Non c'è alcun dubbio che Silvio Berlusconi sia l'azionista di maggioranza di Fininvest e che impartisca direttive, ordini veri e propri, ai legali rappresentanti di Fininvest, ovvero, nella specie, all'AD Cannatelli. Silvio Berlusconi è certamente Fininvest. Lo è anche quando negozia con un consorzio cinese per vendere il Milan, si accorda con esso il 10 maggio per la negoziazione finale del contratto previa accettazione della proposta del consorzio suddetto su quote da cedere, prezzo, modalità e tempi di pagamento di esso, e fa convocare i legali rappresentanti del consorzio cinese in Italia per la definitiva stesura del contratto preliminare da sottoscrivere. O pensiamo davvero che in questi frangenti Marina, Cannatelli, Pellegrino e Franzosi agiscano su mandato dello Spirito Santo? C'è poi da dubitare che Silvio Berlusconi, colto da raptus di follia o da comprensibili afflizioni da ciclo mestruale mensile, nonostante tutto decida di polverizzare in un attimo tutto il lavoro che LUI sta conducendo, ha condotto in questi mesi, da azionista di riferimento di Fininvest, ovvero, ed accettiamo l'assunto, da padre-padrone di Fininvest. Questa è una illazione bella e buona se non suffragata da idonee prove (sulla sanità mentale o sulla reale identità sessuale del soggetto de quo), vieppiù considerando che i fatti (aggiungendo tra essi le dichiarazioni, del tutto coerenti, se escludiamo la sbracata davanti ai quattro ultras di Ostia, dello stesso Silvio Berlusconi in questi mesi, dichiarazioni che, provenendo da uno dei protagonisti fondamentali della vicenda, sono certamente da annettere ai fatti) autorizzano piuttosto a presumere l'esatto contrario.