Milan: le novità 2023. Ibra, Tomori, Kalulu...

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GDS in edicola: Il Milan dello scudetto ha subito 31 gol in 38 partite: miglior difesa del campionato. Il nuovo Milan, in 15 partite, ne ha già incassati 15: fanno meglio Juve, Lazio, Napoli e Roma. Non è la stessa cosa. Oltre i numeri, le persone (che contano sempre di più). Il Milan a fine settembre ha perso Mike Maignan e, anche se Tatarusanu ha fatto il suo dovere, non vede l’ora di ritrovare il suo portiere titolare. MM16 è atteso il 4 gennaio a Salerno e con lui potrebbe tornare tutta la difesa dello scudetto: Maignan, Calabria, Kalulu, Tomori, Theo Hernandez. Questo sulla carta sarà il grande cambiamento tra novembre e gennaio. Il Milan nell’ultimo periodo ha usato stabilmente Kalulu da terzino destro, con due tra Kjaer, Tomori e Gabbia come coppia centrale oppure con la linea a tre Kalulu-Kjaer- Tomori, nei classici scivolamenti tra fase di possesso e non possesso. Il ritorno di Davide Calabria, fermo dal primo ottobre, dà a Pioli la possibilità di alternare atteggiamenti, oltre che uomini. Sembra un semplice rientro di un terzino destro, in realtà cambia l’impostazione della squadra. Kjaer e la coppia Kalulu-Tomori rappresentano due modi di stare in campo. Kalulu e Tomori hanno costruito uno scudetto difendendo alto, senza paura di lasciare spazio tra loro e Maignan. Con la velocità di entrambi si può fare, si può accettare di difendere uno contro uno e ridurre lo spazio tra le linee, togliendo ossigeno ai trequartisti avversari. Il Milan così prende qualche rischio in più (o forse solo rischi differenti) ma recupera palla più in alto, alza la pressione e aumenta il ritmo della partita. Simon Kjaer, al contrario, è perfetto per una difesa più classica, più vicina alla propria porta. Il Milan con lui ha subito un gol ogni 9 ore (!) e ha cambiato parte del Dna da scudetto. Pioli sarebbe felice di poter scegliere, con una certezza: anche con la rosa al completo, Kjaer avrebbe ampio spazio. I ritmi dell’inverno saranno simili a quelli dell’autunno: partite tante, turnover... anche.



L'UOMO IN PIU': Il discorso del Re a Reggio Emilia a scudetto appena conquistato ha fatto il pienone sugli smartphone di mezzo mondo: tra i l2 3e il2 5maggio è stato il video più visto a livello globale su Instagram. L’effetto Ibra si misura anche così, ma se pensate che il peso di Zlatan ormai incida solo tra le mura di uno spogliatoio (e a giochi fatti) siete fuori strada. Lazio, Bologna, Roma, Genoa, Udinese... sono tutte tappe scudetto nelle quali lo svedese ha messo la firma, anche a quarant’anni suonati e con mille acciacchi da gestire. I problemi al ginocchio lo hanno costretto a guardare mentre il Milan correva verso il titolo, ma quando la condizione ha retto, Ibra ha fatto l’Ibra: nel 2021-22 la sua media realizzativa in Serie A è stata di un gol ogni 126 minuti. Meglio del 2019-20, l’annata del ritorno in rossonero (un gol ogni 136 minuti), meglio del 2010-11, stagione del primo scudetto col Milan (un gol ogni 181 minuti). «Non sono venuto qui per fare la mascotte, farò saltare tutto San Siro» aveva detto lo svedese quando aveva riabbracciato il Diavolo, nel gennaio del 2020, e quel messaggio resta più che mai attuale ora che il rientro in campo si avvicina. IIl sorrisone di Zlatan a Dubai è il segnale che tutto procede come da programma e che stiamo per entrare nella fase calda. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio Pioli ritroverà l’esperienza e l’istinto da bomber del suo fuoriclasse, armi preziosissime che andranno ovviamente utilizzate con intelligenza. Magari vedremo un Ibrahimovic sempre meno spesso a tempo pieno, ma non per questo meno efficace: con lui di nuovo a disposizione il potenziale del Milan in area raddoppierà e Pioli potrà scegliere in base a partite, avversarie e situazioni. E diventare l’allenatore più invidiato d’Italia: con due come Ibra e Giroud gli anni non si contano, si contano solo i gol.
 
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GDS in edicola: Il Milan dello scudetto ha subito 31 gol in 38 partite: miglior difesa del campionato. Il nuovo Milan, in 15 partite, ne ha già incassati 15: fanno meglio Juve, Lazio, Napoli e Roma. Non è la stessa cosa. Oltre i numeri, le persone (che contano sempre di più). Il Milan a fine settembre ha perso Mike Maignan e, anche se Tatarusanu ha fatto il suo dovere, non vede l’ora di ritrovare il suo portiere titolare. MM16 è atteso il 4 gennaio a Salerno e con lui potrebbe tornare tutta la difesa dello scudetto: Maignan, Calabria, Kalulu, Tomori, Theo Hernandez. Questo sulla carta sarà il grande cambiamento tra novembre e gennaio. Il Milan nell’ultimo periodo ha usato stabilmente Kalulu da terzino destro, con due tra Kjaer, Tomori e Gabbia come coppia centrale oppure con la linea a tre Kalulu-Kjaer- Tomori, nei classici scivolamenti tra fase di possesso e non possesso. Il ritorno di Davide Calabria, fermo dal primo ottobre, dà a Pioli la possibilità di alternare atteggiamenti, oltre che uomini. Sembra un semplice rientro di un terzino destro, in realtà cambia l’impostazione della squadra. Kjaer e la coppia Kalulu-Tomori rappresentano due modi di stare in campo. Kalulu e Tomori hanno costruito uno scudetto difendendo alto, senza paura di lasciare spazio tra loro e Maignan. Con la velocità di entrambi si può fare, si può accettare di difendere uno contro uno e ridurre lo spazio tra le linee, togliendo ossigeno ai trequartisti avversari. Il Milan così prende qualche rischio in più (o forse solo rischi differenti) ma recupera palla più in alto, alza la pressione e aumenta il ritmo della partita. Simon Kjaer, al contrario, è perfetto per una difesa più classica, più vicina alla propria porta. Il Milan con lui ha subito un gol ogni 9 ore (!) e ha cambiato parte del Dna da scudetto. Pioli sarebbe felice di poter scegliere, con una certezza: anche con la rosa al completo, Kjaer avrebbe ampio spazio. I ritmi dell’inverno saranno simili a quelli dell’autunno: partite tante, turnover... anche.



L'UOMO IN PIU': Il discorso del Re a Reggio Emilia a scudetto appena conquistato ha fatto il pienone sugli smartphone di mezzo mondo: tra i l2 3e il2 5maggio è stato il video più visto a livello globale su Instagram. L’effetto Ibra si misura anche così, ma se pensate che il peso di Zlatan ormai incida solo tra le mura di uno spogliatoio (e a giochi fatti) siete fuori strada. Lazio, Bologna, Roma, Genoa, Udinese... sono tutte tappe scudetto nelle quali lo svedese ha messo la firma, anche a quarant’anni suonati e con mille acciacchi da gestire. I problemi al ginocchio lo hanno costretto a guardare mentre il Milan correva verso il titolo, ma quando la condizione ha retto, Ibra ha fatto l’Ibra: nel 2021-22 la sua media realizzativa in Serie A è stata di un gol ogni 126 minuti. Meglio del 2019-20, l’annata del ritorno in rossonero (un gol ogni 136 minuti), meglio del 2010-11, stagione del primo scudetto col Milan (un gol ogni 181 minuti). «Non sono venuto qui per fare la mascotte, farò saltare tutto San Siro» aveva detto lo svedese quando aveva riabbracciato il Diavolo, nel gennaio del 2020, e quel messaggio resta più che mai attuale ora che il rientro in campo si avvicina. IIl sorrisone di Zlatan a Dubai è il segnale che tutto procede come da programma e che stiamo per entrare nella fase calda. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio Pioli ritroverà l’esperienza e l’istinto da bomber del suo fuoriclasse, armi preziosissime che andranno ovviamente utilizzate con intelligenza. Magari vedremo un Ibrahimovic sempre meno spesso a tempo pieno, ma non per questo meno efficace: con lui di nuovo a disposizione il potenziale del Milan in area raddoppierà e Pioli potrà scegliere in base a partite, avversarie e situazioni. E diventare l’allenatore più invidiato d’Italia: con due come Ibra e Giroud gli anni non si contano, si contano solo i gol.
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L'UOMO IN PIU': Il discorso del Re a Reggio Emilia a scudetto appena conquistato ha fatto il pienone sugli smartphone di mezzo mondo: tra i l2 3e il2 5maggio è stato il video più visto a livello globale su Instagram. L’effetto Ibra si misura anche così, ma se pensate che il peso di Zlatan ormai incida solo tra le mura di uno spogliatoio (e a giochi fatti) siete fuori strada. Lazio, Bologna, Roma, Genoa, Udinese... sono tutte tappe scudetto nelle quali lo svedese ha messo la firma, anche a quarant’anni suonati e con mille acciacchi da gestire. I problemi al ginocchio lo hanno costretto a guardare mentre il Milan correva verso il titolo, ma quando la condizione ha retto, Ibra ha fatto l’Ibra: nel 2021-22 la sua media realizzativa in Serie A è stata di un gol ogni 126 minuti. Meglio del 2019-20, l’annata del ritorno in rossonero (un gol ogni 136 minuti), meglio del 2010-11, stagione del primo scudetto col Milan (un gol ogni 181 minuti). «Non sono venuto qui per fare la mascotte, farò saltare tutto San Siro» aveva detto lo svedese quando aveva riabbracciato il Diavolo, nel gennaio del 2020, e quel messaggio resta più che mai attuale ora che il rientro in campo si avvicina. IIl sorrisone di Zlatan a Dubai è il segnale che tutto procede come da programma e che stiamo per entrare nella fase calda. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio Pioli ritroverà l’esperienza e l’istinto da bomber del suo fuoriclasse, armi preziosissime che andranno ovviamente utilizzate con intelligenza. Magari vedremo un Ibrahimovic sempre meno spesso a tempo pieno, ma non per questo meno efficace: con lui di nuovo a disposizione il potenziale del Milan in area raddoppierà e Pioli potrà scegliere in base a partite, avversarie e situazioni. E diventare l’allenatore più invidiato d’Italia: con due come Ibra e Giroud gli anni non si contano, si contano solo i gol.
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