La storia si ripete, e non sempre nel verso sbagliato.
Successe esattamente nella seconda meta' del 1800 con l'introduzione della macchina a vapore. L'impatto nel settore tessile fu devastante, si produceva esponenzialmente di piu' con una frazione minima di personale. L'impatto fu cosi enorme che i postulati fondamentali della macroeconomia moderna sono ancora alla base oggi (Keynes su tutti).
Stessa cosa e' successa negli anni 70/80 dello scorso secolo quando sostanzialmente la seconda rivoluzione industriale era gia' finita da un pezzo e si decise praticamente di uccidere il settore minerario con milioni di minatori che persero il posto. Il mondo non necessitava piu di carbone.
Oggi succede la stessa cosa, ci sono tanti lavori che gia adesso sono superflui. La sfida sara' capire quale sara' l'impatto sociale di tutto questo e la capacita' di convertire forza lavoro in nuovi ambiti. Ci sara' sempre lavoro per tutti, lavori che oggi neanche sappiamo che esisteranno.
tutto giusto, ma non dimentichiamo che questi cambiamenti andarono di pari passo con la crescita della rappresentanza politica e sindacale dei lavoratori.
Mentre oggi siamo in un trend inverso, almeno dagli
anni 80 in poi.
Per far sì che tutti beneficino di questa rivoluzione tecnologica, occorrerebbe che sia garantito che la ricchezza generata sia redistribuita in modo che anche i (ex) lavoratori vi partecipino. Questo banalmente avviene solo a condizione di una forte statualità, e che la stessa non sia catturata dalle logiche del profitto di pochi.
Al momento, non vedo il luogo politico e geografico dove questi requisiti esistano contemporaneamente, anche solo in potenza.
È pure vero, e fai bene a citare Keynes, che in un mondo dove praticamente l’interezza del lavoro umano diventa potenzialmente ridondante, si pone il problema del consumo, e quindi del funzionamento stesso di una economia di mercato.
Praticamente lo stesso capitalismo verrebbe minato alle fondamenta. Si porrebbe il problema di come accumulare, sviluppare e redistribuire una ricchezza creata senza o quasi la necessità di lavoro. Forse è per questo motivo che l’IA è vista con paura anche da una parte delle elite industriali e finanziarie.