PIF vuole il Monza. Dialoghi avviati.

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Il Giornale: Monza uguale autodromo, formula uno, velocità, coraggio. Monza, da qualche anno, sinonimo anche di calcio d’élite, serie A. E ora c’è chi potrebbe aver fatto uno più uno: motori e pallone. «Adesso che siam qui, sogno la Champions League». I tifosi del Monza potrebbero presto omettere l’ultima strofa del coro, quella che «se non arriverà, ce ne torniamo al bar». Perché il Monza potrebbe in futuro disporre delle risorse per arrivare davvero alla Champions. Il dialogo tra il fondo sovrano dell’Arabia Saudita Pif e la proprietà del club biancorosso per avviare una importante partnership societaria è infatti in cammino. Non c’è ancora l’esclusività, ci sono al momento anche altri interlocutori che hanno manifestato interesse, ma la trattativa con il Pif, con un patrimonio netto stimato per il 2025 in 1 miliardo di dollari, è quella più avanzata. Al sogno di Silvio Berlusconi diventato realtà della promozione in A dopo 110 anni di storia con la scalata dalla C alla massima categoria in 4 stagioni, si starebbe per aggiungere, se non il sogno, certamente l’altro obiettivo che il presidente del club si proponeva: far accedere al capitale altri importanti soci. Il dialogo tra Fininvest e Pif è iniziato oltre un anno fa, sicuramente sin dal periodo in cui «Berlusconi portaci in Europa» era il coro che Silvio ascoltava dalle tribune dello U-Power Stadium. Ufficialmente, Fininvest non commenta. Tra l’altro, le voci delle ultime ore avevano portato a indicare anche un altro imprenditore vicino all’ingresso nel club: si vociferava di Augusto Balestra, un trascorso dirigenziale tra Cesena e Siena, interessi professionali che spaziano dall’aerospaziale all’acqua, intesa come nautica da diporto e marchi di minerali. È dello scorso gennaio l’accordo tra Monza e NamedSport, specialista degli integratori alimentari con sede nella vicina Lesmo e ora official nutrition partner del club. A Named, poco più di un anno prima, Balestra aveva ceduto il 100% della sua New Penta. Il Monza fa gola a soggetti internazionali per un doppio motivo: per il potenziale nel calcio nazionale e, con i dovuti investimenti, internazionale, e per un’unicità che nessun altro club, anche ben più famoso e celebrato può vantare: l’Autodromo. Perché il nome Monza è un brand conosciuto in tutto il mondo, al pari se non di più di circuiti come Indianapolis e Le Mans. E la simbiosi tra il Monza calcio e il suo circuito (già ora sulle casacche c’è il logo dell’autodromo sul colletto di gara e la bandiera a scacchi stilizzata sulla parte frontale della maglietta), non può essere sfuggita ai vari interlocutori e certamente non agli arabi. Simbiosi che, potenzialmente, si rivela un vero plus per qualsiasi strategie di sviluppo, figuriamoci in Arabia Saudita come risaputo molto attenta ai ritorni garantiti dagli investimenti nello sport e nel calcio e, da tempo, nella Formula uno. Non a caso il fondo saudita è stato spesso associato al futuro del Milan. Ora, invece, questa accelerazione sembra avvenire a pochi chilometri dalla Madonnina. Monza non sarà mai la terza squadra di Milano. Ma, se questa trattativa in stato avanzato con gli arabi dovesse andare in porto, rischia di diventare la prima per potere economico.
 

Swaitak

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Il Giornale: Monza uguale autodromo, formula uno, velocità, coraggio. Monza, da qualche anno, sinonimo anche di calcio d’élite, serie A. E ora c’è chi potrebbe aver fatto uno più uno: motori e pallone. «Adesso che siam qui, sogno la Champions League». I tifosi del Monza potrebbero presto omettere l’ultima strofa del coro, quella che «se non arriverà, ce ne torniamo al bar». Perché il Monza potrebbe in futuro disporre delle risorse per arrivare davvero alla Champions. Il dialogo tra il fondo sovrano dell’Arabia Saudita Pif e la proprietà del club biancorosso per avviare una importante partnership societaria è infatti in cammino. Non c’è ancora l’esclusività, ci sono al momento anche altri interlocutori che hanno manifestato interesse, ma la trattativa con il Pif, con un patrimonio netto stimato per il 2025 in 1 miliardo di dollari, è quella più avanzata. Al sogno di Silvio Berlusconi diventato realtà della promozione in A dopo 110 anni di storia con la scalata dalla C alla massima categoria in 4 stagioni, si starebbe per aggiungere, se non il sogno, certamente l’altro obiettivo che il presidente del club si proponeva: far accedere al capitale altri importanti soci. Il dialogo tra Fininvest e Pif è iniziato oltre un anno fa, sicuramente sin dal periodo in cui «Berlusconi portaci in Europa» era il coro che Silvio ascoltava dalle tribune dello U-Power Stadium. Ufficialmente, Fininvest non commenta. Tra l’altro, le voci delle ultime ore avevano portato a indicare anche un altro imprenditore vicino all’ingresso nel club: si vociferava di Augusto Balestra, un trascorso dirigenziale tra Cesena e Siena, interessi professionali che spaziano dall’aerospaziale all’acqua, intesa come nautica da diporto e marchi di minerali. È dello scorso gennaio l’accordo tra Monza e NamedSport, specialista degli integratori alimentari con sede nella vicina Lesmo e ora official nutrition partner del club. A Named, poco più di un anno prima, Balestra aveva ceduto il 100% della sua New Penta. Il Monza fa gola a soggetti internazionali per un doppio motivo: per il potenziale nel calcio nazionale e, con i dovuti investimenti, internazionale, e per un’unicità che nessun altro club, anche ben più famoso e celebrato può vantare: l’Autodromo. Perché il nome Monza è un brand conosciuto in tutto il mondo, al pari se non di più di circuiti come Indianapolis e Le Mans. E la simbiosi tra il Monza calcio e il suo circuito (già ora sulle casacche c’è il logo dell’autodromo sul colletto di gara e la bandiera a scacchi stilizzata sulla parte frontale della maglietta), non può essere sfuggita ai vari interlocutori e certamente non agli arabi. Simbiosi che, potenzialmente, si rivela un vero plus per qualsiasi strategie di sviluppo, figuriamoci in Arabia Saudita come risaputo molto attenta ai ritorni garantiti dagli investimenti nello sport e nel calcio e, da tempo, nella Formula uno. Non a caso il fondo saudita è stato spesso associato al futuro del Milan. Ora, invece, questa accelerazione sembra avvenire a pochi chilometri dalla Madonnina. Monza non sarà mai la terza squadra di Milano. Ma, se questa trattativa in stato avanzato con gli arabi dovesse andare in porto, rischia di diventare la prima per potere economico.

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ed ecco il vostro mandante
 
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Il Giornale: Monza uguale autodromo, formula uno, velocità, coraggio. Monza, da qualche anno, sinonimo anche di calcio d’élite, serie A. E ora c’è chi potrebbe aver fatto uno più uno: motori e pallone. «Adesso che siam qui, sogno la Champions League». I tifosi del Monza potrebbero presto omettere l’ultima strofa del coro, quella che «se non arriverà, ce ne torniamo al bar». Perché il Monza potrebbe in futuro disporre delle risorse per arrivare davvero alla Champions. Il dialogo tra il fondo sovrano dell’Arabia Saudita Pif e la proprietà del club biancorosso per avviare una importante partnership societaria è infatti in cammino. Non c’è ancora l’esclusività, ci sono al momento anche altri interlocutori che hanno manifestato interesse, ma la trattativa con il Pif, con un patrimonio netto stimato per il 2025 in 1 miliardo di dollari, è quella più avanzata. Al sogno di Silvio Berlusconi diventato realtà della promozione in A dopo 110 anni di storia con la scalata dalla C alla massima categoria in 4 stagioni, si starebbe per aggiungere, se non il sogno, certamente l’altro obiettivo che il presidente del club si proponeva: far accedere al capitale altri importanti soci. Il dialogo tra Fininvest e Pif è iniziato oltre un anno fa, sicuramente sin dal periodo in cui «Berlusconi portaci in Europa» era il coro che Silvio ascoltava dalle tribune dello U-Power Stadium. Ufficialmente, Fininvest non commenta. Tra l’altro, le voci delle ultime ore avevano portato a indicare anche un altro imprenditore vicino all’ingresso nel club: si vociferava di Augusto Balestra, un trascorso dirigenziale tra Cesena e Siena, interessi professionali che spaziano dall’aerospaziale all’acqua, intesa come nautica da diporto e marchi di minerali. È dello scorso gennaio l’accordo tra Monza e NamedSport, specialista degli integratori alimentari con sede nella vicina Lesmo e ora official nutrition partner del club. A Named, poco più di un anno prima, Balestra aveva ceduto il 100% della sua New Penta. Il Monza fa gola a soggetti internazionali per un doppio motivo: per il potenziale nel calcio nazionale e, con i dovuti investimenti, internazionale, e per un’unicità che nessun altro club, anche ben più famoso e celebrato può vantare: l’Autodromo. Perché il nome Monza è un brand conosciuto in tutto il mondo, al pari se non di più di circuiti come Indianapolis e Le Mans. E la simbiosi tra il Monza calcio e il suo circuito (già ora sulle casacche c’è il logo dell’autodromo sul colletto di gara e la bandiera a scacchi stilizzata sulla parte frontale della maglietta), non può essere sfuggita ai vari interlocutori e certamente non agli arabi. Simbiosi che, potenzialmente, si rivela un vero plus per qualsiasi strategie di sviluppo, figuriamoci in Arabia Saudita come risaputo molto attenta ai ritorni garantiti dagli investimenti nello sport e nel calcio e, da tempo, nella Formula uno. Non a caso il fondo saudita è stato spesso associato al futuro del Milan. Ora, invece, questa accelerazione sembra avvenire a pochi chilometri dalla Madonnina. Monza non sarà mai la terza squadra di Milano. Ma, se questa trattativa in stato avanzato con gli arabi dovesse andare in porto, rischia di diventare la prima per potere economico.

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Cosa se ne fa Pif del Monza?
Squadra senza storia, con pochissimi tifosi.
 
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Il Giornale: Monza uguale autodromo, formula uno, velocità, coraggio. Monza, da qualche anno, sinonimo anche di calcio d’élite, serie A. E ora c’è chi potrebbe aver fatto uno più uno: motori e pallone. «Adesso che siam qui, sogno la Champions League». I tifosi del Monza potrebbero presto omettere l’ultima strofa del coro, quella che «se non arriverà, ce ne torniamo al bar». Perché il Monza potrebbe in futuro disporre delle risorse per arrivare davvero alla Champions. Il dialogo tra il fondo sovrano dell’Arabia Saudita Pif e la proprietà del club biancorosso per avviare una importante partnership societaria è infatti in cammino. Non c’è ancora l’esclusività, ci sono al momento anche altri interlocutori che hanno manifestato interesse, ma la trattativa con il Pif, con un patrimonio netto stimato per il 2025 in 1 miliardo di dollari, è quella più avanzata. Al sogno di Silvio Berlusconi diventato realtà della promozione in A dopo 110 anni di storia con la scalata dalla C alla massima categoria in 4 stagioni, si starebbe per aggiungere, se non il sogno, certamente l’altro obiettivo che il presidente del club si proponeva: far accedere al capitale altri importanti soci. Il dialogo tra Fininvest e Pif è iniziato oltre un anno fa, sicuramente sin dal periodo in cui «Berlusconi portaci in Europa» era il coro che Silvio ascoltava dalle tribune dello U-Power Stadium. Ufficialmente, Fininvest non commenta. Tra l’altro, le voci delle ultime ore avevano portato a indicare anche un altro imprenditore vicino all’ingresso nel club: si vociferava di Augusto Balestra, un trascorso dirigenziale tra Cesena e Siena, interessi professionali che spaziano dall’aerospaziale all’acqua, intesa come nautica da diporto e marchi di minerali. È dello scorso gennaio l’accordo tra Monza e NamedSport, specialista degli integratori alimentari con sede nella vicina Lesmo e ora official nutrition partner del club. A Named, poco più di un anno prima, Balestra aveva ceduto il 100% della sua New Penta. Il Monza fa gola a soggetti internazionali per un doppio motivo: per il potenziale nel calcio nazionale e, con i dovuti investimenti, internazionale, e per un’unicità che nessun altro club, anche ben più famoso e celebrato può vantare: l’Autodromo. Perché il nome Monza è un brand conosciuto in tutto il mondo, al pari se non di più di circuiti come Indianapolis e Le Mans. E la simbiosi tra il Monza calcio e il suo circuito (già ora sulle casacche c’è il logo dell’autodromo sul colletto di gara e la bandiera a scacchi stilizzata sulla parte frontale della maglietta), non può essere sfuggita ai vari interlocutori e certamente non agli arabi. Simbiosi che, potenzialmente, si rivela un vero plus per qualsiasi strategie di sviluppo, figuriamoci in Arabia Saudita come risaputo molto attenta ai ritorni garantiti dagli investimenti nello sport e nel calcio e, da tempo, nella Formula uno. Non a caso il fondo saudita è stato spesso associato al futuro del Milan. Ora, invece, questa accelerazione sembra avvenire a pochi chilometri dalla Madonnina. Monza non sarà mai la terza squadra di Milano. Ma, se questa trattativa in stato avanzato con gli arabi dovesse andare in porto, rischia di diventare la prima per potere economico.

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Non mi permetto mai di commentare certi articoli ma trovo questo talmente squallido che non posso esimermi
 
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Sai quanto gliene frega ai cammellari della "storia"? Quelli guardano solo al business, sono capaci di costruire un nuovo super stadio al Monza e anche di ristrutturare l'autodromo...
Ok, ma chi ci va nello stadio se non hai tifosi?
Poi è vero che nel giro di qualche anno una tifoseria si può creare, a forza di comprare campioni, ma avrebbe molto più senso il Milan. Solo bisognerebbe mettersi d'accordo con Cardinale che ceda la maggioranza.
 

GP7

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Sai quanto gliene frega ai cammellari della "storia"? Quelli guardano solo al business, sono capaci di costruire un nuovo super stadio al Monza e anche di ristrutturare l'autodromo...

Possono fare tranquillamente la seconda senza la prima. Secondo me trattasi di spazzatura.
 
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