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Messias si racconta. Tutte le dichiarazioni del brasiliano
Parlando del gol a Madrid, hai avuto tempo per pensare alla tua carriera mentre stavi per entrare nella storia del Milan? Come hai vissuto quei 3-4 secondi? “È stato bellissimo. La palla era morbida, avevo solo il portiere davanti, mi sono detto: “Qua faccio gol”. È stato un momento bellissimo. Ho avuto modo di pensarci (ride, ndr) perché la palla è arrivata proprio morbida, ho avuto il tempo per saltare nel modo giusto e fare gol. È stato emozionante”.
È un punto di partenza a livello di emozioni per la tua carriera: “Sì, è stato bellissimo”.
Esultando ti sei rivolto al cielo, cosa vuol dire per te? “Per me è una cosa particolare, nel 2015 non volevo più giocare a calcio. Sono andato in chiesa, ho parlato con il pastore e gli ho detto che non volevo più giocare e dedicarmi solo a predicare il vangelo. E invece, secondo me, Dio non voleva che io lasciassi il calcio perché è stata una promessa. La gente a volte fa fatica a crederci ma una mia zia tanti fa ha fatto una preghiera per me, io ero ancora in Brasile e non c’era neanche il pensiero di venire in Italia, e mi ha detto che io avrei giocato in un grande club in Europa”.
Cosa ti ha fatto cambiare idea? “È perché non avevo ancora i documenti, poi due giorni dopo che li ho fatti mi ha chiamato Ezio Rossi. Lui neanche lo sapeva, ma le due cose si sono incastrate. Ho preso quella strada lì e mi sono detto: “Visto che ci sono vado avanti”. Non pensavo che sarei arrivato dove sono oggi”.
Qual è il tuo idolo brasiliano? “Ronaldo il Fenomeno. Mi piaceva tutto di lui. Dopo che ha smesso non ho più guardato più spesso come prima le partite della Nazionale. Quando giocava lui nel Brasile e c’era la partita io mi fermavo, qualsiasi cosa stessi facendo, e lo guardavo giocare”.
Ti piacerebbe incontrarlo? “Non ho ancora avuto l’occasione, ma sicuramente mi farebbe piacere un giorno parlare con lui”.
Cosa ti ha insegnato il calcio del Casale, del Chieri, del Gozzano rapportato poi a questi livelli? “Di avere tranquillità. Ti dico la verità, avevo più paura di giocare in Eccellenza o in Serie D. Avevo quel brivido, quella pressione, più allora di adesso che faccio una partita in Champions League contro avversari più forti”.
Cosa cambia? “Perché ora mi sento più sicuro, più maturo. Mi sento più tranquillo”.
Cosa ti hanno insegnato questi anni di professionismo e in cosa devi migliorare secondo te? “Mi hanno insegnato che devo impegnarmi sempre, devo allenarmi al massimo e capire che quello che ho fatto ieri non è abbastanza per domani. Devi sempre lavorare, devi sempre cercare di fare il tuo massimo”.
L’anno scorso solo Rodrigo De Paul è riuscito a fare più dribbling di te. È un talento innato che hai sempre avuto o l’hai coltivato? “L’ho sempre avuto, è una cosa naturale che ho avuto sin da piccolo”.
Cos’era il Milan per te prima e cos’è per il Milan adesso?“Il Milan è una squadra che ho sempre ammirato. Fin da piccolo me ne sono innamorato vedendolo giocare. Adesso sono qua, sono fiero di essere qui. Arrivare ad un club così è per pochi”.
Come hai vissuto le ore prima del tuo passaggio al Milan? Di sicuro non sono ore normali: “Ero un po’ teso. Arrivare qua all’ultimo è stata una cosa bellissima, la notizia mi è arrivata alle due di notte. Non avevo ancora dormito e non sono riuscito a dormire. Poi il giorno dopo, piano piano, mi sono trovato nella realtà”.
Hai lottato per arrivare fin qui. Secondo te puoi insegnare qualcosa sul piano umano a questi grandi professionisti e calciatori qui al Milan? Potresti essere un esempio in qualche cosa? “Non lo so, magari un esempio di vita. Ti dico la verità, il calcio è un mondo diverso da quello reale che c’è fuori. Lì ci sono persone che soffrono, che si alzano alle 5 di mattina e rientrano a casa alle 8 di sera. Magari alcuni non hanno vissuto questo. Non è facile la vita fuori dal calcio. Magari da piccolo inizi a giocare e il calcio ti dà la possibilità di avere una vita migliore, una vita diciamo lussuosa che tanti non hanno. Capire quello che sono gli altri, che vivono in quel mondo parallelo a questo”.
E tu questo ce l’hai sempre presente? “Io vivo la mia vita tranquillo come prima, non mi esalto davanti alle persone. Se qualcuno mi chiede una foto o un autografo lo faccio volentieri, perché l’ho vissuto anche io”.
Cosa ti ha dato Giovannino Stroppa, grande rossonero, e se lo senti ancora? “Sì, lo sento. Il mister è diventato un amico, mi ha dato tanto. Quando sono arrivato lì a Crotone lui con il suo modo di fare e allenare mi ha fatto crescere veramente”.
Cosa ti ha dato invece Stefano Pioli? Ricordi la prima cosa che ti ha detto? “C’è stato un periodo di difficoltà a causa degli infortuni. Magari in allenamento non stava andando bene, ma mister Pioli è venuto da me e mi ha detto: “Guarda che tu sei forte, stai tranquillo”. Mi ha dato una spinta in più”.
Com’è giocare con Ibrahimovic? “Ibra è un grande. Quando sono in difficoltà sul campo do la palla a lui, tanto non la perde mai (ride, ndr). Mi fido sempre di lui”.
Qual è il tuo prossimo obiettivo? “L’obiettivo è vincere con il Milan. Poi c’è la nazionale, mi piacerebbe giocarci e vestire quella maglia lì. Adesso l’obiettivo principale è vincere col Milan”.
Quanto ti manca Simon Kjaer? “Simon è molto forte e molto bravo, speriamo che recuperi il prima possibile. Sul piano umano? Ho avuto poco tempo di conoscere i ragazzi perché si gioca ogni 2 giorni, poi io sono stato tanto tempo fuori e da quando sono arrivato sono solo tre settimane che mi alleno con loro. Non ho avuto ancora tempo di conoscerli come persone, ma piano piano…”.
Che cosa ti ha colpito dello spogliatoio del Milan? “Sono bravi ragazzi, sono ragazzi professionisti concentrati sul lavoro”.
Che cosa ti piace di Milano? “Milano la conosco poco, ho vissuto sempre a Torino. Milano è una città grande, mi piace che c’è sempre tanto movimento”.
Qual è il tuo piatto preferito? “Se devo dirti la verità è brasiliano (ride, ndr). C’è un piatto tipico del mio stato che si chiama “frango com quiabo. È pollo con una verdura brasiliana. Mi piace anche il risotto alla milanese”.
Come passi il tuo tempo libero? “Cerco sempre di stare con la mia famiglia. Quando ho tempo voglio stare sempre con loro, voglio staccare da tutto”.
Hai dei bambini? “Sì, due figli”.
Come stanno vivendo il papà che ora è giocatore del Milan? “Loro sono tranquilli, sono come me. Non gli piace farsi vedere sotto i riflettori”.
Qual è il tuo cantante preferito? Cosa ti piace della musica brasiliana? “Sono tanti ritmi, da nord a sud ci sono due ritmi diversi. A me piace sentire canzoni evangeliche brasiliane. Poi c’è anche un cantante italiano che mi piace molto ascoltare, si chiama Corrado Salmé”.
Parlando del gol a Madrid, hai avuto tempo per pensare alla tua carriera mentre stavi per entrare nella storia del Milan? Come hai vissuto quei 3-4 secondi? “È stato bellissimo. La palla era morbida, avevo solo il portiere davanti, mi sono detto: “Qua faccio gol”. È stato un momento bellissimo. Ho avuto modo di pensarci (ride, ndr) perché la palla è arrivata proprio morbida, ho avuto il tempo per saltare nel modo giusto e fare gol. È stato emozionante”.
È un punto di partenza a livello di emozioni per la tua carriera: “Sì, è stato bellissimo”.
Esultando ti sei rivolto al cielo, cosa vuol dire per te? “Per me è una cosa particolare, nel 2015 non volevo più giocare a calcio. Sono andato in chiesa, ho parlato con il pastore e gli ho detto che non volevo più giocare e dedicarmi solo a predicare il vangelo. E invece, secondo me, Dio non voleva che io lasciassi il calcio perché è stata una promessa. La gente a volte fa fatica a crederci ma una mia zia tanti fa ha fatto una preghiera per me, io ero ancora in Brasile e non c’era neanche il pensiero di venire in Italia, e mi ha detto che io avrei giocato in un grande club in Europa”.
Cosa ti ha fatto cambiare idea? “È perché non avevo ancora i documenti, poi due giorni dopo che li ho fatti mi ha chiamato Ezio Rossi. Lui neanche lo sapeva, ma le due cose si sono incastrate. Ho preso quella strada lì e mi sono detto: “Visto che ci sono vado avanti”. Non pensavo che sarei arrivato dove sono oggi”.
Qual è il tuo idolo brasiliano? “Ronaldo il Fenomeno. Mi piaceva tutto di lui. Dopo che ha smesso non ho più guardato più spesso come prima le partite della Nazionale. Quando giocava lui nel Brasile e c’era la partita io mi fermavo, qualsiasi cosa stessi facendo, e lo guardavo giocare”.
Ti piacerebbe incontrarlo? “Non ho ancora avuto l’occasione, ma sicuramente mi farebbe piacere un giorno parlare con lui”.
Cosa ti ha insegnato il calcio del Casale, del Chieri, del Gozzano rapportato poi a questi livelli? “Di avere tranquillità. Ti dico la verità, avevo più paura di giocare in Eccellenza o in Serie D. Avevo quel brivido, quella pressione, più allora di adesso che faccio una partita in Champions League contro avversari più forti”.
Cosa cambia? “Perché ora mi sento più sicuro, più maturo. Mi sento più tranquillo”.
Cosa ti hanno insegnato questi anni di professionismo e in cosa devi migliorare secondo te? “Mi hanno insegnato che devo impegnarmi sempre, devo allenarmi al massimo e capire che quello che ho fatto ieri non è abbastanza per domani. Devi sempre lavorare, devi sempre cercare di fare il tuo massimo”.
L’anno scorso solo Rodrigo De Paul è riuscito a fare più dribbling di te. È un talento innato che hai sempre avuto o l’hai coltivato? “L’ho sempre avuto, è una cosa naturale che ho avuto sin da piccolo”.
Cos’era il Milan per te prima e cos’è per il Milan adesso?“Il Milan è una squadra che ho sempre ammirato. Fin da piccolo me ne sono innamorato vedendolo giocare. Adesso sono qua, sono fiero di essere qui. Arrivare ad un club così è per pochi”.
Come hai vissuto le ore prima del tuo passaggio al Milan? Di sicuro non sono ore normali: “Ero un po’ teso. Arrivare qua all’ultimo è stata una cosa bellissima, la notizia mi è arrivata alle due di notte. Non avevo ancora dormito e non sono riuscito a dormire. Poi il giorno dopo, piano piano, mi sono trovato nella realtà”.
Hai lottato per arrivare fin qui. Secondo te puoi insegnare qualcosa sul piano umano a questi grandi professionisti e calciatori qui al Milan? Potresti essere un esempio in qualche cosa? “Non lo so, magari un esempio di vita. Ti dico la verità, il calcio è un mondo diverso da quello reale che c’è fuori. Lì ci sono persone che soffrono, che si alzano alle 5 di mattina e rientrano a casa alle 8 di sera. Magari alcuni non hanno vissuto questo. Non è facile la vita fuori dal calcio. Magari da piccolo inizi a giocare e il calcio ti dà la possibilità di avere una vita migliore, una vita diciamo lussuosa che tanti non hanno. Capire quello che sono gli altri, che vivono in quel mondo parallelo a questo”.
E tu questo ce l’hai sempre presente? “Io vivo la mia vita tranquillo come prima, non mi esalto davanti alle persone. Se qualcuno mi chiede una foto o un autografo lo faccio volentieri, perché l’ho vissuto anche io”.
Cosa ti ha dato Giovannino Stroppa, grande rossonero, e se lo senti ancora? “Sì, lo sento. Il mister è diventato un amico, mi ha dato tanto. Quando sono arrivato lì a Crotone lui con il suo modo di fare e allenare mi ha fatto crescere veramente”.
Cosa ti ha dato invece Stefano Pioli? Ricordi la prima cosa che ti ha detto? “C’è stato un periodo di difficoltà a causa degli infortuni. Magari in allenamento non stava andando bene, ma mister Pioli è venuto da me e mi ha detto: “Guarda che tu sei forte, stai tranquillo”. Mi ha dato una spinta in più”.
Com’è giocare con Ibrahimovic? “Ibra è un grande. Quando sono in difficoltà sul campo do la palla a lui, tanto non la perde mai (ride, ndr). Mi fido sempre di lui”.
Qual è il tuo prossimo obiettivo? “L’obiettivo è vincere con il Milan. Poi c’è la nazionale, mi piacerebbe giocarci e vestire quella maglia lì. Adesso l’obiettivo principale è vincere col Milan”.
Quanto ti manca Simon Kjaer? “Simon è molto forte e molto bravo, speriamo che recuperi il prima possibile. Sul piano umano? Ho avuto poco tempo di conoscere i ragazzi perché si gioca ogni 2 giorni, poi io sono stato tanto tempo fuori e da quando sono arrivato sono solo tre settimane che mi alleno con loro. Non ho avuto ancora tempo di conoscerli come persone, ma piano piano…”.
Che cosa ti ha colpito dello spogliatoio del Milan? “Sono bravi ragazzi, sono ragazzi professionisti concentrati sul lavoro”.
Che cosa ti piace di Milano? “Milano la conosco poco, ho vissuto sempre a Torino. Milano è una città grande, mi piace che c’è sempre tanto movimento”.
Qual è il tuo piatto preferito? “Se devo dirti la verità è brasiliano (ride, ndr). C’è un piatto tipico del mio stato che si chiama “frango com quiabo. È pollo con una verdura brasiliana. Mi piace anche il risotto alla milanese”.
Come passi il tuo tempo libero? “Cerco sempre di stare con la mia famiglia. Quando ho tempo voglio stare sempre con loro, voglio staccare da tutto”.
Hai dei bambini? “Sì, due figli”.
Come stanno vivendo il papà che ora è giocatore del Milan? “Loro sono tranquilli, sono come me. Non gli piace farsi vedere sotto i riflettori”.
Qual è il tuo cantante preferito? Cosa ti piace della musica brasiliana? “Sono tanti ritmi, da nord a sud ci sono due ritmi diversi. A me piace sentire canzoni evangeliche brasiliane. Poi c’è anche un cantante italiano che mi piace molto ascoltare, si chiama Corrado Salmé”.
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