Pioli frenato dal mercato. Giroud è solo.

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Tuttosport: Stefano Pioli, dopo il pari con il Newcastle, ha definito «fenomeni» i giocatori alla luce di quanto si gioca, e la definizione trova maggior forza per chi si barcamena nell’alternanza tra club e Nazionali. L’allenatore parlava a proposito dell’infortunio di Maignan, ma il discorso può essere tranquillamente allargato a Olivier Giroud che il 30 settembre compirà 37 anni, la maggior parte dei quali vissuti giocando ad altissimo livello ogni tre giorni con il club di appartenenza e con la maglia della Francia. Olivier, addirittura dalla gara di Champions con il Napoli (era il 12 aprile...), deve anche convivere con un problema alla caviglia sinistra (una “debolezza comunque gestibile”, ha spiegato l’interessato), tanto da costringerlo alla resa durante la gara con l’Irlanda. Il centravanti, tornato a Milanello, è stato rimesso in piedi per derby e Newcastle, dove non ha segnato. Non c’è un rapporto di causa-effetto tra le due cose (probabilmente), ma la parabola d’inizio stagione ha fatto emergere già chiaramente la più grande lacuna del mercato rossonero, ovvero l’assenza di un altro centravanti che possa far rifiatare il francese senza che il rendimento del Milan ne risenta.

Il che rappresenta un bel problema per Pioli, costretto a gestire partite ogni tre giorni con un girone in Champions a dir poco infernale in cui la malefica urna di Nyon ha collocato il Milan (Psg, Newcastle e Borussia Dortmund le avversarie). E dire che quello di trovare, non un vice, ma una controfigura di Giroud era un problema che si erano già posti Maldini e Massara prima di essere messi alla porta. I due avevano individuato in Marko Arnautovic come profilo pronto all’uso, ma l’idea è stata immediatamente cassata da Furlani e Moncada che invece hanno puntato forte su Marcus Thuram, intuizione illuminante alla luce di quanto fatto vedere dal francese nelle prime partite in Italia, peccato che sul filo il ragazzo abbia scelto l’Inter. Il piano B - stavolta centrato - ha portato a Milanello Noah Okafor, con l’intento di trovare un numero 9 diverso per caratteristiche rispetto al granatiere francese (questo inizialmente comportava la permanenza di Colombo al Milan). Pioli, una volta iniziato a maneggiare lo svizzero, ha capito che questi era decisamente più a suo agio come esterno, piuttosto che come falso nove (giocando a Salisburgo e non in Colombia forse ci si poteva arrivare pure senza bisogno di allenarlo). E così, dopo aver fatto ragionamenti su Scamacca, Morata, Broja ed Ekitike, si è deciso di affondare il colpo su Taremi. Altra buona idea (l’iraniano martedì ha bagnato l’esordio in Champions del Porto segnando il 3-1 allo Shakhtar), peccato che l’entourage del giocatore abbia più volte cambiato le carte in tavola fino alla rottura, arrivata giusto in tempo per portare a Milanello Luka Jovic che non fa una stagione buona dai tempi dell’Eintracht Francoforte (2018-19), non un curriculum esaltante per fare da controfigura a un attaccante di 37 anni in un club che punta a vincere la seconda stella e intende dimostrare che la semifinale raggiunta nell’ultima edizione di Champions non è stata un fuoco fatuo. La gara con il Newcastle, in cui Leao ha mostrato il suo volto più arruffone, ha reso manifesto il problema: un Milan che produce gioco e occasioni non può chiudere senza gol e Pioli non ha in panchina cartucce per provare a invertire la tendenza. Vero è che Jonathan David è il grande obiettivo per l’estate che verrà, però nel calcio si ragiona al presente e Pioli si ritrova con un problema difficilmente risolvibili, a meno di un’inattesa risurrezione di Jovic. E, restando in tema, dovrà accendere un cero affinché a Giroud non venga un raffreddore almeno fino a gennaio. Non il massimo della vita, dovendo giocare ogni tre giorni...
 

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Il che rappresenta un bel problema per Pioli, costretto a gestire partite ogni tre giorni con un girone in Champions a dir poco infernale in cui la malefica urna di Nyon ha collocato il Milan (Psg, Newcastle e Borussia Dortmund le avversarie). E dire che quello di trovare, non un vice, ma una controfigura di Giroud era un problema che si erano già posti Maldini e Massara prima di essere messi alla porta. I due avevano individuato in Marko Arnautovic come profilo pronto all’uso, ma l’idea è stata immediatamente cassata da Furlani e Moncada che invece hanno puntato forte su Marcus Thuram, intuizione illuminante alla luce di quanto fatto vedere dal francese nelle prime partite in Italia, peccato che sul filo il ragazzo abbia scelto l’Inter. Il piano B - stavolta centrato - ha portato a Milanello Noah Okafor, con l’intento di trovare un numero 9 diverso per caratteristiche rispetto al granatiere francese (questo inizialmente comportava la permanenza di Colombo al Milan). Pioli, una volta iniziato a maneggiare lo svizzero, ha capito che questi era decisamente più a suo agio come esterno, piuttosto che come falso nove (giocando a Salisburgo e non in Colombia forse ci si poteva arrivare pure senza bisogno di allenarlo). E così, dopo aver fatto ragionamenti su Scamacca, Morata, Broja ed Ekitike, si è deciso di affondare il colpo su Taremi. Altra buona idea (l’iraniano martedì ha bagnato l’esordio in Champions del Porto segnando il 3-1 allo Shakhtar), peccato che l’entourage del giocatore abbia più volte cambiato le carte in tavola fino alla rottura, arrivata giusto in tempo per portare a Milanello Luka Jovic che non fa una stagione buona dai tempi dell’Eintracht Francoforte (2018-19), non un curriculum esaltante per fare da controfigura a un attaccante di 37 anni in un club che punta a vincere la seconda stella e intende dimostrare che la semifinale raggiunta nell’ultima edizione di Champions non è stata un fuoco fatuo. La gara con il Newcastle, in cui Leao ha mostrato il suo volto più arruffone, ha reso manifesto il problema: un Milan che produce gioco e occasioni non può chiudere senza gol e Pioli non ha in panchina cartucce per provare a invertire la tendenza. Vero è che Jonathan David è il grande obiettivo per l’estate che verrà, però nel calcio si ragiona al presente e Pioli si ritrova con un problema difficilmente risolvibili, a meno di un’inattesa risurrezione di Jovic. E, restando in tema, dovrà accendere un cero affinché a Giroud non venga un raffreddore almeno fino a gennaio. Non il massimo della vita, dovendo giocare ogni tre giorni...

Ma se lo ha fatto lui il mercato! ahahahahahah
 

Swaitak

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Il che rappresenta un bel problema per Pioli, costretto a gestire partite ogni tre giorni con un girone in Champions a dir poco infernale in cui la malefica urna di Nyon ha collocato il Milan (Psg, Newcastle e Borussia Dortmund le avversarie). E dire che quello di trovare, non un vice, ma una controfigura di Giroud era un problema che si erano già posti Maldini e Massara prima di essere messi alla porta. I due avevano individuato in Marko Arnautovic come profilo pronto all’uso, ma l’idea è stata immediatamente cassata da Furlani e Moncada che invece hanno puntato forte su Marcus Thuram, intuizione illuminante alla luce di quanto fatto vedere dal francese nelle prime partite in Italia, peccato che sul filo il ragazzo abbia scelto l’Inter. Il piano B - stavolta centrato - ha portato a Milanello Noah Okafor, con l’intento di trovare un numero 9 diverso per caratteristiche rispetto al granatiere francese (questo inizialmente comportava la permanenza di Colombo al Milan). Pioli, una volta iniziato a maneggiare lo svizzero, ha capito che questi era decisamente più a suo agio come esterno, piuttosto che come falso nove (giocando a Salisburgo e non in Colombia forse ci si poteva arrivare pure senza bisogno di allenarlo). E così, dopo aver fatto ragionamenti su Scamacca, Morata, Broja ed Ekitike, si è deciso di affondare il colpo su Taremi. Altra buona idea (l’iraniano martedì ha bagnato l’esordio in Champions del Porto segnando il 3-1 allo Shakhtar), peccato che l’entourage del giocatore abbia più volte cambiato le carte in tavola fino alla rottura, arrivata giusto in tempo per portare a Milanello Luka Jovic che non fa una stagione buona dai tempi dell’Eintracht Francoforte (2018-19), non un curriculum esaltante per fare da controfigura a un attaccante di 37 anni in un club che punta a vincere la seconda stella e intende dimostrare che la semifinale raggiunta nell’ultima edizione di Champions non è stata un fuoco fatuo. La gara con il Newcastle, in cui Leao ha mostrato il suo volto più arruffone, ha reso manifesto il problema: un Milan che produce gioco e occasioni non può chiudere senza gol e Pioli non ha in panchina cartucce per provare a invertire la tendenza. Vero è che Jonathan David è il grande obiettivo per l’estate che verrà, però nel calcio si ragiona al presente e Pioli si ritrova con un problema difficilmente risolvibili, a meno di un’inattesa risurrezione di Jovic. E, restando in tema, dovrà accendere un cero affinché a Giroud non venga un raffreddore almeno fino a gennaio. Non il massimo della vita, dovendo giocare ogni tre giorni...
Non ho piu parole per le assurdità che leggo, stanno difendendo il Pioli coach dal Pioli manager :LOL:
 
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Il che rappresenta un bel problema per Pioli, costretto a gestire partite ogni tre giorni con un girone in Champions a dir poco infernale in cui la malefica urna di Nyon ha collocato il Milan (Psg, Newcastle e Borussia Dortmund le avversarie). E dire che quello di trovare, non un vice, ma una controfigura di Giroud era un problema che si erano già posti Maldini e Massara prima di essere messi alla porta. I due avevano individuato in Marko Arnautovic come profilo pronto all’uso, ma l’idea è stata immediatamente cassata da Furlani e Moncada che invece hanno puntato forte su Marcus Thuram, intuizione illuminante alla luce di quanto fatto vedere dal francese nelle prime partite in Italia, peccato che sul filo il ragazzo abbia scelto l’Inter. Il piano B - stavolta centrato - ha portato a Milanello Noah Okafor, con l’intento di trovare un numero 9 diverso per caratteristiche rispetto al granatiere francese (questo inizialmente comportava la permanenza di Colombo al Milan). Pioli, una volta iniziato a maneggiare lo svizzero, ha capito che questi era decisamente più a suo agio come esterno, piuttosto che come falso nove (giocando a Salisburgo e non in Colombia forse ci si poteva arrivare pure senza bisogno di allenarlo). E così, dopo aver fatto ragionamenti su Scamacca, Morata, Broja ed Ekitike, si è deciso di affondare il colpo su Taremi. Altra buona idea (l’iraniano martedì ha bagnato l’esordio in Champions del Porto segnando il 3-1 allo Shakhtar), peccato che l’entourage del giocatore abbia più volte cambiato le carte in tavola fino alla rottura, arrivata giusto in tempo per portare a Milanello Luka Jovic che non fa una stagione buona dai tempi dell’Eintracht Francoforte (2018-19), non un curriculum esaltante per fare da controfigura a un attaccante di 37 anni in un club che punta a vincere la seconda stella e intende dimostrare che la semifinale raggiunta nell’ultima edizione di Champions non è stata un fuoco fatuo. La gara con il Newcastle, in cui Leao ha mostrato il suo volto più arruffone, ha reso manifesto il problema: un Milan che produce gioco e occasioni non può chiudere senza gol e Pioli non ha in panchina cartucce per provare a invertire la tendenza. Vero è che Jonathan David è il grande obiettivo per l’estate che verrà, però nel calcio si ragiona al presente e Pioli si ritrova con un problema difficilmente risolvibili, a meno di un’inattesa risurrezione di Jovic. E, restando in tema, dovrà accendere un cero affinché a Giroud non venga un raffreddore almeno fino a gennaio. Non il massimo della vita, dovendo giocare ogni tre giorni...
Tutte caxxate.
Innanzitutto è giroud per primo a non dichiararsi logoro , visto che alla nazionale non ci rinuncia, e poi c'è il milan che gli riconosce la titolarità.

Giroud doveva essere uno splendido dodicesimo uomo e bisognava andare a prendere il nuovo centravanti.

Poi ci sarebbe un capitolo a parte su okafor...

Comunque, alla luce di quanto sto vedendo , forse sarebbe il caso di buttare nella mischia come 9 leao perchè tanto il suo apporto senza palla alla causa è zero e in fascia è diventato quasi un lusso nel gioco degli equlibri e delle 2 fasi, a maggior ragione che ora a destra non abbiamo più mestieranti 'equlibratori'.

Un attacco chucky-leao-okafor/pulisic non sarebbe male.
Un centravanti vecchio , un leao indolente e un'ala che non rientra non li possiamo sopportare, nemmeno con 3 centrocampisti.
 

Solo

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Tuttosport: Stefano Pioli, dopo il pari con il Newcastle, ha definito «fenomeni» i giocatori alla luce di quanto si gioca, e la definizione trova maggior forza per chi si barcamena nell’alternanza tra club e Nazionali. L’allenatore parlava a proposito dell’infortunio di Maignan, ma il discorso può essere tranquillamente allargato a Olivier Giroud che il 30 settembre compirà 37 anni, la maggior parte dei quali vissuti giocando ad altissimo livello ogni tre giorni con il club di appartenenza e con la maglia della Francia. Olivier, addirittura dalla gara di Champions con il Napoli (era il 12 aprile...), deve anche convivere con un problema alla caviglia sinistra (una “debolezza comunque gestibile”, ha spiegato l’interessato), tanto da costringerlo alla resa durante la gara con l’Irlanda. Il centravanti, tornato a Milanello, è stato rimesso in piedi per derby e Newcastle, dove non ha segnato. Non c’è un rapporto di causa-effetto tra le due cose (probabilmente), ma la parabola d’inizio stagione ha fatto emergere già chiaramente la più grande lacuna del mercato rossonero, ovvero l’assenza di un altro centravanti che possa far rifiatare il francese senza che il rendimento del Milan ne risenta.

Il che rappresenta un bel problema per Pioli, costretto a gestire partite ogni tre giorni con un girone in Champions a dir poco infernale in cui la malefica urna di Nyon ha collocato il Milan (Psg, Newcastle e Borussia Dortmund le avversarie). E dire che quello di trovare, non un vice, ma una controfigura di Giroud era un problema che si erano già posti Maldini e Massara prima di essere messi alla porta. I due avevano individuato in Marko Arnautovic come profilo pronto all’uso, ma l’idea è stata immediatamente cassata da Furlani e Moncada che invece hanno puntato forte su Marcus Thuram, intuizione illuminante alla luce di quanto fatto vedere dal francese nelle prime partite in Italia, peccato che sul filo il ragazzo abbia scelto l’Inter. Il piano B - stavolta centrato - ha portato a Milanello Noah Okafor, con l’intento di trovare un numero 9 diverso per caratteristiche rispetto al granatiere francese (questo inizialmente comportava la permanenza di Colombo al Milan). Pioli, una volta iniziato a maneggiare lo svizzero, ha capito che questi era decisamente più a suo agio come esterno, piuttosto che come falso nove (giocando a Salisburgo e non in Colombia forse ci si poteva arrivare pure senza bisogno di allenarlo). E così, dopo aver fatto ragionamenti su Scamacca, Morata, Broja ed Ekitike, si è deciso di affondare il colpo su Taremi. Altra buona idea (l’iraniano martedì ha bagnato l’esordio in Champions del Porto segnando il 3-1 allo Shakhtar), peccato che l’entourage del giocatore abbia più volte cambiato le carte in tavola fino alla rottura, arrivata giusto in tempo per portare a Milanello Luka Jovic che non fa una stagione buona dai tempi dell’Eintracht Francoforte (2018-19), non un curriculum esaltante per fare da controfigura a un attaccante di 37 anni in un club che punta a vincere la seconda stella e intende dimostrare che la semifinale raggiunta nell’ultima edizione di Champions non è stata un fuoco fatuo. La gara con il Newcastle, in cui Leao ha mostrato il suo volto più arruffone, ha reso manifesto il problema: un Milan che produce gioco e occasioni non può chiudere senza gol e Pioli non ha in panchina cartucce per provare a invertire la tendenza. Vero è che Jonathan David è il grande obiettivo per l’estate che verrà, però nel calcio si ragiona al presente e Pioli si ritrova con un problema difficilmente risolvibili, a meno di un’inattesa risurrezione di Jovic. E, restando in tema, dovrà accendere un cero affinché a Giroud non venga un raffreddore almeno fino a gennaio. Non il massimo della vita, dovendo giocare ogni tre giorni...
Ha già attivato la stampa amica il viscido...
 
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In panchina contro il Newcastle aveva Reijnders (20), Pulisic {19}, Musah (20), Okafor (14} e Jovic.
73 milioni spesi per giocare con Pobega Krunic e Giroud.

Ma cosa aspettano a dare un calcio nel deretano a questo cialtrone?
Si devono fidelizzare. Alla Giampaolo maniera.
Comunque Okafor si era capito che fosse un acquisto cannato.
Okafor e Musah per me rimangono gli acquisti no-sense del mercato, non per qualità tecniche (dato che abbiamo potuto "apprezzare" poco) ma perchè avevamo altre priorità.
 

Lineker10

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Il che rappresenta un bel problema per Pioli, costretto a gestire partite ogni tre giorni con un girone in Champions a dir poco infernale in cui la malefica urna di Nyon ha collocato il Milan (Psg, Newcastle e Borussia Dortmund le avversarie). E dire che quello di trovare, non un vice, ma una controfigura di Giroud era un problema che si erano già posti Maldini e Massara prima di essere messi alla porta. I due avevano individuato in Marko Arnautovic come profilo pronto all’uso, ma l’idea è stata immediatamente cassata da Furlani e Moncada che invece hanno puntato forte su Marcus Thuram, intuizione illuminante alla luce di quanto fatto vedere dal francese nelle prime partite in Italia, peccato che sul filo il ragazzo abbia scelto l’Inter. Il piano B - stavolta centrato - ha portato a Milanello Noah Okafor, con l’intento di trovare un numero 9 diverso per caratteristiche rispetto al granatiere francese (questo inizialmente comportava la permanenza di Colombo al Milan). Pioli, una volta iniziato a maneggiare lo svizzero, ha capito che questi era decisamente più a suo agio come esterno, piuttosto che come falso nove (giocando a Salisburgo e non in Colombia forse ci si poteva arrivare pure senza bisogno di allenarlo). E così, dopo aver fatto ragionamenti su Scamacca, Morata, Broja ed Ekitike, si è deciso di affondare il colpo su Taremi. Altra buona idea (l’iraniano martedì ha bagnato l’esordio in Champions del Porto segnando il 3-1 allo Shakhtar), peccato che l’entourage del giocatore abbia più volte cambiato le carte in tavola fino alla rottura, arrivata giusto in tempo per portare a Milanello Luka Jovic che non fa una stagione buona dai tempi dell’Eintracht Francoforte (2018-19), non un curriculum esaltante per fare da controfigura a un attaccante di 37 anni in un club che punta a vincere la seconda stella e intende dimostrare che la semifinale raggiunta nell’ultima edizione di Champions non è stata un fuoco fatuo. La gara con il Newcastle, in cui Leao ha mostrato il suo volto più arruffone, ha reso manifesto il problema: un Milan che produce gioco e occasioni non può chiudere senza gol e Pioli non ha in panchina cartucce per provare a invertire la tendenza. Vero è che Jonathan David è il grande obiettivo per l’estate che verrà, però nel calcio si ragiona al presente e Pioli si ritrova con un problema difficilmente risolvibili, a meno di un’inattesa risurrezione di Jovic. E, restando in tema, dovrà accendere un cero affinché a Giroud non venga un raffreddore almeno fino a gennaio. Non il massimo della vita, dovendo giocare ogni tre giorni...
Il centravanti era il primo acquisto da fare, invece è stato l'ultimo, ora la squadra è questa e siccome il mercato è stato avallato (e pure elogiato) dal coach Pioli in persona, non è che ora dopo uno 0-0 si debba iniziare a fare questi discorsi.

Sarebbe bastato comprare qualcuno in meno e investire nella punta, sono state fatte scelte diverse e ora questi siamo.

Comunque tra i vari bidoni che abbiamo preso Jovic non vale meno degli altri. Come sempre, sono le dinamiche mediatiche che lo hanno portato al Milan a farlo sottovalutare, ma secondo me non è tanto peggio, anzi.
 
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