Milan (e Inter) frenato dalla società. E la cessione poco lineare...

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Repubblica: Si sono contese gli ultimi due scudetti, vincendone uno a testa. Eppure le due milanesi attraversano un momento tutt’altro che facile. A partire dal mercato. Il Milan, dopo avere assistito inerme alla fuga del desideratissimo difensore Botman verso la Premier, porterà a Milano il trequartista De Ketelaere, dal Bruges. L’Inter, partita col botto con il ritorno in prestito di Lukaku, si è arenata: Dybala, bramato più all’ad Marotta che dall’allenatore Inzaghi, ha firmato con la Roma, mentre Bremer, miglior difensore della scorsa stagione, è finito alla Juventus, che paga di più, tanto il giocatore quanto il Torino, proprietario del cartellino. I tifosi della curva nord nerazzurra si sono fatti sentire, esponendo uno striscione di fronte alla sede di viale Liberazione: «Patti chiari, amicizia lunga. Skriniar non si si tocca». Ma i dirigenti nerazzurri, agli ultrà, di garanzie non ne hanno date: la proprietà cinese pretende che dal mercato salti fuori qualche decina di milioni, e se il Paris Saint Germain ne offrirà 70, il centrale slovacco partirà. Rispetto ai tempi di Berlusconi e Moratti, in cui Milano era uno dei più potenti centri di acquisto del calcio mondiale, il Milan e l’Inter dell’ultimo biennio sono sì vincenti — dal punto di vista sportivo — ma hanno possibilità di spesa limitate. Il Milan è in mezzo al guado di un passaggio di proprietà poco lineare fra il potente fondo Elliott e il più piccolo (il rapporto di danaro gestito è di dieci a uno) RedBird. Il cambio di mano dovrebbe completarsi a settembre, con il pagamento di un’ultima tranche di 300 milioni, ma sulla trattativa incombono grane giudiziarie. Nonostante a Casa Milan ostentino ottimismo sulla buona riuscita della cessione, i fantasmi del passato tornano per guastare la festa. Il vecchio proprietario Yonghong Li, che nel 2018 perse la maggioranza del club per un debito non pagato, ha ottenuto da un tribunale del Lussemburgo il congelamento di 364 milioni in tasca a Elliott, che si opporrà in appello. La tesi di Li, fatta propria dal giudice, è che quattro anni fa il valore del club sia stato stimato al ribasso. Partendo dallo stesso presupposto anche Blue Sky, socio del Milan con il 4,2 per cento, ha promosso azioni legali in Lussemburgo e negli Usa, come anticipato da Repubblica. Iniziative che Elliott bolla come «frivole e vessatorie».

L’Inter non se la passa certo meglio, anzi. Il club brucia 10 milioni di cassa ogni mese. Suning ha caricato sulla società e sulla controllante debiti complessivi per oltre 700 milioni, mettendo a garanzia le entrate da diritti tv, anche future, e la maggioranza delle azioni. Non ha più nulla da impegnarsi. Da qui alla fine dell’anno, le strade possibili sono tre: vendere il club tutto intero (ma gli Zhang non sembrano ancora intenzionati a farlo), fare cassa cedendo i giocatori migliori per tirare avanti, ed è quello che i tifosi temono, o pompare soldi freschi nel club come sta facendo, ad esempio, la Juventus. Ma questa terza via sembra improbabile. È notizia degli scorsi giorni, rimbalzata dalla Cina, che l’Alta Corte di Hong Kong ha obbligato Steven Zhang, presidente dell’Inter, a versare 255 milioni di dollari a una banca cinese creditrice di una società a lui riconducibile. E potrebbe essere solo l’inizio, vista la situazione debitoria del gruppo. L’Inter direttamente non c’entra. Ma la legittima preoccupazione dei tifosi è che se Zhang deve pagare in Cina centinaia di milioni, difficilmente ne troverà qualche decina per rispondere allo sgarbo juventino consumato con Gleison Bremer.
 

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Repubblica: Si sono contese gli ultimi due scudetti, vincendone uno a testa. Eppure le due milanesi attraversano un momento tutt’altro che facile. A partire dal mercato. Il Milan, dopo avere assistito inerme alla fuga del desideratissimo difensore Botman verso la Premier, porterà a Milano il trequartista De Ketelaere, dal Bruges. L’Inter, partita col botto con il ritorno in prestito di Lukaku, si è arenata: Dybala, bramato più all’ad Marotta che dall’allenatore Inzaghi, ha firmato con la Roma, mentre Bremer, miglior difensore della scorsa stagione, è finito alla Juventus, che paga di più, tanto il giocatore quanto il Torino, proprietario del cartellino. I tifosi della curva nord nerazzurra si sono fatti sentire, esponendo uno striscione di fronte alla sede di viale Liberazione: «Patti chiari, amicizia lunga. Skriniar non si si tocca». Ma i dirigenti nerazzurri, agli ultrà, di garanzie non ne hanno date: la proprietà cinese pretende che dal mercato salti fuori qualche decina di milioni, e se il Paris Saint Germain ne offrirà 70, il centrale slovacco partirà. Rispetto ai tempi di Berlusconi e Moratti, in cui Milano era uno dei più potenti centri di acquisto del calcio mondiale, il Milan e l’Inter dell’ultimo biennio sono sì vincenti — dal punto di vista sportivo — ma hanno possibilità di spesa limitate. Il Milan è in mezzo al guado di un passaggio di proprietà poco lineare fra il potente fondo Elliott e il più piccolo (il rapporto di danaro gestito è di dieci a uno) RedBird. Il cambio di mano dovrebbe completarsi a settembre, con il pagamento di un’ultima tranche di 300 milioni, ma sulla trattativa incombono grane giudiziarie. Nonostante a Casa Milan ostentino ottimismo sulla buona riuscita della cessione, i fantasmi del passato tornano per guastare la festa. Il vecchio proprietario Yonghong Li, che nel 2018 perse la maggioranza del club per un debito non pagato, ha ottenuto da un tribunale del Lussemburgo il congelamento di 364 milioni in tasca a Elliott, che si opporrà in appello. La tesi di Li, fatta propria dal giudice, è che quattro anni fa il valore del club sia stato stimato al ribasso. Partendo dallo stesso presupposto anche Blue Sky, socio del Milan con il 4,2 per cento, ha promosso azioni legali in Lussemburgo e negli Usa, come anticipato da Repubblica. Iniziative che Elliott bolla come «frivole e vessatorie».

L’Inter non se la passa certo meglio, anzi. Il club brucia 10 milioni di cassa ogni mese. Suning ha caricato sulla società e sulla controllante debiti complessivi per oltre 700 milioni, mettendo a garanzia le entrate da diritti tv, anche future, e la maggioranza delle azioni. Non ha più nulla da impegnarsi. Da qui alla fine dell’anno, le strade possibili sono tre: vendere il club tutto intero (ma gli Zhang non sembrano ancora intenzionati a farlo), fare cassa cedendo i giocatori migliori per tirare avanti, ed è quello che i tifosi temono, o pompare soldi freschi nel club come sta facendo, ad esempio, la Juventus. Ma questa terza via sembra improbabile. È notizia degli scorsi giorni, rimbalzata dalla Cina, che l’Alta Corte di Hong Kong ha obbligato Steven Zhang, presidente dell’Inter, a versare 255 milioni di dollari a una banca cinese creditrice di una società a lui riconducibile. E potrebbe essere solo l’inizio, vista la situazione debitoria del gruppo. L’Inter direttamente non c’entra. Ma la legittima preoccupazione dei tifosi è che se Zhang deve pagare in Cina centinaia di milioni, difficilmente ne troverà qualche decina per rispondere allo sgarbo juventino consumato con Gleison Bremer.
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Repubblica: Si sono contese gli ultimi due scudetti, vincendone uno a testa. Eppure le due milanesi attraversano un momento tutt’altro che facile. A partire dal mercato. Il Milan, dopo avere assistito inerme alla fuga del desideratissimo difensore Botman verso la Premier, porterà a Milano il trequartista De Ketelaere, dal Bruges. L’Inter, partita col botto con il ritorno in prestito di Lukaku, si è arenata: Dybala, bramato più all’ad Marotta che dall’allenatore Inzaghi, ha firmato con la Roma, mentre Bremer, miglior difensore della scorsa stagione, è finito alla Juventus, che paga di più, tanto il giocatore quanto il Torino, proprietario del cartellino. I tifosi della curva nord nerazzurra si sono fatti sentire, esponendo uno striscione di fronte alla sede di viale Liberazione: «Patti chiari, amicizia lunga. Skriniar non si si tocca». Ma i dirigenti nerazzurri, agli ultrà, di garanzie non ne hanno date: la proprietà cinese pretende che dal mercato salti fuori qualche decina di milioni, e se il Paris Saint Germain ne offrirà 70, il centrale slovacco partirà. Rispetto ai tempi di Berlusconi e Moratti, in cui Milano era uno dei più potenti centri di acquisto del calcio mondiale, il Milan e l’Inter dell’ultimo biennio sono sì vincenti — dal punto di vista sportivo — ma hanno possibilità di spesa limitate. Il Milan è in mezzo al guado di un passaggio di proprietà poco lineare fra il potente fondo Elliott e il più piccolo (il rapporto di danaro gestito è di dieci a uno) RedBird. Il cambio di mano dovrebbe completarsi a settembre, con il pagamento di un’ultima tranche di 300 milioni, ma sulla trattativa incombono grane giudiziarie. Nonostante a Casa Milan ostentino ottimismo sulla buona riuscita della cessione, i fantasmi del passato tornano per guastare la festa. Il vecchio proprietario Yonghong Li, che nel 2018 perse la maggioranza del club per un debito non pagato, ha ottenuto da un tribunale del Lussemburgo il congelamento di 364 milioni in tasca a Elliott, che si opporrà in appello. La tesi di Li, fatta propria dal giudice, è che quattro anni fa il valore del club sia stato stimato al ribasso. Partendo dallo stesso presupposto anche Blue Sky, socio del Milan con il 4,2 per cento, ha promosso azioni legali in Lussemburgo e negli Usa, come anticipato da Repubblica. Iniziative che Elliott bolla come «frivole e vessatorie».

L’Inter non se la passa certo meglio, anzi. Il club brucia 10 milioni di cassa ogni mese. Suning ha caricato sulla società e sulla controllante debiti complessivi per oltre 700 milioni, mettendo a garanzia le entrate da diritti tv, anche future, e la maggioranza delle azioni. Non ha più nulla da impegnarsi. Da qui alla fine dell’anno, le strade possibili sono tre: vendere il club tutto intero (ma gli Zhang non sembrano ancora intenzionati a farlo), fare cassa cedendo i giocatori migliori per tirare avanti, ed è quello che i tifosi temono, o pompare soldi freschi nel club come sta facendo, ad esempio, la Juventus. Ma questa terza via sembra improbabile. È notizia degli scorsi giorni, rimbalzata dalla Cina, che l’Alta Corte di Hong Kong ha obbligato Steven Zhang, presidente dell’Inter, a versare 255 milioni di dollari a una banca cinese creditrice di una società a lui riconducibile. E potrebbe essere solo l’inizio, vista la situazione debitoria del gruppo. L’Inter direttamente non c’entra. Ma la legittima preoccupazione dei tifosi è che se Zhang deve pagare in Cina centinaia di milioni, difficilmente ne troverà qualche decina per rispondere allo sgarbo juventino consumato con Gleison Bremer.
In sintesi:
Il Milan come societá sta bene, ma la proprietá cedente ha grane giudiziarie E quella entrante non ha grandissime risorse.
Di per se la situazione é positiva, in quanto che l’ex proprietario dell’azienda abbia cause in corso (Elliott, fra l’altro, ne avrá centinaia) a noi frega il giusto. Che il nuovo non abbia tantissime risorse, finché i conti sono in equilibrio, ci possiamo autofinanziare e lui non attinge ai rubinetti della societá (cosa che non sembra voler fare),m i frega il giusto.


Diversa la situazione dell’Inter che é piena di debiti da societá e controllante (700 milioni) senza possibilitá, da parte della,proprietá di ripianare le perdite (soluzione 3). Qui, l’unica via é la cessione (soluzione 1), perché altrimenti non resta che il ridimensionamento totale (Soluzione 2).
 
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In sintesi:
Il Milan come societá sta bene, ma la proprietá cedente ha grane giudiziarie E quella entrante non ha grandissime risorse.
Di per se la situazione é positiva, in quanto che l’ex proprietario dell’azienda abbia cause in corso (Elliott, fra l’altro, ne avrá centinaia) a noi frega il giusto. Che il nuovo non abbia tantissime risorse, finché i conti sono in equilibrio, ci possiamo autofinanziare e lui non attinge ai rubinetti della societá (cosa che non sembra voler fare),m i frega il giusto.


Diversa la situazione dell’Inter che é piena di debiti da societá e controllante (700 milioni) senza possibilitá, da parte della,proprietá di ripianare le perdite (soluzione 3). Qui, l’unica via é la cessione (soluzione 1), perché altrimenti non resta che il ridimensionamento totale (Soluzione 2).
Al netto di tutto non cambierei mai la nostra situazione con quella dell'inter.
Ma mai mai mai
 
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Repubblica: Si sono contese gli ultimi due scudetti, vincendone uno a testa. Eppure le due milanesi attraversano un momento tutt’altro che facile. A partire dal mercato. Il Milan, dopo avere assistito inerme alla fuga del desideratissimo difensore Botman verso la Premier, porterà a Milano il trequartista De Ketelaere, dal Bruges. L’Inter, partita col botto con il ritorno in prestito di Lukaku, si è arenata: Dybala, bramato più all’ad Marotta che dall’allenatore Inzaghi, ha firmato con la Roma, mentre Bremer, miglior difensore della scorsa stagione, è finito alla Juventus, che paga di più, tanto il giocatore quanto il Torino, proprietario del cartellino. I tifosi della curva nord nerazzurra si sono fatti sentire, esponendo uno striscione di fronte alla sede di viale Liberazione: «Patti chiari, amicizia lunga. Skriniar non si si tocca». Ma i dirigenti nerazzurri, agli ultrà, di garanzie non ne hanno date: la proprietà cinese pretende che dal mercato salti fuori qualche decina di milioni, e se il Paris Saint Germain ne offrirà 70, il centrale slovacco partirà. Rispetto ai tempi di Berlusconi e Moratti, in cui Milano era uno dei più potenti centri di acquisto del calcio mondiale, il Milan e l’Inter dell’ultimo biennio sono sì vincenti — dal punto di vista sportivo — ma hanno possibilità di spesa limitate. Il Milan è in mezzo al guado di un passaggio di proprietà poco lineare fra il potente fondo Elliott e il più piccolo (il rapporto di danaro gestito è di dieci a uno) RedBird. Il cambio di mano dovrebbe completarsi a settembre, con il pagamento di un’ultima tranche di 300 milioni, ma sulla trattativa incombono grane giudiziarie. Nonostante a Casa Milan ostentino ottimismo sulla buona riuscita della cessione, i fantasmi del passato tornano per guastare la festa. Il vecchio proprietario Yonghong Li, che nel 2018 perse la maggioranza del club per un debito non pagato, ha ottenuto da un tribunale del Lussemburgo il congelamento di 364 milioni in tasca a Elliott, che si opporrà in appello. La tesi di Li, fatta propria dal giudice, è che quattro anni fa il valore del club sia stato stimato al ribasso. Partendo dallo stesso presupposto anche Blue Sky, socio del Milan con il 4,2 per cento, ha promosso azioni legali in Lussemburgo e negli Usa, come anticipato da Repubblica. Iniziative che Elliott bolla come «frivole e vessatorie».

L’Inter non se la passa certo meglio, anzi. Il club brucia 10 milioni di cassa ogni mese. Suning ha caricato sulla società e sulla controllante debiti complessivi per oltre 700 milioni, mettendo a garanzia le entrate da diritti tv, anche future, e la maggioranza delle azioni. Non ha più nulla da impegnarsi. Da qui alla fine dell’anno, le strade possibili sono tre: vendere il club tutto intero (ma gli Zhang non sembrano ancora intenzionati a farlo), fare cassa cedendo i giocatori migliori per tirare avanti, ed è quello che i tifosi temono, o pompare soldi freschi nel club come sta facendo, ad esempio, la Juventus. Ma questa terza via sembra improbabile. È notizia degli scorsi giorni, rimbalzata dalla Cina, che l’Alta Corte di Hong Kong ha obbligato Steven Zhang, presidente dell’Inter, a versare 255 milioni di dollari a una banca cinese creditrice di una società a lui riconducibile. E potrebbe essere solo l’inizio, vista la situazione debitoria del gruppo. L’Inter direttamente non c’entra. Ma la legittima preoccupazione dei tifosi è che se Zhang deve pagare in Cina centinaia di milioni, difficilmente ne troverà qualche decina per rispondere allo sgarbo juventino consumato con Gleison Bremer.
Non accetto mi si metta nello stesso pensiero con l'inter.
 

The P

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In sintesi:
Il Milan come societá sta bene, ma la proprietá cedente ha grane giudiziarie E quella entrante non ha grandissime risorse.
Di per se la situazione é positiva, in quanto che l’ex proprietario dell’azienda abbia cause in corso (Elliott, fra l’altro, ne avrá centinaia) a noi frega il giusto. Che il nuovo non abbia tantissime risorse, finché i conti sono in equilibrio, ci possiamo autofinanziare e lui non attinge ai rubinetti della societá (cosa che non sembra voler fare),m i frega il giusto.


Diversa la situazione dell’Inter che é piena di debiti da societá e controllante (700 milioni) senza possibilitá, da parte della,proprietá di ripianare le perdite (soluzione 3). Qui, l’unica via é la cessione (soluzione 1), perché altrimenti non resta che il ridimensionamento totale (Soluzione 2).
L’Inter l’acquisto fanno e sarà qualcuno ricco, vedrai.

mail nostro circo invece continua.
 

danjr

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Repubblica: Si sono contese gli ultimi due scudetti, vincendone uno a testa. Eppure le due milanesi attraversano un momento tutt’altro che facile. A partire dal mercato. Il Milan, dopo avere assistito inerme alla fuga del desideratissimo difensore Botman verso la Premier, porterà a Milano il trequartista De Ketelaere, dal Bruges. L’Inter, partita col botto con il ritorno in prestito di Lukaku, si è arenata: Dybala, bramato più all’ad Marotta che dall’allenatore Inzaghi, ha firmato con la Roma, mentre Bremer, miglior difensore della scorsa stagione, è finito alla Juventus, che paga di più, tanto il giocatore quanto il Torino, proprietario del cartellino. I tifosi della curva nord nerazzurra si sono fatti sentire, esponendo uno striscione di fronte alla sede di viale Liberazione: «Patti chiari, amicizia lunga. Skriniar non si si tocca». Ma i dirigenti nerazzurri, agli ultrà, di garanzie non ne hanno date: la proprietà cinese pretende che dal mercato salti fuori qualche decina di milioni, e se il Paris Saint Germain ne offrirà 70, il centrale slovacco partirà. Rispetto ai tempi di Berlusconi e Moratti, in cui Milano era uno dei più potenti centri di acquisto del calcio mondiale, il Milan e l’Inter dell’ultimo biennio sono sì vincenti — dal punto di vista sportivo — ma hanno possibilità di spesa limitate. Il Milan è in mezzo al guado di un passaggio di proprietà poco lineare fra il potente fondo Elliott e il più piccolo (il rapporto di danaro gestito è di dieci a uno) RedBird. Il cambio di mano dovrebbe completarsi a settembre, con il pagamento di un’ultima tranche di 300 milioni, ma sulla trattativa incombono grane giudiziarie. Nonostante a Casa Milan ostentino ottimismo sulla buona riuscita della cessione, i fantasmi del passato tornano per guastare la festa. Il vecchio proprietario Yonghong Li, che nel 2018 perse la maggioranza del club per un debito non pagato, ha ottenuto da un tribunale del Lussemburgo il congelamento di 364 milioni in tasca a Elliott, che si opporrà in appello. La tesi di Li, fatta propria dal giudice, è che quattro anni fa il valore del club sia stato stimato al ribasso. Partendo dallo stesso presupposto anche Blue Sky, socio del Milan con il 4,2 per cento, ha promosso azioni legali in Lussemburgo e negli Usa, come anticipato da Repubblica. Iniziative che Elliott bolla come «frivole e vessatorie».

L’Inter non se la passa certo meglio, anzi. Il club brucia 10 milioni di cassa ogni mese. Suning ha caricato sulla società e sulla controllante debiti complessivi per oltre 700 milioni, mettendo a garanzia le entrate da diritti tv, anche future, e la maggioranza delle azioni. Non ha più nulla da impegnarsi. Da qui alla fine dell’anno, le strade possibili sono tre: vendere il club tutto intero (ma gli Zhang non sembrano ancora intenzionati a farlo), fare cassa cedendo i giocatori migliori per tirare avanti, ed è quello che i tifosi temono, o pompare soldi freschi nel club come sta facendo, ad esempio, la Juventus. Ma questa terza via sembra improbabile. È notizia degli scorsi giorni, rimbalzata dalla Cina, che l’Alta Corte di Hong Kong ha obbligato Steven Zhang, presidente dell’Inter, a versare 255 milioni di dollari a una banca cinese creditrice di una società a lui riconducibile. E potrebbe essere solo l’inizio, vista la situazione debitoria del gruppo. L’Inter direttamente non c’entra. Ma la legittima preoccupazione dei tifosi è che se Zhang deve pagare in Cina centinaia di milioni, difficilmente ne troverà qualche decina per rispondere allo sgarbo juventino consumato con Gleison Bremer.
Marotta e Maldini avevano già apparecchiato i loro colpi, purtroppo le due proprietari sono in piena crisi economica (per motivi diversi) e i soldi non ci sono. Difficile per me dare colpe ai due
 

Super_Lollo

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Repubblica: Si sono contese gli ultimi due scudetti, vincendone uno a testa. Eppure le due milanesi attraversano un momento tutt’altro che facile. A partire dal mercato. Il Milan, dopo avere assistito inerme alla fuga del desideratissimo difensore Botman verso la Premier, porterà a Milano il trequartista De Ketelaere, dal Bruges. L’Inter, partita col botto con il ritorno in prestito di Lukaku, si è arenata: Dybala, bramato più all’ad Marotta che dall’allenatore Inzaghi, ha firmato con la Roma, mentre Bremer, miglior difensore della scorsa stagione, è finito alla Juventus, che paga di più, tanto il giocatore quanto il Torino, proprietario del cartellino. I tifosi della curva nord nerazzurra si sono fatti sentire, esponendo uno striscione di fronte alla sede di viale Liberazione: «Patti chiari, amicizia lunga. Skriniar non si si tocca». Ma i dirigenti nerazzurri, agli ultrà, di garanzie non ne hanno date: la proprietà cinese pretende che dal mercato salti fuori qualche decina di milioni, e se il Paris Saint Germain ne offrirà 70, il centrale slovacco partirà. Rispetto ai tempi di Berlusconi e Moratti, in cui Milano era uno dei più potenti centri di acquisto del calcio mondiale, il Milan e l’Inter dell’ultimo biennio sono sì vincenti — dal punto di vista sportivo — ma hanno possibilità di spesa limitate. Il Milan è in mezzo al guado di un passaggio di proprietà poco lineare fra il potente fondo Elliott e il più piccolo (il rapporto di danaro gestito è di dieci a uno) RedBird. Il cambio di mano dovrebbe completarsi a settembre, con il pagamento di un’ultima tranche di 300 milioni, ma sulla trattativa incombono grane giudiziarie. Nonostante a Casa Milan ostentino ottimismo sulla buona riuscita della cessione, i fantasmi del passato tornano per guastare la festa. Il vecchio proprietario Yonghong Li, che nel 2018 perse la maggioranza del club per un debito non pagato, ha ottenuto da un tribunale del Lussemburgo il congelamento di 364 milioni in tasca a Elliott, che si opporrà in appello. La tesi di Li, fatta propria dal giudice, è che quattro anni fa il valore del club sia stato stimato al ribasso. Partendo dallo stesso presupposto anche Blue Sky, socio del Milan con il 4,2 per cento, ha promosso azioni legali in Lussemburgo e negli Usa, come anticipato da Repubblica. Iniziative che Elliott bolla come «frivole e vessatorie».

L’Inter non se la passa certo meglio, anzi. Il club brucia 10 milioni di cassa ogni mese. Suning ha caricato sulla società e sulla controllante debiti complessivi per oltre 700 milioni, mettendo a garanzia le entrate da diritti tv, anche future, e la maggioranza delle azioni. Non ha più nulla da impegnarsi. Da qui alla fine dell’anno, le strade possibili sono tre: vendere il club tutto intero (ma gli Zhang non sembrano ancora intenzionati a farlo), fare cassa cedendo i giocatori migliori per tirare avanti, ed è quello che i tifosi temono, o pompare soldi freschi nel club come sta facendo, ad esempio, la Juventus. Ma questa terza via sembra improbabile. È notizia degli scorsi giorni, rimbalzata dalla Cina, che l’Alta Corte di Hong Kong ha obbligato Steven Zhang, presidente dell’Inter, a versare 255 milioni di dollari a una banca cinese creditrice di una società a lui riconducibile. E potrebbe essere solo l’inizio, vista la situazione debitoria del gruppo. L’Inter direttamente non c’entra. Ma la legittima preoccupazione dei tifosi è che se Zhang deve pagare in Cina centinaia di milioni, difficilmente ne troverà qualche decina per rispondere allo sgarbo juventino consumato con Gleison Bremer.

Ma dai, ma come si fa a paragonare le due realtà.
 
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Repubblica: Si sono contese gli ultimi due scudetti, vincendone uno a testa. Eppure le due milanesi attraversano un momento tutt’altro che facile. A partire dal mercato. Il Milan, dopo avere assistito inerme alla fuga del desideratissimo difensore Botman verso la Premier, porterà a Milano il trequartista De Ketelaere, dal Bruges. L’Inter, partita col botto con il ritorno in prestito di Lukaku, si è arenata: Dybala, bramato più all’ad Marotta che dall’allenatore Inzaghi, ha firmato con la Roma, mentre Bremer, miglior difensore della scorsa stagione, è finito alla Juventus, che paga di più, tanto il giocatore quanto il Torino, proprietario del cartellino. I tifosi della curva nord nerazzurra si sono fatti sentire, esponendo uno striscione di fronte alla sede di viale Liberazione: «Patti chiari, amicizia lunga. Skriniar non si si tocca». Ma i dirigenti nerazzurri, agli ultrà, di garanzie non ne hanno date: la proprietà cinese pretende che dal mercato salti fuori qualche decina di milioni, e se il Paris Saint Germain ne offrirà 70, il centrale slovacco partirà. Rispetto ai tempi di Berlusconi e Moratti, in cui Milano era uno dei più potenti centri di acquisto del calcio mondiale, il Milan e l’Inter dell’ultimo biennio sono sì vincenti — dal punto di vista sportivo — ma hanno possibilità di spesa limitate. Il Milan è in mezzo al guado di un passaggio di proprietà poco lineare fra il potente fondo Elliott e il più piccolo (il rapporto di danaro gestito è di dieci a uno) RedBird. Il cambio di mano dovrebbe completarsi a settembre, con il pagamento di un’ultima tranche di 300 milioni, ma sulla trattativa incombono grane giudiziarie. Nonostante a Casa Milan ostentino ottimismo sulla buona riuscita della cessione, i fantasmi del passato tornano per guastare la festa. Il vecchio proprietario Yonghong Li, che nel 2018 perse la maggioranza del club per un debito non pagato, ha ottenuto da un tribunale del Lussemburgo il congelamento di 364 milioni in tasca a Elliott, che si opporrà in appello. La tesi di Li, fatta propria dal giudice, è che quattro anni fa il valore del club sia stato stimato al ribasso. Partendo dallo stesso presupposto anche Blue Sky, socio del Milan con il 4,2 per cento, ha promosso azioni legali in Lussemburgo e negli Usa, come anticipato da Repubblica. Iniziative che Elliott bolla come «frivole e vessatorie».

L’Inter non se la passa certo meglio, anzi. Il club brucia 10 milioni di cassa ogni mese. Suning ha caricato sulla società e sulla controllante debiti complessivi per oltre 700 milioni, mettendo a garanzia le entrate da diritti tv, anche future, e la maggioranza delle azioni. Non ha più nulla da impegnarsi. Da qui alla fine dell’anno, le strade possibili sono tre: vendere il club tutto intero (ma gli Zhang non sembrano ancora intenzionati a farlo), fare cassa cedendo i giocatori migliori per tirare avanti, ed è quello che i tifosi temono, o pompare soldi freschi nel club come sta facendo, ad esempio, la Juventus. Ma questa terza via sembra improbabile. È notizia degli scorsi giorni, rimbalzata dalla Cina, che l’Alta Corte di Hong Kong ha obbligato Steven Zhang, presidente dell’Inter, a versare 255 milioni di dollari a una banca cinese creditrice di una società a lui riconducibile. E potrebbe essere solo l’inizio, vista la situazione debitoria del gruppo. L’Inter direttamente non c’entra. Ma la legittima preoccupazione dei tifosi è che se Zhang deve pagare in Cina centinaia di milioni, difficilmente ne troverà qualche decina per rispondere allo sgarbo juventino consumato con Gleison Bremer.
In pratica noi Milan i soldi li abbiamo ma non vogliamo spenderli, gli interisti non li hanno e anche contando i centesimi che hanno non raggiungono 1€
 
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L’Inter l’acquisto fanno e sarà qualcuno ricco, vedrai.

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Sicuro,uno di quelli che con uno schiocco di dita farà sparire tutti i loro debiti.
E noi invece saremo ancora nel limbo contando i centesimi e parlando di sostenibilità,moneyball,schiena dritta e minghiate varie.
 
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