Leao:"Posso arrivare al top. La fascia, Ibra, Simic e la 10...".

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Leao intervistato dal Milan:"Quando sono arrivato inizialmente non è stato facile, perché non sono riuscito a far vedere le mie capacità, le mie caratteristiche e il mio talento. Oggi sono un giocatore più consapevole e so che posso dare tanto alla mia squadra".

"La pressione? Secondo me non è una questione di pressione o di responsabilità, è la motivazione di sapere quello che i miei compagni si aspettano di me in campo. È una motivazione in più per entrare in campo e fare la differenza. Questo mi spinge a dare il meglio".

"La fascia? Era stata una settimana un po' così, stavamo attraversando un momento difficile. Nel meeting prima della partita il mister ha detto 'non abbiamo Theo, non abbiamo Calabria, Rafa oggi sarà il capitano'. Io non me l'aspettavo, però è andata così. Ho sentito la fiducia da parte di tutti, allenatore e compagni. Tutti dopo il meeting erano contenti per me. È stato un orgoglio per me, perché sono qua da tanto. Il Milan mi ha aiutato a essere un giocatore di livello, anche senza la fascia da capitano è una gioia giocare con la maglia del Milan, spero di essere capitano altre volte".

I tifosi? Quando sono arrivato qua nessuno parlava di me e oggi sono un idolo. Grazie e a loro, perché mi hanno messo pressione, una pressione positiva. Mi hanno dato forza. Li ringrazio, perché senza di loro non sarei il giocatore che sono oggi".

"Io non sono un giocatore egoista, se posso fare gol e c'è un mio compagno libero, la passo".

Il livello? In questo momento i numeri fanno la differenza, Mappé, Messi, Haaland e Ronaldo sono di un altro livello. I numeri parlano per loro. Quando metterò questa cosa nella mia testa arriverò al loro livello".

"La 10? C'era la possibilità di prendere la numero 7, numero che a me piace, però l'aveva già preso Adli, la 9 Giroud, l'11 Pulisic e ho detto 'prendo la 10'. È un numero che mi piace, quando ero piccolo i giocatori importanti indossavano questo numero, ricordo Seedorf. Il mio idolo è Ronaldo, lui indossa la numero 7, però il numero 10 è quel giocatore che ha qualcosa in più, porta la squadra in avanti e ho pensato che fosse il mento giusto per prendere questa maglia".

"Simic? Io sono cresciuto allo Sporting, lui, invece, la formazione l'ha fatta in Primavera. Quando ha segnato è stata un'emozione incredibile, come se avessi fatto io gol, il primo gol con il Milan. È un ragazzo bravo, ascolta i consigli e lavora tutti i giorni al 100%. Secondo me non ci sono tante persone che hanno l'opportunità di giocare e fare gol a San Siro alla sua età. Ha qualcosa in più rispetto agli altri. Come lui, anche i compagni che stanno venendo in Serie A, come ad esempio Camarda. A quell'età devi lavorare e quando hai l'opportunità devi sfruttarla al massimo; è difficile, ma sei ad uno step dall'arrivo.

"Ibra? Quando facevo buone partite lui non diceva niente, mentre quando sbagliavo un passaggio o facevo brutte partite arrivava da me. È una pressione buona perché era un mio compagno e anche un mister. Se ti parla e ti dice come fare è orche ti vuole bene. I suoi consigli mi hanno aiutato e il suo ritorno mi aiuterà ancora di più perché è una persona importante per tutti noi del Milan. Quando è arrivato la squadra aveva la testa bassa, ha portato una mentalità vincente. Con lui ogni partita era una finale. Il fattore importante è proprio la sua mentalità".

"La musica? Mio papà era un cantante, mio zio era un DJ, quindi la musica è sempre stata vicina a me. In Francia i miei genitori erano sempre con me, quindi la musica era di compagnia. Ho incominciato a provare a cantare in quarantena, quando siamo stati un mese a casa. Facevamo allenamento la mattina in videochiamata, di pomeriggio non avevo nulla da fare. Perciò ho detto 'compro un paio di cose e vediamo che succede'. È stata una cosa positiva per me, perché sono una persona che non parla molto; ho iniziato a scrivere qualcosa sulla mia vita, sui momenti difficili e sulla mia famiglia. La musica è una delle mie passioni, un modo per esprimermi: nel calcio mi esprimo con il sorriso, nella musica con le parole che faccio sentire agli altri".

"Il calcio per me è entrare in campo con il sorriso, sfruttare ogni momento con la palla, giocare a San Siro e indossare la maglia del Milan"
 

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Leao intervistato dal Milan:"Quando sono arrivato inizialmente non è stato facile, perché non sono riuscito a far vedere le mie capacità, le mie caratteristiche e il mio talento. Oggi sono un giocatore più consapevole e so che posso dare tanto alla mia squadra".

"La pressione? Secondo me non è una questione di pressione o di responsabilità, è la motivazione di sapere quello che i miei compagni si aspettano di me in campo. È una motivazione in più per entrare in campo e fare la differenza. Questo mi spinge a dare il meglio".

"La fascia? Era stata una settimana un po' così, stavamo attraversando un momento difficile. Nel meeting prima della partita il mister ha detto 'non abbiamo Theo, non abbiamo Calabria, Rafa oggi sarà il capitano'. Io non me l'aspettavo, però è andata così. Ho sentito la fiducia da parte di tutti, allenatore e compagni. Tutti dopo il meeting erano contenti per me. È stato un orgoglio per me, perché sono qua da tanto. Il Milan mi ha aiutato a essere un giocatore di livello, anche senza la fascia da capitano è una gioia giocare con la maglia del Milan, spero di essere capitano altre volte".

I tifosi? Quando sono arrivato qua nessuno parlava di me e oggi sono un idolo. Grazie e a loro, perché mi hanno messo pressione, una pressione positiva. Mi hanno dato forza. Li ringrazio, perché senza di loro non sarei il giocatore che sono oggi".

"Io non sono un giocatore egoista, se posso fare gol e c'è un mio compagno libero, la passo".

Il livello? In questo momento i numeri fanno la differenza, Mappé, Messi, Haaland e Ronaldo sono di un altro livello. I numeri parlano per loro. Quando metterò questa cosa nella mia testa arriverò al loro livello".

"La 10? C'era la possibilità di prendere la numero 7, numero che a me piace, però l'aveva già preso Adli, la 9 Giroud, l'11 Pulisic e ho detto 'prendo la 10'. È un numero che mi piace, quando ero piccolo i giocatori importanti indossavano questo numero, ricordo Seedorf. Il mio idolo è Ronaldo, lui indossa la numero 7, però il numero 10 è quel giocatore che ha qualcosa in più, porta la squadra in avanti e ho pensato che fosse il mento giusto per prendere questa maglia".

"Simic? Io sono cresciuto allo Sporting, lui, invece, la formazione l'ha fatta in Primavera. Quando ha segnato è stata un'emozione incredibile, come se avessi fatto io gol, il primo gol con il Milan. È un ragazzo bravo, ascolta i consigli e lavora tutti i giorni al 100%. Secondo me non ci sono tante persone che hanno l'opportunità di giocare e fare gol a San Siro alla sua età. Ha qualcosa in più rispetto agli altri. Come lui, anche i compagni che stanno venendo in Serie A, come ad esempio Camarda. A quell'età devi lavorare e quando hai l'opportunità devi sfruttarla al massimo; è difficile, ma sei ad uno step dall'arrivo.

"Ibra? Quando facevo buone partite lui non diceva niente, mentre quando sbagliavo un passaggio o facevo brutte partite arrivava da me. È una pressione buona perché era un mio compagno e anche un mister. Se ti parla e ti dice come fare è orche ti vuole bene. I suoi consigli mi hanno aiutato e il suo ritorno mi aiuterà ancora di più perché è una persona importante per tutti noi del Milan. Quando è arrivato la squadra aveva la testa bassa, ha portato una mentalità vincente. Con lui ogni partita era una finale. Il fattore importante è proprio la sua mentalità".

"La musica? Mio papà era un cantante, mio zio era un DJ, quindi la musica è sempre stata vicina a me. In Francia i miei genitori erano sempre con me, quindi la musica era di compagnia. Ho incominciato a provare a cantare in quarantena, quando siamo stati un mese a casa. Facevamo allenamento la mattina in videochiamata, di pomeriggio non avevo nulla da fare. Perciò ho detto 'compro un paio di cose e vediamo che succede'. È stata una cosa positiva per me, perché sono una persona che non parla molto; ho iniziato a scrivere qualcosa sulla mia vita, sui momenti difficili e sulla mia famiglia. La musica è una delle mie passioni, un modo per esprimermi: nel calcio mi esprimo con il sorriso, nella musica con le parole che faccio sentire agli altri".

"Il calcio per me è entrare in campo con il sorriso, sfruttare ogni momento con la palla, giocare a San Siro e indossare la maglia del Milan"
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Djici

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Leao intervistato dal Milan:"Quando sono arrivato inizialmente non è stato facile, perché non sono riuscito a far vedere le mie capacità, le mie caratteristiche e il mio talento. Oggi sono un giocatore più consapevole e so che posso dare tanto alla mia squadra".

"La pressione? Secondo me non è una questione di pressione o di responsabilità, è la motivazione di sapere quello che i miei compagni si aspettano di me in campo. È una motivazione in più per entrare in campo e fare la differenza. Questo mi spinge a dare il meglio".

"La fascia? Era stata una settimana un po' così, stavamo attraversando un momento difficile. Nel meeting prima della partita il mister ha detto 'non abbiamo Theo, non abbiamo Calabria, Rafa oggi sarà il capitano'. Io non me l'aspettavo, però è andata così. Ho sentito la fiducia da parte di tutti, allenatore e compagni. Tutti dopo il meeting erano contenti per me. È stato un orgoglio per me, perché sono qua da tanto. Il Milan mi ha aiutato a essere un giocatore di livello, anche senza la fascia da capitano è una gioia giocare con la maglia del Milan, spero di essere capitano altre volte".

I tifosi? Quando sono arrivato qua nessuno parlava di me e oggi sono un idolo. Grazie e a loro, perché mi hanno messo pressione, una pressione positiva. Mi hanno dato forza. Li ringrazio, perché senza di loro non sarei il giocatore che sono oggi".

"Io non sono un giocatore egoista, se posso fare gol e c'è un mio compagno libero, la passo".

Il livello? In questo momento i numeri fanno la differenza, Mappé, Messi, Haaland e Ronaldo sono di un altro livello. I numeri parlano per loro. Quando metterò questa cosa nella mia testa arriverò al loro livello".

"La 10? C'era la possibilità di prendere la numero 7, numero che a me piace, però l'aveva già preso Adli, la 9 Giroud, l'11 Pulisic e ho detto 'prendo la 10'. È un numero che mi piace, quando ero piccolo i giocatori importanti indossavano questo numero, ricordo Seedorf. Il mio idolo è Ronaldo, lui indossa la numero 7, però il numero 10 è quel giocatore che ha qualcosa in più, porta la squadra in avanti e ho pensato che fosse il mento giusto per prendere questa maglia".

"Simic? Io sono cresciuto allo Sporting, lui, invece, la formazione l'ha fatta in Primavera. Quando ha segnato è stata un'emozione incredibile, come se avessi fatto io gol, il primo gol con il Milan. È un ragazzo bravo, ascolta i consigli e lavora tutti i giorni al 100%. Secondo me non ci sono tante persone che hanno l'opportunità di giocare e fare gol a San Siro alla sua età. Ha qualcosa in più rispetto agli altri. Come lui, anche i compagni che stanno venendo in Serie A, come ad esempio Camarda. A quell'età devi lavorare e quando hai l'opportunità devi sfruttarla al massimo; è difficile, ma sei ad uno step dall'arrivo.

"Ibra? Quando facevo buone partite lui non diceva niente, mentre quando sbagliavo un passaggio o facevo brutte partite arrivava da me. È una pressione buona perché era un mio compagno e anche un mister. Se ti parla e ti dice come fare è orche ti vuole bene. I suoi consigli mi hanno aiutato e il suo ritorno mi aiuterà ancora di più perché è una persona importante per tutti noi del Milan. Quando è arrivato la squadra aveva la testa bassa, ha portato una mentalità vincente. Con lui ogni partita era una finale. Il fattore importante è proprio la sua mentalità".

"La musica? Mio papà era un cantante, mio zio era un DJ, quindi la musica è sempre stata vicina a me. In Francia i miei genitori erano sempre con me, quindi la musica era di compagnia. Ho incominciato a provare a cantare in quarantena, quando siamo stati un mese a casa. Facevamo allenamento la mattina in videochiamata, di pomeriggio non avevo nulla da fare. Perciò ho detto 'compro un paio di cose e vediamo che succede'. È stata una cosa positiva per me, perché sono una persona che non parla molto; ho iniziato a scrivere qualcosa sulla mia vita, sui momenti difficili e sulla mia famiglia. La musica è una delle mie passioni, un modo per esprimermi: nel calcio mi esprimo con il sorriso, nella musica con le parole che faccio sentire agli altri".

"Il calcio per me è entrare in campo con il sorriso, sfruttare ogni momento con la palla, giocare a San Siro e indossare la maglia del Milan"
Ultimamente parla più di quanto segna 😆
 

nik10jb

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Leao intervistato dal Milan:"Quando sono arrivato inizialmente non è stato facile, perché non sono riuscito a far vedere le mie capacità, le mie caratteristiche e il mio talento. Oggi sono un giocatore più consapevole e so che posso dare tanto alla mia squadra".

"La pressione? Secondo me non è una questione di pressione o di responsabilità, è la motivazione di sapere quello che i miei compagni si aspettano di me in campo. È una motivazione in più per entrare in campo e fare la differenza. Questo mi spinge a dare il meglio".

"La fascia? Era stata una settimana un po' così, stavamo attraversando un momento difficile. Nel meeting prima della partita il mister ha detto 'non abbiamo Theo, non abbiamo Calabria, Rafa oggi sarà il capitano'. Io non me l'aspettavo, però è andata così. Ho sentito la fiducia da parte di tutti, allenatore e compagni. Tutti dopo il meeting erano contenti per me. È stato un orgoglio per me, perché sono qua da tanto. Il Milan mi ha aiutato a essere un giocatore di livello, anche senza la fascia da capitano è una gioia giocare con la maglia del Milan, spero di essere capitano altre volte".

I tifosi? Quando sono arrivato qua nessuno parlava di me e oggi sono un idolo. Grazie e a loro, perché mi hanno messo pressione, una pressione positiva. Mi hanno dato forza. Li ringrazio, perché senza di loro non sarei il giocatore che sono oggi".

"Io non sono un giocatore egoista, se posso fare gol e c'è un mio compagno libero, la passo".

Il livello? In questo momento i numeri fanno la differenza, Mappé, Messi, Haaland e Ronaldo sono di un altro livello. I numeri parlano per loro. Quando metterò questa cosa nella mia testa arriverò al loro livello".

"La 10? C'era la possibilità di prendere la numero 7, numero che a me piace, però l'aveva già preso Adli, la 9 Giroud, l'11 Pulisic e ho detto 'prendo la 10'. È un numero che mi piace, quando ero piccolo i giocatori importanti indossavano questo numero, ricordo Seedorf. Il mio idolo è Ronaldo, lui indossa la numero 7, però il numero 10 è quel giocatore che ha qualcosa in più, porta la squadra in avanti e ho pensato che fosse il mento giusto per prendere questa maglia".

"Simic? Io sono cresciuto allo Sporting, lui, invece, la formazione l'ha fatta in Primavera. Quando ha segnato è stata un'emozione incredibile, come se avessi fatto io gol, il primo gol con il Milan. È un ragazzo bravo, ascolta i consigli e lavora tutti i giorni al 100%. Secondo me non ci sono tante persone che hanno l'opportunità di giocare e fare gol a San Siro alla sua età. Ha qualcosa in più rispetto agli altri. Come lui, anche i compagni che stanno venendo in Serie A, come ad esempio Camarda. A quell'età devi lavorare e quando hai l'opportunità devi sfruttarla al massimo; è difficile, ma sei ad uno step dall'arrivo.

"Ibra? Quando facevo buone partite lui non diceva niente, mentre quando sbagliavo un passaggio o facevo brutte partite arrivava da me. È una pressione buona perché era un mio compagno e anche un mister. Se ti parla e ti dice come fare è orche ti vuole bene. I suoi consigli mi hanno aiutato e il suo ritorno mi aiuterà ancora di più perché è una persona importante per tutti noi del Milan. Quando è arrivato la squadra aveva la testa bassa, ha portato una mentalità vincente. Con lui ogni partita era una finale. Il fattore importante è proprio la sua mentalità".

"La musica? Mio papà era un cantante, mio zio era un DJ, quindi la musica è sempre stata vicina a me. In Francia i miei genitori erano sempre con me, quindi la musica era di compagnia. Ho incominciato a provare a cantare in quarantena, quando siamo stati un mese a casa. Facevamo allenamento la mattina in videochiamata, di pomeriggio non avevo nulla da fare. Perciò ho detto 'compro un paio di cose e vediamo che succede'. È stata una cosa positiva per me, perché sono una persona che non parla molto; ho iniziato a scrivere qualcosa sulla mia vita, sui momenti difficili e sulla mia famiglia. La musica è una delle mie passioni, un modo per esprimermi: nel calcio mi esprimo con il sorriso, nella musica con le parole che faccio sentire agli altri".

"Il calcio per me è entrare in campo con il sorriso, sfruttare ogni momento con la palla, giocare a San Siro e indossare la maglia del Milan"
Ma basta con tutte queste interviste?!? Ora non seguo molto le altre squadre ma sarei curioso di sapere se anche i giocatori della altre squadre rilasciano tutte queste interviste. Non credo che Lautaro rilasci tutte queste interviste
 

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Leao intervistato dal Milan:"Quando sono arrivato inizialmente non è stato facile, perché non sono riuscito a far vedere le mie capacità, le mie caratteristiche e il mio talento. Oggi sono un giocatore più consapevole e so che posso dare tanto alla mia squadra".

"La pressione? Secondo me non è una questione di pressione o di responsabilità, è la motivazione di sapere quello che i miei compagni si aspettano di me in campo. È una motivazione in più per entrare in campo e fare la differenza. Questo mi spinge a dare il meglio".

"La fascia? Era stata una settimana un po' così, stavamo attraversando un momento difficile. Nel meeting prima della partita il mister ha detto 'non abbiamo Theo, non abbiamo Calabria, Rafa oggi sarà il capitano'. Io non me l'aspettavo, però è andata così. Ho sentito la fiducia da parte di tutti, allenatore e compagni. Tutti dopo il meeting erano contenti per me. È stato un orgoglio per me, perché sono qua da tanto. Il Milan mi ha aiutato a essere un giocatore di livello, anche senza la fascia da capitano è una gioia giocare con la maglia del Milan, spero di essere capitano altre volte".

I tifosi? Quando sono arrivato qua nessuno parlava di me e oggi sono un idolo. Grazie e a loro, perché mi hanno messo pressione, una pressione positiva. Mi hanno dato forza. Li ringrazio, perché senza di loro non sarei il giocatore che sono oggi".

"Io non sono un giocatore egoista, se posso fare gol e c'è un mio compagno libero, la passo".

Il livello? In questo momento i numeri fanno la differenza, Mappé, Messi, Haaland e Ronaldo sono di un altro livello. I numeri parlano per loro. Quando metterò questa cosa nella mia testa arriverò al loro livello".

"La 10? C'era la possibilità di prendere la numero 7, numero che a me piace, però l'aveva già preso Adli, la 9 Giroud, l'11 Pulisic e ho detto 'prendo la 10'. È un numero che mi piace, quando ero piccolo i giocatori importanti indossavano questo numero, ricordo Seedorf. Il mio idolo è Ronaldo, lui indossa la numero 7, però il numero 10 è quel giocatore che ha qualcosa in più, porta la squadra in avanti e ho pensato che fosse il mento giusto per prendere questa maglia".

"Simic? Io sono cresciuto allo Sporting, lui, invece, la formazione l'ha fatta in Primavera. Quando ha segnato è stata un'emozione incredibile, come se avessi fatto io gol, il primo gol con il Milan. È un ragazzo bravo, ascolta i consigli e lavora tutti i giorni al 100%. Secondo me non ci sono tante persone che hanno l'opportunità di giocare e fare gol a San Siro alla sua età. Ha qualcosa in più rispetto agli altri. Come lui, anche i compagni che stanno venendo in Serie A, come ad esempio Camarda. A quell'età devi lavorare e quando hai l'opportunità devi sfruttarla al massimo; è difficile, ma sei ad uno step dall'arrivo.

"Ibra? Quando facevo buone partite lui non diceva niente, mentre quando sbagliavo un passaggio o facevo brutte partite arrivava da me. È una pressione buona perché era un mio compagno e anche un mister. Se ti parla e ti dice come fare è orche ti vuole bene. I suoi consigli mi hanno aiutato e il suo ritorno mi aiuterà ancora di più perché è una persona importante per tutti noi del Milan. Quando è arrivato la squadra aveva la testa bassa, ha portato una mentalità vincente. Con lui ogni partita era una finale. Il fattore importante è proprio la sua mentalità".

"La musica? Mio papà era un cantante, mio zio era un DJ, quindi la musica è sempre stata vicina a me. In Francia i miei genitori erano sempre con me, quindi la musica era di compagnia. Ho incominciato a provare a cantare in quarantena, quando siamo stati un mese a casa. Facevamo allenamento la mattina in videochiamata, di pomeriggio non avevo nulla da fare. Perciò ho detto 'compro un paio di cose e vediamo che succede'. È stata una cosa positiva per me, perché sono una persona che non parla molto; ho iniziato a scrivere qualcosa sulla mia vita, sui momenti difficili e sulla mia famiglia. La musica è una delle mie passioni, un modo per esprimermi: nel calcio mi esprimo con il sorriso, nella musica con le parole che faccio sentire agli altri".

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Lorenzo 89

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Ma basta con tutte queste interviste?!? Ora non seguo molto le altre squadre ma sarei curioso di sapere se anche i giocatori della altre squadre rilasciano tutte queste interviste. Non credo che Lautaro rilasci tutte queste interviste
Quelli della Lazio rilasciano interviste frequentemente, la seguo in parte perchè ho tutta la famiglia della Lazio, con tanto di fratello maggiore abbonato alla Nord da 20 anni...
 

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"La fascia? Era stata una settimana un po' così, stavamo attraversando un momento difficile. Nel meeting prima della partita il mister ha detto 'non abbiamo Theo, non abbiamo Calabria, Rafa oggi sarà il capitano'. Io non me l'aspettavo, però è andata così. Ho sentito la fiducia da parte di tutti, allenatore e compagni. Tutti dopo il meeting erano contenti per me. È stato un orgoglio per me, perché sono qua da tanto. Il Milan mi ha aiutato a essere un giocatore di livello, anche senza la fascia da capitano è una gioia giocare con la maglia del Milan, spero di essere capitano altre volte".

I tifosi? Quando sono arrivato qua nessuno parlava di me e oggi sono un idolo. Grazie e a loro, perché mi hanno messo pressione, una pressione positiva. Mi hanno dato forza. Li ringrazio, perché senza di loro non sarei il giocatore che sono oggi".

"Io non sono un giocatore egoista, se posso fare gol e c'è un mio compagno libero, la passo".

Il livello? In questo momento i numeri fanno la differenza, Mappé, Messi, Haaland e Ronaldo sono di un altro livello. I numeri parlano per loro. Quando metterò questa cosa nella mia testa arriverò al loro livello".

"La 10? C'era la possibilità di prendere la numero 7, numero che a me piace, però l'aveva già preso Adli, la 9 Giroud, l'11 Pulisic e ho detto 'prendo la 10'. È un numero che mi piace, quando ero piccolo i giocatori importanti indossavano questo numero, ricordo Seedorf. Il mio idolo è Ronaldo, lui indossa la numero 7, però il numero 10 è quel giocatore che ha qualcosa in più, porta la squadra in avanti e ho pensato che fosse il mento giusto per prendere questa maglia".

"Simic? Io sono cresciuto allo Sporting, lui, invece, la formazione l'ha fatta in Primavera. Quando ha segnato è stata un'emozione incredibile, come se avessi fatto io gol, il primo gol con il Milan. È un ragazzo bravo, ascolta i consigli e lavora tutti i giorni al 100%. Secondo me non ci sono tante persone che hanno l'opportunità di giocare e fare gol a San Siro alla sua età. Ha qualcosa in più rispetto agli altri. Come lui, anche i compagni che stanno venendo in Serie A, come ad esempio Camarda. A quell'età devi lavorare e quando hai l'opportunità devi sfruttarla al massimo; è difficile, ma sei ad uno step dall'arrivo.

"Ibra? Quando facevo buone partite lui non diceva niente, mentre quando sbagliavo un passaggio o facevo brutte partite arrivava da me. È una pressione buona perché era un mio compagno e anche un mister. Se ti parla e ti dice come fare è orche ti vuole bene. I suoi consigli mi hanno aiutato e il suo ritorno mi aiuterà ancora di più perché è una persona importante per tutti noi del Milan. Quando è arrivato la squadra aveva la testa bassa, ha portato una mentalità vincente. Con lui ogni partita era una finale. Il fattore importante è proprio la sua mentalità".

"La musica? Mio papà era un cantante, mio zio era un DJ, quindi la musica è sempre stata vicina a me. In Francia i miei genitori erano sempre con me, quindi la musica era di compagnia. Ho incominciato a provare a cantare in quarantena, quando siamo stati un mese a casa. Facevamo allenamento la mattina in videochiamata, di pomeriggio non avevo nulla da fare. Perciò ho detto 'compro un paio di cose e vediamo che succede'. È stata una cosa positiva per me, perché sono una persona che non parla molto; ho iniziato a scrivere qualcosa sulla mia vita, sui momenti difficili e sulla mia famiglia. La musica è una delle mie passioni, un modo per esprimermi: nel calcio mi esprimo con il sorriso, nella musica con le parole che faccio sentire agli altri".

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"La pressione? Secondo me non è una questione di pressione o di responsabilità, è la motivazione di sapere quello che i miei compagni si aspettano di me in campo. È una motivazione in più per entrare in campo e fare la differenza. Questo mi spinge a dare il meglio".

"La fascia? Era stata una settimana un po' così, stavamo attraversando un momento difficile. Nel meeting prima della partita il mister ha detto 'non abbiamo Theo, non abbiamo Calabria, Rafa oggi sarà il capitano'. Io non me l'aspettavo, però è andata così. Ho sentito la fiducia da parte di tutti, allenatore e compagni. Tutti dopo il meeting erano contenti per me. È stato un orgoglio per me, perché sono qua da tanto. Il Milan mi ha aiutato a essere un giocatore di livello, anche senza la fascia da capitano è una gioia giocare con la maglia del Milan, spero di essere capitano altre volte".

I tifosi? Quando sono arrivato qua nessuno parlava di me e oggi sono un idolo. Grazie e a loro, perché mi hanno messo pressione, una pressione positiva. Mi hanno dato forza. Li ringrazio, perché senza di loro non sarei il giocatore che sono oggi".

"Io non sono un giocatore egoista, se posso fare gol e c'è un mio compagno libero, la passo".

Il livello? In questo momento i numeri fanno la differenza, Mappé, Messi, Haaland e Ronaldo sono di un altro livello. I numeri parlano per loro. Quando metterò questa cosa nella mia testa arriverò al loro livello".

"La 10? C'era la possibilità di prendere la numero 7, numero che a me piace, però l'aveva già preso Adli, la 9 Giroud, l'11 Pulisic e ho detto 'prendo la 10'. È un numero che mi piace, quando ero piccolo i giocatori importanti indossavano questo numero, ricordo Seedorf. Il mio idolo è Ronaldo, lui indossa la numero 7, però il numero 10 è quel giocatore che ha qualcosa in più, porta la squadra in avanti e ho pensato che fosse il mento giusto per prendere questa maglia".

"Simic? Io sono cresciuto allo Sporting, lui, invece, la formazione l'ha fatta in Primavera. Quando ha segnato è stata un'emozione incredibile, come se avessi fatto io gol, il primo gol con il Milan. È un ragazzo bravo, ascolta i consigli e lavora tutti i giorni al 100%. Secondo me non ci sono tante persone che hanno l'opportunità di giocare e fare gol a San Siro alla sua età. Ha qualcosa in più rispetto agli altri. Come lui, anche i compagni che stanno venendo in Serie A, come ad esempio Camarda. A quell'età devi lavorare e quando hai l'opportunità devi sfruttarla al massimo; è difficile, ma sei ad uno step dall'arrivo.

"Ibra? Quando facevo buone partite lui non diceva niente, mentre quando sbagliavo un passaggio o facevo brutte partite arrivava da me. È una pressione buona perché era un mio compagno e anche un mister. Se ti parla e ti dice come fare è orche ti vuole bene. I suoi consigli mi hanno aiutato e il suo ritorno mi aiuterà ancora di più perché è una persona importante per tutti noi del Milan. Quando è arrivato la squadra aveva la testa bassa, ha portato una mentalità vincente. Con lui ogni partita era una finale. Il fattore importante è proprio la sua mentalità".

"La musica? Mio papà era un cantante, mio zio era un DJ, quindi la musica è sempre stata vicina a me. In Francia i miei genitori erano sempre con me, quindi la musica era di compagnia. Ho incominciato a provare a cantare in quarantena, quando siamo stati un mese a casa. Facevamo allenamento la mattina in videochiamata, di pomeriggio non avevo nulla da fare. Perciò ho detto 'compro un paio di cose e vediamo che succede'. È stata una cosa positiva per me, perché sono una persona che non parla molto; ho iniziato a scrivere qualcosa sulla mia vita, sui momenti difficili e sulla mia famiglia. La musica è una delle mie passioni, un modo per esprimermi: nel calcio mi esprimo con il sorriso, nella musica con le parole che faccio sentire agli altri".

"Il calcio per me è entrare in campo con il sorriso, sfruttare ogni momento con la palla, giocare a San Siro e indossare la maglia del Milan"
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"La pressione? Secondo me non è una questione di pressione o di responsabilità, è la motivazione di sapere quello che i miei compagni si aspettano di me in campo. È una motivazione in più per entrare in campo e fare la differenza. Questo mi spinge a dare il meglio".

"La fascia? Era stata una settimana un po' così, stavamo attraversando un momento difficile. Nel meeting prima della partita il mister ha detto 'non abbiamo Theo, non abbiamo Calabria, Rafa oggi sarà il capitano'. Io non me l'aspettavo, però è andata così. Ho sentito la fiducia da parte di tutti, allenatore e compagni. Tutti dopo il meeting erano contenti per me. È stato un orgoglio per me, perché sono qua da tanto. Il Milan mi ha aiutato a essere un giocatore di livello, anche senza la fascia da capitano è una gioia giocare con la maglia del Milan, spero di essere capitano altre volte".

I tifosi? Quando sono arrivato qua nessuno parlava di me e oggi sono un idolo. Grazie e a loro, perché mi hanno messo pressione, una pressione positiva. Mi hanno dato forza. Li ringrazio, perché senza di loro non sarei il giocatore che sono oggi".

"Io non sono un giocatore egoista, se posso fare gol e c'è un mio compagno libero, la passo".

Il livello? In questo momento i numeri fanno la differenza, Mappé, Messi, Haaland e Ronaldo sono di un altro livello. I numeri parlano per loro. Quando metterò questa cosa nella mia testa arriverò al loro livello".

"La 10? C'era la possibilità di prendere la numero 7, numero che a me piace, però l'aveva già preso Adli, la 9 Giroud, l'11 Pulisic e ho detto 'prendo la 10'. È un numero che mi piace, quando ero piccolo i giocatori importanti indossavano questo numero, ricordo Seedorf. Il mio idolo è Ronaldo, lui indossa la numero 7, però il numero 10 è quel giocatore che ha qualcosa in più, porta la squadra in avanti e ho pensato che fosse il mento giusto per prendere questa maglia".

"Simic? Io sono cresciuto allo Sporting, lui, invece, la formazione l'ha fatta in Primavera. Quando ha segnato è stata un'emozione incredibile, come se avessi fatto io gol, il primo gol con il Milan. È un ragazzo bravo, ascolta i consigli e lavora tutti i giorni al 100%. Secondo me non ci sono tante persone che hanno l'opportunità di giocare e fare gol a San Siro alla sua età. Ha qualcosa in più rispetto agli altri. Come lui, anche i compagni che stanno venendo in Serie A, come ad esempio Camarda. A quell'età devi lavorare e quando hai l'opportunità devi sfruttarla al massimo; è difficile, ma sei ad uno step dall'arrivo.

"Ibra? Quando facevo buone partite lui non diceva niente, mentre quando sbagliavo un passaggio o facevo brutte partite arrivava da me. È una pressione buona perché era un mio compagno e anche un mister. Se ti parla e ti dice come fare è orche ti vuole bene. I suoi consigli mi hanno aiutato e il suo ritorno mi aiuterà ancora di più perché è una persona importante per tutti noi del Milan. Quando è arrivato la squadra aveva la testa bassa, ha portato una mentalità vincente. Con lui ogni partita era una finale. Il fattore importante è proprio la sua mentalità".

"La musica? Mio papà era un cantante, mio zio era un DJ, quindi la musica è sempre stata vicina a me. In Francia i miei genitori erano sempre con me, quindi la musica era di compagnia. Ho incominciato a provare a cantare in quarantena, quando siamo stati un mese a casa. Facevamo allenamento la mattina in videochiamata, di pomeriggio non avevo nulla da fare. Perciò ho detto 'compro un paio di cose e vediamo che succede'. È stata una cosa positiva per me, perché sono una persona che non parla molto; ho iniziato a scrivere qualcosa sulla mia vita, sui momenti difficili e sulla mia famiglia. La musica è una delle mie passioni, un modo per esprimermi: nel calcio mi esprimo con il sorriso, nella musica con le parole che faccio sentire agli altri".

"Il calcio per me è entrare in campo con il sorriso, sfruttare ogni momento con la palla, giocare a San Siro e indossare la maglia del Milan"
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