Mah in verità è l'opposto...
Si fa dare un'anno in più per poter rinforzare ulteriormente la squadra senza dover smantellare tutto.Ma questo è quello che dicono i giornalisti...
Secondo me Elliott è decisa ad andare fino in fondo e non solo giocherà tutte le coppe se qualificata ma otterrà un voluntary agreement facendo decadere tutti gli anni imputati a gestioni precedenti.
Altro che multe dell'Uefa mi sa che sarà la Uefa a dover risarcire il Milan per tutti danni di immagine e di gestione che ci stà creando.
Un conto è stabilire un percorso concordato per raggiungere il pareggio di bilancio e questo è interesse di Elliott in quanto non è una Onlus ma non si può pregiudicare l'obbiettivo a suon di blocchi ritardi sentenze multe incognite.Prendete pure per i fondelli Gazidis e ascoltate le minchiate che dicono gli interisti...
L'obiettivo di Elliott è sempre quello: affermare i diritti di nuovo azionista, che vuole intraprendere nel club senza dover rispondere dei passivi di gestione maturati dalla precedente proprietà nel monitoring period, in essere a cavallo del change of control, principio che, del resto, è immanente al regolamento del FPF, versione 2015, là dove viene istituito il c.d. voluntary agreement, inspegabilmente mai concesso dalla Uefa, pur in presenza di presupposti per la sua applicazione, sì da essere di fatto disapplicato dalla Uefa stessa; in una minore ipotesi, di dover rispondere di quei passivi, agli effetti del rispetto della c.d. break even rule, in un tempo più ampio, compatibile con i normali cicli di sviluppo della attività sportiva e di impresa, senza dover ricorrere a tagli di spesa o di giocatori, sacrificando la competitività sportiva, che è proprio il modo normale attraverso cui un club di calcio può alzare i ricavi. La novità del provvedimento di ieri è che la Uefa considera rilevante e non manifestamente infondato questo ragionamento, a base del motivo di gravame in tal senso proposto dal Milan innanzi al Tas-Cas di Losanna, e si rimette alla suprema magistratura arbitrale sportiva internazionale per valutarne la fondatezza, ed adeguarvisi, e non solo in questa fattispecie, ma anche in altre consimili in futuro, a cominciare dal procedimento, oggi sospeso, sulla violazione del Milan nel periodo 15-18. Si, perché, come noto, il Tas-Cas di Losanna, attraverso l'istituto del lodo, può assumere decisioni in diritto, che, senza modificare direttamente le norme impugnate, ne propongono una interpretazione orientata al rispetto di principii di ordinamenti sovranazionali di rango superiore (diritto interno svizzero, quale diritto di stabilimento dell'Ente normante la disposizione oggetto di censura, diritto comunitario, diritto internazionale generale di formazione consuetudinaria, la c.d. lex sportiva), con un una decisione che giocoforza avrebbe il valore di precedente vincolante per i futuri provvedimenti. Ed è dunque chiaro che una eventuale decisione dell'arbitro di Losanna che, in accoglimento del ricorso del Milan, annullasse la sanzione per il 14/17, affermando che il club, oggetto di recente change of control societario, abbia diritto di raggiungere il break even result in un tempo più ampio (nella norma sul voluntary agreement, in linea di principio applicabile in via analogica o suppletiva, addirittura un quinquennio), senza dover rispondere del deficit aggregato maturato dalla precedente proprietà controllante nel monitoring period in essere alla data della decisione, porterebbe all'effetto che il procedimento disciplinare, oggi sospeso, e quelli ulteriori eventualmente ancorati sul medesimo principio, verrebbero ad essere travolti. La Uefa, dunque, scende sul terreno di scontro con il Milan, questa è la vera novità del provvedimento di ieri, e, consapevole dei limiti e vizi esistenti nel proprio regolamento sul Fair Play Finanziario, accetta che esso possa essere riformato in via giurisprudenziale, anche perché eventuali deroghe per accordi transattivi, diretti o indiretti, con un club non sarebbero accettati da altri, che potrebbero considerarli, a ragione, discriminatori nei loro riguardi, a legislazione invariata. Dopo i tuoni e fulmini annunciati lo scorso anno da Ceferin nei confronti di chi osasse discutere il verbo del FPF, una posizione sorprendemente più ragionevole, ponderata, da parte della Uefa, consapevole del fatto che ci sono giudici internazionali, esterni alla Uefa, dunque not embedded, cui i clubs sempre più frequentemente si rivolgeranno in futuro (la notizia di ieri di AP sul City ne è un esempio), che giudicano, e giudicheranno, secondo diritto, e non secondo ragione politica. Ora, parola a Losanna, che ben giudichi, ed incrociamo tutti le dita.