Secondo quanto riportato da Franco Ordine del Giornale, il forte sfogo di Sinisa Mihajlovic ha avuto le prime conseguenze nello spogliatoio.
Diversi giocatori si sono sentiti offesi per il duro attacco e hanno illustrato i motivi della loro prestazione poco convincente: la sveglia alle 7 per due giorni consecutivi di durissimo lavoro, e il viaggio in pullman durato due ore e mezzo che ha ulteriormente imballato le gambe dei giocatori.
Un mal di pancia all'interno dello spogliatoio che si fa sempre più evidente, già in questo primo scorcio di stagione.
Situazioni che dovrebbero far sorridere il lettore, ma all'osservatore di cose calcistiche rivelano solo l'esistenza di malesseri di spogliatoio, probabilmente strumentali alla implosione di rapporti personali tra giocatori o tra questi ed il tecnico. Quando accade ricorrentemente, ed al Milan ciò si verifica per almeno la quarta volta in tre anni, il problema è di fondo e chiama in causa la società e la sua incapacità di imporre principi di professionalità ai suoi dipendenti. Se non è stata voluta, questa situazione e' stata come minimo subita dalla società, povera di idee e di prospettive ed in mano a finti carismi o personaggi che si sono creati nicchie di privilegi e di potere, sportivo e mediatico, attraverso cui controllano uno status quo magmatico e perdente. Questo club avrebbe bisogno davvero di qualcuno che entri nelle sue polverose stanze ed apra una finestra a dare aria, con l'esempio di vecchi miti ed il ricordo di modelli efficienti e dignitosi. Ma quando qualcuno ci ha provato sul serio, Maldini o Seedorf, ha trovato l'esilio o l'eresia. C'è chi ha Rummenigge e Sammer, e chi manda Nesta in America, Boban in TV ed Albertini in Federazione.