Adriano Galliani ha appena rilasciato delle dichiarazioni che i tifosi rossoneri non ascoltavano da tanti anni. Ecco un breve estratto: "Torneremo grandi, faremo una campagna acquisti importante".
A breve altri aggiornamenti.
Ecco le sue parole: "Credo proprio di si, sarà una campagna acquisti importante, assolutamente. Quando si ha il prestigio del Milan si fa presto a ripartire. Penso alla stagione 1998, l'anno dopo fu scudetto. Se il prossimo Milan sarà più italiano? Si, assolutamente. Sento sempre i nostri ex allenatori, ma non parlo di Emery che è di un'altra squadra. Finalmente il prossimo anno avremo la tecnologia in campo, abbiamo subito due goal irregolari, difficili da valutare. Non c'è malafede però è un momento in cui De Sciglio ce lo buttano fuori dopo pochi secondi e Menez viene espulso per un fallo non commesso. Gli arbitri vengono giudicati dai loro capi. Pirlo Tevez? Il passato non ha rimedio, sono contento per loro due e per la Juventus. Nelle coppe europee chi gioca e vince porta punti importanti per tutte le altre squadre, proprio come abbiamo fatto noi per tanti anni. Inzaghi? Abbiamo sempre detto che doveva finire il campionato e così sarà, poi dal 1 giugno prenderemo delle decisioni. Sono assolutamente d'accordo con il presidente. Berlusconi è pieno di voglia e siamo ben intenzionati per la prossima campagna acquisti"
Capisco la disillusione, la sfiducia e lo sconforto che ormai hanno toccato livelli clamorosi, ma vi invito a riflettere:
1) la battuta sul Milan italiano è stata una risposta a precisa domanda di un giornalista e non poteva certo contraddire il presidente che ha paventato questa ipotesi.
2) un grande Milan è assolutamente compatibile con un Milan più italiano e non è detto che per fare ciò bisogna prendere Verratti oppure niente. Si possono fare grandi colpi internazionali e aggiungere italiani bravi alla Darmian.
3) i tifosi non li fai più stare buoni con le chiacchiere, perché se anche quest'anno faremo un mercato di parametri zero e giorni del condom, oltre a svalutarsi ulteriormente la baracca, la società correrebbe il rischio di essere assalita dai tifosi che ormai sono stanchi.
Per cui siamo tutti d'accordo: fatti e non pagnotte. Siamo tutti lì ad aspettarli. Tuttavia mettendo un attimo da parte lo sconforto, la sfiducia, insomma tutti i sentimenti negativi che ci portiamo dietro da tempo, mai come quest'anno, mai come in questo momento non rispettare i proclami porterebbe al collasso non solo della squadra ma di tutto l'ambiente che esploderebbe.
Forse qualcuno ancora non l'ha capito ma siamo arrivati al punto di rottura: da qui non si torna più indietro. O mettiamo una pezza talmente bella da farci scordare l'abito che c'è sotto, o buttiamo definitivamente via tutto dicendo addio al grande Milan. Non ci sono vie di mezzo. Non esistono compromessi. Non possono esserci temporeggiamenti o prese in giro perché ormai non ci crede più nessuno.