Per la verità sono mesi che stiamo parlando di operazione speculativa, citando fino alla noia il caso della diluizione del capitale del Guangzhou, eseguita da Evergrande e Taobao, come esempio di pratica accelerata di ROE dei cinesi, senza provarne l'orrore descritto da molti. L'operazione non cambia, se l'investitore è un soggetto industriale o finanziario, perché lo schema è lo stesso. Il problema è il livello di indebitamento che non pregiudichi l'opportunità di autofinanziamento garantita dal mercato. Dipende, come detto, dal piano industriale, dalla sua capacità di generare cash flow in tempi ristretti. Su quel versante si piantò il leveraged buy out proposto dal primo Mr. Bee, quello del 'compro tutto ad un miliardo', perché, a giudizio di Fininvest, quel piano non garantiva l'atteso effetto moltiplicatore di valore apportato dal mercato. Possibile che Li Yonghong ed i suoi partners abbiano in mano conti diversi. Una cosa è sicura: se non va, le banche passeranno all'incasso. È già molto che si prendano, come si annuncia, il rischio di capitale, e non ne stiano rigidamente fuori come nel modello di Taechaubol. A me come tifoso interessa la prospettiva: un club di proprietà multisoggettiva, affidata al mercato, che abbia conti in ordine e patrimonio solido per autofinanziarsi con risorse interne e con quelle speculative apportate dal mercato. Un modello valido, perché permanente ed irreversibile: difficile che il club possa ritornare sotto il controllo di un padre padrone senza che questo investa svariati miliardi di euro. In altre parole, la fine del mecenatismo. Ci riusciremo? Non lo sappiamo. Possono riuscirci costoro? Non lo sappiamo. Ma ci deve esserevqualcuno che ci porti lì. Poi, il club farà da solo. Chi non risica, non rosica.