Vendere non è un disonore. Vendere un pacchetto di azioni del Milan a un nuovo investitore, con la possibilità di trovare una figura amministrativa comune, sarebbe un gesto di estrema concretezza e di consapevolezza. Quella consapevolezza che nasce dal fatto che rinunciare alla totalità delle azioni potrebbe portare il club a un nuovo equilibrio economico oltre ad avere una nuova liquidità per mantenere sempre al top un club che negli ultimi sei anni ha dovuto cedere i suoi quattro top players per sistemare i conti. La pista araba è concreta e, come detto, non riguarderebbe solo il Milan ma tutto l’impero delle comunicazioni di Fininvest ma una loro partecipazione consentirebbe ai rossoneri di approcciarsi con maggior forza dentro a un periodo storico dove chi ha i campioni o se li tiene oppure, proprio come accaduto in estate, vengono comprati da chi ha più soldi. Il Milan non può permettersi, ogni due-tre anni, di affrontare stagioni deludenti sia dal punto di vista dei risultati che del mercato, con giocatori che non sono da Milan che, per necessità, si trovano a vestirne la maglia senza poi riuscire a trovare spazio perché trattasi di pesci fuor d’acqua. Il marchio Milan è appetito e attira ancora molti investitori come dimostrano gli sponsor che sono aumentati, sia in numero che in apporto economico. Cedendo il 30% del pacchetto azionario, la famiglia Berlusconi resterebbe saldamente al comando delle operazioni all’interno del club ma bisognerebbe puntare maggiormente e meglio sul proprio brand che ha potenzialità ancora non del tutto espresse. Con una grande rivoluzione a livello di marketing e un uso più idoneo dei mezzi d’interazione con i tifosi (sito e social network), il club potrebbe rilanciarsi agli occhi dei disinnamorati tifosi.
Pietro Mazzara