Gianni Infantino sul Mondiale ogni due anni:"Penso che sia vero il contrario della Superlega. Questo è tutto il contrario della Superlega, è l'apertura del calcio a tutto il mondo. L'obiettivo è dare opportunità a tutti, questo è il principio fondamentale del progetto. Tutti quelli che parlano della struttura piramidale del calcio, della sostenibilità, penso che dovrebbero supportare questo progetto. Abbiamo avuto una finale di Europei a luglio e una di Nations League a novembre: le competizioni importanti sono lì. Non dobbiamo però perdere i giovani e non parlo della FIFA ma del calcio: per questo dobbiamo dare la possibilità di emozionarsi, e non c'è niente di meglio che un mondiale per questo. Una grafica dice che il 70 per cento degli introiti va alle nazionali europei e il 30 per cento va al resto del mondo. Con la nostra proposta, queste percentuali scenderebbero a 60/40. Però attenzione: il 60 per cento per l'Europa in futuro sarebbe più dell'attuale 70 per cento. E parlo di miliardi. È questo che diciamo: ne beneficerebbe tutto il calcio a livello mondiale".
Il mondiale è un evento unico, l'attesa del Mondiale almeno quando ero piccolo era magica, ogni 4 anni. Un poco come lo era la Coppa Campioni prima che mandassero in CL le prime quattro. Si doveva vincere il campionato quindi ogni anno quasi tutte le partecipanti erano diverse perché nei loro campionati ogni anno una squadra diversa vinceva. C'erano anni senza Real Madrid ma con il Barcellona, altri con l'Atletico Madrid e senza Barcellona e Real Madrid, per fare un esempio. Questo rendeva unica la competizione per il tifoso, la sua squadra era in Coppa Campioni, era già una festa esserci. Vincerla era addirittura un sogno. Ora invece la CL è quasi scontata, se non ci vai è un fallimento perché alla fine sono sempre le stesse squadre a piazzarsi nei primi 4 posti (parlo dei top campionati) e ti trovi quindi le stesse squadre a fare gli ottavi/quarti. Ora se anche i mondiali diventano biennali, si perderà la magia, diventerà scontato, noioso, quasi un disturbo.
Ora il calcio non è più passione ma un prodotto da vendere come una serie TV di successo. Deve fare soldi, non deve piacere al tifoso che tanto non avendo null'altro da fare continua a seguirlo, come una serie TV di successo che alla lunga scoccia perché ripetitiva, ma si continua a vedere perché non c'è altro di meglio in TV: