Non ho sicurezze, mi rifaccio alle voci apparse anche nel forum,
Bee a quanto pare ci prendeva fondamentalmente facendosi prestare i soldi da 2 banche d'affari,
e affidandosi agli intrallazzi della Dojen per il mercato.
Praticamente non aveva veri investitori alle spalle
avrebbe puntato sul marketing in Asia e sulla quotazione nelle borse asiatiche,
leggerino come progetto, soprattutto nel medio e lungo termine.
Avrebbe fatto un leveraged buy out. Quando una formica si mangia un leone. In sintesi: creo una società, un veicolo, anche senza patrimonio, sulla base di un progetto mi faccio prestare del denaro, lo offro per acquisire la maggioranza della società target, acquisto le quote, poi fondo la società veicolo con quella target, quindi colloco il capitale in borsa della società che ne risulta, e con la leva finanziaria che ne deriva rimborso il capitale con gli interessi ovvero lo consolido. In pratica, il prezzo di acquisto viene infine pagato da chi vende, ovvero dal suo indebitamento. E però: 1) per fare l'operazione occorre la maggioranza statutaria per far approvare il progetto di fusione; 2) occorre un collocamento sul mercato di quote consistenti di capitale per attivare una leva efficiente: quindi, non solo il 51% della maggioranza ma anche una parte significativa della quota di minoranza, il cui titolare deve dunque essere consenziente; 3) la leva funziona se il progetto di collocamento è valido, ovvero riporta dati veritieri sulla consistenza patrimoniale della società obiettivo: da quello che leggiamo, mi pare che la valutazione di oltre un miliardo di euro del capitale sociale sia opinabile, considerato lo strutturale sbilancio, il debito consolidato nettamente superiore ai ricavi, un patrimonio netto addirittura negativo, gli altissimi costi di gestione. C'è seriamente da dubitare che il mercato avrebbe risposto positivamente, garantendo un incremento della capitalizzazione tale da neutralizzare gli oneri finanziari. Tanti, troppi se, ed un rischio concreto: quello di una società strutturalmente indebitata, con prospettive di ricavo incerte (dov'è la proposta di commercializzazione dei marchi societari sui mercati orientali? Di Mr. Bee sappiamo solo che organizzava partite di calcio con Cannavaro...), senza capacità finanziarie per quel rilancio sportivo e di immagine che è infine la premessa per l'espansione del fatturato.
Ma soprattutto questo sarebbe dovuto avvenire contro la volontà dell'attuale proprietario di non dismettere quote consistenti di capitale. In tali casi, l'unico modo per forzare il blocco sarebbe una OPA ostile alla proprietà in una società quotata in borsa, sul modello della Tecnost di Colaninno quando nel 1999 scalò la Telecom. Non con il Milan di Fininvest.