S. Donato: manca un accordo. Stadio a Silvio?

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Tuttosport in edicola sullo stadio a San Donato, su cosa manca, e sulla possibilità di intitolare il nuovo impianto a Berlusconi.

Il prossimo passaggio deve essere un accordo dettagliato tra il Milan e lo studio Cassinari & Partners, proprietario dell’area San Francesco di San Donato, dove il club rossonero ha dirottato la sua attenzione per realizzare il nuovo stadio, dopo le difficoltà a Sesto San Giovanni e La Maura, successive all’impasse nella zona di San Siro per il progetto in condivisione con l’Inter. Fino a questa definizione delle intese tra le due società private, il Comune di San Donato resta alla finestra: finora c’è stato un incontro tra l’amministrazione e una delegazione tecnica del Milan (non alti dirigenti) per iniziare a sondare il terreno. La destinazione urbanistica dell’area San Francesco è già a vocazione sportiva con il progetto Sport Life City, che prevede un palazzetto dello sport e un liceo sportivo. L’area, compresa tra gli svincoli della Tangenziale Est e dell’A1, non ha però dimensioni enormi: quindi, secondo alcuni addetti ai lavori, potrebbe ospitare lo stadio, ma non altre strutture particolari (centro commerciale, hotel, uffici). A San Donato attendono sviluppi, consapevoli che resiste sempre in parallelo il tema dello stadio a Milano a fianco di San Siro, che fa da sfondo da anni a tutte queste ipotesi su terreni privati, ormai numerosissime: con queste premesse, non è chiaro se quella pista è stata abbandonata definitivamente dal Milan, visto che prosegue l’iter burocratico con Palazzo Marino in condivisione con l’Inter. Aleggia sempre la domanda sull’obiettivo di questi periodici blitz dentro e fuori Milano. Anche perché il sindaco del capoluogo lombardo, Beppe Sala, continua a parlare del dossier: «Sarebbe spiacevole perdere lo stadio a Milano. Le squadre sanno qual è la realtà e vedranno di fare le loro valutazioni. Ormai è un fatto di atti e non di chiacchiere».

REPUBBLICA E LE SOLITE ALTERNATIVE A MILANO PROPOSTE DA SALA: Piano B a San Siro che potrebbe essere l'area in viale Puglie di proprietà della Sanitaria Ceschina dove oggi sorge il tendone del Cirque du Soleil: sopralluoghi fatti, mancano le verifiche tecniche.


INTITOLARE LO STADIO A BERLUSCONI Era una battuta, ma con Silvio Berlusconi non sapevi mai quale fosse il confine tra l’ironia e la realtà: «Ho vinto quanto Santiago Bernabeu: a lui hanno dedicato uno stadio da vivo, spero che me ne dedichino una da morto...». Due presidenti che hanno scritto la storia del calcio, conquistando 29 trofei durante la gestione di Real Madrid e Milan, con il numero uno rossonero in vantaggio nell’arco temporale. I suoi trionfi sono giunti nel giro di 31 anni, quelli dello spagnolo in 35 (e, a onor del vero, per gran parte in un periodo in cui le coppe non proliferavano). Una grandezza, quella di Bernabeu, riconosciuta il 4 gennaio 1955, quando il Nuevo Estadio Chamartin viene intitolato al presidente, allora non ancora 60enne. Una grandezza, quella di Berlusconi, che è stata riscoperta nelle ore della sua morte, riconoscendo la sua capacità di rivoluzionare i campi in cui aveva deciso di impegnarsi: imprenditoria, televisione, politica e calcio. Così è stato naturale parlare nuovamente di stadio e del suo nome, soprattutto oggi che il Milan statunitense ha rotto gli indugi puntando sulla costruzione di un impianto di proprietà.

Un discorso che lo stesso Berlusconi aveva affrontato da proprietario rossonero, come ricordato a Sky da un suo ex dirigente, Umberto Gandini: «C’è stato un periodo in cui il dottor Berlusconi pensava veramente di comprare San Siro o di fare un nuovo stadio. Il suo desiderio era intitolarlo al padre Luigi. Però è anche vero che aveva una straordinaria ammirazione per Santiago Bernabeu del Real Madrid. Quindi mi auguro, e spero, che il nuovo stadio del Milan sia intitolato a Silvio Berlusconi, in modo tale da poter far avere anche a lui quello che ha sempre ammirato nel Bernabeu. Penso che non ci sia modo migliore di ricordare un uomo straordinario se non intitolandogli il nuovo stadio del Milan». Un tentativo concreto di un impianti di proprietà era stato fatto da Berlusconi, quando aveva inserito la figlia Barbara in società. Si era occupata in prima persona del progetto e, il 7 luglio 2015, era stato presentato quello di uno stadio nella zona che un tempo ospitava la Fiera Campionaria. Un progetto con pregi (l’accessibilità, i servizi) e limiti, a cominciare da quello della capienza: 48mila posti che non avrebbero potuto contenere la fame di calcio dei tifosi rossoneri. Basti vedere i sold out in Champions di un Meazza raramente sotto le 70.000 presenze in stagione. E il plastico rossonero venne smantellato nel giro di un paio di mesi: altro che apertura nel 2020, come vagheggiava Barbara.
Oggi il nuovo progetto di San Donato Milanese offre una prospettiva diversa. In più, una casa solo del Milan renderebbe più facile la decisione riguardante il nome. San Siro è dedicato al bicampione del mondo Giuseppe Meazza, che ha giocato per Inter e Milan, ma che sicuramente è più conosciuto per la lunga esperienza in nerazzurro che per il biennio di guerra in rossonero. Il primo a sostenere l’idea è stato Filippo Galli, uno dei grandi del ciclo berlusconiano: «Intitolare il nuovo stadio del Milan a Berlusconi? Potrebbe essere un’idea. Ha preso il club e l’ha portato sul tetto del mondo. Se l’idea partisse da un’iniziativa popolare, sarebbe una soluzione da percorrere». A ruota ecco Fabio Capello («Sarebbe un’ottima idea. Vediamo che ne penseranno i nuovi proprietari, non credo che i tifosi si opporrebbero. È stato più grande di Bernabeu») e l’Associazione piccoli azionisti del Milan («Una dedica doverosa, a significare la riconoscenza che tutti i milanisti sentiranno sempre nei suoi confronti»). Per finire con Ramon Calderon, ex presidente del Real Madrid: «Berlusconi, insieme con Galliani, ha costruito una squadra che ha vinto tantissimo in Europa. Intitolargli lo stadio come fece il Real Madrid con Bernabeu? Mi sembra un’idea fantastica». Tutto bello, tutto commovente, tutto doveroso. Manca una sola cosa, non da poco. Lo stadio.

TUTTE LE DICHIARAZIONI DA REPUBBLICA (GIA' RIPORTATE IERI, RIPROPONIAMO) SULLO STADIO:


«L’avvio della procedura — spiega Francesco Squeri, sindaco di San Donato — non implica al momento la certezza che lo stadio verrà costruito a San Donato. Il Milan non ha già deciso. Siamo in una fase preliminare, la squadra deve ancora presentarci il progetto. Stiamo andando avanti con la burocrazia per capire se è fattibile. Solo con il progetto in mano potremmo poi coinvolgere tutti gli enti preposti: dalla Città Metropolitana, alle Ferrovie dello Stato, alla Regione, al Comune di Milano».

Ma tra tutte le ipotesi avanzate finora (Sesto San Giovanni e San Siro), quella di San Donato sembra al momento la più appetibile. «La sensazione, per ora, è che il Milan reputi l’area di San Francesco molto interessante», afferma il sindaco. Infatti, una bozza di progetto per il nuovo impianto già esiste. L’idea è realizzare uno stadio da circa 60 mila posti, circondato da diverse attrazioni, come il museo del club rossonero, e altre attività. Niente spazio, invece, per un centro di allenamento. Ma la cosa certa è che il Milan punta a una struttura spettacolare e all’avanguardia a livello mondiale.

Già la prossima settimana potrebbero esserci altri incontri tra i rossoneri e il Comune di San Donato per mettere a terra il progetto. L’area San Francesco è «destinata dagli strumenti urbanistici vigenti ad Ambito di trasformazione strategico sovracomunale cioè è previsto uno sviluppo urbanistico che abbia una valenza e una importanza non solo sandonatese», ha scritto il primo cittadino del Comune dell’hinterland di Milano in una lettera aperta al Cit- tadino di Lodi. Sarà comunque necessaria una variante urbanisti- ca per realizzare l’impianto.

Anche se il Milan ufficialmente nega di aver abbandonato le altre ipotesi sul campo, la prospettiva di mantenere lo stadio a Milano diventa sempre più opaca. Su San Siro pende la spada di Damocle del vincolo sul secondo anello del Meazza che nel 2025 compirà 70 anni. Spetterà alla sovrintendente Emanuela Carpani sciogliere i dubbi. Intanto Palazzo Marino si sta muovendo per trovare una soluzione B per tenere insieme Inter e Milan in città. Lunedì, durante una capogruppo, il sindaco Beppe Sala ha svelato ai consiglieri l’esistenza di un’area in cui la realizzazione di uno stadio sarebbe fattibile. Si tratta del terreno in viale Puglie di proprietà della Sanitaria Ceschina, dove c’è il tendone del Cirque du Soleil. Sono già stati fatti dei sopralluoghi e dei rilievi. Ma le verifiche tecniche non sono ancora state eseguite. L’area, per dimensioni, sembra poter effettivamente contenere un impianto.

Ma al momento i due club non avrebbero preso in considerazione l’ipotesi del primo cittadino. «Valutare ipotesi alternative — spiega il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Fiippo Barberis — non toglie nulla alla volontà che ha espresso il Consiglio di voler continuare con il progetto originario: Milan e Inter nell’area di San Siro». Mentre sull’ipotesi di viale Puglie, il capogruppo dei Verdi Carlo Monguzzi, afferma: «Per noi l’importante è che il progetto sia senza consumo di suolo e non abbia un impatto negativo. Vediamo le verifiche tecniche. Anche se l’area sembra piccolissima. La grande speranza della giunta è che la sovrintendente non rispetti la legge e non metta il vincolo sul Meazza». È dura invece l’opposizione di centrodestra su viale Puglie. «La proposta mi sembra irricevibile — dice Alessandro De Chirico, capogruppo di Forza Italia — , non solo dalle società ma anche dai residenti che da anni aspettano la realizzazione del secondo lotto del Parco Alessandrini».
 

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Il prossimo passaggio deve essere un accordo dettagliato tra il Milan e lo studio Cassinari & Partners, proprietario dell’area San Francesco di San Donato, dove il club rossonero ha dirottato la sua attenzione per realizzare il nuovo stadio, dopo le difficoltà a Sesto San Giovanni e La Maura, successive all’impasse nella zona di San Siro per il progetto in condivisione con l’Inter. Fino a questa definizione delle intese tra le due società private, il Comune di San Donato resta alla finestra: finora c’è stato un incontro tra l’amministrazione e una delegazione tecnica del Milan (non alti dirigenti) per iniziare a sondare il terreno. La destinazione urbanistica dell’area San Francesco è già a vocazione sportiva con il progetto Sport Life City, che prevede un palazzetto dello sport e un liceo sportivo. L’area, compresa tra gli svincoli della Tangenziale Est e dell’A1, non ha però dimensioni enormi: quindi, secondo alcuni addetti ai lavori, potrebbe ospitare lo stadio, ma non altre strutture particolari (centro commerciale, hotel, uffici). A San Donato attendono sviluppi, consapevoli che resiste sempre in parallelo il tema dello stadio a Milano a fianco di San Siro, che fa da sfondo da anni a tutte queste ipotesi su terreni privati, ormai numerosissime: con queste premesse, non è chiaro se quella pista è stata abbandonata definitivamente dal Milan, visto che prosegue l’iter burocratico con Palazzo Marino in condivisione con l’Inter. Aleggia sempre la domanda sull’obiettivo di questi periodici blitz dentro e fuori Milano. Anche perché il sindaco del capoluogo lombardo, Beppe Sala, continua a parlare del dossier: «Sarebbe spiacevole perdere lo stadio a Milano. Le squadre sanno qual è la realtà e vedranno di fare le loro valutazioni. Ormai è un fatto di atti e non di chiacchiere».

INTITOLARE LO STADIO A BERLUSCONI Era una battuta, ma con Silvio Berlusconi non sapevi mai quale fosse il confine tra l’ironia e la realtà: «Ho vinto quanto Santiago Bernabeu: a lui hanno dedicato uno stadio da vivo, spero che me ne dedichino una da morto...». Due presidenti che hanno scritto la storia del calcio, conquistando 29 trofei durante la gestione di Real Madrid e Milan, con il numero uno rossonero in vantaggio nell’arco temporale. I suoi trionfi sono giunti nel giro di 31 anni, quelli dello spagnolo in 35 (e, a onor del vero, per gran parte in un periodo in cui le coppe non proliferavano). Una grandezza, quella di Bernabeu, riconosciuta il 4 gennaio 1955, quando il Nuevo Estadio Chamartin viene intitolato al presidente, allora non ancora 60enne. Una grandezza, quella di Berlusconi, che è stata riscoperta nelle ore della sua morte, riconoscendo la sua capacità di rivoluzionare i campi in cui aveva deciso di impegnarsi: imprenditoria, televisione, politica e calcio. Così è stato naturale parlare nuovamente di stadio e del suo nome, soprattutto oggi che il Milan statunitense ha rotto gli indugi puntando sulla costruzione di un impianto di proprietà.

Un discorso che lo stesso Berlusconi aveva affrontato da proprietario rossonero, come ricordato a Sky da un suo ex dirigente, Umberto Gandini: «C’è stato un periodo in cui il dottor Berlusconi pensava veramente di comprare San Siro o di fare un nuovo stadio. Il suo desiderio era intitolarlo al padre Luigi. Però è anche vero che aveva una straordinaria ammirazione per Santiago Bernabeu del Real Madrid. Quindi mi auguro, e spero, che il nuovo stadio del Milan sia intitolato a Silvio Berlusconi, in modo tale da poter far avere anche a lui quello che ha sempre ammirato nel Bernabeu. Penso che non ci sia modo migliore di ricordare un uomo straordinario se non intitolandogli il nuovo stadio del Milan». Un tentativo concreto di un impianti di proprietà era stato fatto da Berlusconi, quando aveva inserito la figlia Barbara in società. Si era occupata in prima persona del progetto e, il 7 luglio 2015, era stato presentato quello di uno stadio nella zona che un tempo ospitava la Fiera Campionaria. Un progetto con pregi (l’accessibilità, i servizi) e limiti, a cominciare da quello della capienza: 48mila posti che non avrebbero potuto contenere la fame di calcio dei tifosi rossoneri. Basti vedere i sold out in Champions di un Meazza raramen.te sotto le 70.000 presenze in stagione. E il plastico rossonero venne smantellato nel giro di un paio di mesi: altro che apertura nel 2020, come vagheggiava Barbara.
Oggi il nuovo progetto di San Donato Milanese offre una prospettiva diversa. In più, una casa solo del Milan renderebbe più facile la decisione riguardante il nome. San Siro è dedicato al bicampione del mondo Giuseppe Meazza, che ha giocato per Inter e Milan, ma che sicuramente è più conosciuto per la lunga esperienza in nerazzurro che per il biennio di guerra in rossonero. Il primo a sostenere l’idea è stato Filippo Galli, uno dei grandi del ciclo berlusconiano: «Intitolare il nuovo stadio del Milan a Berlusconi? Potrebbe essere un’idea. Ha preso il club e l’ha portato sul tetto del mondo. Se l’idea partisse da un’iniziativa popolare, sarebbe una soluzione da percorrere». A ruota ecco Fabio Capello («Sarebbe un’ottima idea. Vediamo che ne penseranno i nuovi proprietari, non credo che i tifosi si opporrebbero. È stato più grande di Bernabeu») e l’Associazione piccoli azionisti del Milan («Una dedica doverosa, a significare la riconoscenza che tutti i milanisti sentiranno sempre nei suoi confronti»). Per finire con Ramon Calderon, ex presidente del Real Madrid: «Berlusconi, insieme con Galliani, ha costruito una squadra che ha vinto tantissimo in Europa. Intitolargli lo stadio come fece il Real Madrid con Bernabeu? Mi sembra un’idea fantastica». Tutto bello, tutto commovente, tutto doveroso. Manca una sola cosa, non da poco. Lo stadio.
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Il prossimo passaggio deve essere un accordo dettagliato tra il Milan e lo studio Cassinari & Partners, proprietario dell’area San Francesco di San Donato, dove il club rossonero ha dirottato la sua attenzione per realizzare il nuovo stadio, dopo le difficoltà a Sesto San Giovanni e La Maura, successive all’impasse nella zona di San Siro per il progetto in condivisione con l’Inter. Fino a questa definizione delle intese tra le due società private, il Comune di San Donato resta alla finestra: finora c’è stato un incontro tra l’amministrazione e una delegazione tecnica del Milan (non alti dirigenti) per iniziare a sondare il terreno. La destinazione urbanistica dell’area San Francesco è già a vocazione sportiva con il progetto Sport Life City, che prevede un palazzetto dello sport e un liceo sportivo. L’area, compresa tra gli svincoli della Tangenziale Est e dell’A1, non ha però dimensioni enormi: quindi, secondo alcuni addetti ai lavori, potrebbe ospitare lo stadio, ma non altre strutture particolari (centro commerciale, hotel, uffici). A San Donato attendono sviluppi, consapevoli che resiste sempre in parallelo il tema dello stadio a Milano a fianco di San Siro, che fa da sfondo da anni a tutte queste ipotesi su terreni privati, ormai numerosissime: con queste premesse, non è chiaro se quella pista è stata abbandonata definitivamente dal Milan, visto che prosegue l’iter burocratico con Palazzo Marino in condivisione con l’Inter. Aleggia sempre la domanda sull’obiettivo di questi periodici blitz dentro e fuori Milano. Anche perché il sindaco del capoluogo lombardo, Beppe Sala, continua a parlare del dossier: «Sarebbe spiacevole perdere lo stadio a Milano. Le squadre sanno qual è la realtà e vedranno di fare le loro valutazioni. Ormai è un fatto di atti e non di chiacchiere».

REPUBBLICA E LE SOLITE ALTERNATIVE A MILANO PROPOSTE DA SALA: Piano B a San Siro che potrebbe essere l'area in viale Puglie di proprietà della Sanitaria Ceschina dove oggi sorge il tendone del Cirque du Soleil: sopralluoghi fatti, mancano le verifiche tecniche.


INTITOLARE LO STADIO A BERLUSCONI Era una battuta, ma con Silvio Berlusconi non sapevi mai quale fosse il confine tra l’ironia e la realtà: «Ho vinto quanto Santiago Bernabeu: a lui hanno dedicato uno stadio da vivo, spero che me ne dedichino una da morto...». Due presidenti che hanno scritto la storia del calcio, conquistando 29 trofei durante la gestione di Real Madrid e Milan, con il numero uno rossonero in vantaggio nell’arco temporale. I suoi trionfi sono giunti nel giro di 31 anni, quelli dello spagnolo in 35 (e, a onor del vero, per gran parte in un periodo in cui le coppe non proliferavano). Una grandezza, quella di Bernabeu, riconosciuta il 4 gennaio 1955, quando il Nuevo Estadio Chamartin viene intitolato al presidente, allora non ancora 60enne. Una grandezza, quella di Berlusconi, che è stata riscoperta nelle ore della sua morte, riconoscendo la sua capacità di rivoluzionare i campi in cui aveva deciso di impegnarsi: imprenditoria, televisione, politica e calcio. Così è stato naturale parlare nuovamente di stadio e del suo nome, soprattutto oggi che il Milan statunitense ha rotto gli indugi puntando sulla costruzione di un impianto di proprietà.

Un discorso che lo stesso Berlusconi aveva affrontato da proprietario rossonero, come ricordato a Sky da un suo ex dirigente, Umberto Gandini: «C’è stato un periodo in cui il dottor Berlusconi pensava veramente di comprare San Siro o di fare un nuovo stadio. Il suo desiderio era intitolarlo al padre Luigi. Però è anche vero che aveva una straordinaria ammirazione per Santiago Bernabeu del Real Madrid. Quindi mi auguro, e spero, che il nuovo stadio del Milan sia intitolato a Silvio Berlusconi, in modo tale da poter far avere anche a lui quello che ha sempre ammirato nel Bernabeu. Penso che non ci sia modo migliore di ricordare un uomo straordinario se non intitolandogli il nuovo stadio del Milan». Un tentativo concreto di un impianti di proprietà era stato fatto da Berlusconi, quando aveva inserito la figlia Barbara in società. Si era occupata in prima persona del progetto e, il 7 luglio 2015, era stato presentato quello di uno stadio nella zona che un tempo ospitava la Fiera Campionaria. Un progetto con pregi (l’accessibilità, i servizi) e limiti, a cominciare da quello della capienza: 48mila posti che non avrebbero potuto contenere la fame di calcio dei tifosi rossoneri. Basti vedere i sold out in Champions di un Meazza raramente sotto le 70.000 presenze in stagione. E il plastico rossonero venne smantellato nel giro di un paio di mesi: altro che apertura nel 2020, come vagheggiava Barbara.
Oggi il nuovo progetto di San Donato Milanese offre una prospettiva diversa. In più, una casa solo del Milan renderebbe più facile la decisione riguardante il nome. San Siro è dedicato al bicampione del mondo Giuseppe Meazza, che ha giocato per Inter e Milan, ma che sicuramente è più conosciuto per la lunga esperienza in nerazzurro che per il biennio di guerra in rossonero. Il primo a sostenere l’idea è stato Filippo Galli, uno dei grandi del ciclo berlusconiano: «Intitolare il nuovo stadio del Milan a Berlusconi? Potrebbe essere un’idea. Ha preso il club e l’ha portato sul tetto del mondo. Se l’idea partisse da un’iniziativa popolare, sarebbe una soluzione da percorrere». A ruota ecco Fabio Capello («Sarebbe un’ottima idea. Vediamo che ne penseranno i nuovi proprietari, non credo che i tifosi si opporrebbero. È stato più grande di Bernabeu») e l’Associazione piccoli azionisti del Milan («Una dedica doverosa, a significare la riconoscenza che tutti i milanisti sentiranno sempre nei suoi confronti»). Per finire con Ramon Calderon, ex presidente del Real Madrid: «Berlusconi, insieme con Galliani, ha costruito una squadra che ha vinto tantissimo in Europa. Intitolargli lo stadio come fece il Real Madrid con Bernabeu? Mi sembra un’idea fantastica». Tutto bello, tutto commovente, tutto doveroso. Manca una sola cosa, non da poco. Lo stadio.

Più che lo stadio, farei fare una statua del Berlu nel punto più in alto di Milanello in modo tale da osservare tutti dall'alto verso il basso.
Poi da sti ameriCani mi aspetto che come nome per lo stadio propongano "Allianz cashflou stadium".
 

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REPUBBLICA E LE SOLITE ALTERNATIVE A MILANO PROPOSTE DA SALA: Piano B a San Siro che potrebbe essere l'area in viale Puglie di proprietà della Sanitaria Ceschina dove oggi sorge il tendone del Cirque du Soleil: sopralluoghi fatti, mancano le verifiche tecniche.


INTITOLARE LO STADIO A BERLUSCONI Era una battuta, ma con Silvio Berlusconi non sapevi mai quale fosse il confine tra l’ironia e la realtà: «Ho vinto quanto Santiago Bernabeu: a lui hanno dedicato uno stadio da vivo, spero che me ne dedichino una da morto...». Due presidenti che hanno scritto la storia del calcio, conquistando 29 trofei durante la gestione di Real Madrid e Milan, con il numero uno rossonero in vantaggio nell’arco temporale. I suoi trionfi sono giunti nel giro di 31 anni, quelli dello spagnolo in 35 (e, a onor del vero, per gran parte in un periodo in cui le coppe non proliferavano). Una grandezza, quella di Bernabeu, riconosciuta il 4 gennaio 1955, quando il Nuevo Estadio Chamartin viene intitolato al presidente, allora non ancora 60enne. Una grandezza, quella di Berlusconi, che è stata riscoperta nelle ore della sua morte, riconoscendo la sua capacità di rivoluzionare i campi in cui aveva deciso di impegnarsi: imprenditoria, televisione, politica e calcio. Così è stato naturale parlare nuovamente di stadio e del suo nome, soprattutto oggi che il Milan statunitense ha rotto gli indugi puntando sulla costruzione di un impianto di proprietà.

Un discorso che lo stesso Berlusconi aveva affrontato da proprietario rossonero, come ricordato a Sky da un suo ex dirigente, Umberto Gandini: «C’è stato un periodo in cui il dottor Berlusconi pensava veramente di comprare San Siro o di fare un nuovo stadio. Il suo desiderio era intitolarlo al padre Luigi. Però è anche vero che aveva una straordinaria ammirazione per Santiago Bernabeu del Real Madrid. Quindi mi auguro, e spero, che il nuovo stadio del Milan sia intitolato a Silvio Berlusconi, in modo tale da poter far avere anche a lui quello che ha sempre ammirato nel Bernabeu. Penso che non ci sia modo migliore di ricordare un uomo straordinario se non intitolandogli il nuovo stadio del Milan». Un tentativo concreto di un impianti di proprietà era stato fatto da Berlusconi, quando aveva inserito la figlia Barbara in società. Si era occupata in prima persona del progetto e, il 7 luglio 2015, era stato presentato quello di uno stadio nella zona che un tempo ospitava la Fiera Campionaria. Un progetto con pregi (l’accessibilità, i servizi) e limiti, a cominciare da quello della capienza: 48mila posti che non avrebbero potuto contenere la fame di calcio dei tifosi rossoneri. Basti vedere i sold out in Champions di un Meazza raramente sotto le 70.000 presenze in stagione. E il plastico rossonero venne smantellato nel giro di un paio di mesi: altro che apertura nel 2020, come vagheggiava Barbara.
Oggi il nuovo progetto di San Donato Milanese offre una prospettiva diversa. In più, una casa solo del Milan renderebbe più facile la decisione riguardante il nome. San Siro è dedicato al bicampione del mondo Giuseppe Meazza, che ha giocato per Inter e Milan, ma che sicuramente è più conosciuto per la lunga esperienza in nerazzurro che per il biennio di guerra in rossonero. Il primo a sostenere l’idea è stato Filippo Galli, uno dei grandi del ciclo berlusconiano: «Intitolare il nuovo stadio del Milan a Berlusconi? Potrebbe essere un’idea. Ha preso il club e l’ha portato sul tetto del mondo. Se l’idea partisse da un’iniziativa popolare, sarebbe una soluzione da percorrere». A ruota ecco Fabio Capello («Sarebbe un’ottima idea. Vediamo che ne penseranno i nuovi proprietari, non credo che i tifosi si opporrebbero. È stato più grande di Bernabeu») e l’Associazione piccoli azionisti del Milan («Una dedica doverosa, a significare la riconoscenza che tutti i milanisti sentiranno sempre nei suoi confronti»). Per finire con Ramon Calderon, ex presidente del Real Madrid: «Berlusconi, insieme con Galliani, ha costruito una squadra che ha vinto tantissimo in Europa. Intitolargli lo stadio come fece il Real Madrid con Bernabeu? Mi sembra un’idea fantastica». Tutto bello, tutto commovente, tutto doveroso. Manca una sola cosa, non da poco. Lo stadio.

TUTTE LE DICHIARAZIONI DA REPUBBLICA (GIA' RIPORTATE IERI, RIPROPONIAMO) SULLO STADIO:

«L’avvio della procedura — spiega Francesco Squeri, sindaco di San Donato — non implica al momento la certezza che lo stadio verrà costruito a San Donato. Il Milan non ha già deciso. Siamo in una fase preliminare, la squadra deve ancora presentarci il progetto. Stiamo andando avanti con la burocrazia per capire se è fattibile. Solo con il progetto in mano potremmo poi coinvolgere tutti gli enti preposti: dalla Città Metropolitana, alle Ferrovie dello Stato, alla Regione, al Comune di Milano».

Ma tra tutte le ipotesi avanzate finora (Sesto San Giovanni e San Siro), quella di San Donato sembra al momento la più appetibile. «La sensazione, per ora, è che il Milan reputi l’area di San Francesco molto interessante», afferma il sindaco. Infatti, una bozza di progetto per il nuovo impianto già esiste. L’idea è realizzare uno stadio da circa 60 mila posti, circondato da diverse attrazioni, come il museo del club rossonero, e altre attività. Niente spazio, invece, per un centro di allenamento. Ma la cosa certa è che il Milan punta a una struttura spettacolare e all’avanguardia a livello mondiale.

Già la prossima settimana potrebbero esserci altri incontri tra i rossoneri e il Comune di San Donato per mettere a terra il progetto. L’area San Francesco è «destinata dagli strumenti urbanistici vigenti ad Ambito di trasformazione strategico sovracomunale cioè è previsto uno sviluppo urbanistico che abbia una valenza e una importanza non solo sandonatese», ha scritto il primo cittadino del Comune dell’hinterland di Milano in una lettera aperta al Cit- tadino di Lodi. Sarà comunque necessaria una variante urbanisti- ca per realizzare l’impianto.

Anche se il Milan ufficialmente nega di aver abbandonato le altre ipotesi sul campo, la prospettiva di mantenere lo stadio a Milano diventa sempre più opaca. Su San Siro pende la spada di Damocle del vincolo sul secondo anello del Meazza che nel 2025 compirà 70 anni. Spetterà alla sovrintendente Emanuela Carpani sciogliere i dubbi. Intanto Palazzo Marino si sta muovendo per trovare una soluzione B per tenere insieme Inter e Milan in città. Lunedì, durante una capogruppo, il sindaco Beppe Sala ha svelato ai consiglieri l’esistenza di un’area in cui la realizzazione di uno stadio sarebbe fattibile. Si tratta del terreno in viale Puglie di proprietà della Sanitaria Ceschina, dove c’è il tendone del Cirque du Soleil. Sono già stati fatti dei sopralluoghi e dei rilievi. Ma le verifiche tecniche non sono ancora state eseguite. L’area, per dimensioni, sembra poter effettivamente contenere un impianto.

Ma al momento i due club non avrebbero preso in considerazione l’ipotesi del primo cittadino. «Valutare ipotesi alternative — spiega il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Fiippo Barberis — non toglie nulla alla volontà che ha espresso il Consiglio di voler continuare con il progetto originario: Milan e Inter nell’area di San Siro». Mentre sull’ipotesi di viale Puglie, il capogruppo dei Verdi Carlo Monguzzi, afferma: «Per noi l’importante è che il progetto sia senza consumo di suolo e non abbia un impatto negativo. Vediamo le verifiche tecniche. Anche se l’area sembra piccolissima. La grande speranza della giunta è che la sovrintendente non rispetti la legge e non metta il vincolo sul Meazza». È dura invece l’opposizione di centrodestra su viale Puglie. «La proposta mi sembra irricevibile — dice Alessandro De Chirico, capogruppo di Forza Italia — , non solo dalle società ma anche dai residenti che da anni aspettano la realizzazione del secondo lotto del Parco Alessandrini».
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Tuttosport in edicola sullo stadio a San Donato, su cosa manca, e sulla possibilità di intitolare il nuovo impianto a Berlusconi.

Il prossimo passaggio deve essere un accordo dettagliato tra il Milan e lo studio Cassinari & Partners, proprietario dell’area San Francesco di San Donato, dove il club rossonero ha dirottato la sua attenzione per realizzare il nuovo stadio, dopo le difficoltà a Sesto San Giovanni e La Maura, successive all’impasse nella zona di San Siro per il progetto in condivisione con l’Inter. Fino a questa definizione delle intese tra le due società private, il Comune di San Donato resta alla finestra: finora c’è stato un incontro tra l’amministrazione e una delegazione tecnica del Milan (non alti dirigenti) per iniziare a sondare il terreno. La destinazione urbanistica dell’area San Francesco è già a vocazione sportiva con il progetto Sport Life City, che prevede un palazzetto dello sport e un liceo sportivo. L’area, compresa tra gli svincoli della Tangenziale Est e dell’A1, non ha però dimensioni enormi: quindi, secondo alcuni addetti ai lavori, potrebbe ospitare lo stadio, ma non altre strutture particolari (centro commerciale, hotel, uffici). A San Donato attendono sviluppi, consapevoli che resiste sempre in parallelo il tema dello stadio a Milano a fianco di San Siro, che fa da sfondo da anni a tutte queste ipotesi su terreni privati, ormai numerosissime: con queste premesse, non è chiaro se quella pista è stata abbandonata definitivamente dal Milan, visto che prosegue l’iter burocratico con Palazzo Marino in condivisione con l’Inter. Aleggia sempre la domanda sull’obiettivo di questi periodici blitz dentro e fuori Milano. Anche perché il sindaco del capoluogo lombardo, Beppe Sala, continua a parlare del dossier: «Sarebbe spiacevole perdere lo stadio a Milano. Le squadre sanno qual è la realtà e vedranno di fare le loro valutazioni. Ormai è un fatto di atti e non di chiacchiere».

REPUBBLICA E LE SOLITE ALTERNATIVE A MILANO PROPOSTE DA SALA: Piano B a San Siro che potrebbe essere l'area in viale Puglie di proprietà della Sanitaria Ceschina dove oggi sorge il tendone del Cirque du Soleil: sopralluoghi fatti, mancano le verifiche tecniche.


INTITOLARE LO STADIO A BERLUSCONI Era una battuta, ma con Silvio Berlusconi non sapevi mai quale fosse il confine tra l’ironia e la realtà: «Ho vinto quanto Santiago Bernabeu: a lui hanno dedicato uno stadio da vivo, spero che me ne dedichino una da morto...». Due presidenti che hanno scritto la storia del calcio, conquistando 29 trofei durante la gestione di Real Madrid e Milan, con il numero uno rossonero in vantaggio nell’arco temporale. I suoi trionfi sono giunti nel giro di 31 anni, quelli dello spagnolo in 35 (e, a onor del vero, per gran parte in un periodo in cui le coppe non proliferavano). Una grandezza, quella di Bernabeu, riconosciuta il 4 gennaio 1955, quando il Nuevo Estadio Chamartin viene intitolato al presidente, allora non ancora 60enne. Una grandezza, quella di Berlusconi, che è stata riscoperta nelle ore della sua morte, riconoscendo la sua capacità di rivoluzionare i campi in cui aveva deciso di impegnarsi: imprenditoria, televisione, politica e calcio. Così è stato naturale parlare nuovamente di stadio e del suo nome, soprattutto oggi che il Milan statunitense ha rotto gli indugi puntando sulla costruzione di un impianto di proprietà.

Un discorso che lo stesso Berlusconi aveva affrontato da proprietario rossonero, come ricordato a Sky da un suo ex dirigente, Umberto Gandini: «C’è stato un periodo in cui il dottor Berlusconi pensava veramente di comprare San Siro o di fare un nuovo stadio. Il suo desiderio era intitolarlo al padre Luigi. Però è anche vero che aveva una straordinaria ammirazione per Santiago Bernabeu del Real Madrid. Quindi mi auguro, e spero, che il nuovo stadio del Milan sia intitolato a Silvio Berlusconi, in modo tale da poter far avere anche a lui quello che ha sempre ammirato nel Bernabeu. Penso che non ci sia modo migliore di ricordare un uomo straordinario se non intitolandogli il nuovo stadio del Milan». Un tentativo concreto di un impianti di proprietà era stato fatto da Berlusconi, quando aveva inserito la figlia Barbara in società. Si era occupata in prima persona del progetto e, il 7 luglio 2015, era stato presentato quello di uno stadio nella zona che un tempo ospitava la Fiera Campionaria. Un progetto con pregi (l’accessibilità, i servizi) e limiti, a cominciare da quello della capienza: 48mila posti che non avrebbero potuto contenere la fame di calcio dei tifosi rossoneri. Basti vedere i sold out in Champions di un Meazza raramente sotto le 70.000 presenze in stagione. E il plastico rossonero venne smantellato nel giro di un paio di mesi: altro che apertura nel 2020, come vagheggiava Barbara.
Oggi il nuovo progetto di San Donato Milanese offre una prospettiva diversa. In più, una casa solo del Milan renderebbe più facile la decisione riguardante il nome. San Siro è dedicato al bicampione del mondo Giuseppe Meazza, che ha giocato per Inter e Milan, ma che sicuramente è più conosciuto per la lunga esperienza in nerazzurro che per il biennio di guerra in rossonero. Il primo a sostenere l’idea è stato Filippo Galli, uno dei grandi del ciclo berlusconiano: «Intitolare il nuovo stadio del Milan a Berlusconi? Potrebbe essere un’idea. Ha preso il club e l’ha portato sul tetto del mondo. Se l’idea partisse da un’iniziativa popolare, sarebbe una soluzione da percorrere». A ruota ecco Fabio Capello («Sarebbe un’ottima idea. Vediamo che ne penseranno i nuovi proprietari, non credo che i tifosi si opporrebbero. È stato più grande di Bernabeu») e l’Associazione piccoli azionisti del Milan («Una dedica doverosa, a significare la riconoscenza che tutti i milanisti sentiranno sempre nei suoi confronti»). Per finire con Ramon Calderon, ex presidente del Real Madrid: «Berlusconi, insieme con Galliani, ha costruito una squadra che ha vinto tantissimo in Europa. Intitolargli lo stadio come fece il Real Madrid con Bernabeu? Mi sembra un’idea fantastica». Tutto bello, tutto commovente, tutto doveroso. Manca una sola cosa, non da poco. Lo stadio.

TUTTE LE DICHIARAZIONI DA REPUBBLICA (GIA' RIPORTATE IERI, RIPROPONIAMO) SULLO STADIO:

«L’avvio della procedura — spiega Francesco Squeri, sindaco di San Donato — non implica al momento la certezza che lo stadio verrà costruito a San Donato. Il Milan non ha già deciso. Siamo in una fase preliminare, la squadra deve ancora presentarci il progetto. Stiamo andando avanti con la burocrazia per capire se è fattibile. Solo con il progetto in mano potremmo poi coinvolgere tutti gli enti preposti: dalla Città Metropolitana, alle Ferrovie dello Stato, alla Regione, al Comune di Milano».

Ma tra tutte le ipotesi avanzate finora (Sesto San Giovanni e San Siro), quella di San Donato sembra al momento la più appetibile. «La sensazione, per ora, è che il Milan reputi l’area di San Francesco molto interessante», afferma il sindaco. Infatti, una bozza di progetto per il nuovo impianto già esiste. L’idea è realizzare uno stadio da circa 60 mila posti, circondato da diverse attrazioni, come il museo del club rossonero, e altre attività. Niente spazio, invece, per un centro di allenamento. Ma la cosa certa è che il Milan punta a una struttura spettacolare e all’avanguardia a livello mondiale.

Già la prossima settimana potrebbero esserci altri incontri tra i rossoneri e il Comune di San Donato per mettere a terra il progetto. L’area San Francesco è «destinata dagli strumenti urbanistici vigenti ad Ambito di trasformazione strategico sovracomunale cioè è previsto uno sviluppo urbanistico che abbia una valenza e una importanza non solo sandonatese», ha scritto il primo cittadino del Comune dell’hinterland di Milano in una lettera aperta al Cit- tadino di Lodi. Sarà comunque necessaria una variante urbanisti- ca per realizzare l’impianto.

Anche se il Milan ufficialmente nega di aver abbandonato le altre ipotesi sul campo, la prospettiva di mantenere lo stadio a Milano diventa sempre più opaca. Su San Siro pende la spada di Damocle del vincolo sul secondo anello del Meazza che nel 2025 compirà 70 anni. Spetterà alla sovrintendente Emanuela Carpani sciogliere i dubbi. Intanto Palazzo Marino si sta muovendo per trovare una soluzione B per tenere insieme Inter e Milan in città. Lunedì, durante una capogruppo, il sindaco Beppe Sala ha svelato ai consiglieri l’esistenza di un’area in cui la realizzazione di uno stadio sarebbe fattibile. Si tratta del terreno in viale Puglie di proprietà della Sanitaria Ceschina, dove c’è il tendone del Cirque du Soleil. Sono già stati fatti dei sopralluoghi e dei rilievi. Ma le verifiche tecniche non sono ancora state eseguite. L’area, per dimensioni, sembra poter effettivamente contenere un impianto.

Ma al momento i due club non avrebbero preso in considerazione l’ipotesi del primo cittadino. «Valutare ipotesi alternative — spiega il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Fiippo Barberis — non toglie nulla alla volontà che ha espresso il Consiglio di voler continuare con il progetto originario: Milan e Inter nell’area di San Siro». Mentre sull’ipotesi di viale Puglie, il capogruppo dei Verdi Carlo Monguzzi, afferma: «Per noi l’importante è che il progetto sia senza consumo di suolo e non abbia un impatto negativo. Vediamo le verifiche tecniche. Anche se l’area sembra piccolissima. La grande speranza della giunta è che la sovrintendente non rispetti la legge e non metta il vincolo sul Meazza». È dura invece l’opposizione di centrodestra su viale Puglie. «La proposta mi sembra irricevibile — dice Alessandro De Chirico, capogruppo di Forza Italia — , non solo dalle società ma anche dai residenti che da anni aspettano la realizzazione del secondo lotto del Parco Alessandrini».
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Tuttosport in edicola sullo stadio a San Donato, su cosa manca, e sulla possibilità di intitolare il nuovo impianto a Berlusconi.

Il prossimo passaggio deve essere un accordo dettagliato tra il Milan e lo studio Cassinari & Partners, proprietario dell’area San Francesco di San Donato, dove il club rossonero ha dirottato la sua attenzione per realizzare il nuovo stadio, dopo le difficoltà a Sesto San Giovanni e La Maura, successive all’impasse nella zona di San Siro per il progetto in condivisione con l’Inter. Fino a questa definizione delle intese tra le due società private, il Comune di San Donato resta alla finestra: finora c’è stato un incontro tra l’amministrazione e una delegazione tecnica del Milan (non alti dirigenti) per iniziare a sondare il terreno. La destinazione urbanistica dell’area San Francesco è già a vocazione sportiva con il progetto Sport Life City, che prevede un palazzetto dello sport e un liceo sportivo. L’area, compresa tra gli svincoli della Tangenziale Est e dell’A1, non ha però dimensioni enormi: quindi, secondo alcuni addetti ai lavori, potrebbe ospitare lo stadio, ma non altre strutture particolari (centro commerciale, hotel, uffici). A San Donato attendono sviluppi, consapevoli che resiste sempre in parallelo il tema dello stadio a Milano a fianco di San Siro, che fa da sfondo da anni a tutte queste ipotesi su terreni privati, ormai numerosissime: con queste premesse, non è chiaro se quella pista è stata abbandonata definitivamente dal Milan, visto che prosegue l’iter burocratico con Palazzo Marino in condivisione con l’Inter. Aleggia sempre la domanda sull’obiettivo di questi periodici blitz dentro e fuori Milano. Anche perché il sindaco del capoluogo lombardo, Beppe Sala, continua a parlare del dossier: «Sarebbe spiacevole perdere lo stadio a Milano. Le squadre sanno qual è la realtà e vedranno di fare le loro valutazioni. Ormai è un fatto di atti e non di chiacchiere».

REPUBBLICA E LE SOLITE ALTERNATIVE A MILANO PROPOSTE DA SALA: Piano B a San Siro che potrebbe essere l'area in viale Puglie di proprietà della Sanitaria Ceschina dove oggi sorge il tendone del Cirque du Soleil: sopralluoghi fatti, mancano le verifiche tecniche.


INTITOLARE LO STADIO A BERLUSCONI Era una battuta, ma con Silvio Berlusconi non sapevi mai quale fosse il confine tra l’ironia e la realtà: «Ho vinto quanto Santiago Bernabeu: a lui hanno dedicato uno stadio da vivo, spero che me ne dedichino una da morto...». Due presidenti che hanno scritto la storia del calcio, conquistando 29 trofei durante la gestione di Real Madrid e Milan, con il numero uno rossonero in vantaggio nell’arco temporale. I suoi trionfi sono giunti nel giro di 31 anni, quelli dello spagnolo in 35 (e, a onor del vero, per gran parte in un periodo in cui le coppe non proliferavano). Una grandezza, quella di Bernabeu, riconosciuta il 4 gennaio 1955, quando il Nuevo Estadio Chamartin viene intitolato al presidente, allora non ancora 60enne. Una grandezza, quella di Berlusconi, che è stata riscoperta nelle ore della sua morte, riconoscendo la sua capacità di rivoluzionare i campi in cui aveva deciso di impegnarsi: imprenditoria, televisione, politica e calcio. Così è stato naturale parlare nuovamente di stadio e del suo nome, soprattutto oggi che il Milan statunitense ha rotto gli indugi puntando sulla costruzione di un impianto di proprietà.

Un discorso che lo stesso Berlusconi aveva affrontato da proprietario rossonero, come ricordato a Sky da un suo ex dirigente, Umberto Gandini: «C’è stato un periodo in cui il dottor Berlusconi pensava veramente di comprare San Siro o di fare un nuovo stadio. Il suo desiderio era intitolarlo al padre Luigi. Però è anche vero che aveva una straordinaria ammirazione per Santiago Bernabeu del Real Madrid. Quindi mi auguro, e spero, che il nuovo stadio del Milan sia intitolato a Silvio Berlusconi, in modo tale da poter far avere anche a lui quello che ha sempre ammirato nel Bernabeu. Penso che non ci sia modo migliore di ricordare un uomo straordinario se non intitolandogli il nuovo stadio del Milan». Un tentativo concreto di un impianti di proprietà era stato fatto da Berlusconi, quando aveva inserito la figlia Barbara in società. Si era occupata in prima persona del progetto e, il 7 luglio 2015, era stato presentato quello di uno stadio nella zona che un tempo ospitava la Fiera Campionaria. Un progetto con pregi (l’accessibilità, i servizi) e limiti, a cominciare da quello della capienza: 48mila posti che non avrebbero potuto contenere la fame di calcio dei tifosi rossoneri. Basti vedere i sold out in Champions di un Meazza raramente sotto le 70.000 presenze in stagione. E il plastico rossonero venne smantellato nel giro di un paio di mesi: altro che apertura nel 2020, come vagheggiava Barbara.
Oggi il nuovo progetto di San Donato Milanese offre una prospettiva diversa. In più, una casa solo del Milan renderebbe più facile la decisione riguardante il nome. San Siro è dedicato al bicampione del mondo Giuseppe Meazza, che ha giocato per Inter e Milan, ma che sicuramente è più conosciuto per la lunga esperienza in nerazzurro che per il biennio di guerra in rossonero. Il primo a sostenere l’idea è stato Filippo Galli, uno dei grandi del ciclo berlusconiano: «Intitolare il nuovo stadio del Milan a Berlusconi? Potrebbe essere un’idea. Ha preso il club e l’ha portato sul tetto del mondo. Se l’idea partisse da un’iniziativa popolare, sarebbe una soluzione da percorrere». A ruota ecco Fabio Capello («Sarebbe un’ottima idea. Vediamo che ne penseranno i nuovi proprietari, non credo che i tifosi si opporrebbero. È stato più grande di Bernabeu») e l’Associazione piccoli azionisti del Milan («Una dedica doverosa, a significare la riconoscenza che tutti i milanisti sentiranno sempre nei suoi confronti»). Per finire con Ramon Calderon, ex presidente del Real Madrid: «Berlusconi, insieme con Galliani, ha costruito una squadra che ha vinto tantissimo in Europa. Intitolargli lo stadio come fece il Real Madrid con Bernabeu? Mi sembra un’idea fantastica». Tutto bello, tutto commovente, tutto doveroso. Manca una sola cosa, non da poco. Lo stadio.

TUTTE LE DICHIARAZIONI DA REPUBBLICA (GIA' RIPORTATE IERI, RIPROPONIAMO) SULLO STADIO:

«L’avvio della procedura — spiega Francesco Squeri, sindaco di San Donato — non implica al momento la certezza che lo stadio verrà costruito a San Donato. Il Milan non ha già deciso. Siamo in una fase preliminare, la squadra deve ancora presentarci il progetto. Stiamo andando avanti con la burocrazia per capire se è fattibile. Solo con il progetto in mano potremmo poi coinvolgere tutti gli enti preposti: dalla Città Metropolitana, alle Ferrovie dello Stato, alla Regione, al Comune di Milano».

Ma tra tutte le ipotesi avanzate finora (Sesto San Giovanni e San Siro), quella di San Donato sembra al momento la più appetibile. «La sensazione, per ora, è che il Milan reputi l’area di San Francesco molto interessante», afferma il sindaco. Infatti, una bozza di progetto per il nuovo impianto già esiste. L’idea è realizzare uno stadio da circa 60 mila posti, circondato da diverse attrazioni, come il museo del club rossonero, e altre attività. Niente spazio, invece, per un centro di allenamento. Ma la cosa certa è che il Milan punta a una struttura spettacolare e all’avanguardia a livello mondiale.

Già la prossima settimana potrebbero esserci altri incontri tra i rossoneri e il Comune di San Donato per mettere a terra il progetto. L’area San Francesco è «destinata dagli strumenti urbanistici vigenti ad Ambito di trasformazione strategico sovracomunale cioè è previsto uno sviluppo urbanistico che abbia una valenza e una importanza non solo sandonatese», ha scritto il primo cittadino del Comune dell’hinterland di Milano in una lettera aperta al Cit- tadino di Lodi. Sarà comunque necessaria una variante urbanisti- ca per realizzare l’impianto.

Anche se il Milan ufficialmente nega di aver abbandonato le altre ipotesi sul campo, la prospettiva di mantenere lo stadio a Milano diventa sempre più opaca. Su San Siro pende la spada di Damocle del vincolo sul secondo anello del Meazza che nel 2025 compirà 70 anni. Spetterà alla sovrintendente Emanuela Carpani sciogliere i dubbi. Intanto Palazzo Marino si sta muovendo per trovare una soluzione B per tenere insieme Inter e Milan in città. Lunedì, durante una capogruppo, il sindaco Beppe Sala ha svelato ai consiglieri l’esistenza di un’area in cui la realizzazione di uno stadio sarebbe fattibile. Si tratta del terreno in viale Puglie di proprietà della Sanitaria Ceschina, dove c’è il tendone del Cirque du Soleil. Sono già stati fatti dei sopralluoghi e dei rilievi. Ma le verifiche tecniche non sono ancora state eseguite. L’area, per dimensioni, sembra poter effettivamente contenere un impianto.

Ma al momento i due club non avrebbero preso in considerazione l’ipotesi del primo cittadino. «Valutare ipotesi alternative — spiega il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Fiippo Barberis — non toglie nulla alla volontà che ha espresso il Consiglio di voler continuare con il progetto originario: Milan e Inter nell’area di San Siro». Mentre sull’ipotesi di viale Puglie, il capogruppo dei Verdi Carlo Monguzzi, afferma: «Per noi l’importante è che il progetto sia senza consumo di suolo e non abbia un impatto negativo. Vediamo le verifiche tecniche. Anche se l’area sembra piccolissima. La grande speranza della giunta è che la sovrintendente non rispetti la legge e non metta il vincolo sul Meazza». È dura invece l’opposizione di centrodestra su viale Puglie. «La proposta mi sembra irricevibile — dice Alessandro De Chirico, capogruppo di Forza Italia — , non solo dalle società ma anche dai residenti che da anni aspettano la realizzazione del secondo lotto del Parco Alessandrini».
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Tuttosport in edicola sullo stadio a San Donato, su cosa manca, e sulla possibilità di intitolare il nuovo impianto a Berlusconi.

Il prossimo passaggio deve essere un accordo dettagliato tra il Milan e lo studio Cassinari & Partners, proprietario dell’area San Francesco di San Donato, dove il club rossonero ha dirottato la sua attenzione per realizzare il nuovo stadio, dopo le difficoltà a Sesto San Giovanni e La Maura, successive all’impasse nella zona di San Siro per il progetto in condivisione con l’Inter. Fino a questa definizione delle intese tra le due società private, il Comune di San Donato resta alla finestra: finora c’è stato un incontro tra l’amministrazione e una delegazione tecnica del Milan (non alti dirigenti) per iniziare a sondare il terreno. La destinazione urbanistica dell’area San Francesco è già a vocazione sportiva con il progetto Sport Life City, che prevede un palazzetto dello sport e un liceo sportivo. L’area, compresa tra gli svincoli della Tangenziale Est e dell’A1, non ha però dimensioni enormi: quindi, secondo alcuni addetti ai lavori, potrebbe ospitare lo stadio, ma non altre strutture particolari (centro commerciale, hotel, uffici). A San Donato attendono sviluppi, consapevoli che resiste sempre in parallelo il tema dello stadio a Milano a fianco di San Siro, che fa da sfondo da anni a tutte queste ipotesi su terreni privati, ormai numerosissime: con queste premesse, non è chiaro se quella pista è stata abbandonata definitivamente dal Milan, visto che prosegue l’iter burocratico con Palazzo Marino in condivisione con l’Inter. Aleggia sempre la domanda sull’obiettivo di questi periodici blitz dentro e fuori Milano. Anche perché il sindaco del capoluogo lombardo, Beppe Sala, continua a parlare del dossier: «Sarebbe spiacevole perdere lo stadio a Milano. Le squadre sanno qual è la realtà e vedranno di fare le loro valutazioni. Ormai è un fatto di atti e non di chiacchiere».

REPUBBLICA E LE SOLITE ALTERNATIVE A MILANO PROPOSTE DA SALA: Piano B a San Siro che potrebbe essere l'area in viale Puglie di proprietà della Sanitaria Ceschina dove oggi sorge il tendone del Cirque du Soleil: sopralluoghi fatti, mancano le verifiche tecniche.


INTITOLARE LO STADIO A BERLUSCONI Era una battuta, ma con Silvio Berlusconi non sapevi mai quale fosse il confine tra l’ironia e la realtà: «Ho vinto quanto Santiago Bernabeu: a lui hanno dedicato uno stadio da vivo, spero che me ne dedichino una da morto...». Due presidenti che hanno scritto la storia del calcio, conquistando 29 trofei durante la gestione di Real Madrid e Milan, con il numero uno rossonero in vantaggio nell’arco temporale. I suoi trionfi sono giunti nel giro di 31 anni, quelli dello spagnolo in 35 (e, a onor del vero, per gran parte in un periodo in cui le coppe non proliferavano). Una grandezza, quella di Bernabeu, riconosciuta il 4 gennaio 1955, quando il Nuevo Estadio Chamartin viene intitolato al presidente, allora non ancora 60enne. Una grandezza, quella di Berlusconi, che è stata riscoperta nelle ore della sua morte, riconoscendo la sua capacità di rivoluzionare i campi in cui aveva deciso di impegnarsi: imprenditoria, televisione, politica e calcio. Così è stato naturale parlare nuovamente di stadio e del suo nome, soprattutto oggi che il Milan statunitense ha rotto gli indugi puntando sulla costruzione di un impianto di proprietà.

Un discorso che lo stesso Berlusconi aveva affrontato da proprietario rossonero, come ricordato a Sky da un suo ex dirigente, Umberto Gandini: «C’è stato un periodo in cui il dottor Berlusconi pensava veramente di comprare San Siro o di fare un nuovo stadio. Il suo desiderio era intitolarlo al padre Luigi. Però è anche vero che aveva una straordinaria ammirazione per Santiago Bernabeu del Real Madrid. Quindi mi auguro, e spero, che il nuovo stadio del Milan sia intitolato a Silvio Berlusconi, in modo tale da poter far avere anche a lui quello che ha sempre ammirato nel Bernabeu. Penso che non ci sia modo migliore di ricordare un uomo straordinario se non intitolandogli il nuovo stadio del Milan». Un tentativo concreto di un impianti di proprietà era stato fatto da Berlusconi, quando aveva inserito la figlia Barbara in società. Si era occupata in prima persona del progetto e, il 7 luglio 2015, era stato presentato quello di uno stadio nella zona che un tempo ospitava la Fiera Campionaria. Un progetto con pregi (l’accessibilità, i servizi) e limiti, a cominciare da quello della capienza: 48mila posti che non avrebbero potuto contenere la fame di calcio dei tifosi rossoneri. Basti vedere i sold out in Champions di un Meazza raramente sotto le 70.000 presenze in stagione. E il plastico rossonero venne smantellato nel giro di un paio di mesi: altro che apertura nel 2020, come vagheggiava Barbara.
Oggi il nuovo progetto di San Donato Milanese offre una prospettiva diversa. In più, una casa solo del Milan renderebbe più facile la decisione riguardante il nome. San Siro è dedicato al bicampione del mondo Giuseppe Meazza, che ha giocato per Inter e Milan, ma che sicuramente è più conosciuto per la lunga esperienza in nerazzurro che per il biennio di guerra in rossonero. Il primo a sostenere l’idea è stato Filippo Galli, uno dei grandi del ciclo berlusconiano: «Intitolare il nuovo stadio del Milan a Berlusconi? Potrebbe essere un’idea. Ha preso il club e l’ha portato sul tetto del mondo. Se l’idea partisse da un’iniziativa popolare, sarebbe una soluzione da percorrere». A ruota ecco Fabio Capello («Sarebbe un’ottima idea. Vediamo che ne penseranno i nuovi proprietari, non credo che i tifosi si opporrebbero. È stato più grande di Bernabeu») e l’Associazione piccoli azionisti del Milan («Una dedica doverosa, a significare la riconoscenza che tutti i milanisti sentiranno sempre nei suoi confronti»). Per finire con Ramon Calderon, ex presidente del Real Madrid: «Berlusconi, insieme con Galliani, ha costruito una squadra che ha vinto tantissimo in Europa. Intitolargli lo stadio come fece il Real Madrid con Bernabeu? Mi sembra un’idea fantastica». Tutto bello, tutto commovente, tutto doveroso. Manca una sola cosa, non da poco. Lo stadio.

TUTTE LE DICHIARAZIONI DA REPUBBLICA (GIA' RIPORTATE IERI, RIPROPONIAMO) SULLO STADIO:

«L’avvio della procedura — spiega Francesco Squeri, sindaco di San Donato — non implica al momento la certezza che lo stadio verrà costruito a San Donato. Il Milan non ha già deciso. Siamo in una fase preliminare, la squadra deve ancora presentarci il progetto. Stiamo andando avanti con la burocrazia per capire se è fattibile. Solo con il progetto in mano potremmo poi coinvolgere tutti gli enti preposti: dalla Città Metropolitana, alle Ferrovie dello Stato, alla Regione, al Comune di Milano».

Ma tra tutte le ipotesi avanzate finora (Sesto San Giovanni e San Siro), quella di San Donato sembra al momento la più appetibile. «La sensazione, per ora, è che il Milan reputi l’area di San Francesco molto interessante», afferma il sindaco. Infatti, una bozza di progetto per il nuovo impianto già esiste. L’idea è realizzare uno stadio da circa 60 mila posti, circondato da diverse attrazioni, come il museo del club rossonero, e altre attività. Niente spazio, invece, per un centro di allenamento. Ma la cosa certa è che il Milan punta a una struttura spettacolare e all’avanguardia a livello mondiale.

Già la prossima settimana potrebbero esserci altri incontri tra i rossoneri e il Comune di San Donato per mettere a terra il progetto. L’area San Francesco è «destinata dagli strumenti urbanistici vigenti ad Ambito di trasformazione strategico sovracomunale cioè è previsto uno sviluppo urbanistico che abbia una valenza e una importanza non solo sandonatese», ha scritto il primo cittadino del Comune dell’hinterland di Milano in una lettera aperta al Cit- tadino di Lodi. Sarà comunque necessaria una variante urbanisti- ca per realizzare l’impianto.

Anche se il Milan ufficialmente nega di aver abbandonato le altre ipotesi sul campo, la prospettiva di mantenere lo stadio a Milano diventa sempre più opaca. Su San Siro pende la spada di Damocle del vincolo sul secondo anello del Meazza che nel 2025 compirà 70 anni. Spetterà alla sovrintendente Emanuela Carpani sciogliere i dubbi. Intanto Palazzo Marino si sta muovendo per trovare una soluzione B per tenere insieme Inter e Milan in città. Lunedì, durante una capogruppo, il sindaco Beppe Sala ha svelato ai consiglieri l’esistenza di un’area in cui la realizzazione di uno stadio sarebbe fattibile. Si tratta del terreno in viale Puglie di proprietà della Sanitaria Ceschina, dove c’è il tendone del Cirque du Soleil. Sono già stati fatti dei sopralluoghi e dei rilievi. Ma le verifiche tecniche non sono ancora state eseguite. L’area, per dimensioni, sembra poter effettivamente contenere un impianto.

Ma al momento i due club non avrebbero preso in considerazione l’ipotesi del primo cittadino. «Valutare ipotesi alternative — spiega il capogruppo del Pd in Consiglio comunale, Fiippo Barberis — non toglie nulla alla volontà che ha espresso il Consiglio di voler continuare con il progetto originario: Milan e Inter nell’area di San Siro». Mentre sull’ipotesi di viale Puglie, il capogruppo dei Verdi Carlo Monguzzi, afferma: «Per noi l’importante è che il progetto sia senza consumo di suolo e non abbia un impatto negativo. Vediamo le verifiche tecniche. Anche se l’area sembra piccolissima. La grande speranza della giunta è che la sovrintendente non rispetti la legge e non metta il vincolo sul Meazza». È dura invece l’opposizione di centrodestra su viale Puglie. «La proposta mi sembra irricevibile — dice Alessandro De Chirico, capogruppo di Forza Italia — , non solo dalle società ma anche dai residenti che da anni aspettano la realizzazione del secondo lotto del Parco Alessandrini».
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