Milan grande con la semplicità. Svolta col PSG.

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Tuttosport in edicola: il detto “si torna sempre dove si è stati bene” può essere applicato anche alle scelte fatte da Stefano Pioli in merito al sistema di gioco e all’interpretazione della gara fatta contro il Paris Saint-Germain. In primis la disposizione in campo del Milan, tornato al 4-2-3-1 con il trequartista box-to-box che aveva fatto le fortune rossonere dal post lockdown fino alla vittoria dello scudetto. La possibilità di poter riavere a disposizione gli undici titolari ha consentito al tecnico di rispolverare una fase interpretativa del gioco che sembra essere ancora quella più idonea agli interpreti in rosa, sia per quelli vecchi sia per quelli arrivati in estate. Loftus-Cheek alla Kessie è stato determinante nel mettere in crisi le letture dei francesi così come si sono rivisti sia Theo Hernandez sia Rafael Leao in versione straripante. L’aver tolto la mezzala fissa dalla corsia della linea “The-Ao” ha permesso ai due di poter andare in progressione con un uomo in meno da dover superare e, soprattutto, più opzioni in merito ai corridoi da poter attaccare in velocità.

Anche a destra, dove Reijnders si è sdoppiato tra il ruolo di cucitore di gioco e quello di mastino nella gabbia su Mbappé, si è visto un Calabria più propositivo in fase di spinta e questi sono segnali di come tanti calciatori, messi nelle condizioni di poter giocare con pochi compiti ma ben precisi, abbiano messo in mostra una prestazione clamorosa nella notte più delicata per tenere vive le chance di qualificazione agli ottavi di finale. È un Milan, quello visto contro il Psg, che ha saputo riempire gli spazi con gli inserimenti di Loftus-Cheek e Musah, ma anche attaccare le fasce con alternanza e soluzioni diverse. Il gol di Giroud, ad esempio, nasce da un cross tagliato e forte di Pulisic che viene recuperato dalla parte opposta da Theo Hernandez che, con qualità, ha disegnato la parabola sulla quale il centravanti ha preso il tempo a Skriniar e ha realizzato il suo primo gol in questa Champions poi risultato quello decisivo per la vittoria della partita.
All’interno di un calcio sempre più alla ricerca di innovazioni filosofeggianti, la bravura di Pioli è stata quella di abbandonare la sua fase di ricerca e di tornare su terreni più conosciuti ed efficaci. Non sempre le novità possono essere un fattore positivo e saper tornare sulla strada conosciuta e far sentire maggiormente a loro agio i giocatori, questo è un fattore che denota intelligenza e lettura. Far fare ai terzini il loro ruolo e non costringerli a diventare, per forza di cose, dei registi aggiunti può creare più dubbi che certezze. E più lucidità c’è nel fare le cose che si sanno fare e maggiore sarà l’attenzione anche nelle fasi delicate della gara. Il tutto può essere anche visto come una risposta a chi ha inneggiato a Zlatan Ibrahimovic come ipotetica balia della squadra, cosa che in ogni caso non sarà, una volta che sarà definito il suo ritorno nella galassia milanista. Annuncio e firme previsti nell’arco di dieci-quindici giorni massimo.
 

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Tuttosport in edicola: il detto “si torna sempre dove si è stati bene” può essere applicato anche alle scelte fatte da Stefano Pioli in merito al sistema di gioco e all’interpretazione della gara fatta contro il Paris Saint-Germain. In primis la disposizione in campo del Milan, tornato al 4-2-3-1 con il trequartista box-to-box che aveva fatto le fortune rossonere dal post lockdown fino alla vittoria dello scudetto. La possibilità di poter riavere a disposizione gli undici titolari ha consentito al tecnico di rispolverare una fase interpretativa del gioco che sembra essere ancora quella più idonea agli interpreti in rosa, sia per quelli vecchi sia per quelli arrivati in estate. Loftus-Cheek alla Kessie è stato determinante nel mettere in crisi le letture dei francesi così come si sono rivisti sia Theo Hernandez sia Rafael Leao in versione straripante. L’aver tolto la mezzala fissa dalla corsia della linea “The-Ao” ha permesso ai due di poter andare in progressione con un uomo in meno da dover superare e, soprattutto, più opzioni in merito ai corridoi da poter attaccare in velocità.

Anche a destra, dove Reijnders si è sdoppiato tra il ruolo di cucitore di gioco e quello di mastino nella gabbia su Mbappé, si è visto un Calabria più propositivo in fase di spinta e questi sono segnali di come tanti calciatori, messi nelle condizioni di poter giocare con pochi compiti ma ben precisi, abbiano messo in mostra una prestazione clamorosa nella notte più delicata per tenere vive le chance di qualificazione agli ottavi di finale. È un Milan, quello visto contro il Psg, che ha saputo riempire gli spazi con gli inserimenti di Loftus-Cheek e Musah, ma anche attaccare le fasce con alternanza e soluzioni diverse. Il gol di Giroud, ad esempio, nasce da un cross tagliato e forte di Pulisic che viene recuperato dalla parte opposta da Theo Hernandez che, con qualità, ha disegnato la parabola sulla quale il centravanti ha preso il tempo a Skriniar e ha realizzato il suo primo gol in questa Champions poi risultato quello decisivo per la vittoria della partita.
All’interno di un calcio sempre più alla ricerca di innovazioni filosofeggianti, la bravura di Pioli è stata quella di abbandonare la sua fase di ricerca e di tornare su terreni più conosciuti ed efficaci. Non sempre le novità possono essere un fattore positivo e saper tornare sulla strada conosciuta e far sentire maggiormente a loro agio i giocatori, questo è un fattore che denota intelligenza e lettura. Far fare ai terzini il loro ruolo e non costringerli a diventare, per forza di cose, dei registi aggiunti può creare più dubbi che certezze. E più lucidità c’è nel fare le cose che si sanno fare e maggiore sarà l’attenzione anche nelle fasi delicate della gara. Il tutto può essere anche visto come una risposta a chi ha inneggiato a Zlatan Ibrahimovic come ipotetica balia della squadra, cosa che in ogni caso non sarà, una volta che sarà definito il suo ritorno nella galassia milanista. Annuncio e firme previsti nell’arco di dieci-quindici giorni massimo.
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