coordinatore del dibattito cominciato il 28 settembre scorso, illustrerà quanto emerso dai dieci incontri di questi quaranta giorni, i due club ascolteranno temi, posizioni e istanze per poi tirare le somme e prepararsi al prossimo passo. Ovvero avere un nuovo ok dal Comune ed entrare nel vivo del progetto esecutivo, previsto per l’inizio del 2023, per poi avviare i lavori del nuovo impianto nel 2024. E traslocare finalmente nella nuova casa, a partire dalla stagione 2027-2028.

IL DESTINO DI SAN SIRO Dall’estate del 2019 — momento in cui i due club hanno presentato lo studio di fattibilità per il nuovo San Siro — a oggi molte cose sono cambiate. Dalle volumetrie in ballo per il progetto di riqualificazione dell’area urbana (ridotte progressivamente sempre di più) alla forma della Cattedrale progettata dagli americani di Populous, prima squadrata e poi ovale, fino ovviamente al destino del Meazza così come lo conosciamo. Sull’argomento Milan, Inter e Comune si sono confrontati a lungo (basti pensare che il via libera iniziale di Palazzo Marino era stato vincolato alla necessità che una parte dello stadio di oggi restasse in vita, “rinfunzionalizzata”) ma calcoli e simulazioni alla fine hanno indicato un’unica via possibile, quella da sempre battuta dai due club. San Siro sarà demolito totalmente, «altrimenti c’è il rischio che i due club va- dano altrove», come ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala. A rimettere tutto in discussione è stato di recente Vittorio Sgarbi, neosottosegretario alla Cultura: «Il Meazza non si tocca, lo dice la legge. Servirebbe una decisione del Ministero per dire “abbattetelo” e non arriverà mai». Parole alle quali hanno fatto seguito quelle di Sala, messe per iscritto in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Queste dichiarazioni appaiono esorbitare dalle competenze del sottosegretario e sembrano piuttosto destinate ad alimentare confusione e disorientamento che nuocciono al corretto esercizio dei poteri pubblici nell’interesse della collettività. Faccio appello, pertanto, alla autorevolezza del suo ruolo per chiederle chiarezza su queste vicende».

Quello che è chiaro è che Inter e Milan non intendono andare oltre rispetto alla loro tabella di marcia: fra 5 anni vogliono giocare in uno stadio moderno, di proprietà, con una capienza di 65mila posti. La realizzazione dell’intero progetto (stadio più distretto urbano) costerà 1,3 miliardi di euro e potrà garantire un ricavo di circa 40 milioni all’anno ad ogni club.

E adesso? Gli intoppi burocratici, fino a oggi, non sono mancati. Ecco perché la chiusura del dibattito pubblico di domani dovrà aprire una nuova fase, quella dell’accelerata. Alla relazione sul dibattito seguirà il parere del Comune e quello di Inter e Milan. La giunta approverà una prima deli- bera e «a quel punto le società avranno il compito, da un lato di costruire il progetto esecutivo e dall’altro quello di spiegare me- glio come San Siro verrebbe smantellato», ha spiegato Sala di recente. Nel frattempo, a Sesto San Giovanni resteranno alla finestra, pronti a lanciarsi su l’eventuale “seconda palla” che la partita per il nuovo San Siro potrebbe regalare: Milan e Inter non lo hanno mai nascosto, andranno a giocare dove rifare casa sarà più semplice e più veloce. Prima di godersi lo spettacolo del suo primo derby al Meazza, il numero uno rossonero Gerry Cardinale aveva fatto visita all’area delle ex acciaierie Falck. Guai a farsi tro- vare impreparati.
.
 

admin

Administrator
Membro dello Staff
Registrato
6 Agosto 2012
Messaggi
205,329
Reaction score
28,210
GDS: appuntamento è fissato per domani a mezzogiorno: a Palazzo Marino sarà presentata la relazione conclusiva relativa al dibattito pubblico sul nuovo stadio di San Siro. Se l’evento farà registrare il pienone lo vedremo (nella Sala Brigida del Comune saranno ammessi solo i giornalisti, ma tutti i cittadini interessati potranno seguire la presentazione in diretta streaming, sulla pagina Facebook del dibattito), quel che è certo è che Inter e Milan questa partita la giocheranno insieme, come del resto succede da quasi tre anni mezzo a questa parte: mentre Andrea Pillon, coordinatore del dibattito cominciato il 28 settembre scorso, illustrerà quanto emerso dai dieci incontri di questi quaranta giorni, i due club ascolteranno temi, posizioni e istanze per poi tirare le somme e prepararsi al prossimo passo. Ovvero avere un nuovo ok dal Comune ed entrare nel vivo del progetto esecutivo, previsto per l’inizio del 2023, per poi avviare i lavori del nuovo impianto nel 2024. E traslocare finalmente nella nuova casa, a partire dalla stagione 2027-2028.

IL DESTINO DI SAN SIRO Dall’estate del 2019 — momento in cui i due club hanno presentato lo studio di fattibilità per il nuovo San Siro — a oggi molte cose sono cambiate. Dalle volumetrie in ballo per il progetto di riqualificazione dell’area urbana (ridotte progressivamente sempre di più) alla forma della Cattedrale progettata dagli americani di Populous, prima squadrata e poi ovale, fino ovviamente al destino del Meazza così come lo conosciamo. Sull’argomento Milan, Inter e Comune si sono confrontati a lungo (basti pensare che il via libera iniziale di Palazzo Marino era stato vincolato alla necessità che una parte dello stadio di oggi restasse in vita, “rinfunzionalizzata”) ma calcoli e simulazioni alla fine hanno indicato un’unica via possibile, quella da sempre battuta dai due club. San Siro sarà demolito totalmente, «altrimenti c’è il rischio che i due club va- dano altrove», come ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala. A rimettere tutto in discussione è stato di recente Vittorio Sgarbi, neosottosegretario alla Cultura: «Il Meazza non si tocca, lo dice la legge. Servirebbe una decisione del Ministero per dire “abbattetelo” e non arriverà mai». Parole alle quali hanno fatto seguito quelle di Sala, messe per iscritto in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Queste dichiarazioni appaiono esorbitare dalle competenze del sottosegretario e sembrano piuttosto destinate ad alimentare confusione e disorientamento che nuocciono al corretto esercizio dei poteri pubblici nell’interesse della collettività. Faccio appello, pertanto, alla autorevolezza del suo ruolo per chiederle chiarezza su queste vicende».

Quello che è chiaro è che Inter e Milan non intendono andare oltre rispetto alla loro tabella di marcia: fra 5 anni vogliono giocare in uno stadio moderno, di proprietà, con una capienza di 65mila posti. La realizzazione dell’intero progetto (stadio più distretto urbano) costerà 1,3 miliardi di euro e potrà garantire un ricavo di circa 40 milioni all’anno ad ogni club.

E adesso? Gli intoppi burocratici, fino a oggi, non sono mancati. Ecco perché la chiusura del dibattito pubblico di domani dovrà aprire una nuova fase, quella dell’accelerata. Alla relazione sul dibattito seguirà il parere del Comune e quello di Inter e Milan. La giunta approverà una prima deli- bera e «a quel punto le società avranno il compito, da un lato di costruire il progetto esecutivo e dall’altro quello di spiegare me- glio come San Siro verrebbe smantellato», ha spiegato Sala di recente. Nel frattempo, a Sesto San Giovanni resteranno alla finestra, pronti a lanciarsi su l’eventuale “seconda palla” che la partita per il nuovo San Siro potrebbe regalare: Milan e Inter non lo hanno mai nascosto, andranno a giocare dove rifare casa sarà più semplice e più veloce. Prima di godersi lo spettacolo del suo primo derby al Meazza, il numero uno rossonero Gerry Cardinale aveva fatto visita all’area delle ex acciaierie Falck. Guai a farsi tro- vare impreparati.
.
 
Registrato
22 Agosto 2015
Messaggi
3,974
Reaction score
1,261
GDS: appuntamento è fissato per domani a mezzogiorno: a Palazzo Marino sarà presentata la relazione conclusiva relativa al dibattito pubblico sul nuovo stadio di San Siro. Se l’evento farà registrare il pienone lo vedremo (nella Sala Brigida del Comune saranno ammessi solo i giornalisti, ma tutti i cittadini interessati potranno seguire la presentazione in diretta streaming, sulla pagina Facebook del dibattito), quel che è certo è che Inter e Milan questa partita la giocheranno insieme, come del resto succede da quasi tre anni mezzo a questa parte: mentre Andrea Pillon, coordinatore del dibattito cominciato il 28 settembre scorso, illustrerà quanto emerso dai dieci incontri di questi quaranta giorni, i due club ascolteranno temi, posizioni e istanze per poi tirare le somme e prepararsi al prossimo passo. Ovvero avere un nuovo ok dal Comune ed entrare nel vivo del progetto esecutivo, previsto per l’inizio del 2023, per poi avviare i lavori del nuovo impianto nel 2024. E traslocare finalmente nella nuova casa, a partire dalla stagione 2027-2028.

IL DESTINO DI SAN SIRO Dall’estate del 2019 — momento in cui i due club hanno presentato lo studio di fattibilità per il nuovo San Siro — a oggi molte cose sono cambiate. Dalle volumetrie in ballo per il progetto di riqualificazione dell’area urbana (ridotte progressivamente sempre di più) alla forma della Cattedrale progettata dagli americani di Populous, prima squadrata e poi ovale, fino ovviamente al destino del Meazza così come lo conosciamo. Sull’argomento Milan, Inter e Comune si sono confrontati a lungo (basti pensare che il via libera iniziale di Palazzo Marino era stato vincolato alla necessità che una parte dello stadio di oggi restasse in vita, “rinfunzionalizzata”) ma calcoli e simulazioni alla fine hanno indicato un’unica via possibile, quella da sempre battuta dai due club. San Siro sarà demolito totalmente, «altrimenti c’è il rischio che i due club va- dano altrove», come ha detto il sindaco di Milano, Beppe Sala. A rimettere tutto in discussione è stato di recente Vittorio Sgarbi, neosottosegretario alla Cultura: «Il Meazza non si tocca, lo dice la legge. Servirebbe una decisione del Ministero per dire “abbattetelo” e non arriverà mai». Parole alle quali hanno fatto seguito quelle di Sala, messe per iscritto in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Queste dichiarazioni appaiono esorbitare dalle competenze del sottosegretario e sembrano piuttosto destinate ad alimentare confusione e disorientamento che nuocciono al corretto esercizio dei poteri pubblici nell’interesse della collettività. Faccio appello, pertanto, alla autorevolezza del suo ruolo per chiederle chiarezza su queste vicende».

Quello che è chiaro è che Inter e Milan non intendono andare oltre rispetto alla loro tabella di marcia: fra 5 anni vogliono giocare in uno stadio moderno, di proprietà, con una capienza di 65mila posti. La realizzazione dell’intero progetto (stadio più distretto urbano) costerà 1,3 miliardi di euro e potrà garantire un ricavo di circa 40 milioni all’anno ad ogni club.

E adesso? Gli intoppi burocratici, fino a oggi, non sono mancati. Ecco perché la chiusura del dibattito pubblico di domani dovrà aprire una nuova fase, quella dell’accelerata. Alla relazione sul dibattito seguirà il parere del Comune e quello di Inter e Milan. La giunta approverà una prima deli- bera e «a quel punto le società avranno il compito, da un lato di costruire il progetto esecutivo e dall’altro quello di spiegare me- glio come San Siro verrebbe smantellato», ha spiegato Sala di recente. Nel frattempo, a Sesto San Giovanni resteranno alla finestra, pronti a lanciarsi su l’eventuale “seconda palla” che la partita per il nuovo San Siro potrebbe regalare: Milan e Inter non lo hanno mai nascosto, andranno a giocare dove rifare casa sarà più semplice e più veloce. Prima di godersi lo spettacolo del suo primo derby al Meazza, il numero uno rossonero Gerry Cardinale aveva fatto visita all’area delle ex acciaierie Falck. Guai a farsi tro- vare impreparati.
Il risultato di domani sarà quello di rinviare la chiusura del dibattito al Novembre 2023
 
Registrato
24 Marzo 2014
Messaggi
21,308
Reaction score
2,436
Il risultato di domani sarà quello di rinviare la chiusura del dibattito al Novembre 2023
Su quali basi?

Perchè queste dichiarazioni pessimistiche che per quanto ne so, non hanno fondamento?

Sembra quasi che parte della tifoseria tifi contro la realizzazione del progetto.

E' un terreno pubblico, richiede l'abbattimento di un bene pubblico, la sua realizzazione va ad incidere (nel bene e nel male) sulla vita della cittadinanza, soprattutto in prossimità dello stadio. E? un'oprar importante che richiede una progettazione complessa ed un iter autorizzativo complesso.

Piano piano stiamo attraversando tutti gli step necessari, superandoli uno dopo l'altro, eppure anche di fronte ad un traguardo (parziale) che si sta superando fioccano le manifestazioni di negatività.

L'obbiettivo era stadio disponibile per la stagione 2027/2028 (parsole dell'AD Antonello nel 2020) e la prospettiva resta quella.

In questo momento gli ostacoli sono solo: qualche giudice del TAR, che si inventa qualche interpretazione della Legge (siamo in Italia) , un eventuale colpo di test del governo nazionale di centro-destra (vedi dichiarazioni recenti di Sgarbi e Berlusconi), che però penso non ci saranno. Trovo molto corretta, rispettosa e puntuale la lettere di Sala alla nostra Presidente del Consiglio dei Ministri.
 
Registrato
11 Aprile 2016
Messaggi
60,255
Reaction score
26,028
Su quali basi?

Perchè queste dichiarazioni pessimistiche che per quanto ne so, non hanno fondamento?

Sembra quasi che parte della tifoseria tifi contro la realizzazione del progetto.

E' un terreno pubblico, richiede l'abbattimento di un bene pubblico, la sua realizzazione va ad incidere (nel bene e nel male) sulla vita della cittadinanza, soprattutto in prossimità dello stadio. E? un'oprar importante che richiede una progettazione complessa ed un iter autorizzativo complesso.

Piano piano stiamo attraversando tutti gli step necessari, superandoli uno dopo l'altro, eppure anche di fronte ad un traguardo (parziale) che si sta superando fioccano le manifestazioni di negatività.

L'obbiettivo era stadio disponibile per la stagione 2027/2028 (parsole dell'AD Antonello nel 2020) e la prospettiva resta quella.

In questo momento gli ostacoli sono solo: qualche giudice del TAR, che si inventa qualche interpretazione della Legge (siamo in Italia) , un eventuale colpo di test del governo nazionale di centro-destra (vedi dichiarazioni recenti di Sgarbi e Berlusconi), che però penso non ci saranno. Trovo molto corretta, rispettosa e puntuale la lettere di Sala alla nostra Presidente del Consiglio dei Ministri.
Siamo indietro anni luce rispetto agli altri paesi e gli altri campionati, come può andarti bene tutto ciò?
Ti rendi conto non ospitiamo un mondiale/europeo dal 1990 ?
Un'era geologica fa : zenga prendeva palla di mano su retropassaggio del compagno!!!

C'è da rifare un paese, ancor prima che uno stadio.
Su queste basi si va da nessuna parte.

Il tifoso, me per primo, è negativo perchè è chiaro in questo paese c'è chi rema contro e chi gode a mantenere le cose come stanno.
Ogni biennio slitta una nostra eventuale candidatura a un europeo o mondiale : dove siamo proiettati ora?
A Itaglia 2048??
 
Registrato
24 Marzo 2014
Messaggi
21,308
Reaction score
2,436
Siamo indietro anni luce rispetto agli altri paesi e gli altri campionati, come può andarti bene tutto ciò?
Ti rendi conto non ospitiamo un mondiale/europeo dal 1990 ?
Un'era geologica fa : zenga prendeva palla di mano su retropassaggio del compagno!!!

C'è da rifare un paese, ancor prima che uno stadio.
Su queste basi si va da nessuna parte.

Il tifoso, me per primo, è negativo perchè è chiaro in questo paese c'è chi rema contro e chi gode a mantenere le cose come stanno.
Ogni biennio slitta una nostra eventuale candidatura a un europeo o mondiale : dove siamo proiettati ora?
A Itaglia 2048??
Capisco la politica de "l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare".

Se lo stesso Bartali negli anni 50 diceva che la società era marcia e andava rifatta totalmente. Se negli anni 20 la situazione societaria era talmente allo sbando che Mussolini ha deciso (con l'appoggio popolare) di prendere il potere. Se negli anni 70 le BR hanno messo a ferro e fuoco l'italia perchè "la società non può essere riformata, deve essere smontata e rifatta", se noi è 30 anni che cerchiamo soluzioni in vari pifferai magici (Berlusconi, Renzi, MS, Salvini, Meloni).... è palese come questo sentimento , in Italia, sia largamente popolare e spesso maggioritario da 100 anni a questa parte (senza poi trovare nella sostanza risposte soddisfacenti).

Ma perchè in un caso dove qualcuno si sta seriamente impegnando (e ritorno alla questione stadi vetusti) per cambiare le cose, portando avanti un progetto serio e percorrendo, con pazienza e tenancia, tutti i passi necessari al raggiungimento dell'obbiettivo, invece di festeggiare e gioire per il superamento (nei tempi previsti) di un ulteriore gradino, si coglie l'occasione per manifestare negatività.

Ricordo quando la gran parte del Forum sosteneva che questo dibattito (dichiarato come obbiettivo il suo termine entro Novembre), sarebbe durato almeno finoa Novembre 2024. Ebbene, il dibattito si è svolto nei tempi previsti e salvo sorprese dell'ultima ora, sarà superato senza danni per l'evoluzione del progetto.

Non possiamo semplicemente festeggiare la cosa?
 
Registrato
11 Aprile 2016
Messaggi
60,255
Reaction score
26,028
Capisco la politica de "l'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare".

Se lo stesso Bartali negli anni 50 diceva che la società era marcia e andava rifatta totalmente. Se negli anni 20 la situazione societaria era talmente allo sbando che Mussolini ha deciso (con l'appoggio popolare) di prendere il potere. Se negli anni 70 le BR hanno messo a ferro e fuoco l'italia perchè "la società non può essere riformata, deve essere smontata e rifatta", se noi è 30 anni che cerchiamo soluzioni in vari pifferai magici (Berlusconi, Renzi, MS, Salvini, Meloni).... è palese come questo sentimento , in Italia, sia largamente popolare e spesso maggioritario da 100 anni a questa parte (senza poi trovare nella sostanza risposte soddisfacenti).

Ma perchè in un caso dove qualcuno si sta seriamente impegnando (e ritorno alla questione stadi vetusti) per cambiare le cose, portando avanti un progetto serio e percorrendo, con pazienza e tenancia, tutti i passi necessari al raggiungimento dell'obbiettivo, invece di festeggiare e gioire per il superamento (nei tempi previsti) di un ulteriore gradino, si coglie l'occasione per manifestare negatività.

Ricordo quando la gran parte del Forum sosteneva che questo dibattito (dichiarato come obbiettivo il suo termine entro Novembre), sarebbe durato almeno finoa Novembre 2024. Ebbene, il dibattito si è svolto nei tempi previsti e salvo sorprese dell'ultima ora, sarà superato senza danni per l'evoluzione del progetto.

Non possiamo semplicemente festeggiare la cosa?
No, perchè ogniqualvolta ti illudi che qualcosa stia cambiando puntualmente spunta altra cacca.
Ora abbiamo anche il pm degli arbitri narcotrafficante.
Sai benissimo anche tu che è una roba grossa grossa, roba che a confronto calciopoli era come un bambino che ruba una caramella.
Un narcotrafficante che decide e indirizza le carriere degli arbitri.

Tornando alla questione stadi : siamo fermi a italia 90 e questa è storia.
Dopo quel mondiale abbiamo avuto l'ultimo sussulto del nostro calcio, ora è buio pesto.
Se ne potrebbe uscire, certamente, ma deve farlo la politica per prima.
Io non vedo voglia di cambiamento, tutto qua.
 
Registrato
24 Marzo 2014
Messaggi
21,308
Reaction score
2,436
No, perchè ogniqualvolta ti illudi che qualcosa stia cambiando puntualmente spunta altra cacca.
Ora abbiamo anche il pm degli arbitri narcotrafficante.
Sai benissimo anche tu che è una roba grossa grossa, roba che a confronto calciopoli era come un bambino che ruba una caramella.
Un narcotrafficante che decide e indirizza le carriere degli arbitri.

Tornando alla questione stadi : siamo fermi a italia 90 e questa è storia.
Dopo quel mondiale abbiamo avuto l'ultimo sussulto del nostro calcio, ora è buio pesto.
Se ne potrebbe uscire, certamente, ma deve farlo la politica per prima.
Io non vedo voglia di cambiamento, tutto qua.
Io la penso in modo completamente diverso.

Per me deve finire l'era degli stadi di calcio proprietà pubblica, gestiti ed ammodernati dagli enti pubblici.

La via è quella perseguita in diversa modalità da Juventus, Udinese, Sassuolo, Atalanta, Frosinone e adesso Inter, Milan, Roma e Cagliari. Farsi (o acquistare e gestire) il proprio stadio, gestirlo ed ammodernarlo.

La ricerca della "grande manifestazione" come strumento per far mettere massicciamente mano agli stadi da parte degli enti pubblici è una strada a fondo cieco. Gli stadi usciti da Italia 90 sono, per lo più, un disastro.

Anche la via seguita dal Comune di Firenze (ammodernare lui lo stadio con i soldi del PNRR) è a mio parere una strada perdente.

Staiamo andando vanti, passo dopo passo, se tutti i tifosi appoggiassero con forza e uniti questo progetto nessuno oserebbe fermarlo.
 
Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Alto
head>