Italiana in Usa. Incubo woke coi neri:"Costretta a..."

Devil man

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Per quel che riguarda il nostro paese da sempre penso che non siamo nazione da woke. Se il mondo capitolerà, noi saremo gli ultimi a capitolare in tal senso. Tra i tanti difetti che imputo al mio paese, in questo lo difendo con orgoglio.

Per quel che riguarda il mondo USA e anglosassone, molti intellettuali di destra dicono che il fenomeno si sta sgonfiando. Non so, a me non sembra per nulla. La penso come Rampini, uomo di sinistra che lancia allarmi quotidiani sul fenomeno, per me laggiù sta peggiorando.

Saranno come sempre i soldi a decidere... se il woke porterà al fallimento grandi multinazionali come ha rischiato di far fallire la Disney, Victoria's Secret o altri, allora il fenomeno si sgonfierà.
Se in qualche modo tali aziende sopravviveranno a queste forzature, trovando un equilibrio tra delirio ideologico e profitto, allora non c'è speranza.

Gli USA ormai sono in una spirale. Noi potremmo (e dovremmo) fermare la UE che vuole fare copia e incolla, ma non c'è la volontà dei governi.
La Budweiser ha già cambiato rotta ora ha ingaggiato sponsor che proprio tirano mattonate alla ideologia del Woke
 
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L.T., una 42enne italiana che vive a New York dal 2009, racconta al Corsera la sua esperienza negli Stati Uniti e di come la cultura woke abbia influenzato la sua vita.

La donna si è iscritta a un Master alla Columbia University per diventare assistente sociale, ma ha dovuto affrontare diverse difficoltà a causa della sua razza bianca. È stata esclusa da un corso sull'assistenza ai tossicodipendenti perché i non-bianchi hanno la precedenza e durante la settimana di orientamento è stata costretta a scusarsi con i compagni di corso neri per il razzismo di cui è portatrice.

Ogni due settimane deve partecipare a una riunione di "White Accountability" dove viene interrogata per farle riconoscere le sue micro-aggressioni verso i neri e chiederle un pentimento.

Esiste un lunghissimo elenco di frasi proibite, perché considerate offensive, e se cade in una di queste offese, deve dichiararlo e chiedere scusa. L.T. critica questa cultura woke perché cataloga le persone nelle categorie binarie di oppressore/oppresso e non aiuta a conoscere la realtà.

La donna ha ammesso di conoscere dei neri che si ribellano a questa dittatura ideologica e che non vogliono essere rappresentati come eterne vittime bisognose di risarcimenti.
La specie umana è destinata ad una rapida estinzione.
 
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