Furlani:"Sì San Donato. Big via? Vedremo. Investiremo in calciatori".

Michelons

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Sono comunque i migliori giocatori che abbiamo, il valore aggiunto che vai a togliere ogni volta che hai una mezza certezza.

E' il "crescere piano piano" che non mi bevo più. O meglio, sono io che non ho più la pazienza e la voglia di crederci perché sono 15 anni che sento le stesse cose da chi ci dice di aspettare, da Suma, Galliani, Maldini, Fassone, Gazidis, Furlani o chiunque altro... ma a parte uno scudetto arrivato in circostanze straordinarie, io vedo sempre la solita crescita zero in campo.
Anche quando i conti finanziari tornano normali, passa un anno e si è costretti a rifondare di nuovo la squadra per errori di gestione, debiti improvvisi, o perché gli altri sono più bravi.

Un loop che non si rompe mai, e che si potrà rompere solo quando questa squadra sarà gestita non da speculatori finanziari o imprenditori avventurieri, ma veri magnati. Essendo rassegnato, ormai l'unica cosa che mi rimane per alimentare la passione è restare aggrappato a qualche visione romantica, magari affezionarmi a qualche pseudo campione che ogni tanto riesce a dare scampoli di emozioni in campo.
Preciso comunque che anche il romanticismo, ormai, mi sta scemando. Solo che poi, sparito anche questo, non resta più nulla.
Mi trovo d’accordo col tuo pensiero, assurdo pensare di vendere i migliori giocatori senza rimpiazzarli degnamente e pretendere di ottenere successi sportivi, un conto è vendere zidane e comprare thuram nedved e Buffon con l’incasso ottenuto allora ci può stare ma come facciamo noi è sempre un rischio: a volte va bene a volte no come, giustamente, dici tu e questo non è un pensiero da squadra vincente purtroppo. Del resto quando le aziende iniziano ad essere comandate dai ragionieri è la fine dell’innovazione e l’inizio del declino cit.
 

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L'ormai loquacissimo Furlani, presente ad un evento a San Siro, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni rilasciate a TMW:"Elliott e Redbird? Quando ero con Elliott c'è stato un finanziamento di controllo e poi Elliott è diventato proprietario per caso, per sbaglio, per fallimento dell'azionista. La società Milan non era sostenibile come lo è oggi e sì, era vicina al fallimento. Come Elliott abbiamo dovuto fare un grande turn around, che si è basato su quattro colonne fondamentali: per primo il successo sportivo, perché non c'è progetto nel calcio e nel Milan che non abbia alla base il successo sportivo, per secondo l'aggiustamento dei costi, soprattutto quelli relativi ai calciatori che erano troppo alti per le performance, per terzo gli investimenti nell'area commerciale per avere ricavi commerciali da reinvestire e per quarto, ahimé, il nuovo stadio...

"Lo stadio? Abbiamo provato a fare il progetto San Siro, ora stiamo puntando su San Donato"

"Gli investimenti? Una volta generare risorse, le reinvestiamo per la crescita della rosa con l'investimento per i calciatori".

"I prossimi passaggi e il futuro? Abbiamo fatto il primo utile con l'ultimo bilancio dopo 17 anni e ciò si inserisce in un contesto di risanamento partito da Elliott e di una fase di crescita con RedBird. Nell'ultimo anno abbiamo potenziato la parte business con nuovi sponsor, nuovi e rinnovi di partnership, e-commerce, collaborazioni con realtà come i NY Yankees. Ovviamente il successo economico si sposa con il successo sportivo. Competitività sì, ma non competitività ad ogni costo. Siamo competitivi e attenti sui costi. I risultati sportivi portano ricavi, ma salta tutto se venisse tolto il Decreto Crescita; senza il decreto sarebbe la distruzione del calcio italiano. Da quando c'è il Decreto Crescita ci siamo trovati a fare grandi risultati in Europa come calcio italiano, perché noi siamo business di talento: siamo sotto altri mercati a livello economico, siamo in un contesto difficile... Ma guardiamo: è impossibile fare un progetto stadio, ci sono limiti su extra-comunitari, contratti più corti... L'unica leva che ci rende competitivi con gli altri campionati europei è il Decreto Crescita. I nostri sponsor sono capitale straniero che entra in Italia e che poi noi investiamo, i progetti extra-calcio sono tutti finanziati da soldi esteri: nel momento in cui non riesci ad offrire un buon prodotto senza i migliori attori non ha senso fare progetti. A me sembra una follia a livello di economica nazionale togliere il Decreto Crescita".

"I big resteranno o verranno ceduti, come Tonali? Non lo so, vediamo".
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L'ormai loquacissimo Furlani, presente ad un evento a San Siro, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni rilasciate a TMW:"Elliott e Redbird? Quando ero con Elliott c'è stato un finanziamento di controllo e poi Elliott è diventato proprietario per caso, per sbaglio, per fallimento dell'azionista. La società Milan non era sostenibile come lo è oggi e sì, era vicina al fallimento. Come Elliott abbiamo dovuto fare un grande turn around, che si è basato su quattro colonne fondamentali: per primo il successo sportivo, perché non c'è progetto nel calcio e nel Milan che non abbia alla base il successo sportivo, per secondo l'aggiustamento dei costi, soprattutto quelli relativi ai calciatori che erano troppo alti per le performance, per terzo gli investimenti nell'area commerciale per avere ricavi commerciali da reinvestire e per quarto, ahimé, il nuovo stadio...

"Lo stadio? Abbiamo provato a fare il progetto San Siro, ora stiamo puntando su San Donato"

"Gli investimenti? Una volta generare risorse, le reinvestiamo per la crescita della rosa con l'investimento per i calciatori".

"I prossimi passaggi e il futuro? Abbiamo fatto il primo utile con l'ultimo bilancio dopo 17 anni e ciò si inserisce in un contesto di risanamento partito da Elliott e di una fase di crescita con RedBird. Nell'ultimo anno abbiamo potenziato la parte business con nuovi sponsor, nuovi e rinnovi di partnership, e-commerce, collaborazioni con realtà come i NY Yankees. Ovviamente il successo economico si sposa con il successo sportivo. Competitività sì, ma non competitività ad ogni costo. Siamo competitivi e attenti sui costi. I risultati sportivi portano ricavi, ma salta tutto se venisse tolto il Decreto Crescita; senza il decreto sarebbe la distruzione del calcio italiano. Da quando c'è il Decreto Crescita ci siamo trovati a fare grandi risultati in Europa come calcio italiano, perché noi siamo business di talento: siamo sotto altri mercati a livello economico, siamo in un contesto difficile... Ma guardiamo: è impossibile fare un progetto stadio, ci sono limiti su extra-comunitari, contratti più corti... L'unica leva che ci rende competitivi con gli altri campionati europei è il Decreto Crescita. I nostri sponsor sono capitale straniero che entra in Italia e che poi noi investiamo, i progetti extra-calcio sono tutti finanziati da soldi esteri: nel momento in cui non riesci ad offrire un buon prodotto senza i migliori attori non ha senso fare progetti. A me sembra una follia a livello di economica nazionale togliere il Decreto Crescita".

"I big resteranno o verranno ceduti, come Tonali? Non lo so, vediamo".
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L'ormai loquacissimo Furlani, presente ad un evento a San Siro, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni rilasciate a TMW:"Elliott e Redbird? Quando ero con Elliott c'è stato un finanziamento di controllo e poi Elliott è diventato proprietario per caso, per sbaglio, per fallimento dell'azionista. La società Milan non era sostenibile come lo è oggi e sì, era vicina al fallimento. Come Elliott abbiamo dovuto fare un grande turn around, che si è basato su quattro colonne fondamentali: per primo il successo sportivo, perché non c'è progetto nel calcio e nel Milan che non abbia alla base il successo sportivo, per secondo l'aggiustamento dei costi, soprattutto quelli relativi ai calciatori che erano troppo alti per le performance, per terzo gli investimenti nell'area commerciale per avere ricavi commerciali da reinvestire e per quarto, ahimé, il nuovo stadio...

"Lo stadio? Abbiamo provato a fare il progetto San Siro, ora stiamo puntando su San Donato"

"Gli investimenti? Una volta generare risorse, le reinvestiamo per la crescita della rosa con l'investimento per i calciatori".

"I prossimi passaggi e il futuro? Abbiamo fatto il primo utile con l'ultimo bilancio dopo 17 anni e ciò si inserisce in un contesto di risanamento partito da Elliott e di una fase di crescita con RedBird. Nell'ultimo anno abbiamo potenziato la parte business con nuovi sponsor, nuovi e rinnovi di partnership, e-commerce, collaborazioni con realtà come i NY Yankees. Ovviamente il successo economico si sposa con il successo sportivo. Competitività sì, ma non competitività ad ogni costo. Siamo competitivi e attenti sui costi. I risultati sportivi portano ricavi, ma salta tutto se venisse tolto il Decreto Crescita; senza il decreto sarebbe la distruzione del calcio italiano. Da quando c'è il Decreto Crescita ci siamo trovati a fare grandi risultati in Europa come calcio italiano, perché noi siamo business di talento: siamo sotto altri mercati a livello economico, siamo in un contesto difficile... Ma guardiamo: è impossibile fare un progetto stadio, ci sono limiti su extra-comunitari, contratti più corti... L'unica leva che ci rende competitivi con gli altri campionati europei è il Decreto Crescita. I nostri sponsor sono capitale straniero che entra in Italia e che poi noi investiamo, i progetti extra-calcio sono tutti finanziati da soldi esteri: nel momento in cui non riesci ad offrire un buon prodotto senza i migliori attori non ha senso fare progetti. A me sembra una follia a livello di economica nazionale togliere il Decreto Crescita".

"I big resteranno o verranno ceduti, come Tonali? Non lo so, vediamo".
Furlani, a torto o ragione, ha le idee chiare non solo sullo sviluppo del business plan commerciale ma anche relativamente alla gestione sportiva del club (vedi ultima risposta). In questo contesto, esattamente come si inserirebbe Ibra? Se Zlatan dovesse dire a Cardinale che "Maignan è il leader dello spogliatoio, non si può vendere o pure gli altri vanno giù" e Furlani invece dovesse optare per la cessone a fronte di una cifra importante, quale pensate che sarebbe il finale?

Ripeto, sempre più convinto che la notizia delle prossime settimane sarà che Zlatan non arriverà e tutti fingeranno stupore. Se poi dovesse firmare alle condizioni descritte da molti quotidiani, allora Ibra si sarà venduto e farà la fine di Inzaghi allenatore, ossia la bandiera da dare in pasto ai tifosi. "Perchè abbiamo confermato Jovic per 7 anni? Con Zlatan parlano la stessa lingua, sono entrambi attaccanti e Ibra ce ne ha parlato benissimo....".
 

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