La Uefa ha stilato la classifica delle squadre, nazionali e di club, più forti della storia del calcio. Presente, ovviamente, anche il Milan di Sacchi. Solo un'altra italiana presente, l'Inter di Herrera.
Ecco la classifica completa
Ungheria 1950-56
Real Madrid 1956-60
Benfica 1960-62
Inter 1962-67
Ajax 1971-73
Bayern 1973-76
Milan 1988-90
Real Madrid 1998-2002
Barcellona 2008-12
Manca purtroppo, anche per la esigua documentazione filmica, il riscontro più significativo, quello con la più anziana delle squadre citate, l'Ungheria dell'inizio degli anni Cinquanta del secolo scorso, l'Aranycsapat, la Squadra d'Oro, per molti critici, Brera e Arpino in primis, la più grande squadra di calcio di tutti i tempi, precursore del calcio collettivo, totale, che sarebbe stato consacrato venti anni dopo dall'Ajax e dalla Nazionale olandese di Johan Crujiff. Modulo 4132, molto offensivo, imperniato su alcuni giocatori formidabili, tra i più grandi di tutti i tempi per ruolo: Jozsef Bozsik, forse il più grande mediano di regia di ogni epoca, eccezionale per recnica, visione di gioco, carisma e carattere; Nandor Hidegkuti, l'inventore del ruolo del centravanti arretrato, che alimenta il gioco da trequarti sugli esterni e colpisce di secondo tempo incuneandosi in area; Zoltan Czibor, leggendaria ala destra a tutto campo, gambe, tecnica ed agonismo; Sandor Kocsis, centravanti elegante, filiforme come Oliver Bierhoff, e come lui dominante nel gioco aereo; Ferenc Puskas, il Colonnello, l'uomo da 1328 reti in carriera, tra Nazionale, Honved e Real Madrid, perfetto in tutto, stop, tiro in corsa e da fermo, dribbling secco e letale, lancio a lunga e corta gittata, nello stretto e nei larghi spazi, fisico tozzo e possente, piede sinistro in dono da Dio. Vincitrice della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952, finalista alla Coppa del Mondo del 1954 in Svizzera, protagonista di una memorabile vittoria in amichevole contro l'Inghilterra, a Wembley, per 6-3, il 25 novembre 1953, contro una Nazionale che allora si concedeva poco agli avversari, ritenendosi superiore a qualsiasi confronto con i continentali, dalla propria posizione di Paese inventore del gioco. Una umiliazione senza fine per gli inglesi, che in novanta minuti subirono il 90 per cento di possesso palla, condito da azioni combinate al volo in area, stile MSN, che portarono a ben trentacinque occasioni da rete per i magiari, in uno spettacolo irripetibile di pressing, inserimenti senza palla a forza di tutta la squadra, attacchi da ogni lato, dribbling, torelli, veroniche e tiri di dieci soldati ungheresi in maglia granata. Un calcio antico, ma con molte tracce della modernità di Kovacs, Michels, Sacchi, Guardiola parecchi decenni in anticipo. Un pensiero, purtroppo non un ricordo.